giovedì 25 aprile 2013
L'opposizione perduta di Vendola nell'Italia colonizzata
mercoledì 6 marzo 2013
Grillo, sempre Grillo, fortissimamente Grillo

lunedì 28 gennaio 2013
Ingroia, Di Pietro e la rivoluzione che non può più attendere
sabato 25 agosto 2012
Firmare a sostegno dei pm anche per dire no al regime
mercoledì 1 febbraio 2012
Governo Monti, danni collaterali
La destra maledice Monti, e proprio per questo la cosiddetta sinistra lo difende. In termini elettorali (prima o poi si dovrà pure andare a votare) chi paga il prezzo di questo governo del rigore bancario-fondomonetarista, è il Pd, che finirà per dissanguarsi e per scoraggiare definitivamente il suo elettorato. Il quale ha sopportato finora solo perché terrorizzato dalla grande stampa “indipendente”: se va male alle banche va malissimo a tutti. E così via.
Ma fino a quando durerà questa sopportazione? In giro per l’Italia ci sono scioperi e agitazioni sociali di vario tipo. Non basta stimolare l’odio per i camionisti e i forconi “infiltrati” dalla mafia, o contro i parlamentari e i loro privilegi. Presto o tardi, anzi già ora, la protesta sociale di padroncini, famiglie monoreddito, mamme che devono badare ai bambini cacciati anzitempo dalle scuole, anziani lasciati senza assistenza sociale, pensionati ridotti a rubare nei supermercati, si farà sentire in modi meno soft.
Quando Di Pietro dice, come qualche tempo fa, che prima o poi ci scappa il morto lo si copre di insulti come se fosse un terrorista; ma intanto il morto ai blocchi stradali dei camionisti ci è scappato, e i pacchi esplosivi alle agenzie delle tasse sono arrivati. I sacrifici che Monti (e Napolitano, e il potere bancario) chiede agli italiani non possono più essere sopportati in nome del governo “tecnico”. O si va a elezioni subito o la situazione sociale non farà che peggiorare. Non è la marcia su Roma, certo; o non ancora. Ma un governo tecnico messo di fronte a tensioni sociali crescenti non diventerà prima o poi, per ragioni puramente “tecniche”, un governo autoritario?

Il fatto – non solo questo fatto specifico dei No-Tav, ma del governo tecnico in generale – è che, come si è detto spesso, sbagliando, del fascismo italiano rispetto a quello tedesco, Berlusconi era meglio perché era meno serio. Monti è un rigoroso – anche perché apolitico – esecutore delle regole del sistema. Non per niente il Financial Times lo considera la colonna portante dell’Europa; e Obama lo vede tanto di buon occhio. Miseria, disoccupazione, infelicità crescente in tutti i livelli della società? Danni collaterali.
martedì 5 luglio 2011
Ma cosa è successo a Di Pietro?
Chiacchiera con Silvio, esalta la vecchia Dc, fa polemiche con Nichi Vendola e guarda verso il Terzo polo. Una 'svolta moderata' che ha stupito tutti, anche nel suo partito. Tattica o strategia? E funzionerà o no?
L'Espresso, 3 luglio 2011. Susanna Turco
Se non fosse un ciclone, non si chiamerebbe Antonio Di Pietro. Animale da palcoscenico oltreché da transatlantico, cuore contadino e anima mediatica, bravo quanto Berlusconi a sembrare un non professionista della politica pur essendolo, capace di inscenare una svolta e negarla nello stesso tempo, ciclo

Di Pietro e la svolta centrista? L'Idv nega, siamo quelli di sempre
Ma Pardi e Vattimo: "Sbagliato cercare il voto moderato"
Wanda Marra - 28 giugno 2011 Il Fatto Quotidiano
“Che Di Pietro ce la mandi buona”. La battuta è del filosofo Gianni Vattimo, filosofo ed eurodeputato dell’Italia dei Valori. “Svolta centrista? Non sono sicuro che ci sia, non ho avuto modo di parlare con Di Pietro. Però, se così fosse, penso che sarebbe un errore: non è lì che vanno cercati i voti, ma piuttosto nell’elettorato di Vendola o tra i simpatizzanti di Grillo”. In realtà almeno nei vertici dell’Italia dei valori sono in pochi a pensarla così. O almeno a prendere una posizione così netta rispetto alle ultime mosse del loro leader, per il quale, tra gli attacchi a Vendola e a Bersani, l’insistenza su un programma per l’“alternativa” e la disponibilità a collaborare pure co

domenica 21 febbraio 2010
Non voto Bresso nemmeno sotto tortura
Il Giornale, 20 febbraio 2010
di Paolo Bracalini
Professor Vattimo, già stufo di Di Pietro?
