Visualizzazione post con etichetta Dal deputato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Dal deputato. Mostra tutti i post

mercoledì 20 gennaio 2010

Brevi cenni sulle attività al Parlamento europeo negli ultimi mesi


Segnalerei tre punti significativi, il primo dei quali è di strettissima attualità, e non richiede ulteriori commenti rispetto a quelli che trovate negli altri post del blog: la mia “segnalazione”; per così dire, al Parlamento e all’Europa sulla vicenda della Tav (sulla quale per altro continuerò, come ovvio, a informarvi nei prossimi giorni).

Secondo punto: sono stato eletto (nominato: il posto, per altro, “toccava” a un deputato dell'Alde, il gruppo dei liberali, del quale l’Idv fa parte) vicepresidente di Eurolat – l’assemblea interparlamentare del Parlamento europeo e dei Parlamenti Latino-americani. Sinora, a riunirsi è stato il bureau di questo “parlamento” (tutta l'assemblea, composta da 50 membri, si riunisce solo una volta all'anno). Il bureau è un gruppo più ristretto, una ventina di membri circa, e si è riunito a fine ottobre a Panama. Al centro dei dibattiti, la situazione in Honduras: sia come componente europea (in modo più deciso), sia come bureau di Eurolat, abbiamo 1) preso posizione contro il colpo di stato di Micheletti ai danni di Zelaya, 2) ascoltato la segretaria di Stato del deposto Zelaya, 3) appoggiato una risoluzione finale che chiedeva, per le elezioni imminenti, tenutesi poi a gennaio, garanzie internazionali (http://www.europarl.europa.eu/intcoop/eurolat/documents/declarations/honduras2009/794942en.pdf). Gli interessati potranno seguire l’evoluzione dei nostri sforzi sulla situazione in Honduras (e sulle materie trattate dalla nostra assemblea) alla pagina http://www.europarl.europa.eu/intcoop/eurolat/default_en.htm, che contiene tutti i documenti adottati non da Eurolat ma dall’Unione europea tutta. A parte la relativa inefficacia delle decisioni, difetto tipico di tutte le istituzioni sopranazionali, Eurolat è importante per i contatti con l´America Latina; io mi sto occupando di creare un piano per incontrare colleghi latino-americani nei prossimi mesi, a cominciare da cubani e venezuelani.

Terzo punto, le audizioni dei Commissari designati nella nuova commissione Barroso.
Si sono svolte nella settimana scorsa (11-16 gennaio). Io ho partecipato all'audizione del commissario alla Ricerca e della commissaria alla Cultura. Si rivolgono domande, preannunciate, e il commissario designato risponde, dopo di che le commissioni competenti danno un parere sulla sua nomina. Non si sentono cose clamorose, nel senso che le domande sono soprattutto modi per segnalare pubblicamente problemi che si vuole il commissario tenga presenti: l'unico commissario non approvato negli ultimi anni di legislatura del 2004, se non sbaglio, è stato Buttiglione per la sua posizione sui gay (ma come avrete visto, anche questa seconda commissione Barroso vedrà una “rinuncia”). L'audizione della signora Vassiliou, di cui avete letto in questo blog, è stata abbastanza pacifica. Le ho chiesto se era possibile che l'Unione agisse sugli stati membri per migliorare e portare a un livello standard europeo le forme di assistenza al diritto allo studio, borse, residenze universitarie, prestiti d'onore, ecc. Ho suggerito (un vecchio cavallo di battaglia, ma che continua a restare di attualità) che si potrebbe adottare una specie di “Maastricht delle università europee”: se le università dei vari paesi non garantiscono certi standard (numero di borse in una certa percentuale su numero di studenti; e così numero di collegi, di biblioteche, ecc.), si potrebbe non riconoscere i loro titoli a livello europeo. La Commissaria ha promesso che presenterà la questione al prossimo incontro dei ministri dell'istruzione in occasione del decennale del "processo di Bologna". Altra questione su cui ho attirato l'attenzione della Vassiliou è il predominio dei prodotti dell'industria culturale statunitense nel cinema, tv, audiovisivi, ecc., in Europa. Ha promesso che terrà d'occhio la questione, per promuovere di più la nostra produzione di industria culturale, che è anche campo di competenza del commissario ai media e alla comunicazioni. In genere, il filo conduttore del dibattito con Vassiliou è stato istruzione-ricerca-innovazione; ma anche, nello specifico: mobilità di studenti e professori tra le scuole e le università europee (per esempio, per insegnare – anche nelle scuole medie – potrebbe essere richiesto di aver fatto almeno un periodo all'estero); attenzione speciale a gruppi particolarmente sfavoriti, come i bambini immigrati, ecc. (avrei voluto parlare dei carcerati, ma sarei stato immediatamente zittito, perché la politica carceraria è dominio riservato degli stati membri...). La commissaria si è anche impegnata a promuovere le scelte dei giovani verso facoltà-"titoli", per così dire, sia in relazione ai rapporti con le aziende, sia per orientarli verso le scienze dure (pare che troppo pochi studino fisica, chimica, ecc.); e invece a sgonfiare un po' la bolla delle professioni "finanziarie", popolari fino ad ora ma disastrose dopo la crisi bancaria. Questo delle scienze dure e del riorientamento degli studenti verso di esse, sfatando i miti della finanza, è stato anche un leit motiv della presentazione del commissario alla ricerca e innovazione, che vorrebbe vedere associata più spesso la parola “verde” a quella di “industria”.

