venerdì 20 aprile 2012

Vattimo: «Schiavi dei mercati»

Il filosofo parla ai giovani: solo voi potete cambiare l’Europa
15 aprile 2012
di Sebastiano Deledda 

NUORO. «L’Europa è il vostro futuro, e voi siete il futuro dell’Europa, perché senza il vostro impegno l’Europa stessa non esisterà». L’appello che il filosofo ed europarlamentare Gianni Vattimo lancia ai giovani presenti nell’auditorium della biblioteca Satta è un invito pressante. Perché quell’idea cara ai padri fondatori dell’Unione, fondata su una tradizione solidaristica di matrice cristiana ma anche socialista, rischia di essere tradita dall’iperliberismo sfrenato. E allora il convegno-dibattito dal titolo "I giovani, la cultura, l’Europa, quali opportunità nell’Unione", organizzato avantieri pomeriggio dall’Idv (moderatore Gianni Salis e interventi di Federico Palomba e Giommaria Uggias) diventa per Vattimo l’occasione giusta per spronare i giovani al recupero di un’idea di Europa che sia più qualificata in senso solidaristico, magari cominciando a sostenere seriamente l’idea di promuovere un referendum europeo per l’introduzione, in tutti gli Stati membri, del salario minimo di cittadinanza. «Questa competitività economica esasperata che ci propinano oggi in Europa, e che il governo Monti sta replicando in grande in Italia, è il peggio del peggio del mondo anglosassone, e non ha niente a che vedere con quell’idea originaria di cultura europea condivisa».
È un Gianni Vattimo che rivaluta i movimenti di rivendicazione delle identità locali,da contrapporre alla nefasta globalizzazione dei banchieri e dei finanzieri. E alla fine è la modalità di unificazione europea ad essere messa in dubbio. «Oggi c’è l’impressione è che l’unificazione europea si stia realizzando nel modo peggiore». Meglio, per Vattimo, sfatare subito il mito che esista un’unica via all’umanesimo, e se dopo la seconda guerra mondiale sembrava che l’unica strada possibile fosse l’unità europea a discapito degli stati nazionali, oggi non è detto che sia l’unica via percorribile. Almeno non con certe modalità, altrimenti anche l’Atene di Sardegna rischia seriamente di diventare l’Atene di oggi.

Cinque Cubani in carcere negli Usa: intervento di Gianni Vattimo in seduta plenaria al Parlamento europeo


Gianni Vattimo (ALDE). 
Grazie Signor Presidente.
Questa settimana molti personaggi della società civile e della politica si incontreranno a Washington per sollecitare il Presidente OBAMA ad un’azione di giustizia: ridare la libertà ai CINQUE cubani arrestati nel 1998 in Florida ed accusati dal governo americano di spionaggio ed infiltrazione negli Stati Uniti come agenti segreti di uno Stato straniero, senza che niente di tutto ciò potesse mai essere provato.
Processati in un forte clima di ostilità a Miami, furono condannati a pene esorbitanti, in violazione del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. L'ONU ha dichiarato nullo il processo, in quanto privo delle minime garanzie alla difesa, ed ha impegnato il Governo americano a rimetterli in libertà. 
Amnesty International ha più volte criticato gli Stati Uniti per il trattamento riservato ai cinque prigionieri, in quanto contrario ai diritti umani.
Oggi tutti i gradi di giudizio sono terminati, i cubani sono in carcere da 14 anni e dipende solo dal Presidente Obama rimediare a questa grave ingiustizia.
Negli anni molti parlamentari dei paesi europei, intellettuali, artisti e Premi Nobel, hanno chiesto la liberazione dei cinque.
Chiedo con forza che anche il Parlamento europeo faccia sentire la propria voce a sostegno di questa richiesta.

Da europarlamentari IdV interrogazione su accesso a credito in Europa

Gli europarlamentari dell'Italia dei Valori, Giommaria Uggias, Niccolò Rinaldi, Gianni Vattimo e Andrea Zanoni hanno presentato un'interrogazione sulla situazione del credito in Europa a seguito delle due operazioni di rifinanziamento delle banche messe in atto dalla BCE, per sostenere l'economia reale attraverso il finanziamento a tassi agevolati alle imprese e alle famiglia. "L'intenzione - spiegano i deputati dipietristi - è quella di verificare se la massiccia immissione di denaro, gli oltre 1000 miliardi di euro, che la BCE ha introdotto nel sistema finanziario al tasso fisso dell'1 % i per tre anni abbia avuto un ritorno positivo sull'economia reale affinché le imprese possano ritrovare slancio e superare questo momento di crisi, oppure se sia stata un'occasione solo per la speculazione bancaria". 
"La situazione davanti ai nostri occhi è paradossale: le banche sono state "salvate" dall'intervento della BCE, ma, invece di contribuire al rilancio dell'economia dell'Ue, continuano a speculare ingiustamente sul mercato del credito, rifiutando l'erogazione o applicando su mutui e prestiti tassi inaccessibili". Nell'interrogazione i deputati IDV incalzano la Commissione europea e la stessa BCE per rendere noto "in quale misura le banche beneficiarie del prestito della BCE hanno destinato le risorse ricevute per sostenere l'economia reale, quale settore ne ha usufruito maggiormente e soprattutto se tale prestito ha migliorato le condizioni di cittadini e imprese nell'accesso ai mutui; qual è l'attuale tasso d'interesse medio applicato dalle banche europee per l'ottenimento di mutui e prestiti, se esso è diminuito a seguito delle due Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine, e inoltre quali sono le azioni previste o messe in atto al fine di assicurare che le risorse erogate raggiungano effettivamente l'economia reale e siano meglio finalizzate ad aiutare cittadini e imprese".
"Nel momento di grave crisi a cui devono far fronte i cittadini europei, è necessario consentire una facilità d'accesso ai finanziamenti destinati alle imprese, in modo da far ripartire l'economia. E' quindi impensabile - concludono i deputati IDV - che le banche strozzino il circuito del credito, utilizzando le risorse messe a disposizione dell'UE per investire nel mercato finanziario".