mercoledì 10 febbraio 2010
Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»
Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»
il Piccolo — 10 febbraio 2010
martedì 9 febbraio 2010
Meglio il carisma di un capo
Meglio il carisma di un capo
La Stampa, 9 febbraio 2010
Vista dall’interno, o comunque da vicino (io sono un indipendente eletto in Italia dei Valori, non iscritto, almeno per ora), l’alternativa Di Pietro-De Magistris è molto meno marcata di quanto venga fatta apparire sui media. Il partito di Di Pietro è sempre stato più un movimento che un partito; la leadership carismatica del suo presidente lo ha condotto alle affermazioni recenti (fino all’8 per cento alle elezioni europee) e non avrebbe senso rinunciarvi completamente in nome di una “democratizzazione” – tessere, congressi locali e nazionali, mozioni e contro mozioni – tendente a omologarne la struttura a quella – fallimentare – dei partiti tradizionali. Con tutto ciò, sia il nuovo statuto sia la celebrazione del primo congresso nei giorni scorsi erano passi da fare, e Di Pietro ha fatto bene a portarli a termine con caparbia decisione. I tratti del movimento e i “vantaggi” in termini politici che essi assicurano – apertura alla società civile, stretto contatto con le tante aree di cittadini “anti-partito” (Grillo, per esempio), presenza costante nelle piazze – non vanno assolutamente buttati a mare. De Magistris si sente ed è – anche per i suoi risultati elettorali – il rappresentante-custode di questo aspetto movimentista essenziale al partito. Che è anche il suo spirito di sinistra, quello per il quale io, per esempio, mi dichiaro un suo adepto.
La questione della candidatura di De Luca, su cui si è manifestato il dissenso di De Magistris, non è però tale da dar ragione a chi parla di una spaccatura tra i due leader dell’IdV. Non voglio chiamarla un gioco delle parti, perché entrambe le posizioni sono assolutamente sincere; ma dal punto di vista tattico è qualcosa di molto simile.
Il punto però è un altro: accettando anche al prezzo di De Luca l’accordo con il PD alle regionali, Di Pietro sta portando il partito verso le rive desolate e sterili della “cultura di governo” che ha distrutto ogni prospettiva del centro-sinistra? Sia Di Pietro sia, per quanto ne sappiamo, Vendola, sia lo stesso De Magistris sono d’accordo sul fatto che è un rischio da correre. Soprattutto, non aveva senso, alla vigilia delle elezioni regionali, tentare una operazione come quella proposta per la Campania da De Magistris: una formazione che raccogliesse la società civile, movimenti, e i resti di chi ancora guarda a una sinistra vera. Per rimediare ai danni dell’Arcobaleno, non minori di quelli prodotti dalla tattica suicida del PD, ci vuole più tempo; ci si può pensare per il 2013 e proprio facendo perno su una IdV capace di rafforzarsi sia sul fronte della protesta sia su quello della partecipazione costruttiva al lavoro istituzionale, mantenendo cioè la sua fisionomia di movimento e di partito. Decisivi per capire come muoversi, saranno per Di Pietro i risultati delle elezioni regionali, ai quali dipenderà anche il rinnovamento delle dirigenze locali, oggi ancora talvolta infette dal “familismo” che non preoccupa solo Pancho Pardi. Ma in ogni caso, il carisma del “capo” è assai meglio che i finti carismi dei piccoli signori delle tessere di questa o quella periferia. Su questo, alla fin fine, si fonda il carattere esemplare e rinnovatore che Italia dei Valori giustamente rivendica.
