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venerdì 8 novembre 2013

"Diritto d’autore e opendata in Europa"

Venerdì 15 novembre, dalle h. 9.30 alle 18, presso il Cecchi Point di via Cecchi 17 a Torino, l'eurodeputato Gianni Vattimo introdurrà il convegno su "Diritto d'autore e opendata in Europa", organizzato dall'ALDE. La partecipazione è libera.


Il Partito dei Liberali e Democratici Europei promuove ogni anno, attraverso gli europarlamentari aderenti al proprio gruppo, convegni d’approfondimento sulle diverse tematiche che vengono affrontate dal Parlamento Europeo.
Quest’anno ha inteso promuovere un convegno che affronti il tema del diritto d’autore, dell’opendata e dell’opensource.
 

venerdì 31 maggio 2013

Gianni Vattimo a Washington per la liberazione dei 5 cubani


   Danny Glover and Peter Coyote for the Cuban Five

Per il secondo anno consecutivo la campagna internazionale per la liberazione dei 5 arriva negli Stati Uniti, precisamente a Washington, con una fitta agenda d’iniziative che dal 30 maggio al 5 giugno vedranno impegnati giornalisti, intellettuali e politici, arrivati qui da tutto il mondo, tra questi anche una delegazione della Rete dei Comunisti Parlamentari, scrittori, artisti, sindacalisti, leader religiosi, avvocati e giornalisti, provenienti da diversi Paesi del mondo, saranno a Washington per la 2da edizione di questo evento, fitto di incontri e conferenze che esamineranno da diverse angolature il caso vergognoso per la giustizia statunitense dei 5 cubani processati e condannati per la loro attività antiterroristica in Florida.

lunedì 27 maggio 2013

Sos Greyhound: un vita dignitosa per i levrieri a fine carriera


Al Parlamento europeo l'iniziativa di alcuni europarlamentari per garantire ai levrieri "a fine carriera" la corretta applicazione della legislazione europea in tema di benessere degli animali

di Oscar Grazioli, Tiscali.it


Il levrière (o levriero) è un cane di antico lignaggio. Il famoso "veltro", null'altro era che un cane da caccia, magro, agile e velocissimo identificabile con uno dei tanti levrieri che oggi conosciamo. Il termine è caduto in disuso, ma viene ricordato per una famosa profezia che Dante pone all'inizio della Divina Commedia, nella quale il veltro rappresenta dunque l'azione di Dio contro la cupidigia (la lupa), così come il levriere è una delle razze più stimate in assoluto, tanto che il Saluki (Levriere persiano) era l'unico cane a potere entrare nella tenda del beduino, in quanto era di fondamentale importanza per la caccia alla veloce gazzella. Come è noto infatti, nella religione musulmana, non è consentito toccare o farsi toccare dal cane, considerato animale impuro (tranne appunto il levriere).

giovedì 16 maggio 2013

Manifestazione "5 days for the Cuban 5" a Washington

Gianni Vattimo sarà presente alla cinque giorni di manifestazione per la liberazione dei Cuban Five che si terrà a Washington dal 30 maggio al 5 giugno. Insieme all'europarlamentare IdV/Alde ci saranno molti altri intellettuali, politici, scrittori, artisti ed esponenti della società civile e delle organizzazioni internazionali.


Gianni Vattimo sui Cuban Five al Parlamento europeo (17/04/2012)

da Prensa Latina


L'evento che si terrà tra pochi giorni a Washington DC a favore degli agenti dell'antiterrorismo cubano incarcerati da 12 anni negli Stati Uniti "sarà il più importante del 2013 a sostegno della loro causa, organizzato proprio nel cuore dell'impero", ha affermato il portavoce di un gruppo di solidarietà cubano.

lunedì 18 marzo 2013

Gianni Vattimo sur la crise politique italienne

La vidéo de l'interview en français accordée la semaine dernière par le député européen ADLE-IdV Gianni Vattimo à la chaîne France 24, sur la situation politique italienne après les élections.

Dans le studio TV du Parlement Européen de Strasbourg, avec Vattimo, la députée européenne italo-suédoise Anna Maria Corazza Bildt, PPE. Présente Caroline de Camaret, journaliste de France 24.




Link (english version): "Talking Europe" - France 24

martedì 12 febbraio 2013

Procreazione assistita: la Corte di Strasburgo respinge il ricorso italiano sulla legge 40. Una vittoria laica

Pubblichiamo dal sito dei Radicali Italiani


Il 28 agosto del 2012 la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva dichiarato lesiva dei diritti umani la legge 40/2004, che vieta l'accesso alla fecondazione assistita per le coppie fertili, ma portatrici di malattie trasmissibili. Il governo italiano aveva presentato ricorso in difesa della Legge 40, ma l'11 febbraio 2013 la Corte lo ha respinto in via definitiva.
Nella sentenza si constatava che la legge 40 viola l'art 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo relativamente al rispetto della vita familiare e dichiara, sulla base di documenti e relazioni scientifiche, che tale legge non può coesistere con altre che consentono diagnosi prenatali e pre-impianto, confermando ciò che alcuni tribunali ordinari italiani avevano già rilevato.
L'eurodeputato Alde-Idv Gianni Vattimo
L'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca aveva presentato un intervento nel procedimento insieme alle associazioni di coppie infertili Amica Ciogna, Cerco un Bimbo e l'Altra Cicogna, a supporto dei ricorrenti Costa-Pavan, difesi dall'avvocato Nicolò Paoletti. L'intervento era stato sottoscritto da oltre sessanta parlamentari di diversi schieramenti politici e si era arricchito dell'istanza che l?associazione coscioni aveva inviato alla corte europea in collaborazione con 4 europarlamentari: Niccolò Rinaldi, Andrea Zanoni, Gianni Vattimo di Alde-Idv e Gabriele Albertini del Ppe-Pdl.

