Visualizzazione post con etichetta Iran. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Iran. Mostra tutti i post

martedì 17 luglio 2012

Gianni Vattimo (Europarlamentare IDV): “Grillo? Ha ragione su Israele e l'Iran”


"Grillo? Ha perfettamente ragione su Iran e Israele. Io vorrei che Ahmadinejad si facesse finalmente la sua atomica, che sarebbe un elemento di stabilità per il Medio Oriente. Israele ce l'ha, è un problema di equilibrio. Non è un dittatore, è eletto come gli altri. Non è uno schifoso, è una persona perbene che fa una politica diversa da quella degli Stati Uniti sostenuta da Israele. Io lo appoggio totalmente".

Lo dice alla Zanzara su Radio 24 l'europarlamentare dell'Idv Gianni Vattimo, a proposito dell'intervista rilasciata da Beppe Grillo a un quotidiano israeliano. Vattimo va a ruota libera su Israele, Iran e Stati Uniti. "Sull'impiccagione in Iran di cui parla Grillo - dice per esempio Vattimo  - e sulla pena di morte negli States ha ragione lui al cento per cento: fino a 300 anni fa il Vaticano sosteneva la pena di morte, la pena di morte in Iran è solo un altro tipo di legislazione.

Lo stato di diritto? E perché esiste in America dove vince chi ha più soldi? Aprite gli occhi. La più grande democrazia del mondo? Ma di cosa parliamo, mi metto a ridere. In America c'è una schifezza non una democrazia". Grillo ha parlato anche di informazione in Occidente ‘guidata' da un'agenzia israeliana, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

ahmadinejad"E anche qui ha ragione - risponde Vattimo - perché quello che noi sappiamo su Israele e Palestina, Iran e Siria è filtrato da un'agenzia internazionale con dietro un ex agente del Mossad: mi fate vedere per favore la famosa lesbica siriana, che era un signore pagato da qualche servizio segreto? Se intervenissimo in Siria faremmo l'ennesima porcata. Questi ribelli che spuntano così chi cavolo li arma? La Cia, ne avete mai sentito parlare?". Poi Vattimo parla del governo Monti.

"In Egitto i Fratelli Musulmani hanno vinto e sono contento - dice alla Zanzara - se l'alternativa era l'esercito. Meglio i Fratelli Musulmani di Monti? Almeno lì ci sono state le elezioni perchè almeno li c'è stata una votazione, la democrazia. Monti invece è solo un emissario delle banche mondiali. Sono contenti anche gli israeliani che ci sia lui a governare, essendo un governo che più capitalista non si può. Diciamolo chiaramente: fa la stessa politica di Berlusconi ma la fa più seriamente, è meno vergognoso ma molto più pericoloso perchè non si vede come si possa scalzarlo, è sostenuto da tutti".

Dagospia, 26 giugno 2012

martedì 31 gennaio 2012

No alla guerra contro Iran e Siria: l'appello

Pubblicato su Il Manifesto, 20 gennaio 2012
«Sempre più concrete e minacciose si fanno le probabilità che la macchina di morte che ha infierito sulla Jugoslavia, sull'Afghanistan e sull'Iraq e che ha appena finito di devastare la Libia si scagli contro altri paesi sovrani. Paesi riottosi ad allinearsi ai persistenti progetti di Nuovo Ordine Mondiale ma la cui sottomissione è decisiva per rilanciare il dominio geopolitico degli Usa e della Nato in Asia e nel mondo intero. (...)
La guerra psicologica, multimediale e ideologica è in effetti già cominciata e ha già messo in campo le armi della disinformazione e della criminalizzazione dell'avversario ma ha anche già proiettato sul terreno i primi corpi d'elite. Questo appello, che invitiamo a sottoscrivere, è stato originariamente lanciato ai primi di gennaio in Germania, paese nel quale ha raccolto l'adesione di 5 parlamentari nazionali. Il testo è stato pubblicato e diffuso in molte lingue. Sul blog Freundschaft mit Valjevo e.V. la versione originale e le diverse traduzioni.
Fermare i preparativi di guerra! Mettere fine all'embargo! Solidarietà con il popolo iraniano e siriano!
Decine di migliaia di morti, una popolazione traumatizzata, un'infrastruttura largamente distrutta e uno Stato disintegrato: questo il risultato della guerra condotta dagli Usa e dalla Nato per poter saccheggiare la ricchezza della Libia e ricolonizzare questo paese. Ora preparano apertamente la guerra contro l'Iran e la Siria, due paesi strategicamente importanti e ricchi di materie prime che perseguono una politica indipendente, senza sottomettersi al loro diktat. Un attacco Nato contro Siria o Iran potrebbe provocare un diretto confronto con Russia e Cina - con conseguenze inimmaginabili.
Con continue minacce di guerra, con lo schieramento di forze militari ai confini dell'Iran e della Siria, nonché con azioni terroristiche e di sabotaggio da parte di "unità speciali" infiltrate, gli Usa e altri Stati della Nato impongono uno stato d'eccezione ai due paesi al fine di fiaccarli. (...) Al fine di procurarsi un pretesto per l'intervento militare da tempo pianificato cercano di acutizzare i conflitti etnici e sociali interni e di provocare una guerra civile. A questa politica dell'embargo e delle minacce di guerra contro l'Iran e la Siria collaborano in misura notevole la Ue e il governo italiano
Facciamo appello a tutti i cittadini, alle chiese, ai partiti, ai sindacati, al movimento pacifista perché si oppongano energicamente a questa politica di guerra. Chiediamo al governo italiano: di revocare senza condizioni e immediatamente le misure di embargo contro l'Iran e la Siria; di chiarire che non parteciperà in nessun modo a una guerra contro questi Stati e che non consentirà l'uso di siti italiani per un'aggressione da parte degli Usa e della Nato; di impegnarsi a livello internazionale per porre fine alla politica dei ricatti e delle minacce di guerra contro l'Iran e la Siria. (...)

