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giovedì 13 febbraio 2014

Medio Oriente e anarchia: dal conflitto alla giustizia?


Lunedì, alle 17.30, sarò a Palazzo Nuovo per dialogare con Donatella Di Cesare su "Medio Oriente e anarchia: dal conflitto alla giustizia?"
La serata fa parte dei seminari pubblici di "Trópos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica". INGRESSO LIBERO


venerdì 31 gennaio 2014

Gianni Vattimo a Parole d'Unione

Intervista a Gianni Vattimo
 

L'insigne filosofo, europarlamentare eletto come indipendente nella lista dell'Italia dei Valori, traccia un bilancio di una legislatura che ha visto l'Unione Europea in grande affanno. E mette in guardia contro l'assolutismo astorico della tecnologia.
 

lunedì 20 gennaio 2014

Avventure di un trombando 2


di Gianni Vattimo 

Bah, non credo che Grillo abbia voluto farmi uno scherzo. Non aveva letto bene il mio blog, nel quale era scritto chiaramente che io avevo effettivamente fatto due mandati europei. Oppure, quando lo ha scoperto ha lasciato che la cosa andasse avanti anche per  permettere alla “base”, quale che sia, di intervenire. Era più o meno quello che mi aspettavo anch’io: sapevo della regola dei due mandati, ma non mi sembrava così ovvio che si applicasse automaticamente anche alle elezioni europee. 

mercoledì 15 gennaio 2014

Avventure di un politico trombando

di Gianni Vattimo
 
 
Dunque: sei un professore universitario che a un certo punto, dieci, no venti anni fa, ha deciso di "scendere"(?) in politica. Comincia dal PdS. Veltroni lo fa eleggere al Parlamento europeo, come indipendente. Ma ha un certo gruzzolo di voti anche suoi, diciamo un quattro o cinquemila, di persone che lo conoscono per la sua precedente attività come autore di libri di filosofia, docente, giornalista, cattolico militante, esponente dei movimenti  LGBT, a cui si aggiungono (a memoria) un cinquantamila voti del partito.

giovedì 12 settembre 2013

Zitto e taci. È la procedura

di Marco Bascetta, Il Manifesto


Non accade con frequenza che un conflitto radicato in un territorio circoscritto e incentrato su un oggetto ben determinato (un'opera infrastrutturale come la linea ad alta velocità Torino-Lione) si trasformi in una arena politica in cui emergono , mostrando tutte le tensioni e gli attriti che le attraversano, non poche «grandi questioni». Prima Gianni Vattimo, poi Erri De Luca e Ascanio Celestini, infine Massimo Cacciari e Giovanni De Luna, una bella schiera di intellettuali si sentono chiamati a prendere posizione non solo su una delle lotte più lunghe, tenaci e partecipate degli ultimi vent'anni in Italia, ma sul suo significato generale quanto alle forme della politica, le prerogative di governanti e governati, le priorità economiche o ambientali e il rapporto tra la legalità vigente e queste priorità. 

lunedì 24 giugno 2013

Gianni Vattimo: maestri, amori, disperazione del fondatore del pensiero debole

“La mia vita è piena di sensi di colpa, finirò per fare il predicatore religioso”

Intervista a Gianni Vattimo di Antonio Gnoli, La Repubblica

                                                                                                                                                               Fonte: LaVanguardia.com



Ormai fa coppia fissa con Sancho. Mentre siamo a tavola davanti a un piatto di involtini primavera cucinati dalla domestica filippina — una suora laica, scoprirò più avanti — Sancho scuote pigramente la testa e guarda incuriosito l’intruso, che poi sarei io. «Non è geloso, glielo assicuro», dice Gianni Vattimo, «è solo che gli piace essere al centro dell’attenzione. I gatti sono così: un misto di curiosità, indifferenza e abitudine». La conversazione va avanti già da un po’. Prima nella penombra del salotto. Poi qui nella stanza dove ceniamo, ricompresa nel vasto appartamento torinese. C’è un poster colore rosso acido che attira la mia attenzione: ritrae Vattimo, sotto una frase di Keynes: «La repubblica dei miei sogni si colloca all'estrema sinistra della volta celeste». «Fu un dono di certi amici per i miei settant'anni», ricorda il professore.

venerdì 7 giugno 2013

Diálogos Gianni Vattimo

Entrevista con Gianni Vattimo en la Universidad Sergio Arboleda de Bogotà (Colombia) por Alejandra Jaramillo y Alejandro Jaramillo para el espacio Diálogos de Canal Capital 