venerdì 8 febbraio 2013

Il Festival Sete Sóis Sete Luas presentato al Parlamento europeo

Pubblichiamo qui di seguito l'articolo apparso qualche giorno fa su Il Tirreno in relazione alla visita della delegazione del Festival Sete Sóis Sete Luas alla Commissione per la Cultura e l'Istruzione del Parlamento europeo, patrocinata dall'eurodeputato del gruppo ALDE Gianni Vattimo


di Andrea Lanini, Il Tirreno

L'onda del Festival Sete Sóis Sete Luas non è solo un azzeccato marchio di fabbrica, un grazioso logo. Oltre a snodarsi in forma di mosaico sui muri esterni dei tre Centrum attualmente in attività (a Pontedera, a Ponte de Sor, a Frontignan) come sintesi della vicinanza, del dialogo dei popoli del Mediterraneo e delle loro radici culturali, oltre a comparire elegante e sinuosa su dépliant e manifesti come simbolo dell'energia propulsiva di un progetto ventennale, quel flusso di valori e saperi attraversa fisicamente, concretamente, paesi e confini, scavalca barriere linguistiche, arriva a lambire il fulcro delle istituzioni europee, scombinandone allegramente i cerimoniali, i rigidi protocolli, le sperimentate abitudini, seducendone gli autorevoli esponenti, portando con sé, a cavallo della propria cresta schiumosa, i suoni del folklore, le note di antichissimi canti, il carattere schietto di terre lontane, di affascinanti tradizioni.


domenica 10 giugno 2012

Risoluzione del Parlamento europeo sulla lotta all'omofobia in Europa: la proposta Alde

PROPOSTA DI RISOLUZIONE




Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0234/2012
21.5.2012
PE489.265v01-00
 
B7-0243/2012
presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

sulla lotta all'omofobia in Europa (2012/2657(RSP))

Sophia in 't Veld, Sarah Ludford, Renate Weber, Sonia Alfano, Frédérique Ries, Kristiina Ojuland, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, Marietje Schaake, Louis Michel, Jan Mulder, Edward McMillan-Scott a nome del gruppo ALDE

Risoluzione del Parlamento europeo sulla lotta all'omofobia in Europa (2012/2657(RSP))  
B7‑0243/2012
 