Gianni Vattimo
giovedì 7 gennaio 2010
giovedì 31 dicembre 2009
Giù le mani da Di Pietro

sabato 12 dicembre 2009
"CASA EUROPA": Convegno internazionale a Torino, 18-19 dicembre 2009 (volantino e programma scaricabili)
Verso un nuovo modello di convivenza,

Consiglio regionale del Piemonte – Palazzo Lascaris, Via Alfieri 15 (Torino)
Venerdì 18 dicembre 2009
Apertura dei lavori
Gianni Vattimo (Filosofo, Deputato al Parlamento europeo)
Relazioni
Umberto Morelli (Docente di Storia dell’integrazione europea, Università di Torino): “L’avanguardia europea, all’interno come all’esterno: il progetto politico e una nuova concezione della sicurezza”
Luciano Gallino (Sociologo, Università di Torino): “Riforma dell’architettura finanziaria: proposte non ortodosse per l’Unione europea”
Coffee break
ORE 16,30: “L’EUROPA CHE CI ATTENDE”
Relazioni
Sonia Alfano (Deputato al Parlamento europeo; diretta streaming): “Migliori e peggiori prassi: politica e giustizia, modello europeo e caso italiano”
Giorgio Schultze (Portavoce europeo della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, Movimento Umanista): “L’Europa rimossa: confini e conflitti. La chance del Mediterraneo”
Conclusioni di Antonio Di Pietro (Presidente dell’Italia dei Valori, Deputato al Parlamento italiano)
Dibattito
Sabato 19 dicembre 2009
ORE 9,00: “IL MODELLO EUROPEO TRA DIMENSIONE INTERNA E DIMENSIONE ESTERNA”
Relazioni
Mariacristina Spinosa (Consigliera Regionale del Piemonte): “L’Unione Europea come attore globale: politiche di sicurezza, democrazia e diritti umani”
Leoluca Orlando (Vicepresidente ELDR, Deputato al Parlamento italiano): “Identità e convivenza”
Dibattito e Coffee break
ORE 11,00: “LA SFIDA DELL’EUROPA”
Tavola rotonda
Gianni Vattimo (Filosofo, Deputato al Parlamento europeo)
Fernando Savater (Filosofo, Università dei Paesi Baschi)
Coordina Federico Vercellone (Filosofo, Università di Torino)
Dibattito
Ore 13,00: Chiusura dei lavori
+39.338.1292352 +39.349.7841361
gianni.vattimo@europarl.europa.eu
http://www.giannivattimo.blogspot.com/
È con vero piacere che invito voi tutti a partecipare a un convegno internazionale (con sede a Torino) da noi organizzato con il sostegno del gruppo Alde, l’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, di cui l’Italia dei Valori e noi parlamentari europei eletti in quelle liste facciamo parte.
Si tratta di un convegno aperto (tutta la cittadinanza è invitata), di informazione e discussione sul tema del “modello europeo”. Il titolo “Casa Europa”, di gorbacioviana memoria, deriva da un articolo che scrissi per La Stampa il 31 maggio 2003, giorno nel quale (i tempi erano quelli dell’allargamento ai paesi dell’Est e della discussione sulla possibile costituzione europea) alcuni intellettuali europei (tra questi Habermas, promotore dell’iniziativa, Savater, Derrida, Eco, io stesso) pubblicavano, ciascuno su un grande organo di stampa del proprio paese, articoli ed editoriali sulla struttura e la vocazione “identitaria” dell’Unione europea a confronto con le istanze provenienti dal mondo della cultura e dalla società civile. Nel mio articolo discutevo questioni ancora di attualità, dall’allargamento alla Costituzione europea, dalla politica estera comunitaria alla “identità condivisa” eventualmente propria di quel progetto sempre in fieri (di una progettualità mai conclusa, per così dire) che è il processo d’integrazione europea.
Ci proponiamo allora, a sei anni di distanza, in occasione del Trattato di Lisbona e di una crisi economico-finanziaria senza precedenti, di riaggiornare quelle riflessioni, di pensare la specificità storica dell’Unione Europea e di valutare le potenzialità future del tanto declamato “modello europeo”. Un modello sempre (più) in bilico, per svariate ragioni; ma anche un modello che può tornare al centro della scena, quella continentale come quella internazionale, a patto che l’Europa riesca a compiere quel salto di qualità che in tempi ormai lontani, veri e propri alfieri del processo d’integrazione quali Altiero Spinelli invocavano per un futuro migliore, di pace, di convivenza libera e solidale. Quel salto di qualità che ancora oggi, l’Europa non ha compiuto, e che nell’attuale contesto globale, e forse è l’ultima occasione, è chiamata a compiere.