venerdì 18 settembre 2009

Delegazioni interparlamentari

Giovedì 16 settembre il Parlamento di Strasburgo ha assegnato i suoi membri alle diverse delegazioni interparlamentari con i paesi terzi. Sono particolarmente orgoglioso, come sicuramente immaginano coloro che si sono interessati alle mie vicende politiche negli ultimi anni - e che magari hanno letto "Ecce Comu", nel quale raccontavo delle nuove esperienze dell'America Latina in termini di comunismo libertario - di essere stato eletto vicepresidente (insieme ad altri sei colleghi) della "Delegazione all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana", EUROLAT (http://www.europarl.europa.eu/intcoop/eurolat/default_en.htm). EUROLAT è l'organo parlamentare della Bi-regional Strategic Association creata nel 1999 nel quadro dei summit EU-LAC
(European Union-Latin American and Caribbean). Composta da 150 parlamentari, 75 europei e 75 latino-americani, membri del Parlamento Latino-Americano, di quello andino, di quello dell'America Centrale, e infine di quello del Mercosur, il mercato comune sudamericano. Sono poi stato designato membro della Delegazione per le relazioni con i paesi dell'America centrale, nonché della Delegazione all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE (i paesi - spesso ex colonie - dell'Africa, Caraibi e Pacifico, cui - fino al 2000 - la Convenzione di Lomé del 1975 assegnava un trattamento speciale nelle relazioni economiche con il mercato unico europeo). Mi auguro di essere all'altezza dei compiti che mi attendono. Di certo, non posso che essere felice di battermi per portare all'attenzione del mondo un modello, quello latino-americano, che può aiutare il mondo a ritrovare forme di convivenza sociale la cui attuazione è troppo spesso, e colpevolmente, sacrificata sull'altare del neoliberismo.

giovedì 3 settembre 2009

Libertà d'informazione in Italia: Sul sito dell'IDV

Ecco il post che compare a mia firma sul sito dell'IDV. Lo riporto semplicemente perché possiate leggere i commenti anche laggiù, se volete.
La difesa dell’informazione come difesa della libertà in quanto tale. E’ ormai evidente che il regime di Berlusconi, come ogni regime che si rispetti, sta procedendo ad una aggressione della stampa e dei media che travalica le Alpi.
Dopo la crociata interna, ora lo sguardo del premier, politicamente barcollante, si rivolge all’estero, e la crociata diventa transnazionale. Così oltre a La Repubblica e L’Unità, i nemici si chiamano anche The Times, Le Figaro, The Guardian ma soprattutto, stando alle dichiarazioni del suo fido avvocato Ghedini, Le Nouvel Observateur ed El Pais. Una virulenza tale da interessare ormai tutto il Vecchio Continente.
Non a caso proprio il portavoce della Commissione Ue, Leitenberger, in riferimento alle denunce del presidente del Consiglio verso la stampa estera, ha ricordato (e ammonito) che l’Europa tutela la libertà di espressione. In un clima di guerra ormai aperta a tutta l’informazione, le istituzioni comunitarie non possono non reagire restando in silenzio.
Per questo ho informato la Commissione Cultura e Istruzione, per mezzo di una lettera (leggi) indirizzata alla sua presidente, l’On. Doris Pack, dell’appello pubblicato su La Repubblica e promosso dai tre giuristi Cordero, Rodotà e Zagrebelsky, già sottoscritto da migliaia di cittadini e cittadine, esponenti politici, uomini e donne della cultura e dello spettacolo, personalità pubbliche.
Nel mio intervento odierno alla Commissione Cultura, nel quadro della presentazione del programma della presidenza svedese, ho fatto riferimento alle famose 10 domande che il quotidiano diretto da Mauro ha avanzato al presidente del Consiglio, pagando per questo il prezzo della denuncia da parte di Sua remittenza, e ho suscitato l’interesse della presidenza svedese stessa, che per tramite dei suoi ministri ha definito l’anomalia italiana un problema che merita di essere discusso e del quale si discuterà.
La minaccia alla libertà, quella primaria di sapere ed essere informati, è ormai un’emergenza non solo italiana. Per questo il Parlamento europeo deve essere pienamente a conoscenza di quanto sta accadendo per poter intervenire. Si è celebrato nelle scorse ore l’anniversario della II Guerra mondiale, che chiama in causa anche quella politica dell’appeasement che l’Europa adottò verso l’allora nascituro nazismo.Oggi l’Europa è in dovere di non ripetere la debolezza passata e di non sottovalutare i semi che, in Italia, potrebbero far germogliare l’insana pianta del regime. Sotto altre vesti, forse, ma non meno dannosa e tragica.

