da Prensa Latina
giovedì 16 maggio 2013
Manifestazione "5 days for the Cuban 5" a Washington
da Prensa Latina
domenica 20 novembre 2011
Nine Eleven, la nostra conferenza
Ecco un bel resoconto della conferenza stampa convocata il 3 novembre da Giulietto Chiesa, Fernando Rossi e dal sottoscritto sui fatti dell'11 settembre, scritto da Valerio Spositi per berlinguer.it. Buona lettura.Imposimato ha deciso di denunciare alla Corte Internazionale dell’Aja i vertici degli Stati Uniti d’America perchè sapevano e non hanno fatto nulla per impedire la tragedia dell’11/9.
Imposimato inizia in maniera dirompente: “quei fatti hanno avuto ripercussioni gravissime sul nostro destino. Il mio lavoro mi obbliga ad avere elementi concreti per accusare. Ma non voglio far questo – dice Imposimato – voglio invece esporre i fatti, provati.”
Ed eccoli qui, alcuni di essi: “l’11/9 era prevedibile! Io scrissi 4 articoli a riguardo prima che avvenisse l’attentato. Invece gli americani cosa dicono? Che sono stati completamente colti di sorpresa! Io ho studiato a fondo questa vicenda e mi sono trovato di fronte una valanga di prove che la CIA sapeva dell’attacco alle Twin Towers e non fece nulla per evitarlo.”
“Mohamed Atta, uno dei 4 uomini del commando dell’11/9 ebbe numerosi contatti con altri terroristi e disse apertamente che avrebbe attaccato gli USA. I servizi americani sapevano tutto ciò, poichè lo pedinavano. Nel 2000 Atta va in Florida ad addestrarsi per pilotare gli aerei ma vi arriva con un visto irregolare, ottenuto a Jeddah, in Arabia Saudita. Su questa vicenda c’è la testimonianza di un funzionario della CIA il quale ha detto che era proprio la CIA che rilasciava tali visti. Ed il consolato americano, in Arabia Saudita, era sempre controllato dalla CIA! Praticamente Mohamed Atta entrava e usciva dall’America con un visto irregolare e ricordo che era sempre sorvegliato dalla CIA” . Imposimato ora passa ad un particolare più delicato della vicenda, riguardante un passaggio di denaro: “Atta riceve 109.000 dollari da uno sceicco inglese di origine Pakistana, per pagare l’addestramento in Florida dei terroristi. Ma chi diede l’input per dare questi soldi ad Atta? Secondo 4 agenzie di stampa (mai smentite) fu il capo dell’ISI che era un uomo della CIA! Quindi perchè questi signori non sono stati arrestati? Semplicemente perchè sia il capo della CIA che il capo dell’ISI, sapevano tutto della complicità dei vertici USA. E, se non bastasse, pochi mesi prima dell’attentato alle Twin Towers, un’agente della CIA incontrò proprio Osama Bin Laden”
(Maggiori informazioni sono contenute nel libro “ZERO²” di Giulietto Chiesa)
mercoledì 6 aprile 2011
Interrogazione sulla decisione del governo americano di revocare la sospensione dei processi militari a Guantanamo
| Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione e al Consiglio 1o marzo 2011 ![]() Articolo 115 del regolamento Sophia in 't Veld, Baroness Sarah Ludford, Renate Weber, Sonia Alfano, Marietje Schaake, Gianni Vattimo, Nathalie Griesbeck, Ramon Tremosa i Balcells, Louis Michel, a nome del gruppo ALDE Oggetto: Decisione del governo americano di revocare la sospensione dei processi militari a Guantanamo | ||||||
Il 22 gennaio 2009 il presidente Obama ha ordinato di sospendere la presentazione di nuovi capi d'accusa ai tribunali militari, congelando in tal modo la decisione del precedente governo americano di consentire che al centro di detenzione di Guantanamo i detenuti sospetti fossero giudicati da tribunali militari. Il congelamento significava che le persone sospettate di terrorismo dovevano essere processate da tribunali civili federali nel territorio degli Stati Uniti, mentre il presidente Obama firmava un decreto che ordinava la chiusura di Guantanamo entro l'anno. Il 7 marzo 2011 il presidente degli Stati Uniti ha revocato il congelamento di due anni, consentendo la ripresa dei processi militari, e ha deciso di disciplinare per via legislativa la detenzione a tempo indeterminato di detenuti privi di capi d'accusa, come avviene a Guantanamo. È prevista anche una procedura di revisione per consentire un riesame dei casi dopo il primo anno e, successivamente, ogni quattro anni. A Guantanamo restano ancora 172 detenuti e nei confronti di una quarantina di essi è stato intentato un processo in corte d'assise o in corte marziale. Dopo l'11 settembre, solo pochi casi sono stati trattati dai tribunali militari, perlopiù allorché i sospetti si dichiaravano colpevoli, mentre oltre 170 processi contro terroristi hanno avuto luogo con successo davanti a tribunali civili. Il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e ha accolto favorevolmente la sospensione delle azioni giudiziarie dei tribunali militari(1), invitando gli Stati Uniti ad assicurare ai detenuti di Guantanamo il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a norma del diritto internazionale e del diritto costituzionale statunitense, e a garantire che i detenuti al cui riguardo gli Stati Uniti dispongono di prove sufficienti siano sottoposti senza indugio a un processo equo e pubblico, da un tribunale competente, indipendente e imparziale e, se condannati, siano imprigionati negli Stati Uniti(2). Intende la Commissione (il Consiglio), e in particolare l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sollevare presso le autorità statunitensi le gravi preoccupazioni dell'Unione a seguito della recente decisione di revocare la sospensione dei processi militari, della detenzione a tempo indeterminato, il continuo rinvio della chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e di ribadire che la lotta contro il terrorismo può e deve essere combattuta nel pieno rispetto delle norme relative ai diritti fondamentali? Quali azioni e iniziative intende la Commissione (il Consiglio), e in particolare l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, adottare nei confronti delle autorità statunitensi per risolvere la questione?