Domenico Losurdo, Gianni Vattimo, Margherita Hack, Franco Cardini, Giulietto Chiesa, Costanzo Preve, seguono altre firme
 
Per sottoscrivere l'appello: noguerrasiriairan@libero.it, Paolo Ercolani, Università di Urbino, 0722-303600, 335-8370043, Facebook.com/Paolo Ercolani University of Urbino, Msn paolo.ercolani@hotmail.it

mercoledì 6 aprile 2011

Dichiarazione di voto sulla relazione sull'approccio dell'UE nei confronti dell'Iran

Dichiarazione di voto sulla relazione sull'approccio dell'UE nei confronti dell'Iran

Report: Bastiaan Belder (testo della relazione: A7-0037/2011)

sessione plenaria del 10 marzo 2011, Strasburgo.

Gianni Vattimo (ALDE). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, volevo spiegare la mia astensione nel voto finale sulla relazione a proposito dell'Iran perché, mentre condivido tutte le critiche contro il mancato rispetto dei diritti umani in Iran, specialmente per quello che riguarda la pena di morte, la persecuzione di minoranze sessuali, il non rispetto della libertà di insegnamento nelle scuole e nelle università, sono però persuaso che molte delle notizie, delle informazioni che questa relazione cita vengono direttamente dalla propaganda statunitense, non me ne posso fidare.

Infine, come liberal-democratico, mentre naturalmente sono convinto che l'Iran abbia tutto il diritto di perseguire lo sviluppo di una ricerca nucleare a scopi pacifici, non negherei nemmeno il suo diritto di avere armi nucleari in una regione in cui l'unica potenza che le possiede e a cui si consente di possederle è uno Stato razzista e colonialista come Israele.

(video dell'intervento)

lunedì 22 novembre 2010

Teheran parte seconda


Altro post sul blog de Il Fatto quotidiano, 21 novembre 2010

Teheran, parte seconda


Ho letto i tanti commenti giunti sul blog al mio post sul World Philosophy Day (WPD) a Tehran. In molti mi chiedevano di specificare cosa avrei detto al congresso. Su La Stampa di ieri, è riportata una parte – quella più strettamente filosofica – del mio intervento. Trascrivo qui di seguito per i lettori de Il Fatto Quotidiano l’introduzione, di natura politica, che farò precedere al mio discorso, intitolato “Universalismo, verità, tolleranza”. Lo faccio nella speranza di suscitare reazioni sul merito della riflessione e sulla proposta politica in essa contenuta (come avvenuto ad esempio in una discussione con Eco su queste tematiche), anziché commenti ispirati all’insensata equiparazione della critica delle politiche del governo israeliano e del sionismo all’antisemitismo, magari conditi da attacchi al sottoscritto (si veda, se proprio necessario, la reazione di Volli al mio post su ilfattoquotidiano.it). Sono certo consapevole della contraddizione, che in molti hanno notato, tra l’accettazione dell’invito di Tehran e il boicottaggio della kermesse israeliana (prima, ed egiziana poi) al Salone del Libro di Torino. Ma è poi tale? Forse no. Entrambe le questioni sono non solo culturali, ma anche politiche. E nel caso del Salone del Libro, che i paesi occidentali (l’Italia, poi…) – e non i loro intellettuali – non perdano occasione per ribadire il proprio sostegno alle decennali pratiche imperialistiche del governo israeliano, prendendo accordi con quest’ultimo per organizzare un evento – in Occidente, non a Tel Aviv – che inevitabilmente finisce per mortificare la causa legittima e colpevolmente trascurata dei Palestinesi, è a mio parere poco accettabile. O comunque, sembra imporsi una scelta, quella che appunto descrivo qui sotto. Un mondo multipolare ha le sue esigenze.