mercoledì 2 settembre 2009

Lettera di Gianni Vattimo alla Presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento europeo


Ecco il testo della lettera che ho presentato oggi alla Presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento europeo, e della quale ho parlato nel mio intervento odierno alla Commissione. La presidenza svedese, che oggi presentava il suo programma alla Commissione, ha sottolineato che il caso italiano è un problema che merita di essere discusso e sarà discusso nei prossimi mesi.


Bruxelles, 2 settembre 2009

Signora Presidente, Onorevoli colleghi,

Intendo richiamare l’attenzione della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento europeo sui gravi fatti che coinvolgono il Presidente del Consiglio italiano.
Dino Boffo, direttore del quotidiano cattolico “L’Avvenire”, è stato oggetto di un attacco da parte del direttore de “Il Giornale”, quotidiano posseduto, con ben poco rispetto delle disposizioni legislative in materia di conflitto di interessi di cui un grande paese che si vorrebbe democratico quale l’Italia dovrebbe dotarsi, dalla famiglia del premier italiano. In un editoriale in prima pagina del giornale del Premier, il direttore Feltri condannava le critiche rivolte a Berlusconi dal direttore de “L’Avvenire” Boffo, diffidandolo, cito testualmente, dal voler "lanciare anatemi e tirare le orecchie a Berlusconi" per una vita privata, quella del Premier, che le intercettazioni della magistratura negli ultimi mesi hanno rivelato essere, per usare un eufemismo, del tutto inadeguata rispetto agli incarichi pubblici che Berlusconi ricopre. Feltri riferisce inoltre, senza alcun imbarazzo per i toni omofobici utilizzati nell’articolo, di una vicenda giudiziaria che vedrebbe Boffo coinvolto in un presunto scandali a natura sessuale (Dino Boffo viene definito, cito testualmente, un “noto omosessuale attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni”; “alla guida del giornale dei vescovi e impegnato nell'accesa campagna di stampa contro i peccati del premier, intimidiva la moglie dell'uomo con il quale aveva una relazione”). La presunta “informativa” utilizzata da Feltri per sostanziare il suo attacco si è rivelata, a seguito della sua pubblicazione su “L’Avvenire”, una lettera anonima, e – nelle parole di Boffo – “uno sconclusionato e sgrammaticato distillato di falsità e di puro veleno costruito a tavolino per diffamare”. Il consiglio di redazione del quotidiano “L’Avvenire” definisce quello di Feltri, cito anche qui testualmente, un “plateale e ripugnante attacco”, e una “chiara intimidazione al direttore di Avvenire e a tutta la redazione del quotidiano”, che nasconde “un attacco alla libertà di pensiero e di stampa”.
Si noti che alla polemica, tuttora in corso, e dunque al tentativo, come riferiscono in Segreteria di Stato, di creare fonti di tensione tra la Santa Sede e i vertici della Conferenza episcopale italiana (cui il Pontefice ha ieri ribadito la sua solidarietà), editore de “L’Avvenire”, è dovuta la decisione di far saltare l'incontro previsto per il 28 agosto a l'Aquila tra il cardinale Tarcisio Bertone (il più stretto collaboratore del pontefice), che avrebbe presieduto la Perdonanza celestiniana, e il premier Silvio Berlusconi, anch’egli a l’Aquila per seguire i lavori di ricostruzione. L’unico risultato tangibile della vicenda è di aver creato seri e ulteriori motivi d’imbarazzo tra lo stato italiano e il Vaticano, al punto che Berlusconi è oggi impegnato nel difendere il “dialogo quotidiano”, nelle sue parole, che intercorrerebbe tra la Santa Sede e l’esecutivo italiano. Il premier ha ritenuto di dover dichiarare che “il Governo non ha alcuna responsabilità per quello che è successo nelle diatribe giornalistiche che si sono verificate”. Ciò è di per sé un sintomo del cattivo stato della democrazia italiana: come tutti sapete, quando è stato nominato per la prima volta presidente del Consiglio italiano, Berlusconi era addirittura ineleggibile, a causa dell’enorme conflitto d’interessi che gravava e grava tuttora, nonostante l’abbozzo di rimedio legislativo che una maggioranza parlamentare incline all’obbedienza ha approvato, sulla sua persona. L’Avvenire è reo, secondo il direttore del giornale (appena nominato) della famiglia Berlusconi, non certo nuovo ad attacchi giornalistici infondati come quello di cui sopra, di aver criticato la condotta privata, ma con ampi risvolti pubblici, del premier stesso. Lo scandalo delle escort che coinvolge il premier era stato definito “situazione desolante”, e si condannava la risposta “non sono un santo” che lo stesso Berlusconi aveva fornito ai media, evidenziando l’inadeguatezza del riferimento costantemente fatto dal premier a sondaggi a lui favorevoli, che dunque ridurrebbero la portata dello scandalo stesso.