Il Parlamento europeo,
–   visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,
–   visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 5, e gli articoli 6, 7, 21 e 27 del trattato sull'Unione europea, gli articoli 10 e 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e la Carta dei diritti fondamentali dell'UE,
–   visto lo strumentario per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), adottato dal gruppo di lavoro "Diritti umani" del Consiglio dell'Unione europea,
–   viste la risoluzione 1728 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, del 29 aprile 2010, sulla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, e la raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei ministri, del 31 marzo 2010, sulle misure per combattere la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o l'identità di genere,
–   vista la relazione dell'Agenzia per i diritti fondamentali del novembre 2010 in materia di omofobia, transfobia e discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere,
–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'omofobia, in particolare quelle del 26 aprile 2007 sull'omofobia in Europa, del 15 giugno 2006 sull'intensificarsi della violenza razzista e omofoba in Europa, del 18 gennaio 2006 sull'omofobia in Europa, del 19 gennaio 2011 sulla violazione della libertà di espressione e sulle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale in Lituania, del 17 settembre 2009 sulla legge lituana sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione, del 18 aprile 2012 sui diritti umani nel mondo e la politica dell'Unione europea in materia, comprese le conseguenze per la politica strategica dell'UE in materia di diritti umani, del 14 dicembre 2011 sul prossimo vertice UE-Russia e del 28 settembre 2011 sui diritti umani, l'orientamento sessuale e l'identità di genere nel quadro delle Nazioni Unite,
–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, e che essa afferma e promuove tali valori tanto al suo interno quanto nelle relazioni con il resto del mondo;
B.  considerando che l'omofobia consiste nella paura e nell'avversione irrazionali provate nei confronti dell'omosessualità e di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sulla base di pregiudizi, ed è assimilabile al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo; che si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto diverse forme, tra cui incitamento all'odio e istigazione alla discriminazione, scherno e violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e uccisioni, discriminazioni a violazione del principio di uguaglianza e limitazione ingiustificata e irragionevole dei diritti, e spesso si cela dietro motivazioni fondate sull'ordine pubblico, sulla libertà religiosa e sul diritto all'obiezione di coscienza;
C. considerando che la Commissione ha asserito il proprio impegno ad assicurare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nell'UE, dichiarando che l'omofobia non sarà tollerata in Europa;
D. considerando che negli Stati membri e nei paesi terzi continuano a verificarsi casi di omofobia, tra cui omicidi, interdizione delle marce per l'orgoglio omosessuale (gay pride) e delle manifestazioni per l'uguaglianza, utilizzo pubblico di un linguaggio aggressivo, minaccioso e improntato all'odio, incapacità della polizia di assicurare un'adeguata protezione, violente manifestazioni autorizzate di gruppi omofobi ed esplicito divieto di riconoscere le unioni esistenti tra partner dello stesso sesso;
E.  considerando che in alcuni Stati membri i partner dello stesso sesso non godono di tutti i diritti e le tutele assicurati ai coniugi eterosessuali, subendo così discriminazioni e penalizzazioni, e che allo stesso tempo sempre più paesi in Europa hanno dichiarato di garantire le pari opportunità, l'inclusione e il rispetto, o si stanno muovendo in tale direzione, assicurando la tutela dalla discriminazione basata sull'orientamento sessuale, sull'espressione di genere e sull'identità di genere come pure il riconoscimento delle famiglie composte da partner dello stesso sesso;
F.  considerando che il Parlamento europeo ribadisce il proprio impegno a favore dell'uguaglianza e della non discriminazione in base all'orientamento sessuale e all'identità di genere nell'UE, in particolare per quanto concerne l'approvazione della direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale, che è attualmente bloccata a causa delle obiezioni di alcuni Stati membri, nonché per quanto riguarda le future proposte per il riconoscimento reciproco degli effetti dei documenti di stato civile, la prossima revisione della decisione quadro sul razzismo e la xenofobia per includere il reato di omofobia e una tabella di marcia globale che assicuri l'uguaglianza sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;
G. considerando che in Lituania resta giuridicamente difficile stabilire se la pubblica informazione possa promuovere l'accettazione dell'omosessualità in base alla legge sulla tutela dei minori contro gli effetti dannosi della pubblica informazione, modificata nel 2010;
H. considerando che in Lettonia un membro del consiglio municipale di Riga ha recentemente presentato un progetto di legge inteso a vietare la "propaganda dell'omosessualità" per impedire lo svolgimento della marcia dell'orgoglio baltico (Baltic Pride) del marzo 2012, e che questa proposta non è ancora stata esaminata;
I.   considerando che in Ungheria il partito di estrema destra Jobbik ha recentemente presentato diversi progetti di legge intesi a introdurre il nuovo reato di "diffusione dei disturbi del comportamento sessuale" e che il partito Fidesz ha presentato al consiglio municipale di Budapest un'ordinanza locale per "limitare le marce oscene" prima del gay pride di Budapest; che le proposte sono successivamente state abbandonate, anche se potrebbero essere reintrodotte nei parlamenti nazionali o locali; che la revisione della definizione di famiglia è fonte di preoccupazione;
J.   considerando che in Russia sono state approvate leggi penali e amministrative contro la "propaganda dell'omosessualità" nelle regioni di Rjazan' nel 2006, Archangel'sk nel 2011 e Kostroma e San Pietroburgo nel 2012, e che le regioni di Novosibirsk, Samara, Kirov, Krasnojarsk e Kaliningrad stanno considerando l'adozione di norme simili; che dette leggi prevedono sanzioni fino a 1 270 euro per le persone fisiche e fino a 12 700 euro per le associazioni e le imprese; che la Duma federale sta considerando l'introduzione di una legge analoga;
K. considerando che in Ucraina sono all'esame del parlamento due progetti di legge presentati nel 2011 e nel 2012 nell'ottica di introdurre il reato di "diffusione dell'omosessualità", che includerebbe l'organizzazione di riunioni, parate, azioni, dimostrazioni e manifestazioni di massa intese a diffondere intenzionalmente informazioni positive sull'omosessualità; che le sanzioni proposte comprendono multe e pene detentive fino a cinque anni; che la commissione per la libertà di espressione sostiene tale progetto di legge;
L.  considerando che in Moldova i consigli distrettuali e i territori di Bălți, Anenii Noi, Chetriş e Hiliuţi hanno adottato nel 2012 norme intese a vietare "la propaganda omosessuale e le attività musulmane"; che tali misure sono già state dichiarate incostituzionali dalla Cancelleria di Stato di Chetriş;
M. considerando che la delegazione dell'UE in Moldova ha espresso "profondo rammarico e viva preoccupazione" in relazione a tali "manifestazioni di intolleranza e discriminazione";
Situazione nell'Unione europea