                                                                                                      Parte 1

                                                                                                      Parte 2

                                                                    Parte 3

mercoledì 5 giugno 2013

La verità al servizio della politica neutralizzata tecnicamente

All'Istituto Italiano di Cultura di New York, il 31 maggio, Gianni Vattimo ha presenziato la conferenza "Il ruolo della verità nelle politiche europee". Secondo il filosofo italiano, ormai “è diventato comune, tra i Paesi europei, il preferire soluzioni ‘tecniche’ per risolvere problemi politici”.



di Valentina Cordero, duerighe.com

“Il problema della verità è diventato urgente in Europa e lo dico non perché sono un filosofo ma perché stiamo vivendo un periodo in cui si ha una politica neutralizzata tecnicamente”. 
Ha esordito così il filosofo Gianni Vattimo all'Istituto Italiano di Cultura di New York dove il 31 maggio si è tenuta la conferenza “Il ruolo della verità nella politica europea”. Un evento che ha visto non solo la partecipazione del direttore, Riccardo Viale, ma anche quella di Natalia Quintavalle, Console Generale d’Italia a New York.

martedì 4 giugno 2013

"El desarrollo surge del conflicto": Vattimo

El filósofo italiano y parlamentario europeo, creador del “pensamiento débil”, comparte su visión sobre los medios, la ciudadanía y los gobernantes.



Por Daniel Rojas Arboleta, El Colombiano

La sonrisa está siempre presente en el rostro lleno de años de Gianni Vattimo, filósofo italiano que concibe el camino hacia la libertad y la emancipación del hombre como un recorrido en el que la violencia siempre deja una marca, pero una cada vez menos visible.

mercoledì 15 maggio 2013

Salone del libro di Torino: dove osano le idee


Da domani al via la 26esima edizione della manifestazione, a cui parteciperà anche Gianni Vattimo, ospite in diverse giornate. 
Per il programma e tutte le informazioni: http://www.salonelibro.it/


L'inaugurazione con il ministro Bray giovedì 16 alle 11.30. Annullato l'incontro con Mario Draghi.
Il 26° Salone Internazionale del Libro viene inaugurato giovedì 16 dal ministro per i Beni e le Attività Culturali, Massimo Bray, alle ore 11.30 e non alle 10.00 come precedentemente programmato.
A causa di sopravvenuti impegni il presidente della Bce Mario Draghi non potrà essere a Torino per l'incontro previsto giovedì 16 al Salone Internazionale del Libro, che viene pertanto cancellato.

martedì 7 maggio 2013

'Por fortuna, aún existe la perversión'



Por Paola Villamarín, El Tiempo

Entrevista con Gianni Vattimo, uno de los grandes filósofos, quien vino a Bogotá a dictar una serie de conferencias.



Gianni Vattimo

–¿Qué lo hace feliz?

–¡No ser estúpido! –responde sin pensarlo, como si fuera un acto reflejo, el filósofo italiano Gianni Vattimo, discípulo de Hans-Georg Gadamer, estudioso de Heidegger y Nietzsche, creador del concepto de ‘pensamiento débil’ y diputado de la Unión Europea.

martedì 30 aprile 2013

Gianni Vattimo ospite a Le teorie di Darwin

Il video della trasmissione di 4Rete Le teorie di Darwin, ospite Gianni Vattimo.

                                                                            Fonte: YouTube/4Rete

giovedì 25 aprile 2013

L'opposizione perduta di Vendola nell'Italia colonizzata

di Gianni Vattimo,  Il Fatto Quotidiano



Sento Vendola in un talk show televisivo (Ballarò, credo) che ricostruisce le tappe della vicenda che ha portato alla rielezione di Napolitano e al nuovo governo di destra che incombe su di noi. Tutto giusto, soprattutto la tesi (credo di averla scritta anch’io, con mesi di anticipo su Vendola) che la situazione attuale è figlia dello Ur-golpe napolitaniano del 2011, quando non si rimandò il governo Berlusconi alle camere e se ne contrattarono (a che prezzo? Stiamo ancora scoprendolo) le dimissioni per creare il governo dei tecnici.

mercoledì 24 aprile 2013

La globalización al final de la metafísica

Vídeo de la conferencia realizada por Gianni Vattimo en la Universidad Diego Portales de Santiago de Chile, el día 4 de diciembre 2012.

                                                      Fonte: YouTube

giovedì 11 aprile 2013

Cristina Kirchner riceve Gianni Vattimo

da Télam
Clique aquí por el link en español

                                                           Fonte: Télam    

La Presidente dell' Argentina Cristina Fernández de Kirchner ha ricevuto al Palazzo del Governo di Buenos Aires (la Casa Rosada) il filosofo italiano Gianni Vattimo, parlamentare europeo e professore emerito di Filosofia Teoretica presso l'Università di Torino.


mercoledì 20 marzo 2013

Macchè giornata della felicità!