Universalismo, verità, tolleranza

Sono pienamente consapevole dell’onore che mi avete tributato invitandomi al World Philosophy Day. Sono già stato a Teheran anni fa, quando il presidente Katami invitò l’Accademia della Latinità, della quale sono uno dei due vicepresidenti. Oggi sono qui in altra veste: quella di filosofo, e quella di deputato del Parlamento europeo. Sono essenzialmente due le ragioni per le quali ho deciso di accettare l’invito a Teheran: il mio impegno professionale per la filosofia, e il mio impegno politico per promuovere la causa della rivolta internazionale contro l’imperialismo statunitense. Il conflitto fondamentale che caratterizza il mondo odierno è di duplice natura, filosofica e politica, e riguarda le politiche di una potenza economica e militare che pretende anche di rappresentare la ragione e i diritti umani, agitati in nome di una sorta di missione divina. Sapete perfettamente cosa questa pretesa significhi in termini di oppressione di popoli e interventi offensivi nei domini riservati degli stati. Benché non possa dire di condividere, filosoficamente e politicamente, le posizioni ufficiali del governo iraniano e di molti intellettuali del vostro paese, ho deciso di schierarmi in favore della lotta dei tanti popoli che, come quello iraniano, e quelli di paesi latino-americani come il Venezuela, Cuba, la Bolivia e il Brasile, si stanno ribellando al potere della polizia internazionale capeggiata dagli Stati Uniti. Posso ovviamente esprimere le più ampie riserve su molte posizioni ufficiali del governo iraniano: la pena di morte (che è tuttavia pratica corrente nella cosiddetta capitale della democrazia, gli Stati Uniti), ma anche (quella che a me appare come) la forte commistione tra la religione ufficiale dello stato e il diritto civile, che invece dovrebbe a parer mio garantire tutte le scelte morali e filosofiche dei cittadini, e tra queste una maggiore libertà d’insegnamento nelle scuole e nelle università, ma anche l’assenza di persecuzioni nei confronti dell’omosessualità e in generale di tutti gli orientamenti sessuali. Potrei ricordare molti altri punti di dissenso che sono propri anche dell’opinione pubblica occidentale, sebbene quest’ultima sia fortemente influenzata dalla propaganda imperialista e persino sionista. Ciononostante, in nome della causa comune contro l’imposizione soffocante del consenso di Washington, scelgo volutamente di rimandare l’esame delle tante questioni di libertà appena ricordate. Ben sapendo che anche nel mio “mondo libero”, molte delle libertà che spesso invochiamo per i cittadini iraniani non sono rispettate. Quello che mi ripropongo di fare, d’ora in poi, è contribuire, per quanto mi è possibile, alla lotta per realizzare queste libertà sia nel mio mondo occidentale sia nel vostro, ben consapevole del fatto che molti di coloro che in Occidente pretendono di difendere e affermare i diritti umani sono in realtà alleati dell’oppressore. Menziono per tutti gli pseudo-democratici sostenitori dello stato d’Israele, che è oggi uno dei più orribili esempi, ipocrita, di aggressione militare contro quegli stessi diritti.

martedì 28 settembre 2010

Polemiche su Iran, bomba atomica, e dintorni

Replica di Vattimo
Intanto: il sindaco insulta dandomi dell'idiota. Dunque si prenda le sue responsabilità. Poi: crede che la cultura ebraica sia la cultura sionista e questo è una grossa falsità. Il mondo è, fortunatamente, pieno di ebrei non sionisti e non filo-israeliani. Che Israele sia uno stato canaglia lo dicono i presidenti americani, ha l'atomica senza riconoscerlo. Poi: da quando è nato non ha fatto altro che violare tutte le delibere dell'Onu da cui pure è dipesa la sua stessa nascita (oltre che dal terrorismo ancora oggi praticato): vada a Gaza, signor sindaco (se ci riesce!)...
Gianni Vattimo

Controrisposta di Tarantini a Vattimo
Non ho mai inteso insultare, e chissà quante volte nella mia vita mi è capitato di dire idiozie. Ma, ho l’impressione che il “il tacon xé pejo del buso”, per parafrasare alla leghista (mi sia consentita l’ironia) una risposta, quella del prof. Vattimo che si spinge ancora più in là definendo Israele e gli Stati Uniti, stati terroristici. Inorridisco ancor di più, perché da Sindaco di Trani sede capofila della settimana di cultura ebraica del 2009, ho sempre ritenuto che questa sia la Città modello di confronto e dialogo e simili affermazioni non sono benvenute.
Il Sindaco di Trani
Giuseppe Tarantini