1.  condanna fermamente qualsiasi forma di violenza e discriminazione basata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere e sostiene la necessità di continuare ad adoperarsi in modo sistematico a livello di Unione europea, Stati membri e paesi terzi per combattere l'omofobia all'interno della società e impedire l'adozione di norme che potrebbero nuocere alla comunità LGBTI; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a garantire la protezione della comunità LGBTI in relazione ai discorsi omofobi improntati all'odio, all'istigazione all'odio, alla violenza e alle discriminazioni nonché ad assicurare che i diritti, le libertà, il rispetto, la dignità e le tutele riconosciuti ai partner dello stesso sesso siano uguali a quelli garantiti al resto della società; condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli;
2.  chiede alla Commissione di rivedere la decisione quadro sul razzismo e la xenofobia per rafforzarne e ampliarne il campo di applicazione, onde includere, tra l'altro, l'omofobia e la transfobia;
3.  invita il Consiglio dell'Unione europea e gli Stati membri a concretizzare l'obiettivo della lotta alle discriminazioni omofobe, rimuovendo gli impedimenti alla proposta di direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, dalla disabilità, dall'età o dall'orientamento sessuale;
4.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che la direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione sia attuata senza discriminazioni in base all'orientamento sessuale e a deferire alla Corte gli Stati membri che l'hanno recepita parzialmente o in modo scorretto; invita la Commissione a proporre misure per riconoscere reciprocamente gli effetti dei documenti di stato civile in base al principio del riconoscimento reciproco;
5.  richiama l'attenzione sulle conclusioni della relazione dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea intitolata "Omofobia, transfobia e discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere"; invita la Commissione e gli Stati membri a dare seguito nella massima misura possibile ai pareri contenuti in detta relazione; chiede alla Commissione di esaminare attentamente i futuri risultati dell'inchiesta LGBT dell'Agenzia per i diritti fondamentali e di intraprendere azioni appropriate;
6.  invita la Commissione a garantire che la relazione annuale sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali comprenda una strategia per rafforzare la protezione dei diritti fondamentali nell'UE, includendo informazioni integrali ed esaustive sull'incidenza dell'omofobia negli Stati membri nonché soluzioni e azioni proposte per superarla;
7.  chiede nuovamente alla Commissione di stabilire una tabella di marcia globale che assicuri l'uguaglianza sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;
8.  plaude ai progressi registrati negli Stati membri per superare le discriminazioni subite dalle persone LGBTI e dalle coppie dello stesso sesso, ad esempio per quanto concerne l'eredità, le disposizioni in materia di proprietà, le locazioni, le pensioni, le tasse, la previdenza sociale, ecc., riconoscendo in particolare le relazioni tra partner dello stesso sesso attraverso la coabitazione, l'unione civile o il matrimonio; plaude al fatto che sedici Stati membri offrono attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a fare altrettanto; chiede agli Stati membri di assicurare la denuncia dei reati omofobi, di provvedere alla formazione del personale incaricato dell'applicazione della legge, affinché gestisca adeguatamente tali situazioni, e di combattere il bullismo nelle scuole;
9.  chiede agli Stati membri di concedere l'asilo alle persone perseguitate in base all'orientamento sessuale o all'identità di genere;
Leggi omofobe e libertà di espressione in Europa
10. è gravemente preoccupato che in alcuni Stati membri dell'UE e in paesi terzi siano elaborate leggi che prendono di mira la pubblica informazione sull'omosessualità, limitando di conseguenza la libertà di espressione e di associazione in base a idee infondate in materia di omosessualità e transessualità;
11. deplora il fatto che dette leggi siano già state applicate per arrestare e multare i cittadini, compresi i cittadini eterosessuali che esprimono sostegno, tolleranza o accettazione verso lesbiche, gay, bisessuali e transgender; deplora altresì la legittimazione dell'omofobia, e talvolta della violenza, operata da tali leggi, come nel caso del violento attacco a un autobus di attivisti LGBT avvenuto il 17 maggio 2012 a San Pietroburgo;
12. sottolinea che il termine "propaganda" è raramente definito; è costernato dal fatto che le reti di informazione si sono dimostrabilmente censurate, che i cittadini sono minacciati e temono di esprimere le proprie opinioni e che le associazioni e le società che utilizzano simboli gay-friendly, come gli arcobaleni, possono essere perseguite;
13. sottolinea che queste leggi sono contrarie al Patto internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione europea sui diritti umani che tutelano l'orientamento sessuale da leggi e pratiche discriminatorie(1) e cui aderiscono Russia, Ucraina, Moldova, Lituania, Lettonia e Ungheria; chiede al Consiglio d'Europa di indagare su tali violazioni dei diritti fondamentali, di verificarne la compatibilità con gli impegni connessi al Consiglio d'Europa e all'appartenenza alla Corte europea dei diritti dell'uomo, prendendo le misure adeguate;
14. sottolinea inoltre che tali leggi sono contrarie all'interesse superiore del minore, il cui diritto di cercare e ricevere informazioni e idee di ogni genere è tutelato dalla Convenzione sui diritti del fanciullo; afferma che i bambini LGBT devono avere accesso a informazioni positive e rassicuranti rispetto alla propria sessualità; deplora che dette leggi rendano difficile e illegale l'accesso a tali informazioni;
15. sottolinea infine che i tribunali nazionali e internazionali hanno affermato ripetutamente che le preoccupazioni in materia di moralità pubblica non giustificano un trattamento differenziato, anche in relazione alla libertà di espressione; indica l'ampia maggioranza di paesi europei in cui non vigono leggi analoghe e dove prosperano società eterogenee e rispettose;
16. chiede alle competenti autorità di Russia, Ucraina, Moldova, Lituania, Lettonia e Ungheria di dimostrare e garantire il rispetto del principio di non discriminazione e di riconsiderare tali leggi alla luce della legislazione internazionale in materia di diritti umani e dei propri impegni da essa derivanti;
17. condanna l'attacco violento a danno dei dimostranti pacifici che partecipavano al gay pride di Kiev; deplora il fatto che le autorità ucraine non siano riuscite a garantire la sicurezza e la protezione necessaria ai partecipanti;
18. invita le autorità moldove ad adottare infine il progetto di legge contro la discriminazione che attua il principio di uguaglianza e dovrebbe includere inoltre la discriminazione basata sull'orientamento sessuale;
19 invita la Commissione, il Consiglio e il Servizio per l'azione esterna a prendere atto di tali divieti e a condannarli, specialmente nel contesto degli affari interni, del dialogo bilaterale e della politica europea di vicinato; invita inoltre il Consiglio dell'Unione europea e il Servizio per l'azione esterna a sollevare la questione nei pertinenti consessi internazionali, quali il Consiglio d'Europa, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e le Nazioni Unite;
20. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio dell'Unione europea e all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai governi e ai parlamenti nazionali di Russia e Ucraina, ai parlamenti regionali russi citati e ai consigli locali moldovi citati.
(1)
Toonen v. Australia, Comunicazione n. 488/§992, Doc. ONU CCPR/C/50/D/488/1992 (1994); Young v. Australia, Comunicazione n. 941/2000, Doc. ONU CCPR/C/78/D/941/2000 (2003); X v. Columbia, Comunicazione n. 1361/2005, Doc. ONU CCPR/C/89/D/1361/2005 (2007).

