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domenica 21 febbraio 2010

Non voto Bresso nemmeno sotto tortura

Non voto Bresso nemmeno sotto tortura
Il Giornale, 20 febbraio 2010
di Paolo Bracalini

Professor Vattimo, già stufo di Di Pietro?
«Io stimo Di Pietro perché è l’unico di sinistra in Italia, però non posso stare con la banda di trafficanti della Tav che l’Idv sostiene».
Traduco: in Piemonte voterà contro il suo partito, che sostiene la Bresso, famosa pro-Tav.
«Esattamente, farò il voto disgiunto e invito anche gli elettori piemontesi dell’Italia dei valori a fare altrettanto. Ho individuato una candidata al consiglio regionale dell’Idv che mi piace e che voterò, ma non voterò mai la Bresso, nemmeno se mi torturano».
E chi vota?
«Ma, vediamo, il candidato presidente di una lista di sinistra minoritaria per esempio...».
Ci risiamo, non è che ritorna a sinistra?
«Per adesso sono un indipendente dell’Idv e quindi ho anche posizioni divergenti da Di Pietro».
Se fosse in Campania farebbe lo stesso, non voterebbe l’indagato De Luca candidato presidente anche dall’Idv?
«Sì, anche se mi dicono che i reati che gli contestano sono reati, diciamo così, di assistenza politica per gruppi di disoccupati. Insomma c'è reato e reato, bisogna distinguere. Anche Tartaglia, che è indagato per aver tirato la statuetta del Duomo in faccia a Berlusconi...».
Poco grave.
«Se Tartaglia avesse delle altre buone ragioni per essere candidato, se per esempio fosse esperto di acque potabili o di infrastrutture, io non baderei assolutamente al fatto che è indagato».
Fosse per lei lo candiderebbe.
«Ripeto, lo farei se avesse altri titoli oltre ad aver tirato il Duomo in testa al Cavaliere, anche se tutto sommato...».
Anche quello...
«Anche quello mi sembra un merito».
Suvvia, non dirà sul serio.
«Non dico che è un merito politico sufficiente per farne un candidato, ma ecco non potrei dire di essere profondamente addolorato per l’aggressione a Berlusconi...».
Allora sarà anche d’accordo con Genchi che al congresso Idv ha sostenuto che l’aggressione era tutta una montatura organizzata dal premier. Teorie del complotto da siti internet, ma lei è europarlamentare...
«Intanto io mi fido più di Genchi che di altre forme di informazioni. Poi sul caso Tartaglia ho la stessa posizione che ho sempre avuto sull’11 settembre. Cioè come Bush ha sfruttato l’11 settembre a suo favore, anche Berlusconi ha utilizzato straordinariamente bene la vicenda Tartaglia, talmente bene che, conoscendo i miei polli, posso sospettare che lo abbiano organizzato».
Parla come un grillino.
«Non sono grillino, sono un marxista che sta con Di Pietro. Ecco, semmai lui deve stare attento a non diventare troppo amico del Pd, chi lo vota potrebbe cambiare idea. Il test saranno le regionali, se sarà negativo vorrà dire che Di Pietro deve cambiare rotta rispetto ai De Luca».
Non è che sosterrà anche lei la corrente di De Magistris?
«Ma per ora c’è Di Pietro e va bene così, De Magistris mi piace, è anche un bell’uomo, anche se non è il mio tipo e quindi non lo dico per fargli la corte».
Ma non le piacerebbe uno più a sinistra?
«Mi piacerebbe ma non c’è».
C’è Vendola, è anche difensore dei diritti omosessuali.
«Per carità, questi come Vendola e Ferrero si sono suicidati con le loro mani per difendere i poteri delle loro piccole burocrazie. Se qualcuno mi spiega una differenza di visione politica tra Vendola e Ferrero gliene sarò grato, ma non ne vedo nessuna».
Lei si dice marxista, Di Pietro però no, almeno per ora.
«Io sono marxista, leninista e non mi è nemmeno antipatico Stalin, che ci ha salvato da Hitler, più degli Stati Uniti. Di Pietro non lo è? Peccato, però mi fido lo stesso. Gli darei anche le chiavi di casa».

martedì 15 dicembre 2009

Intervista a Gianni Vattimo sull'aggressione di Milano al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Intervista a Gianni Vattimo sull'aggressione di Milano al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