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domenica 12 dicembre 2010
Interrogazione sul programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi
| 15 ottobre 2010 |
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| Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Articolo 117 del regolamento Sophia in 't Veld (ALDE) , Alexander Alvaro (ALDE) , Renate Weber (ALDE) , Sonia Alfano (ALDE) , Gianni Vattimo (ALDE) , Louis Michel (ALDE) e Baroness Sarah Ludford (ALDE) | ||
| Oggetto: Garante ad interim e permanente del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi | |
L'8 luglio 2010 il Parlamento europeo ha approvato l'accordo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America sul trattamento e il trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi. La risoluzione legislativa del Parlamento invitava «la Commissione, ai sensi dell'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che stabilisce che i dati personali siano soggetti al controllo di “un'autorità indipendente”, a presentare quanto prima al Parlamento europeo e al Consiglio una rosa di tre candidati tra cui sarà scelta la personalità indipendente che svolgerà per conto dell'Unione europea il ruolo di cui all'articolo 12, paragrafo 1, dell'accordo», precisando che «la procedura deve essere, mutatis mutandis, la stessa seguita dal Parlamento europeo e dal Consiglio per la nomina del garante europeo della protezione dei dati di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 recante applicazione dell'articolo 286 del trattato CE» (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&language=IT&reference=P7-TA-2010-0279#def_1_3#def_1_3). Il 27 agosto la Commissione europea ha annunciato la nomina di un garante indipendente ad interim. Il 29 luglio la Commissione ha pubblicato un invito a presentare le candidature per la posizione permanente di garante ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi e ora sta esaminando le candidature ricevute. Tuttavia, la Commissione, per «motivi di sicurezza» ha deciso di tenere segreto o confidenziale il nome del garante ad interim. Inoltre, la Commissione non ha applicato la procedura richiesta dal Parlamento, affermando che, in ragione della delicatezza della materia e della necessità di proteggere la riservatezza del nome della persona designata per motivi di sicurezza, avrebbe tenuto informato il Parlamento ai sensi degli accordi specifici sulla trasmissione delle informazioni riservate, come stabilito nell'accordo quadro tra istituzioni UE. Può la Commissione indicare la base giuridica che giustifica il vincolo di riservatezza sull'identità di un funzionario pubblico comunitario, ad interim o permanente, preposto a controllare l'attuazione del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi? Esistono precedenti di decisioni o accordi analoghi?
E-8327/10IT E-8410/10IT Risposta di Cecilia Malmström a nome della Commissione (3.12.2010) Come la Commissione ha già precisato in numerose occasioni, il nome del garante per l'attuazione dell'accordo TFTP (trattamento e trasferimento di dati di messaggistica finanziaria), sia per la carica ad interim che permanente, deve essere protetto per salvaguardare la privacy, l'integrità e la sicurezza della persona interessata. Pertanto, il nome della persona che ha accesso a informazioni particolarmente sensibili riguardanti il funzionamento del programma TFTP e le ricerche individuali effettuate non possono essere resi pubblici. Questo in conformità alle disposizioni del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati[1]. Si ricorda, tuttavia, agli onorevoli parlamentari che la Commissione ha comunicato il nome del garante ad interim ai coordinatori del gruppo della commissione competente della Camera. | |
sabato 6 novembre 2010
Martiri cristiani e coscienze vaticane
Martiri cristiani e coscienze vaticane
Si annuncia davvero un secolo di persecuzioni contro i cristiani, come scrivono osservatori anche politicamente corretti, per esempio il vaticanista de La Stampa, Galeazzi? Accade anche in terre e regioni dove una lunga convivenza, non sempre pacifica ma per lo più non sanguinaria, tra cristiani, musulmani, ebrei, atei e pagani vari, era durata fino a poco tempo fa. Non solo: l’Iraq, dove adesso si spara ai fedeli riuniti nelle chiese, era uno dei paesi più laici di tutto il Medio Oriente. Difficile non pensare che qualcosa sia cambiato di recente in quei territori, tanto da riaprire la storia del martirologio cristiano. Che cosa sia cambiato non può sfuggire a nessuno: si tratta di un altro effetto collaterale della guerra “umanitaria” in cui le bugie di Blair e di Bush ci hanno piombato da anni.