Ne discuteranno con voi, oltre al sottoscritto, intellettuali, militanti e rappresentanti politici che hanno a cuore il modello europeo, quello del passato, quello del presente e quello che verrà. Umberto Morelli, federalista, storico del processo d’integrazione europea, tratterà i temi dell’integrazione politica, e non solo economica, dell’Europa, nonché la novità rappresentata dal Trattato di Lisbona in tema di politica estera e di sicurezza comune, destinata a diventare una politica di solidarietà tra gli stati membri e di promozione dei diritti umani e dello sviluppo anche all’esterno. Un tema, quello dell’Europa come attore globale, sul quale tornerà Mariacristina Spinosa, consigliera regionale del Piemonte, impegnata dal basso, per così dire, a promuovere quelle stesse politiche delle quali l’Europa di Lisbona dovrà farsi protagonista sulla scena globale.
A Luciano Gallino, sociologo noto a voi tutti, spetta il compito di riflettere sulla riforma dell’architettura finanziaria internazionale, e sul contributo che un’Europa più coraggiosa, rispetto a quella che affronta timorosa i guasti della crisi economica e con maggior timore ancora le questioni dell’ordine economico internazionale, potrà dare alla risoluzione degli squilibri globali. Giorgio Schultze, portavoce della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, discuterà delle prospettive di un’integrazione più ampia e solidale, che coinvolga l’area mediterranea, e dei conflitti che in essa si svolgono, che l’Europa tende colpevolmente a lasciare ai suoi margini.
Sonia Alfano, deputata europea, tratterà il tema delle migliori prassi, uno dei cardini del modello europeo (almeno tale dovrebbe essere), e in particolare la questione dei rapporti tra politica e giustizia, facendo riferimento al triste caso italiano e al contributo che l’Europa può fornire per un’Italia che non solo non fa onore al continente, ma che anzi è in grado di minare alle fondamenta il processo stesso di coesistenza europea. Ad Antonio Di Pietro toccherà il compito di riflettere sull’”Europa che ci attende” (o forse non ci attende), sull’Europa che chiama l’Italia, come ogni altro suo paese membro, a un’assunzione di responsabilità nei confronti degli impegni che il nostro paese ha accettato di onorare fondando la nuova entità politica europea. Del modello europeo, di un modello che deve coniugare in modo nuovo l’identità del continente europeo e le esigenze sempre più complesse di una convivenza sempre più problematica, discuterà Leoluca Orlando, vicepresidente del Partito europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori. Una convivenza difficile, che tuttavia l’Europa deve necessariamente garantire adottando standard sociali elevati, nei confronti di chi già abita la casa europea come in quelli di coloro che sono, e saranno, i nostri nuovi inquilini, provenienti da altri paesi.
La tavola rotonda (coordinata dal filosofo e amico Federico Vercellone) che animerò con Fernando Savater, filosofo di fama internazionale e attento “osservatore partecipante” del progetto d’integrazione europea, verterà sul tema della sfida, del coraggio. Il coraggio di un’Europa che deve guardare al futuro, più che al passato, che sappia lasciarsi alle spalle le tradizionali diatribe sulle origini e adotti un atteggiamento responsabile nei confronti del mondo che verrà. Un’Europa che sappia rispondere con lungimiranza ed efficacia alle aspettative di tutti noi, che svolga, perché no, una vera e propria funzione di avanguardia, anche in campo internazionale. Un’Europa che sappia essere “casa”, aperta agli altri cittadini della città mondiale. Una casa che spinga il mondo attuale a trarre esempio di quanto di buono in essa, e per suo tramite, può accadere non solo per i suoi ma per tutti gli abitanti della società globale; una casa di cui il mondo futuro che vogliamo, un mondo di cittadini responsabili, possa essere fiera.
(Per stampare locandina e programma del convegno, cliccate su "view mode" e selezionate "book")
Programma Convegno Casa Europa