Ciò su cui intendo richiamare l’attenzione della Commissione Cultura e Istruzione è l’inadeguatezza generale di Silvio Berlusconi a ricoprire la carica di presidente del Consiglio italiano, e i pericoli che da ciò discendono sia per la democrazia italiana, sia per l’Unione Europea, di cui l’Italia è membro fondatore. E mi rivolgo al Parlamento europeo poiché, nonostante ciò possa sembrarvi assurdo, sono solo quelli che Berlusconi definisce i “giornali della sinistra” a indagare, suscitando la curiosità e lo sdegno, per quanto sta accadendo in Italia, dei media esteri, sugli scandali del premier. Il servizio pubblico televisivo, letteralmente appaltato, per gran parte, allo stesso Berlusconi, la cui famiglia possiede tre reti nazionali (come l’azienda di stato), non dà infatti alcuna notizia non solo degli scandali che coinvolgono il premier, ma neanche delle domande giornalistiche rivolte al premier, nel pieno rispetto del gioco democratico (e di un gioco democratico da paese avanzato) da uno dei principali quotidiani italiani, “La Repubblica”, fortunatamente non di proprietà del presidente. Da mesi, infatti, “La Repubblica” ha pubblicato dieci domande, ancora evase, scaturite dallo scandalo delle escort, invitando il premier a rispondere pubblicamente per chiarire la sua posizione. Si tratta di domande urgenti, oltre che legittime, suscitate dall’appuramento, tramite intercettazioni, di circostanze che ritraggono il premier in rapporti ambigui con giovani escort e starlettes della televisione, invitate a partecipare, per tramite talvolta di mediatori coinvolti in traffici illeciti, a feste private nelle dimore del presidente. Ad alcune di esse è stata offerta, prima che fosse ritirata in seguito allo scoppio dello scandalo, una candidatura a ricoprire incarichi pubblici di rilievo (non ultimo quello di parlamentare europeo!). “La Repubblica” ha dunque rivolto al premier domande in merito alle “accurate” frequentazioni del premier di prostitute, di ragazze minorenni, all’uso di velivoli di stato per condurle alle dimore del presidente stesso, ai possibili ricatti e azioni di spionaggio cui il premier necessariamente si esporrebbe, all’incoerenza tra le politiche portate avanti a livello pubblico, spesso ispirate a una morale fortemente repressiva, e la condotta privata.
Il premier, suscitando lo sdegno dell’opinione pubblica internazionale e dei principali media esteri, ha recentemente querelato La Repubblica e alcuni giornali esteri, tra i quali “Le Nouvel Observateur” e “El Pais” (quest’ultimo colpevole di aver pubblicato alcune fotografie scattate a una festa in una residenza del premier), per diffamazione (“ho avviato una causa civile”, ha dichiarato). Tre giuristi del calibro di Franco Corsero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelski hanno scritto un appello, firmato per ora da oltre 180mila persone in Italia, e tra questi i principali intellettuali del paese, che definisce quello a La Repubblica un “tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l’opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un’eccezione della democrazia”. Le domande poste al Presidente del Consiglio, si precisa in polemica con la reazione del premier, “sono domande vere, che hanno suscitato interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si considera "retoriche", perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al quale sono rivolte, c’è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi le fa, ma rispondere”. “La libertà d'espressione è un valore fondamentale dell'Unione Europea”, ha commentato ieri da Bruxelles il portavoce della Commissione Ue Johannes Laitenberger, ammettendo di non essere a conoscenza della querela sporta da Berlusconi contro “La Repubblica” e i principali quotidiani stranieri. Condannando le parole del portavoce della Commissione Dennis Abbott, autore di un comunicato nel quale spiegava che la Commissione avrebbe chiesto informazioni all’Italia circa il respingimento di un gommone con 75 migranti respinto verso la Libia (Berlusconi ha dichiarato che d’ora in poi dovrà parlare solo il Presidente Barroso, altrimenti “non daremo più il nostro voto, bloccando di fatto il funzionamento della Ue, e chiederemo il dimissionamento dei commissari”), Berlusconi ha rivelato una volta ancora lo stile autoritario di governo che caratterizza il suo operato. Sono ormai quindici anni che l’Italia sopporta continui attacchi alla magistratura, alla libertà di espressione, alla libertà di stampa, condotti da un premier sul quale gravano conflitti d’interessi di tale portata da suscitare dubbi sulla tenuta democratica del paese. L’Europa stessa, e i suoi parlamentari, quei “turisti della democrazia”, come li ha definiti Berlusconi nel giorno di apertura del semestre italiano del 2003, ne hanno già fatto le spese. L’Europa è un esempio di democrazia compiuta, che tuttavia tollera al suo interno derive autoritarie difficilmente gestibili a livello nazionale. Mi auguro che i Deputati di questo Parlamento vigilino costantemente sull’operato di un personaggio pubblico che dimostra ogni giorno la propria inadeguatezza democratica.