Intervista a Gianni Vattimo di Antonietta Demurtas

Chiedimi se sono felice. Il 20 marzo sono in molti quelli che pongono l'invito, visto che l'Onu ha deciso di promuovere e ricordare la felicità come nuova priorità globale. Anche se per qualcuno le priorità sono altre. Come il filosofo Gianni Vattimo, che davanti all'istituzione della prima giornata mondiale della felicità è scoppiato in una fragorosa risata.

  
Forse allora i 193 stati membri dovevano adottare una risoluzione per chiedere l'ilarità?
Sarebbe il caso che l'Onu si occupasse di cose più serie, invece non perde occasione per dimostrare la sua vacuità. E infatti oggi basta pronunciare la parola Nazioni Unite che a tutti scappa da ridere.

Un'altra mission impossible del palazzo di Vetro, quella di promuovere la felicità?
Guardi avrei condiviso di più se avessero istituito una giornata mondiale per la giustizia sociale o per l'acqua potabile per tutti.

mercoledì 18 luglio 2012

El filósofo italiano Gianni Vattimo participa en congreso en Medellín

El filósofo italiano Gianni Vattimo participa en congreso en Medellín

 17/07/2012 22:53. Teleantioquia Noticias 

Il video dell'intervista

The Academy of Latinity: For a new humanism

(photo: Wang Jing)
Ceasefire magazine, 16 July 2012

Santiago Zabala reports from the Beijing conference of the Academy of Latinity. In a global era when humanity seems to have lost its self-esteem, Zabala writes, the call for a new humanism capable of facing existential annihilation is not only necessary but also urgent.  


Beijing, China— For over a decade the Academy of Latinity has been making a unique contribution against philosophical, political, and religious uniformity that no other institution or establishment can match.
The latest conference took place at Beijing Tsinghua University at the end of May to discuss “Humanity and Difference in the Global Age.” The theme and location of the conference were chosen once again by the distinguished Brazilian intellectual Candido Mendes, the creator and promoter of the meeting series.
The conference was attended by academics and students from all over Asia interested in the profound contributions its participants offered in this twenty-fifth iteration. The program included talks by Susan Buck-Morss, Yang Huilin, and many other prominent intellectuals.
Before exploring the conference’s main highlights, we should recall how this academy was created in 1999 and why it’s so important also for the dialogue with Islam. The Academy’s aim is to promote conferences and publications in favour of a new humanism to overcome the cultural, economical, and linguistic imbalances that result from globalisation’s unjust distribution of knowledge and information.
Balance, according to the founding members (among others, Carlos Fuentes, Gabriel García Marquez, Candido Mendes, Edgar Morin, Jose Saramago, and Gianni Vattimo) can be reestablished through Latinity’s common unita multiplex, that is, the different interpretations that constitute the participants’ background.
When the members met for the first time in 1999 they established that the Academy, in order to function independently, had to become a sui generis institution without governmental support, that is, free of political constraints. The resources of the Academy come from donations and subventions granted by international and national institutions interested in the Academy’s intellectual focus on human dignity as the basis of freedom and democracy.
In a global era when humanity seems to have lost its self-esteem, the call for a new humanism capable of facing existential annihilation is not only necessary but also urgent. For this reason the Academy is represented by the sign of the pomegranate: a fruit that indicates the possibility of renovation through its incorporated seeds and also multiplicity, universality, and, most of all, diversity. As the executive secretary of the Academy, François L’Yvonnet, points out,
“We are actors of a form of diplomacy of thought, a diplomacy of open seas that goes to meet the other who is at the other shore, in a shared refusal of the fatality of an announced world, that of the exclusive kingdom of the fortunate and the powerful. The colloquia of the Academy of Latinity are proportionate to this requirement of the spirit, they give body and life to a true challenge: that of the difference.”
Such diversity is not only thought at the academy but also practised. Its meetings (every six months) take place in different cities and with new participants who share the Academy’s aversion to all sort of cultural discrimination.
This is why after the unjustifiable terrorist attacks of 9/11 and the West’s violent response, the Academy decided to meet in Alexandria (2004), Amman  (2007), and Rabat (2008) in order to intensify its exchange with Islamic culture. These conferences (in which Jean Baudrillard, Boutros Boutros-Ghali, and Alain Touraine also participated) demonstrated how the intellectual exchange between Latinity and Islam creates the basis for a better understanding of Islamic heritage and of the  opposition common to both Islam and the West to the imperial politics of fear that always considers the other or the different an enemy.
At the Beijing conference, the Academy’s “diplomacy of thought,” that is, the thought and practice of difference, was fully realized. Among the many themes discussed particular attention was devoted to the way Chinese intellectuals ought to react to Western cultural imperialism now that we have entered the so-called Dragon Century.
In order to respond to this question it is first necessary to acknowledge, as Wang Ning explained, that even though there has been a strong “Europeanization” or “Westernization” of Chinese culture since the beginning of the twentieth century through a “large-scale translation” of foreign texts, China’s is not a culture that can be “colonized.”
We are dealing here with two completely “different differences.” This is probably why He Xirong emphasised that we ought to remember the ontological distinction between Chinese and Western modes of thinking: while the first emphasises synthesis, induction, and circles, the second uses analysis, clarity, and linearity.
The Chinese civilisation is made of not only different logics, ethnics, and languages but also many “multicentric modernities” within its own boundaries. The geographical differences between Shanghai and Beijing must also include the profound cultural differences between them.
In sum, that today there “is an unbalance in China’s cultural and literary translations” is attributable to the “fact that Chinese people know much more about the West than Westerners know about China” and also arises because “Chinese culture is still in a position of marginality.”
At the conference we all agreed that this position must be restored not because of China’s new economic supremacy but rather in favour of the new humanism the Academy is committed to constructing.
While some participants, in particular Walter Mignolo, consider decolonization a fundamental stage of this new humanism, others, such as Gianni Vattimo, prefer to focus on the hermeneutic nature of (Western) philosophy in order to better understand the Chinese mode of thinking, a mode of thinking, as our Chinese colleagues explained, that seeks “common grounds while keeping differences.”
It is in this spirit of difference that the Academy’s next conference will take place in Oman, where its pomegranate symbol will once again seek to renovate humanism once again through its own incorporated seeds.