Bomba nucleare all'Iran, la risposta di Gianni Vattimo a Tarantini
Il sindaco Tarantini si astenga dagli insulti: solo ai leghisti è concessa la libertà di insulto, vuole essere un leghista ad (dis)-honorem? Poi: prima di dire in pubblico che riconosco all'Iran, prossimo obiettivo degli attacchi di Israele e Stati Uniti (entrambi super armati di bombe atomiche), il diritto di dotarsi di armi nucleari (un diritto che l'Iran del resto non ha mai rivendicato, limitandosi a cercare di realizzare un programma atomico per usi di pace), ho sempre sostenuto che occorre una denuclearizzazione (anche) del Medio Oriente. Dunque: cominciare a ridurre il pericolo rappresentato dagli stati terroristici: primo fra tutti Israele, e il suo alleato statunitense. Che ne dice il sindaco? Sarebbe d'accordo con una campagna a questo scopo, magari dedicando al tema la prossima edizione dei dialoghi di cui è, pro tempore, editore?
Gianni Vattimo

Bomba nucleare all'Iran? Tarantini replica al filosofo Vattimo
Il sindaco: «Rimango inorridito da simili idiozie»
Trani Informa Comunicazione e informazione culturale, turistica e di servizio
lunedì 27 settembre 2010
Il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, ha diffuso ai mezzi d'informazione una sua replica all'intervento del filosofo Gianni Vattimo, tenuto durante la serata conclusiva dei Dialoghi di Trani. Vattimo, secondo l'ufficio stampa comunale, avrebbe affermato di essere favorevole al fatto che l’Iran si doti di una bomba nucleare. Questa la replica del primo cittadino:«Da editore assolutamente liberale della manifestazione dei Dialoghi, rimango inorridito dal fatto che si possa, al fine di strappare qualche connivente applauso, affermare simili idiozie in un luogo federiciano a Trani, che rappresenta la culla del dialogo tra popoli e culture. La circostanza che Vattimo sia anche rappresentante del nostro Paese nel Parlamento Europeo, mi deprime ulteriormente. Auspicare l’aumento di armi nucleari in questo momento e dopo il furioso intervento di Ahmadinejad all’Assemblea dell’ONU, non solo è deplorevole, ma mi chiedo, quale progetto di politica estera alberghi nelle menti degli intellettuali di una certa sinistra, peraltro, da questo punto di vista, assolutamente coerente con la tradizione Guevarista.»

Bomba nucleare all'Iran, la risposta di Gianni Vattimo a Tarantini

Bomba nucleare all'Iran, la risposta di Gianni Vattimo a Tarantini

Il sindaco Tarantini si astenga dagli insulti: solo ai leghisti è concessa la libertà di insulto, vuole essere un leghista ad (dis)-honorem? Poi: prima di dire in pubblico che riconosco all'Iran, prossimo obiettivo degli attacchi di Israele e Stati Uniti (entrambi super armati di bombe atomiche), il diritto di dotarsi di armi nucleari (un diritto che l'Iran del resto non ha mai rivendicato, limitandosi a cercare di realizzare un programma atomico per usi di pace), ho sempre sostenuto che occorre una denuclearizzazione (anche) del Medio Oriente. Dunque: cominciare a ridurre il pericolo rappresentato dagli stati terroristici: primo fra tutti Israele, e il suo alleato statunitense. Che ne dice il sindaco? Sarebbe d'accordo con una campagna a questo scopo, magari dedicando al tema la prossima edizione dei dialoghi di cui è, pro tempore, editore?

Gianni Vattimo


Bomba nucleare all'Iran? Tarantini replica al filosofo Vattimo
Il sindaco: «Rimango inorridito da simili idiozie»

Trani Informa Comunicazione e informazione culturale, turistica e di servizio
lunedì 27 settembre 2010