sidente Bush, e non mostrasse continuamente la propria soggezione al Washington consensus (politico ed economico), salvo i rituali lamenti sulla pace nell’Angelus della domenica, forse le sorti dei cristiani e dei sacerdoti in Medio Oriente non avrebbe avuto questa svolta drammatica, e molte vite si sarebbero salvate? Alle bugie originarie di Blair e Bush (e Berlusconi: i nostri servizi hanno volonterosamente aiutato con le balle sull’uranio del Niger) si aggiungono in questi giorni (4 novembre, Forze armate…) quelle ancora più palesemente incredibili delle nostre autorità nazionali. Siamo in giro per il mondo, lontanissimi da casa, per “difendere la pace”, in nome di un trattato che ci obbligava a difendere il Nord Atlantico dagli attacchi del Patto di Varsavia, nel frattempo felicemente scomparso. Ci stiamo difendendo da qualche tipo di “terrorismo internazionale”, oppure stiamo stimolando questo terrorismo, e anzitutto quell’odio anticristiano che sta creando nuovi martiri?Gianni Vattimo
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/05/martiri-cristiani-e-coscienze-vaticane/75341/
martedì 26 ottobre 2010
Interrogazione alla Commissione sul programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-8327/2010 alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Sophia in 't Veld (ALDE), Alexander Alvaro (ALDE), Renate Weber (ALDE), Sonia Alfano (ALDE), Gianni Vattimo (ALDE), Louis Michel (ALDE) e Baroness Sarah Ludford (ALDE)
Oggetto: Garante ad interim e permanente del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi
L'8 luglio 2010 il Parlamento europeo ha approvato l'accordo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America sul trattamento e il trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi. La risoluzione legislativa del Parlamento invitava "la Commissione, ai sensi dell'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che stabilisce che i dati personali siano soggetti al controllo di 'un'autorità indipendente', a presentare quanto prima al Parlamento europeo e al Consiglio una rosa di tre candidati tra cui sarà scelta la personalità indipendente che svolgerà per conto dell'Unione europea il ruolo di cui all'articolo 12, paragrafo 1, dell'accordo", precisando che "la procedura deve essere, mutatis mutandis, la stessa seguita dal Parlamento europeo e dal Consiglio per la nomina del garante europeo della protezione dei dati di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 recante applicazione dell'articolo 286 del trattato CE" (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&language=IT&reference=P7-TA-2010-0279#def_1_3#def_1_3).
Il 27 agosto la Commissione europea ha annunciato la nomina di un garante indipendente ad interim. Il 29 luglio la Commissione ha pubblicato un invito a presentare le candidature per la posizione permanente di garante ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi e ora sta esaminando le candidature ricevute. Tuttavia, la Commissione, per "motivi di sicurezza" ha deciso di tenere segreto o confidenziale il nome del garante ad interim. Inoltre, la Commissione non ha applicato la procedura richiesta dal Parlamento, affermando che, in ragione della delicatezza della materia e della necessità di proteggere la riservatezza del nome della persona designata per motivi di sicurezza, avrebbe tenuto informato il Parlamento ai sensi degli accordi specifici sulla trasmissione delle informazioni riservate, come stabilito nell'accordo quadro tra istituzioni UE.
Può la Commissione indicare la base giuridica che giustifica il vincolo di riservatezza sull'identità di un funzionario pubblico comunitario, ad interim o permanente, preposto a controllare l'attuazione del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi? Esistono precedenti di decisioni o accordi analoghi?
sabato 9 ottobre 2010
Seminario a Roma sui Cinque cubani imprigionati per aver scoperto il terrorismo Usa contro Cuba

Seminario a Roma sui cinque cubani imprigionati per aver scoperto il terrorismo Usa contro Cuba
Articolo21 (Francesca Mara Tosolini Santelli)
Il seminario, coordinato da Gianni Minà, e al quale interverrà Rosa Frijanes, moglie di uno dei prigionieri, Fernando Gonzales, interverranno, fra gli altri, Wayne Smith, ex capo dell'Ufficio di Interessi degli Stati Uniti a l'Avana che alla fine degli anni '70, per conto del presidente Jimmy Carter, trattò un ristabilimento dei rapporti con Cuba, “poi andato in fumo per l'elezione alla presidenza di Ronald Reagan”, e il teologo della liberazione brasiliano Frei Betto, promotore del dialogo aperto negli ultimi anni fra la Revolucion e la Chiesa Cattolica, che ha portato alla recente liberazione di molti dei dissidenti arrestati nel 2003 a Cuba dopo il tentativo fallito del governo di Bush Jr di mettere con le spalle al muro il sistema politico dell'isola. Interverrà anche il prestigioso filosofo Gianni Vattimo, da sempre impegnato in tante battaglie per i diritti civili.
I più noti di quei terroristi, Luis Posada Carriles, Orlando Bosch e Santiago Alvarez, sono ancora liberi e protetti a Miami.