Santiago Zabala is ICREA Research Professor of Philosophy at the University of Barcelona. He is the author of The Hermeneutic Nature of Analytic Philosophy (2008), The Remains of Being (2009), Hermeneutic Communism (2011, coauthored with G. Vattimo), editor of Weakening Philosophy (2007), The Future of Religion (2005), Nihilism and Emancipation (2004), Art's Claim to Truth (2009), and co-editor with Jeff Malpas of Consequences of Hermeneutics (2010). Zabala also writes opinion articles and reviews for the New York Times, Al Jazeera, El Pais and other international journals.

sabato 23 giugno 2012

In risposta a qualche commento sullo Heidegger di Faye

In risposta ai commenti giunti al post "Heidegger, nazismo e filosofia"

Perché Faye e non altri più attendibili? Credo sia perché fa più scandalo, sembra una "scoperta" (dell'acqua calda) che smove una certa ortodossia che - giustamente - considera Heidegger un classico da cui non si può prescindere; e poi corrisponde di più all'ondata di "nuovo realismo" che alcuni filosofi o pseudo tali cavalcano aiutati dalla stampa "indipendente", la stessa che crea il mito di Monti e poi lo ritrova nei sondaggi... Insomma si tratta di assecondare un ritorno all'ordine "atlantico", che si giova anche della caccia al nazista per riaffermare il buon diritto del mainstream "occidentale", spacciandolo per il solo punto di vista "umano". Quanto all'errore di Heidegger troppo "greco", la mia tesi è che Heidegger, scegliendo Hitler nel 1933, ha ceduto a un vecchio mito della cltura tedesca tra Sette e Ottocento, che vedeva nella Germania la vera erede della grande tradizione europea proveniente dalla Grecia pre-classica. Ma nella stessa filosofia di Heidegger, che ha sempre sostenuto che l'essere stesso non si dà mai in presenza, ma sempre solo come altro dall'ente, ci sono i principi per evitare di identificare una determinata civiltà - quella greca preclassica o quella tedesca nazista che pretendeva di riprodurla - con la vera civiltà umana. Quello di Heidegger nazista è dunque anzitutto un autofraintedimento, che proprio in nome dei suoi principi va rifiutato e gli va rimproverato.

Che poi la filosofia per essere valida debba sapermi indicare le ragioni per cui il nazismo è disumano è un discorso più complesso: dovrei supporre che una filosofia possa e debba essere "vera" in modo definitivo. Questo lo pensavano i vincitori della Seconda guerra mondiale, lo pensa Bush quando bombarda l'Iraq per affermare il "vero" diritto degli iracheni alla democrazia, lo pensa l'occidente che si crede legittimato a colonizzare e dominare il mondo in nome della propria verità. Io so che - viste le mie esperienze e ciò che condivido con i miei "prossimi", concittadini, amici, compagni politico-culturali e religiosi di cui  mi fido - non devo essere nazista. Sarà la verità assoluta? Se lo credessi, diventerei un pericolo pubblico per tutti quelli che non la pensano come me, un fanatico, appunto un nazista, sia pure di colore diverso. Heidegger scelse male i propri compagni di strada. Condizionato, anche se non giustificato, dalla situazione disperata della Germania della sua epoca. Noi lo sappiamo e abbiamo il dovere di tenerne conto; ma non come se fossimo Dio...

Gianni Vattimo