Il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, ha diffuso ai mezzi d'informazione una sua replica all'intervento del filosofo Gianni Vattimo, tenuto durante la serata conclusiva dei Dialoghi di Trani. Vattimo, secondo l'ufficio stampa comunale, avrebbe affermato di essere favorevole al fatto che l’Iran si doti di una bomba nucleare. Questa la replica del primo cittadino:
«Da editore assolutamente liberale della manifestazione dei Dialoghi, rimango inorridito dal fatto che si possa, al fine di strappare qualche connivente applauso, affermare simili idiozie in un luogo federiciano a Trani, che rappresenta la culla del dialogo tra popoli e culture. La circostanza che Vattimo sia anche rappresentante del nostro Paese nel Parlamento Europeo, mi deprime ulteriormente. Auspicare l’aumento di armi nucleari in questo momento e dopo il furioso intervento di Ahmadinejad all’Assemblea dell’ONU, non solo è deplorevole, ma mi chiedo, quale progetto di politica estera alberghi nelle menti degli intellettuali di una certa sinistra, peraltro, da questo punto di vista, assolutamente coerente con la tradizione Guevarista.»
http://www.traniweb.it/trani/informa/14075.html

La disinformazione sui diritti umani

Dal mio blog su Il Fatto Quotidiano
La disinformazione sui diritti umani
Diritti umani. Mentre la lapidanda Sakineh è ancora viva, anche per merito della campagna internazionale che ci ha tanto mobilitati e commossi, l’inferma di mente Teresa Lewis è stata uccisa in un carcere della Virginia senza che quasi il mondo se ne sia accorto, e io stesso mentre scrivo non sono neanche sicuro che l’esecuzione sia davvero avvenuta (leggo la “breve” sul “Fatto quotidiano” di oggi venerdi, p. 13, dove è scritto che “Tranne che per una grazia dell’ultimo istante, la 41 enne è morta ecc...” e non capisco bene che significhi; se non che è un caso del tutto secondario e l’errore redazionale sfugge).

La differenza di trattamento – non solo da parte delle autorità giudiziarie statunitensi e iraniane, ma da parte dell’opinione pubblica mondiale – dei due casi (simili perché si tratta di uxoricidio, anzitutto) salta spiacevolmente agli occhi. I quali rischiano di oscurarsi per un attacco di rabbia e di sconforto, quando mi rendo conto che i lettori del Fatto che non leggono anche il Manifesto (venerdì 24, p. 9) non sanno, sempre in tema di diritti umani, che la Commissione istituita dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, con un documento pubblicato mercoledi scorso, ha duramente condannato, parlando di “omicidio intenzionale” (nove persone uccise dai paracadutisti) e di trattamenti brutali e disumani, l’aggressione israeliana alla nave turca Mavi Marmara, parte della Freedom flotilla che nel maggio scorso stava cercando raggiungere Gaza per portare un carico di aiuti umanitari. Inutile ricordare che la flottiglia non aveva violato le acque territoriali israeliane, e che il blocco in atto da parte di Israele è del tutto illegale, come dice lo stesso documento dell’Onu. Tel Aviv, appoggiata dagli Stati Uniti, ha il coraggio di sostenere che i suoi soldati che hanno arrembato illegalmente e con la violenza la nave, hanno dovuto far fuoco per legittima difesa. Siccome proprio in questi giorni stanno muovendo da vari Paesi europei colonne di camion e auto che si dirigono verso l’Egitto e i porti del Mediterraneo dove si congiungeranno a una seconda flottiglia prevista per novembre, questa notizia di provenienza Onu ha una scottante attualità, e anche una sperabile funzione preventiva: quanti morti, altrimenti, dovremo aspettarci di vedere quando altri pirati appartenenti all’esercito israeliano abborderanno le navi e dovranno sparare per “legittima difesa”?

venerdì 12 marzo 2010

Appello - Fermare l'aggressione all'Iran!

Pubblichiamo di seguito questo importante appello che vuole chiamare alla mobilitazione contro l'aggressione all'Iran. E' possibile inviare la propria adesione scrivendo a
giulemanidalliran@alice.it