Qui invece il testo della proposta di risoluzione comune presentata il 22 maggio in sostituzione di quelle dei singoli partiti (PPE (B7-0234/2012), Verts/ALE (B7-0236/2012), S&D (B7-0238/2012), GUE/NGL (B7-0242/2012), ALDE (B7-0243/2012))

venerdì 20 aprile 2012

Da europarlamentari IdV interrogazione su accesso a credito in Europa

Gli europarlamentari dell'Italia dei Valori, Giommaria Uggias, Niccolò Rinaldi, Gianni Vattimo e Andrea Zanoni hanno presentato un'interrogazione sulla situazione del credito in Europa a seguito delle due operazioni di rifinanziamento delle banche messe in atto dalla BCE, per sostenere l'economia reale attraverso il finanziamento a tassi agevolati alle imprese e alle famiglia. "L'intenzione - spiegano i deputati dipietristi - è quella di verificare se la massiccia immissione di denaro, gli oltre 1000 miliardi di euro, che la BCE ha introdotto nel sistema finanziario al tasso fisso dell'1 % i per tre anni abbia avuto un ritorno positivo sull'economia reale affinché le imprese possano ritrovare slancio e superare questo momento di crisi, oppure se sia stata un'occasione solo per la speculazione bancaria". 
"La situazione davanti ai nostri occhi è paradossale: le banche sono state "salvate" dall'intervento della BCE, ma, invece di contribuire al rilancio dell'economia dell'Ue, continuano a speculare ingiustamente sul mercato del credito, rifiutando l'erogazione o applicando su mutui e prestiti tassi inaccessibili". Nell'interrogazione i deputati IDV incalzano la Commissione europea e la stessa BCE per rendere noto "in quale misura le banche beneficiarie del prestito della BCE hanno destinato le risorse ricevute per sostenere l'economia reale, quale settore ne ha usufruito maggiormente e soprattutto se tale prestito ha migliorato le condizioni di cittadini e imprese nell'accesso ai mutui; qual è l'attuale tasso d'interesse medio applicato dalle banche europee per l'ottenimento di mutui e prestiti, se esso è diminuito a seguito delle due Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine, e inoltre quali sono le azioni previste o messe in atto al fine di assicurare che le risorse erogate raggiungano effettivamente l'economia reale e siano meglio finalizzate ad aiutare cittadini e imprese".
"Nel momento di grave crisi a cui devono far fronte i cittadini europei, è necessario consentire una facilità d'accesso ai finanziamenti destinati alle imprese, in modo da far ripartire l'economia. E' quindi impensabile - concludono i deputati IDV - che le banche strozzino il circuito del credito, utilizzando le risorse messe a disposizione dell'UE per investire nel mercato finanziario".

Scarica l'interrogazione

mercoledì 14 marzo 2012

Bologna Process: Equitable access for study to all

Bologna Process: Equitable access for study to all

The Bologna process and the contribution of the European institutions to its progress was debated today in the European Parliament. The purpose of the Bologna process is to create a European higher education area by making academic degree standards and quality assurance standards more comparable and compatible throughout Europe and beyond. The Bologna Process currently has 46 participating countries, of which 27 EU countries and with the European Commission being an important contributor. 
VATTIMO_90.jpgGianni Vattimo (Italy, Italia dei Valori), has been dealing extensively with the Bologna process.

He says: "One of the greatest challenges the European Higher Education Area still faces today is the complicated issue of mutual recognition of credits and academic titles between European Universities. The EU member states should urgently adopt a final and clear decision on this issue."
Vattimo also wants to ensure that education and training are independent of socio-economic factors: "It is important to guarantee an equitable access for all to study, especially in times of economic crisis like this".
The ALDE MEP highlights the importance of "safeguarding the crucial role played by training, cultural and social matters that are not directly functional to the labour market, such as the humanities".
The Bologna process introduced the three-cycle degree system (bachelor, master, doctorate), quality assurance and mutual recognition of qualifications and periods of study.
ALDE supports the calls for increased public investments in higher education, especially aimed at countering the economic crisis with growth based on enhanced skills and knowledge and the promotion of partnerships among universities and enterprises.
ALDE stresses that reduction in funding for education causes a negative impact on the social dimension of education and asks member States and EU institutions to develop new targeted and flexible funding mechanisms with a view to supporting growth, excellence and the particular and diverse vocations of universities. 
Indeed education is one of the cornerstones of the EU2020 strategy: the share of early school leavers should be under 10% and at least 40% of the younger generation should have a tertiary degree.



Processus de Bologne: un accès équitable aux études pour tous
Le processus de Bologne et la contribution des institutions européennes à ses avancées, a fait l'objet d'un débat aujourd'hui au Parlement européen. Le but du processus de Bologne est de créer un espace européen de l’enseignement supérieur en établissant des normes de diplômes universitaires et des normes d'assurance qualité plus comparables et compatibles dans toute l'Europe et au-delà. Le processus de Bologne compte actuellement 46 pays participants, dont 27 pays de l'UE, la Commission européenne étant un donateur important.VATTIMO_90.jpg

Gianni VATTIMO (Italia dei Valori, Italie), impliqué depuis longtemps dans le processus de Bologne, a déclaré: "Un des plus grands défis auquel fait face l'Espace européen de l'enseignement supérieur aujourd'hui encore est la question complexe de la reconnaissance mutuelle des crédits et des titres universitaires entre les universités européennes. Les Etats membres de l'UE devraient adopter d'urgence une décision claire et définitive sur cette question."
M. Vattimo veut également s'assurer que l'éducation et la formation soient indépendantes des facteurs socio-économiques : "Il est important de garantir un accès équitable pour tous aux études, surtout en période de crise économique comme celle-ci". L'eurodéputé souligne l'importance de "préserver le rôle crucial joué par les formations, les orientations culturelles et sociales qui ne sont pas directement fonctionnelles pour le marché du travail, telles que les sciences humaines".
Le processus de Bologne a introduit le système de diplômes en trois cycles (licence, master, doctorat), la garantie de la qualité et la reconnaissance mutuelle des qualifications et des périodes d'étude.
L'ADLE soutient les demandes pour un accroissement des investissements publics dans l'enseignement supérieur, en particulier visant à lutter contre la crise économique avec une croissance basée sur les compétences de haut niveau et la connaissance et la promotion de partenariats entre les universités et les entreprises.
L'ADLE souligne que la réduction du financement de l'éducation provoque un impact négatif sur la dimension sociale de l'éducation et demande aux États membres et aux institutions de l'UE de développer de nouveaux mécanismes de financement ciblés et flexibles en vue de soutenir la croissance, l'excellence et les vocations particulières et diversifiées des universités.
En effet, l'éducation est une des pierres angulaires de la stratégie Europe 2020, laquelle stipule le taux de jeunes en décrochage scolaire devrait être inférieure à 10% et au moins 40% de la jeune génération doit avoir un diplôme du troisième degré.