Gianni Vattimo

Vattimo:"L'appello dei giuristi a Strasburgo. Il Parlamento deve sapere delle 10 domande"

Ecco l'intervista che ho rilasciato a Repubblica, pubblicata oggi, mercoledì 2 settembre 2009, pagina 2. Tra poco porterò il caso italiano al Parlamento europeo, intervenendo alla Commissione
Cultura e Istruzione.

Vattimo: "L'appello dei giuristi a Strasburgo. Il Parlamento deve sapere delle 10 domande"
L'eurodeputato: minacciata la libertà di espressione, accadono cose aldilà del bene e del male

ROMA «Porterò l'appello dei giuristi per la libertà di stampa al Parlamento europeo assieme alle dieci domande contro le quali Berlusconi ha fatto causa». Il filosofo Gianni Vattimo, eurodeputato eletto nelle liste dell'Italia dei Valori, ha preso la decisione dopo aver ascoltato a Radio Radicale la registrazione del dibattito a Genova con il direttore di Repubblica, Ezio Mauro.

Perché questa iniziativa, professore?
«Voglio che il Parlamento sia informato. In Italia stanno accadendo cose al di là del bene e del male. Perciò presenterò l'appello di Cordero, Rodotà e Zagrebelsky in Commissione Cultura domani stesso (oggi per chi legge - ndr)».

Che cosa si aspetta?
«Francamente non lo so perché i poteri del Parlamento europeo e delle commissioni sono molto limitati. Ma ormai libertà e informazione coincidono totalmente. Nessuno oggi ti minaccia di arresto per le tue idee, semmai ti priva di notizie, manipola l'informazione, ti fa credere di essere libero di pensarla come vuoi, ma decide l'ammissibilità di cose che si possono sapere e cose che non si devono sapere, pretende persino di stabilire la liceità delle domande da porre, e infine arriva ad intimorire e intimidire chi esce dallo schema».

Vuole lanciare l'allarme sul caso italiano?
«La minaccia, in Italia è particolarmente acuta. Ma il problema ma non è soltanto nostro. Riguarda l'Europa e il mondo, per questo trovo giusto far conoscere l'appello dei tre giuristi».

E della minaccia di bloccare l'EU se i portavoce non smettono di criticare l'Italia, cosa pensa?
«Mi sembra la conferma che Berlusconi si sente alle corde e diventa imprudente e violento. Cercherà di usare i servizi segreti e qualunque cosa. Si sente minacciato, evidentemente, dietro una compattezza della maggioranza che è tutta apparenza, e se ne esce con sciocchezze incommentabili».

(intervista di l.n.)

mercoledì 26 agosto 2009

Servizio estivo


Ecco un breve resoconto di come ho passato luglio e agosto, e anche qualche cenno di risposta ai blogger che hanno avuto la pazienza e la forza di scrivermi.

