La Stampa.it, 7 settembre 2009
di PIERO BIANUCCI
Poteva essere qualcosa di rituale, l’Anno Internazionale dell’Astronomia. Bei discorsi, tante cerimonie accademiche. Non è così. Anzi, le iniziative intelligenti si moltiplicano e hanno spesso un successo popolare. I piccoli telescopi didattici da 15 dollari progettati per l’occasione si vendono a decine di migliaia e la produzione non riesce a soddisfare la domanda. Le notti di osservazione in Planetari e Osservatori pubblici attirano legioni di curiosi del cielo. Si susseguono dibattiti e conferenze affollate (il 15 settembre all’Accademia delle Scienze di Torino ci sarà il Nobel Riccardo Giacconi), numerosi i progetti didattici con le scuole e le mostre, anche interdisciplinari (“L’universo dentro” si aprirà a Milano il 15 settembre con 100 opere d’arte – vedi www.universodentro.it – , è curata da Stefano Sandrelli per l’INAF e dall’Accademia di Brera; un’altra è in programma a Venezia dal 23 al 28 settembre settembre). Si pubblicano, inoltre, molti libri concepiti apposta per questa festa delle stelle che dura un anno in tutto il mondo.
Dopo la collana di sei volumetti pubblicata da Gruppo B, l’editore della rivista mensile “Orione”, tra gli ultimi libri apparsi vorrei segnalare l’accattivante “Astronomia perché?” (Editrice Compositori, Bologna) di Cesare Barbieri dell’Università di Padova, “padre” di alcuni telescopi spaziali e del nostro telescopio nazionale “Galileo” in funzione all’isola di La Palma nelle Canarie. Di grande interesse è la ristampa presso l’editore Muzzio della raccolta di saggi di Stillman Drake intitolata “Galileo Galilei, pioniere della scienza”. Qui Drake, forse il maggiore studioso e biografo dello scienziato pisano, analizza in modo penetrante e originale le leggi del pendolo e della caduta dei gravi, le osservazioni delle eclissi dei satelliti di Giove che diedero a Galileo l’unica prova inconfutabile della correttezza del sistema eliocentrico, le teorie delle comete e delle maree, sulle quali invece Galileo inciampò. E per i più piccoli c’è “Alla scoperta dello spazio”, pubblicato dalla benemerita Editoriale Scienza di Trieste (ora confluita nel Gruppo Giunti). E’ un autentico libro-laboratorio adatto agli aspiranti astronomi di sei anni, pieno di giochi da fare e costruire, perché si capisce e si impara meglio ciò che si tocca con le proprie mani. Ci sono anche stelle e pianeti fluorescenti da appiccicare alle pareti della cameretta.
Una sfida lanciata dall’Unesco nel promuovere l’Anno dell’Astronomia riguardava il rapporto tra la scienza del cielo e il mondo della cultura umanistica, filosofica, letteraria, artistica. Ha raccolto questa sfida il Planetario di Torino Infini.To, accanto all’Osservatorio astronomico dell’INAF sulla collina di Pino Torinese, dove sta per iniziare un ciclo di incontri e talk show che hanno come titolo generale proprio “Il Cielo nella Cultura”. Si incomincia venerdì 11 settembre, ore 21, con “Il cielo nella filosofia”, ospite Gianni Vattimo.
Che origine ha l’universo? E’ eterno o è destinato a finire, e magari a ricominciare? Quali sostanze compongono i corpi celesti? Che cosa unifica l’estremamente grande e l’estremamente piccolo? Sono domande modernissime. Le stesse che si pongono oggi astrofisici di tutto il mondo quando “ascoltano” ciò che rimane del rombo del Big Bang e scoprono che lo spazio è pervaso da materia ed energia oscure insospettabili fino a pochi anni fa. Ma sono anche le domande che si posero i primi filosofi greci tra il VII e il V secolo avanti Cristo: Talete di Mileto vide nell’acqua il Principio Universale, Democrito ipotizzò l’esistenza degli atomi, Parmenide immaginava l’universo eterno e sempre uguale a sé stesso, Eraclito come un fuoco in continua evoluzione, Pitagora vi intravedeva l’armonia dei numeri. Passando a tempi più recenti, di Immanuel Kant tutti conoscono la frase ispirata che chiude la “Critica della Ragion Pratica”: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza.” E oggi? Che cosa suggerisce il cielo al filosofo? E in particolare al teorico del “pensiero debole”? Gli interrogativi sulla natura dell’universo che si posero i filosofi sono stati completamente consegnati agli astronomi e ai fisici o la filosofia ha ancora qualcosa da dire in proposito? Più in generale: dove possono incontrarsi le scoperte astronomiche e la riflessione filosofica?