For more information please contact:
Corlett Neil - Tel:+32 2 284 20 77 Mob:+32 478 78 22 84
van der Steen Elzelien - Tel:+32-2-284 26 23 Mob:+32-477-45 42 84
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giovedì 22 dicembre 2011

L'Idv e la riforma della governance europea: Rinaldi a nome del gruppo

UE: RINALDI (IDV), LE 10 IDEE DELL’IDV PER SALVARLA
 
(AGENPARL) - Roma, 19 dic - “Solo un’approfondita riforma del governo europeo può salvare l'Unione Europea dalla crisi attuale che da finanziaria rischia di diventare istituzionale. Ciò deve avvenire attraverso una serie di proposte per stabilizzare la zona euro e creare finalmente un'unione economica e fiscale basata su politiche di crescita e di equità sociale”. Lo ha detto Niccolò Rinaldi, eurodeputato e capodelegazione di Italia dei Valori al Parlamento Europeo, presentando i dieci punti salva-Europa a nome della delegazione Idv al Parlamento Europeo, formata, oltre che dallo stesso Rinaldi, da Sonia Alfano, Giommaria Uggias, Andrea Zanoni e Gianni Vattimo. “Elezione del Presidente della Commissione a suffragio universale sulla base di un programma e in concomitanza con l'elezione del Parlamento Europeo; creare un vero governo economico della zona euro con l'istituzione di un Ministro delle Finanze, componente della Commissione con la carica di vice-presidente (come l'Alto Rappresentante per la politica estera) al quale spetti il coordinamento dei vari commissari il cui portafoglio ha un impatto sul governo dell'eurozona; favorire l'integrazione europea, l'innovazione, la solidarietà sociale e il buongoverno aggiornando i criteri di convergenza con l'aggiunta di nuovi parametri per gli Stati membri; sia delegato alla Commissione, e non agli Stati membri, il compito di monitorare il raggiungimento dei criteri, attraverso un'approvazione preventiva delle misure nazionali e di sanzioni; il governo economico deve lanciare una nuova strategia di crescita dell'Unione, con l'emissione da parte della BEI di project bonds da destinare a investimenti in progetti europei di ricerca, infrastrutture e sostegno alla coesione sociale e con bond di stabilità per rafforzare la disciplina fiscale e aumentare la stabilità nei mercati attraverso l'aumento di liquidità, da applicare solo al 60% del debito sovrano previsto dal Trattato; creazione di un Fondo Monetario Europeo (FME), sulla base dell'attuale fondo salva-stati; creazione di un Fondo europeo di redenzione collettiva temporaneo (ECFR, come proposto dal Consiglio tedesco degli esperti economici) per l'aggregazione e la responsabilità solidale di tutti gli obblighi dei governi oltre la soglia del 60% prevista dal Trattato; istituzione a livello europeo di un prelievo di solidarietà sulle transazioni finanziarie; le risorse proprie devono rispecchiare le reali capacità dell'UE e diventare autonome dagli Stati membri; procedere a un accordo tra Unione Europea e autorità bancarie della Svizzera per applicare una tassa sui capitali depositati da parte di cittadini UE e adottare norme comuni europee per favorire il rimpatrio di capitali”.

sabato 29 ottobre 2011

Intervista a Verhofstadt al nostro convegno

La Stampa, 29 ottobre 2011

II liberale Verhofstadt "La Banca non cambi né ruolo né limiti" 
di Tonia Mastrobuoni 

Guy Verhofstadt deve avere un ritratto nascosto in cantina che invecchia al suo posto, come Dorian Gray. Sarà la finestrella tra gli incisivi o il caschetto biondo, ma a 58 anni mantiene un'incredibile aria da ragazzino. Caschetto che scuote deciso, sul caso del giorno: «Lorenzo Bini Smaghi? No comment. È una vicenda italiana». E la Bce «deve mantenere il ruolo che ha», non deve diventare più centrale nella nuova architettura europea come chiede qualcuno. Sul recente accordo a Bruxelles che secondo Sarkozy (e non solo) ha salvato il mondo, il presidente dell'Adle, dei Liberali europei, ha invece molto da dire. L'ex premier belga ha partecipato in questi giorni a una conferenza sul lavoro organizzata a Torino da Gianni Vattimo, e sostiene che «il prossimo passo devono essere gli eurobond: nelle prossime settimane - annuncia - Olli Rehn e Josè Barroso presenteranno la proposta».

Presidente, come giudica l'accordo europeo? 
«È un sollievo. Cominciamo, finalmente, ad agire in modo coerente e deciso. In questi mesi i tentennamenti sono costati un'enormità, anche in termini di credibilità, all'Europa».

Cosa pensa dell'ampliamento dell'Efsf, che avrà quattro volte la potenza di fuoco di prima? 
«Va bene, ma non basta. Primo, perché c'è un errore grave nella decisione di fare contemporaneamente un "haircut" sui bond greci del 50 per cento e poi inventarsi un veicolo finanziario complesso con la garanzia europea al 20 per cento. Perché i mercati dovrebbero fidarsi se hanno già subito un taglio dei bond per la metà del valore?».

Qual è il prossimo passo? 
«La crisi dimostra in modo lampante che non basta avere l'ambizione di armonizzare le economie europee: da quando c'è l'euro le differenze tra Grecia e Germania sono aumentate».