Le prime riunioni a Bruxelles e a Strasburgo se ne sono andate in questioni pratiche – complesse perché le nuove regole che si è dato il Parlamento sembrano mosse da una inconscia mania suicida: tutto è così complesso (certo, anche per evitare abusi – che adesso si sono concentrati tutti sul Parlamento nazionale...). Questioni importanti decise in quelle prime riunioni sono state le afferenze di ciascuno di noi alle varie commissioni di lavoro del Parlamento. Come sapete io sono “finito” nella Commissione Cultura e Istruzione: non è delle più eccitanti, ho ottenuto di essere anche supplente nella Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni, dove si discutono tematiche più brucianti (coppie gay, diritti di migranti, e così via). Naturalmente la Cultura non è da buttare, tenendo pur sempre conto che per ora (dovrebbe cambiare qualcosa nel futuro prossimo, se entreranno in vigore gli ultimi accordi di Lisbona) le competenze dell’Unione sono molto limitate rispetto a quelle dei governi nazionali, e che il Parlamento non ha di fatto potere di iniziativa legislativa, si limita a “reagire” a progetti di provvedimenti della Commissione europea e del Consiglio. Comunque, una delle prime battaglie che intendo iniziare in quella Commissione è quella sull’informazione e i monopoli di essa (le leggi ad personam di B. e il conflitto di interessi).

Tra gli altri temi di inizio legislatura: ottenuta dall’IdV la presidenza della commissione controllo del budget per Luigi De Magistris – che darà del filo da torcere a chi cerca di usare l’Europa come una vacca da mungere… Poi un lungo promemoria che il gruppo ALDE (liberali e democratici) di cui faccio parte, presieduto dall’ex primo ministro belga Verhofstadt, ha inviato a Barroso, il quale si candida a presiedere di nuovo la Commissione esecutiva e forse sarà rieletto a ottobre. Il nostro gruppo subordina il sostegno a Barroso al programma che questi intende presentare. In particolare, chiediamo che la Commissione (magari una Commissione più rosa rispetto a quella precedente) si adoperi per un coordinamento delle risposte alla crisi che i governi nazionali danno per ora in ordine sparso. Un anticipo, insomma, del coordinamento delle politiche economiche che l’Europa stenta ancora a darsi. Chiediamo, nello stesso spirito, l’istituzione di uno European Financial Supervisor, che si occupi di armonizzare i diversi servizi finanziari europei e contrasti le forze centrifughe, che impediscono la creazione di un mercato unico anche in questo settore. Il gruppo chiede poi che l’UE si doti finalmente di un bilancio autonomo (dai singoli stati membri), e che provveda, tra l’altro, a definire meglio la sua posizione di potenza diplomatica nello scenario internazionale. Di particolare interesse (si pensi ai tanti drammi italiani in merito) la richiesta di un portafoglio (da assegnare a un membro della Commissione) per i diritti e le libertà fondamentali e contro le discriminazioni, che rafforzi tra l’altro i poteri della Commissione esecutiva contro la criminalità internazionale e la corruzione.

Nella Commissione cultura c’entrano anche i temi della libertà della rete, dei pirati, ecc. Capisco le obiezioni che alcuni dei miei blogger hanno sollevato, a difesa del lavoro di chi crea beni immateriali (anch’io scrivo libri, e se mi rendono non mi ribello certo), ma credo che la questione della libertà di scaricare sia una di quelle che vanno discusse e approfondite in maniera centrale, perché prefigura un mondo che, proprio per le nuove capacità tecnologiche, non si lascia più chiudere dalla proprietà, dal capitale, ecc. Forze produttive che si sviluppano al di là dei rapporti di produzione vigenti: è quello che diceva Marx, e io ci credo. Perché, come mi scrive criticamente Valerio su questo blog, sono comunista. Lo slogan (sì, sarà un po’ superficiale, ma riassume bene) è: “Il comunismo reale è morto, viva il comunismo ideale”. Ma come e perché sono stato candidato ed eletto con l’Italia dei Valori? Quando sono stato a Londra a marzo (il convegno cui Valerio si riferisce), la candidatura non era ancora decisa, tutto è cominciato il primo aprile (un pesce?); dunque allora non ho mentito, certo dopo mi sono ricreduto, ho cambiato idea... Volevo che almeno un comunista (ideale: per una società senza classi, con elettrificazione – cioè sviluppo tecnico e economico – più soviet, e cioè potere democratico autentico) fosse presente nel Parlamento europeo. Di Pietro mi ha offerto questa possibilità, a cui prima non pensavo. E mi sta molto bene. Se dovesse cambiare qualcosa di essenziale nella libertà di cui godo con i miei colleghi eletti (con i quali condivido, se non l’ideale comunista alla lettera, tutto il resto...), mi dimetterei da europarlamentare; non me lo ordina il medico, non ho nemmeno un grande interesse economico a restarci (ho già detto che in questa nuova legislatura ci sono molti meno privilegi per i membri del Parlamento europeo). Dunque...