Gianni Vattimo si è laureato nel 1959 a Torino alla scuola di Luigi Pareyson, ha completato la sua formazione a Heidelberg con Hans Georg Gadamer, maestro del pensiero ermeneutico, ed è stato dal 1969 al 2009 professore ordinario di filosofia estetica e poi teoretica all’Università di Torino, con frequenti periodi di insegnamento in atenei americani (Yale, Los Angeles, New York University, State University of New York). Studioso di Heidegger e di Nietzsche, ha elaborato la filosofia del “pensiero debole” in contrapposizione con le diverse forme del “pensiero forte” dell’Otto-Novecento: hegelismo, marxismo, fenomenologia, psicanalisi, strutturalismo. Riconoscendo il tramonto di ogni forma di conoscenza assoluta e totalitaria, il “pensiero debole” è diventato anche la chiave per interpretare la società contemporanea e aiutarla nel cammino democratico conducendola fuori dalla violenza e verso la diffusione del pluralismo e della tolleranza. Di Vattimo va ricordata con altrettanto rilievo l’attività politica e per la diffusione della cultura attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Negli Anni 50-60 fu alla Rai tra i pionieri della neonata televisione italiana, accanto a Umberto Eco (anche lui allievo di Pareyson) e Furio Colombo. In politica è stato parlamentare europeo con il partito radicale, con i Democratici di sinistra e ora con l’Italia dei Valori. La sua “opera omnia” (una trentina di saggi) è in via di pubblicazione presso l’editore Meltemi. Tra i titoli più noti e tradotti, “Il soggetto e la maschera” (1974), “Il pensiero debole” (1983), “La fine della modernità” (1985), “Credere di credere” (1996), “Addio alla Verità” (2009). Ha curato la “Garzantina” della filosofia e collabora a giornali italiani e stranieri (La Stampa, El Paìs, Clarìn).
Il secondo appuntamento del ciclo “Il cielo nella cultura” è per venerdì 30 ottobre con “Il cielo nella letteratura”, ospiti lo scrittore Dario Voltolini (direttore didattico della Scuola Holden fodata da Alessandro Baricco) e il critico letterario Giovanni Tesio (Università del Piemonte Orientale). Sarà poi la volta di Marco Piccolino (ordinario di fisiologia all’Università di Ferrara), protagonista di una serata sul legame tra osservazione astronomica e neuroscienze dal titolo “Il cielo negli occhi di Galileo”, in calendario venerdì 6 novembre. Seguirà venerdì 27 novembre “Il cielo dei matematici da Galileo a Einstein” con Piergiorgio Odifreddi. Concluderà il ciclo un dibattito sul tema “Le nove Grandi Idee che l’astronomia ha dato alla cultura” (11 dicembre), con la partecipazione di Ernesto Ferrero, scrittore e direttore della Fiera Internazionale del Libro di Torino, Stefano Sandrelli (INAF, Milano, Osservatorio di Brera) e Piero Galeotti (Università di Torino).
Per informazioni e prenotazioni: http://www.planetarioditorino.it/ info@planetarioditorino.it Tel. 011- 811.8640
1 commento:
Dalle sue parole sembra si tratti di una signora iniziativa... peccato che praticamente non se ne sia parlato! :( Buona idea quella di aprire il dibattito ad altre 'dimensioni'... ;)
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