È d'accordo dunque con Sarkozy che sostiene che non bisognava far entrare Atene nell'euro?  
«Parla la Francia che ha ammorbidito il Patto nel 2003! E ha passato indenne lo sforamento del deficit perché si è messa d'accordo con la Germania e l`Italia! No, io penso che serva una vera convergenza delle economie europee. E bisogna introdurre gli eurobond. Nelle prossime settimane il commissario agli Affari economici Olli Rehn e il presidente della Commissione europea Jose Barroso presenteranno la proposta».

Lucrezia Reichlin, ex Bce, propone che sia la banca centrale a fare da garante per i debiti, perché l'Efsf da solo non basterà mai a tranquillizzare i mercati.
«Se facciamo una fatica immonda sugli eurobond con la Germania, temo che quest'ipotesi incontrerebbe un vero muro».

Quindi lei non cambierebbe il ruolo della Bce? 
«Assolutamente no. La banca centrale europea deve mantenere il ruolo che ha adesso».

A proposito di Germania: lei non teme che il rinvigorito asse con la Francia possa indebolire ulteriormente le istituzioni europee? Il presidente della Commissione Ue non è che che brilli per una presenza molto decisa, in questa crisi.
«Le dirò di più. Quasi nessuno, a torto, si è scandalizzato per il fatto che l'accordo sia dovuto passare per il Bundestag, cioè per un parlamento di un Paese membro. Tra l'altro, la vicenda Efsf ci impone una riflessione sui meccanismi di approvazione delle decisioni. Dobbiamo togliere il meccanismo dell'unanimità».

E cosa propone?  
«Un meccanismo simile a quello del Fondo monetario internazionale, a stragrande maggioranza, all'80 per cento, ad esempio. Così non dobbiamo più soffrire notti di angoscia perché una decisione che vale l'Eurozona è appesa al voto di un solo Paese come la Slovacchia».

La vicenda Bini Smaghi?  
«È una questione italiana non intendo commentare»

mercoledì 6 aprile 2011

Interrogazione sulla revisione della Costituzione ungherese

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione e al Consiglio
30 marzo 2011
Articolo 115 del regolamento
Renate Weber, Cecilia Wikström, Sophia in 't Veld, Baroness Sarah Ludford, Sonia Alfano, Norica Nicolai, Gianni Vattimo, Louis Michel, Nathalie Griesbeck, Leonidas Donskis, Alexander Alvaro, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE

Oggetto: Revisione della Costituzione ungherese

Le autorità ungheresi hanno presentato al Parlamento un progetto di Costituzione(1) che fa riferimento a "un'idea di unità nazionale dell'Ungheria" per quanto riguarda gli ungheresi che vivono all'estero(2), che limita i poteri della Corte costituzionale(3), modifica il mandato dei membri della Corte costituzionale, del presidente della Corte dei conti e del governatore della Banca centrale, definisce i concetti di matrimonio e famiglia, escludendo le famiglie monoparentali, le coppie conviventi e dello stesso sesso(4), vieta la discriminazione salvo che per motivi di orientamento sessuale, età e caratteristiche genetiche(5), abolisce e accorpa gli organi per la difesa dei diritti umani(6), stabilisce che "la vita del feto" è "tutelata fin dal momento del concepimento"(7), fa riferimento ai valori religiosi del Cristianesimo e al loro ruolo nella difesa della nazionalità(8) e prevede la possibilità di estendere il diritto di voto previsto per i minori o le loro madri(9), nonché per gli ungheresi che risiedono all'estero(10). I partiti di opposizione e le organizzazioni non governative(11) contestano la riforma costituzionale, criticando la mancata trasparenza delle procedure, la consultazione inadeguata e le rigide scadenze nonché i contenuti che smantellano freni e contrappesi democratici(12). La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (Commissione di Venezia) ha invitato le autorità ungheresi a garantire maggiore flessibilità, apertura e spirito di compromesso e ha formulato alcune raccomandazioni, mentre il 25 marzo l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa(13) le ha invitate a presentare un parere a pieno titolo. Il progetto di Costituzione dovrebbe essere adottato nella seconda metà di aprile(14).

Sta la Commissione (il Consiglio) seguendo il processo di riforma costituzionale dell'Ungheria per verificare che le riforme previste siano conformi ai trattati e al diritto dell'UE, in particolare agli articoli 2, 6, e 7 del TUE, ai comuni principi costituzionali democratici e alle norme sul diritto di voto per le elezioni del Parlamento europeo? Come valuta il processo di riforma e quali azioni intende mettere in atto? Ritiene che la riforma possa comportare un rischio di discriminazione in base alla nazionalità, all'etnia, all'orientamento sessuale, alla religione o alle convinzioni personali e costituisca una violazione del principio della parità di trattamento? Intende invitare le autorità ungheresi ad attendere il parere della Commissione di Venezia e ad adeguarsi alle sue raccomandazioni prima di adottare il progetto di Costituzione?