Ma in luglio e agosto non mi sono solo riposato. Come sapete, sono andato a visitare un carcere, rispondendo all’appello di colleghi radicali. A Imperia. Poco più di cento “ospiti”, la maggioranza per piccoli reati, spaccio, rapina, ecc. E per lo più immigrati – non ho ancora trovato i nuovi prigionieri per reato di immigrazione clandestina, non c’erano ancora. La cosa più scandalosa che ho rilevato è che non mancano i carceri (a Reggio Calabria ce n’è uno nuovissimo vuoto); mancano gli agenti di custodia, il che vuol dire che tutta una serie di attività che sarebbero previste – scuola, lavoro esterno, movimento e sport, ecc. – non si possono fare. I detenuti hanno quattro ore d’aria (in un cortiletto di cemento) e stanno venti ore al giorno in cella, per lo più sulle loro brande. Disumano è dir poco. Ma intanto le leggi folli e sadiche della Lega fanno morire gli immigrati in mare. Visita al carcere e lettura dei giornali di questi giorni spiegano anche un poco la difficoltà con cui mi dedico al blog: spesso la disperazione mi fa mancare la voglia e le parole. Quando vi rendete conto di vivere in un paese fascista e mafioso come il nostro, può prendervi l’idea che non ci sia niente da fare, e dunque che non si fa nulla...

Ho letto anche qualche romanzo: il Millennium di Stig Larsson, una bella macchina per passare il tempo. Ma anche libri di Zizek – un mio amico “comunista” –, un libro di saggi di Marcuse intitolato Heideggerian Marxism. Già, perché sono anche andato avanti nella redazione del libro Hermeneutic Communism che sto scrivendo con il mio collega e amico Santiago Zabala. Ho scritto l’articolo in morte di Jervis che molti di voi hanno commentato. Era troppo duro il giudizio sul “ritorno all’ordine”? Ma, l’ho detto anche nell’articolo, non era tanto rivolto a Jervis, che ho sempre ammirato, quanto alla situazione complessiva attuale i cui i filosofi, molti italiani, sembrano preoccupati soprattutto di cancellare ogni idea di trasformazione sociale, e lavorano su cascami reazionari predicando il realismo, l’oggettivismo, lo scientismo. Il supplemento domenicale del giornale confindustriale è la loro palestra. Bah. Ho anche letto alcune recensioni al mio Addio alla verità – spesso polemiche, e ho annotato le obiezioni. Ma su questo scriverò a parte, se no il blog scoppia... Il blog: che come sapete, ho deciso di non interrompere. Mi obbligherà ogni tanto a fare il punto su di me. Sarà il mio “servizio” flosofico-deputatesco.

A risentirci (presto) su questo canale, dunque. E grazie di tutto.
GianniV.

giovedì 6 agosto 2009

A Ferragosto in carcere

Ho raccolto (così come molti altri deputati) l'invito di Rita Bernardini, deputata radicale eletta col Pd, a visitare le carceri italiane, a seguito della vicenda che ha coinvolto il cittadino bosniaco Izet Sulejmanovic. La Corte per i diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per trattamento inumano e degradante - a Sulejmanovic erano riservati circa 2,7 metri quadrati di cella, contro i 4,5 previsti come minimo per chi dimora in cella multipla. A Ferragosto, mi recherò nel carcere di Imperia.

venerdì 31 luglio 2009

giovedì 30 luglio 2009

Interrogazione parlamentare: Legge lituana per la protezione dei minori contro gli effetti dannosi dell'informazione pubblica