15 settembre 2009, Strasburgo, Parlamento europeo. Intervista di David Carretta per Radio Radicale

http://www.radioradicale.it/scheda/293375

Vattimo ad Affari: la chiusura italiana genera gesti folli

Vattimo ad Affari: la chiusura italiana genera gesti folli
Martedí 15.12.2009
di Virginia Perini
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/vattimo151209.html

"Sono dell'opinione di Di Pietro e Rosy Bindi. Di Pietro sembra solo più cattivo ma in realtà la Bindi ha detto la stessa cosa". Dopo la condanna all'aggressione del premier dei filosofi Fulvio Papi e Salvatore Natoli, un altro grande pensatore italiano sceglie Affari per dire la sua. E' Gianni Vattimo, conosciuto in molti paesi come padre del "pensiero debole", la filosofia che abbandona i grandi sistemi otto-novecenteschi per abbattere i dogmatismi e garantire una progressiva riduzione della violenza e il superamento delle ingiustizie sociali. E' sicuro nella sua analisi: "In Italia c'è un clima di chiusura assoluta per quanto riguarda la possibilità politica. Con la maggioranza parlamentare di Berlusconi e con l'uso che ne fa è difficile che chi non tollera più la situazione non si arrabbi".
In un certo senso capisce il gesto?
"Sono naturalmente scandalizzato. E condanno il gesto. Ma non ne traggo conclusioni catastrofiche. Dicono che sia un pazzo - sorride - io addirittura sospetto che l'aggressore sia un mafioso mandato apposta... Fa talmente gioco al premier questa situazione. Mi vengono in mente le torri gemelle: non arrivo a pensare che l'attentato sia stato organizzato da Bush, ma che l'abbia utilizzato per bene lo penso tranquillamente".
Ma dicendo queste cose, da intellettuale e filosofo, non si sente un po' un cattivo maestro?
"Macchè cattivo, non l'hanno mica ammazzato. Mi sento... lo ripeto do ragione a Rosy Bindi. E sarò provocatorio, aggiungo un'affermazione paradossale. Dato che tutto si gioca con mafiosi che lo accusano e mafiosi che lo difendono, non vedo perché non possa esserci anche una figura costruita per l'occasione. Bè certo, poi le situazioni sfuggono di mano, in quel caso il modellino del duomo di Milano poteva essere più leggero e avrebbe generato lo stesso effetto. Naturalmente la mia è un'affermazione provocatoria, solo una battuta".
Una provocazione forte...
"Gliela ribalto. Deve essere proprio fesso il signor Tartaglia. Un gesto simile nel momento in cui Berlusconi ha tutti i vantaggi dell'essere vittima. Infatti si sono mobilitati tutti per lui".
Non teme che questi atteggiamenti possano riproporre uno schema già visto, quello degli anni Settanta, quando da qualche cattedra sono partiti percorsi di odio e di morte?
"Ma no. Quale odio. Credo che in Italia la gente sia fin troppo tollerante. E gli italiani fin troppo pecoroni. Non mi auguro che il nostro diventi un popolo di tiratori di statuine naturalmente, ma vorrei che si muovesse di più dal punto di vista politico. Non c'è rabbia, solo rassegnazione. Nessuno odia nessuno, ma tutti cercano di arruffianarsi i potenti. A parte qualche pazzo. E poi gli anni Settanta erano chiusi, ancora più chiusi di oggi. Noi qualche programma di sfogo ce l'abbiamo, AnnoZero".
Ma il ruolo degli intellettuali non è forse quello di spiegare che certe cose non vanno fatte e che l'opposizione non si fa con la violenza?
"Il ruolo degli intellettuali è quello di farsi sentire, ma anche loro sono stanchi. In Italia c'è anche il problema dei media che sono o di proprietà di Berlusconi o di persone che non vogliono esagerare. Esistono poche voci contro il premier. Lo ribadisco, un'anomala chiusura che produce anomale reazioni".
Come l'aggressione di Tartaglia...
"Dicono che sia un pazzo. In cura da dieci anni. Ma quanta gente è in cura... Chi può dire se davvero è un malato di mente o è un esasperato?"
Ma allora qual è il limite all'antagonismo?
"E' la costituzione, se Berlusconi si facesse processare nessuno gli tirerebbe più le statuette. Il clima civile c'è se si segue la giustizia. Ora la saluto, - sospira, poi sorride - spero di non andare in galera... ma per fortuna ho l'immunità parlamentare"