Fermare l’aggressione all’Iran! Denuclearizzare l’intero Medio Oriente! Porre fine all’assedio di Gaza e al martirio del popolo palestinese!
Sin da quando G.W. Bush definì l’Iran uno “Stato canaglia” è in corso contro questo paese dalla storia plurimillenaria e il suo governo una brutale campagna di demonizzazione; una campagna fondata sulla menzogna che con tutta evidenza serve a spianare la strada all’aggressione militare.
Tutti ricordiamo come fu preparata la guerra all’Iraq. Mentre le sanzioni e l’embargo provocavano mezzo milione di morti (anzitutto bambini, a causa dell’assenza di medicinali, latte e beni di prima necessità), l’Iraq era accusato di accumulare “armi di distruzione di massa”. Come dimenticare la grande messa in scena con cui Colin Powell, per giustificare quella che sarà la più grande carneficina dopo il Vietnam, giunse a ingannare l’assemblea dell’ONU mostrando la famigerata “pistola fumante”? Gli Stati Uniti, che difendono la loro supremazia mondiale con migliaia e migliaia di testate nucleari e la più imponente macchina bellica di tutti i tempi, giustificano le terribili sanzioni da imporre all’Iran e l’eventuale attacco militare con l’argomento secondo cui la Repubblica islamica cercherebbe di dotarsi della bomba atomica per poter attaccare Israele. L’accusa è sdegnosamente respinta da Tehran, e comunque ancora una volta la Casa Bianca usa due pesi e due misure. E’ infatti noto che Israele possiede centinaia di testate nucleari, buona parte delle quali puntate sull’Iran e ognuna delle quali potrebbe radere al suolo Tehran.
I nemici dichiarati dell’Iran (anzitutto Israele e Stati Uniti, a cui si accoda l’Unione Europea), nel tentativo di ingannare l’opinione pubblica e compattare il loro fronte interno, indossano la solita maschera, quella di paladini della libertà, della democrazia e della non-violenza. In particolare, essi contestano al governo di Tehran la dura repressione delle proteste. I sottoscritti non amano né le dittature, né la sospensione dei diritti di libertà, ovunque questo avvenga, ma prima di dare lezioni di democrazia i nemici dell’Iran dovrebbero porre fine allo Stato d’assedio e alla minaccia militare a cui sottopongono questo paese, visto che la guerra, come la storia insegna, è il più grave ostacolo alla libertà. In ogni caso, non possono ergersi a campioni dei diritti dell’uomo quegli stessi paesi, le cui truppe compiono massacri in Afghanistan o in Palestina, che sostengono colpi di stato per rovesciare governi ostili (Honduras), che non esitano a ricorrere agli attentati terroristici o all’«eliminazione mirata» di esponenti politici o scienziati considerati pericolosi.
Mentre si aggravano i pericoli di guerra esprimiamo il nostro sdegno per le affermazioni rilasciate da Berlusconi nel corso del suo viaggio in Israele. Non solo egli ha giustificato i massacri indiscriminati contro i palestinesi di Gaza, non solo ha difeso l’idea razzista e segregazionista di Israele quale stato puramente ebraico (con la sostanziale esclusione della popolazione araba dal godimento dei diritti politici). Calpestando i sentimenti di pace del popolo italiano e danneggiando gli stessi interessi nazionali, Berlusconi ha assicurato agli israeliani che l’Italia interromperà le relazioni economiche con l’Iran e sosterrà in ogni sede la richiesta di durissime sanzioni. In altre parole Berlusconi ha dato man forte ai falchi israeliani, i quali sono pronti, una volta ottenuto il semaforo verde da Obama, a rovesciare sull’Iran un devastante bombardamento, senza escludere il ricorso all’arma atomica.
Occorre fermare l’escalation anti-iraniana e smantellare l’arsenale atomico israeliano per denuclearizzare il Medio oriente. L’assedio israeliano di Gaza deve finire ed il popolo palestinese deve vedere finalmente riconosciuti i suoi diritti.

PRIMI FIRMATARI
Domenico Losurdo – Università di Urbino
Gianni Vattimo – Filosofo e parlamentare europeo
Danilo Zolo – Università di Firenze
Margherita Hack – Astrofisica
Lucio Manisco – Giornalista, già parlamentare europeo

venerdì 12 febbraio 2010

Risoluzione sulla situazione in Iran: dichiarazione di voto di Gianni Vattimo

Ecco la mia dichiarazione di voto sulla Proposta di risoluzione B7-0078/2010 (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?language=IT&reference=B7-0078/2010), che riporto qui sotto dopo il mio intervento.

Gianni Vattimo (ALDE ). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo dichiarare che mi sono astenuto nella votazione della risoluzione sull'Iran per due motivi principali.
Il primo motivo è di carattere specifico. Nella risoluzione si dà come ovvio che le elezioni che hanno dato la vittoria ad Ahmadinejad siano state fraudolente. Tutto questo non è assolutamente provato e, per giunta, ancora di recente un uomo come il Presidente Lula ha dichiarato di trovare queste cose ridicole.
Il secondo motivo è che l'Iran è sotto minaccia di interventi militari continui da parte degli Stati Uniti e di Israele, e noi non ricordiamo neanche questo. Mi pare che una risoluzione equilibrata, favorevole alla pace in quella regione, non dovrebbe avere questo tono di legittimazione anticipata della guerra imminente.