(1) La versione inglese del testo messo a disposizione dalle autorità ungheresi è disponibile all'indirizzo http://www.euractiv.com/sites/all/euractiv/files/CONSTITUTION_in_English__DRAFT.pdf; il preambolo della Costituzione non è stato divulgato dalle autorità ungheresi ma è disponibile all'indirizzo http://www.euractiv.com/sites/all/euractiv/files/BRNEDA224_004970.pdf.
(2) Articolo D
(3) In materia di bilancio, imposte, tasse e dogane: articolo 24 paragrafo 4, la versione in inglese divulgata dalle autorità ungheresi differisce da quella fornita dalle Ong; l'actio popularis è abolita.
(4) Articolo M e Preambolo: "I riferimenti più importanti per la nostra coesistenza sono la famiglia e la nazione, i cui valori fondamentali che ci uniscono sono lealtà, fede e amore" (traduzione fornita dalle autorità ungheresi); la famiglia è "la base per la sopravvivenza della nazione".
(5) Articolo XIV, paragrafo 2: "L'Ungheria garantisce i diritti fondamentali a tutti i cittadini, senza discriminazioni in base a sesso, etnica, colore della pelle, origine etnica o sociale, origine nazionale, handicap, lingua, religione, orientamento politico o di altro tipo, proprietà, nascita o altre condizioni" (versione fornita dalle autorità ungheresi).
(6) Ad esempio il mediatore per le minoranze e il commissario parlamentare per la protezione dei dati e della libertà d'informazione.
(7) Articolo II: "... la vita del feto sarà tutelata a partire dal concepimento" (versione fornita dalle autorità ungheresi).
(8) Preambolo: "Riconosciamo il ruolo del Cristianesimo nella tutela della nazionalità"..."Il re Stefano...ha fatto sì che il nostro paese fosse parte dell'Europa cristiana" (traduzione fornita dalle autorità ungheresi); la Costituzione stabilisce che essa deve essere interpretata in base a tale preambolo: articolo Q, paragrafo 3.
(9) O per un'altra persona o legale rappresentante: articolo XXI, paragrafo 2; la traduzione delle autorità ungheresi differisce da quella delle ONG.
(10) Articolo XXI, paragrafo 1: la traduzione delle autorità ungheresi differisce da quella delle ONG. Sono previste inoltre norme estensive sullo stato d'emergenza e la sospensione dei diritti fondamentali. Nella Carta costituzionale non si cita alcun riferimento al divieto di effetti giuridici retroattivi. È introdotto l'ergastolo: articolo IV, paragrafo 1. Versione originale della Costituzione tradotta dalle ONG; l'attuale Costituzione è dichiarata nulla.
(11) Hanno deciso di boicottare il dibattito sulla questione quando il Governo ha ridotto i poteri della Corte costituzionale, in seguito a un giudizio non gradito emesso da quest'ultima.
(12) È possibile ad esempio consultare gli studi dell'Hungarian Civil Liberties Union (HCLU), dell'Eötvös Károly Policy Institute e del Comitato di Helsinki ungherese: http://helsinki.hu/Friss_anyagok/htmls/820
(13) Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
(14) Da una maggioranza di 2/3 dell'attuale Assemblea parlamentare, in seguito all'abolizione della regola del voto a maggioranza di 4/5 in Parlamento. Non sono previste consultazioni referendarie.

Interrogazione sulla decisione del governo americano di revocare la sospensione dei processi militari a Guantanamo

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione e al Consiglio
1o marzo 2011
Articolo 115 del regolamento
Sophia in 't Veld, Baroness Sarah Ludford, Renate Weber, Sonia Alfano, Marietje Schaake, Gianni Vattimo, Nathalie Griesbeck, Ramon Tremosa i Balcells, Louis Michel, a nome del gruppo ALDE

Oggetto: Decisione del governo americano di revocare la sospensione dei processi militari a Guantanamo

Il 22 gennaio 2009 il presidente Obama ha ordinato di sospendere la presentazione di nuovi capi d'accusa ai tribunali militari, congelando in tal modo la decisione del precedente governo americano di consentire che al centro di detenzione di Guantanamo i detenuti sospetti fossero giudicati da tribunali militari. Il congelamento significava che le persone sospettate di terrorismo dovevano essere processate da tribunali civili federali nel territorio degli Stati Uniti, mentre il presidente Obama firmava un decreto che ordinava la chiusura di Guantanamo entro l'anno. Il 7 marzo 2011 il presidente degli Stati Uniti ha revocato il congelamento di due anni, consentendo la ripresa dei processi militari, e ha deciso di disciplinare per via legislativa la detenzione a tempo indeterminato di detenuti privi di capi d'accusa, come avviene a Guantanamo. È prevista anche una procedura di revisione per consentire un riesame dei casi dopo il primo anno e, successivamente, ogni quattro anni. A Guantanamo restano ancora 172 detenuti e nei confronti di una quarantina di essi è stato intentato un processo in corte d'assise o in corte marziale. Dopo l'11 settembre, solo pochi casi sono stati trattati dai tribunali militari, perlopiù allorché i sospetti si dichiaravano colpevoli, mentre oltre 170 processi contro terroristi hanno avuto luogo con successo davanti a tribunali civili. Il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e ha accolto favorevolmente la sospensione delle azioni giudiziarie dei tribunali militari(1), invitando gli Stati Uniti ad assicurare ai detenuti di Guantanamo il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a norma del diritto internazionale e del diritto costituzionale statunitense, e a garantire che i detenuti al cui riguardo gli Stati Uniti dispongono di prove sufficienti siano sottoposti senza indugio a un processo equo e pubblico, da un tribunale competente, indipendente e imparziale e, se condannati, siano imprigionati negli Stati Uniti(2).

Intende la Commissione (il Consiglio), e in particolare l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sollevare presso le autorità statunitensi le gravi preoccupazioni dell'Unione a seguito della recente decisione di revocare la sospensione dei processi militari, della detenzione a tempo indeterminato, il continuo rinvio della chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e di ribadire che la lotta contro il terrorismo può e deve essere combattuta nel pieno rispetto delle norme relative ai diritti fondamentali? Quali azioni e iniziative intende la Commissione (il Consiglio), e in particolare l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, adottare nei confronti delle autorità statunitensi per risolvere la questione?

(1) Risoluzione del Parlamento europeo del 19.2.2009 sul presunto uso dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri (P6_TA(2009)0073)
(2) Risoluzione del Parlamento europeo del 4.2.2009 sul rimpatrio e il reinsediamento dei detenuti di Guantanamo (P6_TA(2009)0045)