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mercoledì 22 febbraio 2012

Intervista di tempostretto.it (Messina)

«Se i giovani non leggono più Platone finiranno per abbandonarsi al rincoglionimento mentale»

«Destra e sinistra? Sì, sono ancora diverse. La Destra è natura, la Sinistra è cultura». «Le proteste in Val di Susa? Quanno ce vo', ce vo'». «Se qualcuno mi domanda perché sono cristiano, rispondo semplicemente: “perché non vedo nessuna ragione per non esserlo”». 
 
tempostretto.it (quotidiano online di Messina e provincia), 22 gennaio 2012. Intervista di Claudio Staiti

Venerdì 20 Gennaio, presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Messina, si è tenuto un incontro organizzato dall’associazione Marx XXI e dal Centro Studi Galvano della Volpe. Occasione, la presentazione del libro “Un Nietzsche italiano”, del ricercatore dell’Università di Urbino, Stefano Azzarà, sulla presenza di Nietzsche nel pensiero di Gianni Vattimo e sullo sdoganamento dall’etichetta di pensatore di destra che Nietzsche ha avuto per larga parte del ‘900. A margine dell’incontro-dibattito, introdotto e moderato dal prof. Carmelo Romeo dell’Università di Messina, Tempostretto.it  ha avuto il piacere di porre qualche domanda proprio al filosofo torinese Gianni Vattimo.

Sembra tramontata la figura del filosofo “portatore di verità”. Chi è oggi il filosofo? Trova che sia minacciato dalla frenesia della società attuale?
Il filosofo intanto è colui che fa professione di filosofia, cioè colui il quale continua a leggere brani della tradizione filosofica, li rende comprensibili agli altri, li traduce, e ne scrive di propri. E può anche scrivere delle critiche alle idee di verità e lo fa, al giorno d’oggi, cercando di rispondere a delle problematiche attuali. Perciò il filosofo è colui che guarda al presente e alle sue esigenze, utilizzando però una tradizione testuale che va sotto il nome di ‘filosofia’. Naturalmente ciascuno poi ha di quest’ultima la propria definizione... Non credo che la professione del filosofo sia minacciata... Certamente la minacciano coloro i quali pensano che non debba più essere insegnata nelle scuole, a vantaggio della matematica e dell’informatica. Se i giovani non leggono più Platone e tutti gli altri filosofi, saranno più facilmente preda dei propagandisti e finiranno, passatemi il termine, per abbandonarsi ad un puro e semplice rincoglionimento mentale.

Il filosofo del "pensiero debole" come si rapporta alla politica?
Il filosofo del pensiero debole è uno che sostiene che l’unico modo di emanciparsi per l’uomo non sia quello di cercare di realizzare un ideale prestabilito, “Vivi una vita vera!”, “Sii uomo!”, ma di ridurre la violenza che si impone contro le libertà, per esempio quella dell’eutanasia, quella della libera iniziativa se vogliamo ecc... Fa tutto ciò che credi sia giusto finché non ti scontri con le libertà dell’altro. Credo che il pensiero debole sia una forte teoria dell’emancipazione attraverso l’indebolimento, teoria diversa dal “non c’è niente da fare, stiamocene tranquilli”. Non sono così disperato da non fare più niente. Qualche volta mi viene la tentazione di pensare “sto lì, mi godo la mia pensione” ma mi dispiace e cambio subito idea.

La teoria del pensiero debole non prevede la violenza, eppure lei stesso è vicino alle proteste No Tav in Val di Susa e, in questi giorni (20 Gennaio ndr), i blocchi stradali in Sicilia si stanno ripercuotendo sull’economia locale...
Bloccare le autostrade in Val di Susa per protestare contro la Tav è una “violenza” legittimissima, Si può rispondere alla romana: “quanno ce vo', ce vo'”. (ride) Il problema è stabilire “quanno ce vo'”. E’ controproducente o produttivo? E’ un po’ come far saltare la Casa Bianca. Io, se potessi, lo farei... Ma se questo dovesse dare luogo ad un bombardamento atomico di tutta l’Europa, preferirei di no... si sceglie il male minore, si scelgono degli obiettivi e dei mezzi sufficientemente persuasivi per richiamare l’attenzione. Gli scioperi, le proteste sono questo.