Video della dichiarazione:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getVod.do?mode=unit&language=IT&vodDateId=20100210-14:01:26-036#

PROPOSTA DI RISOLUZIONE
presentata a seguito di una dichiarazione dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
sulla situazione in Iran
Struan Stevenson, Charles Tannock, Geoffrey Van Orden, Ashley Fox, Michał Tomasz Kamiński, Konrad Szymański, Tomasz Piotr Poręba, Adam Bielan
a nome del gruppo ECR

B7‑0078/2010
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Iran

Il Parlamento europeo,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del proprio regolamento,
A. considerando che la situazione politica in Iran continua ad aggravarsi e che mancano indicazioni da parte del governo iraniano della sua volontà di affrontare le preoccupazioni mondiali concernenti la legittimità delle elezioni tenutesi nel 2009,
B. considerando che le violazioni dei diritti umani sono diffuse e spaziano da molestie di minore entità contro le minoranze religiose ed etniche a processi farsa, torture ed esecuzioni dei dissidenti politici,
C. considerando che l'Iran continua a sostenere, fornire attrezzature e finanziare i movimenti estremisti e terroristici in tutto il Medio Oriente e a destabilizzare i tentativi di portare una pace duratura nella regione,
D. considerando che esistono prove concrete per supporre che l'Iran perseveri nel tentativo di costruire armi nucleari in palese noncuranza sia degli obblighi assunti a norma del trattato di non proliferazione nucleare che delle risoluzioni delle Nazioni Unite in cui si richiede al paese di cessare l'arricchimento dell'uranio,
E. considerando che alcuni paesi europei hanno intrattenuto relazioni commerciali con l'Iran ammontanti a circa 65 miliardi di euro negli ultimi tre anni,

1. condanna la soppressione della democrazia in Iran, in particolare la negazione della libertà di espressione e le persistenti violazioni dei diritti umani contro chi si oppone al regime;
2. deplora il continuo rifiuto da parte del regime di riconoscere le preoccupazioni relative alla legittimità dei risultati elettorali dichiarati;
3. condanna le persistenti violazioni dei diritti umani contro chi si oppone al regime in Iran; esorta il governo iraniano a commutare tutte le sentenze comminate ai dissidenti e a liberare quelli sotto processo o in custodia cautelare;
4. è indignato per la recente esecuzione dei dissidenti politici e, in particolare, condanna fermamente l'esecuzione del 28 gennaio di due prigionieri politici per "aver organizzato manifestazioni di protesta" e per avere legami con "le recenti rivolte", sebbene fossero stati arrestati mesi prima dello scoppio delle sommosse nazionali innescate dalle elezioni farsa del giugno 2009;
5. condanna le torture e i processi farsa dei dissidenti detenuti, l'estorsione di confessioni false e il fatto che siano stati costretti a lanciare false accuse in televisione contro i gruppi dell'opposizione;
6. deplora le dichiarazioni ufficiali della magistratura iraniana in cui si afferma che ogni tipo di sostegno all'organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano (PMOI), o di relazioni con quest'ultima, costituisca un atto di "Moharabeh" (guerra contro Dio) e sia perseguibile con la pena capitale secondo il diritto penale islamico; osserva che dette dichiarazioni aprono chiaramente la strada all'esecuzione di molti giovani dissidenti;
7. condanna la scandalosa imposizione persistente della pena capitale ai minori, in tutti i casi, e, in particolare, agli adulti accusati di "crimini" che riguardano la condotta sessuale o l'orientamento sessuale, atto che viola gli obblighi giuridici internazionali dell'Iran;
8. esprime profonda preoccupazione in merito all'arresto e alla detenzione a lungo termine dei parenti dei residenti nel campo Ashraf, il cui unico reato è stato quello di far visita alle rispettive famiglie in Iraq;
9. condanna la dichiarazione del presidente iraniano in cui esorta alla distruzione di uno paese membro delle Nazioni Unite, ossia Israele, in violazione di tutte le norme che disciplinano le relazioni internazionali pacifiche, e, nell'interesse della pace in Medio Oriente, lo esorta a porgere le sue scuse e a ritirare tutte le dichiarazioni provocatorie di tal genere;
10. esorta il governo iraniano a sospendere immediatamente il proprio sostegno morale e materiale ai gruppi terroristici ed estremisti, fornito tramite intermediari a Gaza, in Libano, Iraq, Yemen e altri paesi, in particolare il sostegno a favore di Hamas e degli Hezbollah nei loro continui tentativi di attaccare la popolazione civile a Israele, così come il presunto sostegno ai gruppi radicali sciiti in Iraq, che non solo attaccano le truppe per il mantenimento della pace ma perpetrano altresì atrocità contro i civili iracheni organizzando ripetutamente bombardamenti suicidi;
11. esorta il governo iraniano a porre fine agli sforzi volti a produrre armi nucleari e ad aprire tutti i siti alle ispezioni, come richiesto dall'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA);
12. sostiene l'impegno internazionale mirante ad inasprire le sanzioni contro l'Iran, compreso un congelamento degli accordi con la banca centrale iraniana e con le imprese controllate dai Corpi della guardia rivoluzionaria, condizioni più restrittive del divieto di viaggio internazionale e il congelamento dei beni di individui e società identificate fino a quando non saranno chiariti i sospetti in merito alle attività di arricchimento dell'uranio, il pieno rispetto delle richieste dell'AIEA e un miglioramento immediato del rispetto dei diritti umani;
13. esorta il governo cinese a sostenere gli sforzi internazionali volti a ridurre il programma nucleare dell'Iran;
14. deplora che molti paesi europei e singole imprese continuino a mantenere rilevanti legami commerciali con l'Iran, il cui valore è stimato a miliardi di euro annui; a tal proposito, accoglie con favore la decisione della Siemens di terminare i rapporti commerciali con l'Iran entro la metà del 2010 e esorta altre società europee a fare altrettanto;
15. esorta gli Stati membri ad astenersi dall'inviare in Iran ogni dispositivo o arma che potrebbe essere usata in qualsiasi modo per sopprimere le proteste di strada;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Direttore generale dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica nonché al governo e al parlamento dell'Iran.