Eccovi il testo dell'interrogazione parlamentare che abbiamo posto il 16 luglio. Come vedete, la questione dei diritti civili è tutt'altro che pacifica, non solo in Italia, e richiede la massima attenzione.
INTERROGAZIONE ORALE CON DISCUSSIONE a norma dell'articolo 115 del regolamento di Sophia in 't Veld, Jeanine Hennis-Plasschaert, Leonidas Donskis, Gianni Vattimo e Baroness Sarah Ludford, a nome del gruppo ALDE, Ulrike Lunacek, Raül Romeva i Rueda, Jean Lambert e Judith Sargentini, a nome del gruppo Verts/ALE alla Commissione
16 luglio 2009
Oggetto: Legge lituana per la protezione dei minori contro gli effetti dannosi dell'informazione pubblica
Il 14 luglio 2009 il Parlamento lituano ha approvato alcuni emendamenti alla legge sulla protezione dei minori contro gli effetti dannosi dell'informazione pubblica. Secondo tale legge, un'informazione pubblica che istiga ai rapporti omosessuali e sfida i valori della famiglia influisce negativamente sullo sviluppo dei minori. Il suddetto provvedimento pone l'informazione sull'omosessualità allo stesso livello di questioni quali la rappresentazione della violenza fisica, l'esibizione di corpi crudelmente mutilati e le informazioni che incoraggiano l'automutilazione o il suicidio. La legge porta al divieto di qualunque informazione sull'omosessualità che sia accessibile ai minori.
Il presidente della Lituania ha opposto il suo veto a questo atto legislativo, in quanto redatto in termini vaghi e confusi, e ha chiesto al Parlamento di riesaminarlo per garantire che esso sia conforme ai principi costituzionali dello Stato di diritto e di certezza e chiarezza giuridica, e che non risulti in conflitto con le garanzie di una società aperta e di una democrazia pluralistica. Le ONG attive nella difesa dei diritti umani e i deputati del Parlamento europeo hanno ripetutamente sollecitato un intervento da parte delle istituzioni UE e invitato il Seimas a rivedere il progetto di legge. Verrà inoltre presentato un ricorso alla Corte costituzionale. Nell'autunno saranno poi esaminati alcuni emendamenti ai codici penale e amministrativo, in virtù dei quali gli atti intesi alla diffusione dell'omosessualità, commessi da persone fisiche o giuridiche in aree pubbliche, saranno considerati reati punibili con lavori di pubblica utilità o un'ammenda fino a 1500 euro, o l'arresto.
Ha la Commissione discusso le questioni summenzionate con le autorità lituane? Concorda la Commissione sul fatto che la legge e gli emendamenti in oggetto sono incompatibili con i diritti umani e le libertà fondamentali garantiti dalle convenzioni internazionali ed europee e, in particolare, con la libertà di espressione, che comprende il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni? Non ritiene inoltre che essi siano incompatibili con la legislazione e le politiche UE contrarie alla discriminazione? Non ritiene la Commissione che la suddetta legge sia in contraddizione con la Carta dei diritti fondamentali dell'UE, con l'articolo 6 del TUE e l'articolo 13 del TCE, ovvero con i valori fondamentali su cui si basa l'Unione europea? Intende la Commissione chiedere una valutazione della legge e degli emendamenti da parte dell'Agenzia per i diritti fondamentali? Quali misure intende la Commissione intraprendere per garantire che la Lituania rispetti i suoi obblighi in forza dei trattati UE e della legislazione europea e internazionale? È disposta, se necessario, ad attivare la procedura prevista dall'articolo 7 del TUE?

mercoledì 22 luglio 2009

Prime nomine

Buongiorno a tutti. Scusate l'assenza, ma gli impegni (più formali che sostanziali, per ora, ma è ovvio) al Parlamento e qualche difficoltà negli spostamenti (voli cancellati, ecc.) mi hanno portato via molte energie. Qui di seguito troverete la mia pagina di deputato, appena creata dal sito del Parlamento europeo, e ancora da riempire.

Come vedrete, sono stato eletto membro titolare della Commissione Cultura e Istruzione, e supplente della Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari Interni. Le due commissioni delle quali facevo parte anche tra il 1999 e il 2004, anche se all'epoca ero supplente della prima e titolare della seconda.
Per ora, posso segnalarvi il link al sito del Parlamento in lingua italiana, http://www.europarl.europa.eu/news/public/default_it.htm?language=IT: la prima sessione plenaria inizierà il 14 settembre, e in quel momento, di fatto, comincerà la nuova legislatura. Sul nuovo presidente, Buzek, saprete già tutto: è stato votato a larga maggioranza, con un'intesa sul suo successore: Martin Schulz, del Pse, tristemente noto in Italia per essere stato l'oggetto degli insulti di Berlusconi.
Qui il link all'Alde, l'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa, il gruppo del quale faccio parte pur mantenendo la barra, come sapete, decisamente a sinistra (http://www.alde.eu/index.php). Il nostro nuovo leader è Guy Verhofstadt, l'ex primo ministro belga. Piccola curiosità: da decano, ho presieduto la prima riunione del gruppo.
Infine, ecco la mia mail di deputato: gianni.vattimo@europarl.europa.eu.
Tra luglio (ciò che resta) e agosto, i miei collaboratori provvederanno ad aggiornare tanto il blog quanto il sito, cosicché tutto sia pronto per settembre. Continuate a scrivere, ci si vedrà prossimamente su questi schermi - consegnerò loro, in base alle scadenze dei lavori parlamentari e dell'attualità della situazione europea, video che verranno inseriti nel blog, di facile e immediata fruizione, che si aggiungeranno ovviamente ai commenti scritti e agli articoli che pubblicherò.
Un saluto a voi tutti,
GianniV.