Lei si definisce “comunista”. Come riesce a conciliare questo suo desiderio di approdo a quel tipo di società con l’idea attuale di “sinistra”, per alcuni, termine anacronistico e fuorviante?
Io vedo ancora una diversità fra destra e sinistra. E se devo definirle, penso che la destra è quella che vuole utilizzare differenze naturali a scopo di sviluppo e la sinistra è quella che vuole correggere tali differenze in modo da mettere tutti in condizione di competere sportivamente. Questa secondo me è una differenza fondamentale. La destra è sempre tendenzialmente razzista, darwiniana, “vinca il più forte”, e invece la sinistra deve tendere al rimedio. La sinistra è cultura, la destra è natura. La destra è naturalista, la sinistra è culturalista. E il comunismo è, come dire, l’unico ideale di società che riesco a coltivare, volete che coltivi un’ideale di società che produce di più e per pochi? Tutte le società molto evolute, come gli Stati Uniti, sono anche società di gente esclusa. Sono comunista perché guardo ad un progresso tecnologico controllato da un potere popolare. Laddove c’è solo una di queste due componenti non si attua realmente il comunismo, mettere insieme le due cose è lo stesso ideale di Lenin...

L’uomo moderno sembra perdere sempre più certezze. L’annuncio Nietzschiano “Dio è morto” può considerarsi come l’avvio di questo processo? E lei come mai si professa “cristiano”?
Quando Nietzsche dice che Dio è morto, dice che è morto il Dio morale, il Dio come garanzia suprema di un ordine oggettivo per l’uomo. E poi, in un'altra parte, aggiunge che adesso che Dio è morto, è ora che arrivino molti dei e cioè nuove e più numerose prospettive di vita, criteri di esistenza. Come è noto, io continuo a professarmi cristiano. Come mai? Se qualcuno mi domanda perché sono cristiano, rispondo semplicemente: “perché non vedo nessuna ragione per non esserlo”. Le ragioni per non essere cristiano sarebbero l’autoritarismo papale, la pretesa di comandare sulle leggi, la pretesa di non pagar le tasse? Senza di questo mi è simpatico Gesù Cristo, sono cresciuto così. Se mi offrite delle buone ragioni per non esserlo, ditemelo, ma quelle ragioni qui non sono sufficienti. Anzi, posso essere antipapale ma col Vangelo in mano.

domenica 22 gennaio 2012

A Messina

Vattimo e Marramao a Messina
Nuovosoldo.it, di Sostine Cannata

È andato avanti fino alle nove l’incontro con Gianni Vattimo e Giacomo Marramao alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina, organizzato dall’associazione Marx XXI e dal Centro Studi Galvano della Volpe. Occasione, la presentazione del libro del ricercatore dell’Università di Urbino, Stefano Azzarà, sulla presenza di Nietzsche nel pensiero di Vattimo e sullo sdoganamento dall’etichetta di pensatore di destra che Nietzsche ha avuto per larga parte del ‘900. L’incontro-dibattito è stato introdotto e moderato dal prof. Carmelo Romeo dell’Università di Messina, che  ha sottolineato l’importanza di questo dibattito e della stessa presenza dei due importanti filosofi e pensatori, sottolineando anche come il libro di Azzarà “Un Nietzsche italiano. Gianni Vattimo e le avventure dell’oltreuomo rivoluzionario” getti nuova luce sul pensiero filosofico complessivo “vattimiano”...

domenica 15 gennaio 2012

Messina, il Nietzsche italiano

Per chi fosse interessato a partecipare, 
ecco la locandina della presentazione del libro di Stefano G. Azzarà. 
Tutte le informazioni sul suo blog Materialismo storico.

lunedì 25 luglio 2011

Un Nietzsche italiano: Gianni Vattimo e le avventure dell'oltreuomo rivoluzionario



A settembre in libreria da Manifestolibri

Un Nietzsche italiano: Gianni Vattimo e le avventure dell'oltreuomo rivoluzionario

Con un'intervista a Vattimo su Nietzsche, la rivoluzione e il riflusso

Se il primo incontro di Gianni Vattimo con Nietzsche intendeva soprattutto denazificare il filosofo tedesco e recuperarlo in chiave esistenzialistica, ben più originale è la lettura degli anni Settanta, quando il padre dello Zarathustra assume le vesti tutte politiche di un autore libertario e “rivoluzionario”, diventando punto di riferimento per la sinistra.
Il volume ripercorre criticamente la storia dell’«oltreuomo» dionisiaco, mettendola in relazione con l’uso pubblico che di Nietzsche è stato fatto nel periodo della contestazione sessantottina, dell’Autonomia e infine del terrorismo e del riflusso.
Emerge in controluce la storia di una parte dell’intellighenzia critica italiana, alla ricerca di una via d’uscita “individualistica” dalla dialettica e dalla crisi del marxismo anche attraverso autori che, pur collocati a destra, mettevano in evidenza i limiti della società borghese e del pensiero universalistico.
Con il rischio, però, di favorire quella mentalità neoliberale che costituisce oggi un pericoloso avversario per la democrazia moderna.