Ecco il post che compare a mia firma sul sito dell'IDV. Lo riporto semplicemente perché possiate leggere i commenti anche laggiù, se volete.
La difesa dell’informazione come difesa della libertà in quanto tale. E’ ormai evidente che il regime di Berlusconi, come ogni regime che si rispetti, sta procedendo ad una aggressione della stampa e dei media che travalica le Alpi.
Dopo la crociata interna, ora lo sguardo del premier, politicamente barcollante, si rivolge all’estero, e la crociata diventa transnazionale. Così oltre a La Repubblica e L’Unità, i nemici si chiamano anche The Times, Le Figaro, The Guardian ma soprattutto, stando alle dichiarazioni del suo fido avvocato Ghedini, Le Nouvel Observateur ed El Pais. Una virulenza tale da interessare ormai tutto il Vecchio Continente.
Non a caso proprio il portavoce della Commissione Ue, Leitenberger, in riferimento alle denunce del presidente del Consiglio verso la stampa estera, ha ricordato (e ammonito) che l’Europa tutela la libertà di espressione. In un clima di guerra ormai aperta a tutta l’informazione, le istituzioni comunitarie non possono non reagire restando in silenzio.
Per questo ho informato la Commissione Cultura e Istruzione, per mezzo di una lettera (leggi) indirizzata alla sua presidente, l’On. Doris Pack, dell’appello pubblicato su La Repubblica e promosso dai tre giuristi Cordero, Rodotà e Zagrebelsky, già sottoscritto da migliaia di cittadini e cittadine, esponenti politici, uomini e donne della cultura e dello spettacolo, personalità pubbliche.
Nel mio intervento odierno alla Commissione Cultura, nel quadro della presentazione del programma della presidenza svedese, ho fatto riferimento alle famose 10 domande che il quotidiano diretto da Mauro ha avanzato al presidente del Consiglio, pagando per questo il prezzo della denuncia da parte di Sua remittenza, e ho suscitato l’interesse della presidenza svedese stessa, che per tramite dei suoi ministri ha definito l’anomalia italiana un problema che merita di essere discusso e del quale si discuterà.
La minaccia alla libertà, quella primaria di sapere ed essere informati, è ormai un’emergenza non solo italiana. Per questo il Parlamento europeo deve essere pienamente a conoscenza di quanto sta accadendo per poter intervenire. Si è celebrato nelle scorse ore l’anniversario della II Guerra mondiale, che chiama in causa anche quella politica dell’appeasement che l’Europa adottò verso l’allora nascituro nazismo.Oggi l’Europa è in dovere di non ripetere la debolezza passata e di non sottovalutare i semi che, in Italia, potrebbero far germogliare l’insana pianta del regime. Sotto altre vesti, forse, ma non meno dannosa e tragica.
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