martedì 9 febbraio 2010

Iran, un appello che alimenta il fuoco di guerra

Iran, un appello che alimenta il fuoco di guerra
di Domenico Losurdo e Gianni Vattimo, «il manifesto» del 9 febbraio, p. 10

«Il manifesto» di sabato 6 febbraio ha pubblicato un Appello «Per la libertà di espressione e la fine della violenza in Iran». A firmarlo, assieme a intellettuali inclini a legittimare o a giustificare tutte le guerre e gli atti di guerra (blocchi e embarghi) scatenate e messi in atto dagli Usa e da Israele, ce ne sono altri che in più occasioni, invece, hanno partecipato attivamente alla lotta per la pace e per la fine dell’interminabile martirio imposto al popolo palestinese. Purtroppo a dare il tono all’Appello sono i primi:
1) Sin dall’inizio si parla di «risultati falsificati dell’elezione presidenziale del 12 giugno 2009» e di «frode elettorale». A mettere in dubbio o a ridicolizzare questa accusa è stato fra gli altri il presidente brasiliano Lula. Perché mai dovremmo prestar fede a coloro che regolarmente, alla vigilia di ogni aggressione militare, fanno ricorso a falsificazioni e manipolazioni di ogni genere? Chi non ricorda le «prove» esibite da Colin Powell e Tony Blair sulle armi di distruzione di massa (chimiche e nucleari) possedute da Saddam Hussein?
2) L’Appello prosegue contrapponendo la violenza del regime iraniano alla «non-violenza» degli oppositori. In realtà vittime si annoverano anche tra le forze di polizia. Ma è soprattutto grave un’altra rimozione: da molti anni l’Iran è il bersaglio di attentati terroristici compiuti sia da certi movimenti di opposizione sia dai servizi segreti statunitensi e israeliani. Per quanto riguarda questi ultimi attentati, ecco cosa scriveva G. Olimpio sul «Corriere della Sera» già nel 2002 (7 giugno): «in perfetta identità di vedute con Washington», i servizi segreti israeliani hanno il compito di «eliminare», assieme ai «capi dei gruppi palestinesi ovunque si trovino», anche gli «scienziati iraniani impegnati nel progetto per la Bomba» e persino coloro che in altri Paesi sono «sospettati di collaborare con l’Iran».
3) L’Appello si sofferma con forza sulla brutalità della repressione in atto in Iran, ma non dice nulla sul fatto che questo paese è sotto la minaccia non solo di aggressione militare, ma di un’aggressione militare che è pronta ad assumere le forme più barbare: sul «Corriere della Sera» del 20 luglio 2008 un illustre storico israeliano (B. Morris) evocava tranquillamente la prospettiva di «un’azione nucleare preventiva da parte di Israele» contro l’Iran. In quale mondo vivono i firmatari dell’Appello: possibile che non abbiano letto negli stessi classici della tradizione liberale (Madison, Hamilton ecc.) che la guerra e la minaccia di guerra costituiscono il più grave ostacolo alla libertà?
Mentre non è stupefacente che a firmare (o a promuovere) l’Appello siano gli ideologi delle guerre scatenate da Washington e Tel Aviv, farebbero bene a riflettere i firmatari di diverso orientamento: l’etica della responsabilità impone a tutti di non contribuire ad alimentare il fuoco di una guerra che minaccia il popolo iraniano nel suo complesso e che, nelle intenzioni di certi suoi promotori, non deve esitare all’occorrenza a far ricorso all’arma nucleare.
L'appello "Per la libertà di espressione e la fine della violenza in Iran", «il manifesto», 6 febbraio 2010