Scarica l'interrogazione

"L'enseignement supérieur en Europe"



L'enseignement supérieur en Europe
Comment faire converger tous les établissements supérieurs en Europe vers le haut ? Quels sont les critères de l'excellence européenne ? Y-a-t-il un modèle européen de l'enseignement supérieur ? Mais au fait, l'enseignement supérieur est au service de qui ? De la recherche ? Des entreprises ? De la société ? A t'on déjà pris le soin de définir les missions précises de l'enseignement supérieur?
Les invités de Cyrille Douillard :
Doris Pack
, la présidente de la commission de la Culture et de l'Education, membre du groupe PPE.
Gianni Vattimo,
eurodéputé italien, membre de la commission Education et membre du groupe ADLE.
Arnauld Leclerc
, professeur en Sciences politiques, 1er Vice-doyen de la faculté de Droit de l'université de Nantes.

Citoyen et responsable

L'émission qui engage le débat européen, c'est «Citoyen et responsable». Chaque mois, Eur@dioNantes se déplace au Parlement européen pour suivre les sessions plénières, une heure de débat, des interviews, des chroniques, des papiers... En partenariat avec Europocket TV. Que font nos eurodéputés? La rédaction d'Eur@dioNantes associée à la société civile se mobilise pour décrypter l'actualité européenne. Citoyen et Responsable, c'est tous les 2èmes vendredis de chaque mois à 20h00 sur Eur@dioNantes, et à retrouver en podcast sur euradionantes.eu


Sui 5 cubani in carcere negli USA


5 giorni a WASHINGTON e in tutto il mondo per i 5 cubani in carcere negli U.S.A. da 14 anni - 17-21 aprile 2012

intellettuali, docenti, religiosi, sindacalisti, attori e artisti...
fra gli altri Noam Chomsky, Danny Glover, Mike Farrell, Pete Seeger, Angela Davis, Tony Woodley, Rafael Cancel Miranda, Gayle McLaughlin (Sindaco di Richmond--CA), il Sacerdote Cattolico inglese Geoffrey Bottoms ...
fra le Organizzazioni: "Gremio Nazionale Avvocati", "Alleanza for Global Justice", "Osservatorio Scuola delle Americhe", "National Network on Cuba", "Center for Constitutional Rights"...
danno vita a manifestazioni, conferenze, eventi teatrali, mostre, attività di pressione su Congressisti e Senatori per rompere l'omertà che avvolge il vergognoso caso dei 5 antiterroristi cubani, oggetto di un processo nullo, quindi di una carcerazione abusiva, e per farsi sentire dal Presidente U.S.A.
OBAMA HA IL POTERE di mettere fine a questa ingiustizia con un INDULTO
La stessa voce si è alzata anche nel Parlamento Europeo, proprio nel giorno di apertura delle 5 giornate di Washington.
L'europarlamentare GIANNI VATTIMO - noto e importante filosofo, già testimonial nella campagna mondiale per la liberazione dei Cinque - ha chiesto ed ottenuto la parola per denunciare il caso, informare sull'Evento di Washington e sollecitare il Parlamento ad appoggiare la richiesta al presidente USA di porre rimedio a tanta ingiustizia e tanto dolore già consumati, concedendo l'indulto.


Salerno Campania Pride 2012

Platinette, Gianni Vattimo, Alessandro Cecchi Paone, Massimo Andrei e Ivan Scalfarotto: sono solo alcuni degli ospiti-protagonisti del Salerno Campania Pride, la manifestazione promossa dal Coordinamento Campania Rainbow che si terrà a Salerno dal 12 al 27 maggio prossimo.
In quei giorni la struttura dell’ex Salid si trasformerà nel village che ospiterà eventi, convegni, workshop e dibattiti che faranno da corredo alla parata del 26 maggio prossimo per le strade del centro della città. I gruppi promotori stanno lavorando freneticamente alla stesura del calendario ufficiale della manifestazione. Oggi 14-04-2012, nella sede dell’associazione “Trecentosessanta gradi” si è tenuta la seconda assemblea pubblica regionale a cui hanno partecipato comitati, associazioni, reti cittadine e soggetti politici che hanno offerto il loro contributo all’organizzazione del Pride.
Hanno partecipato all’assemblea Cgil e Flc-Cgil, Prc, Arcigay Salerno, le associazioni Se non ora quando e Uaar, Arci, Sel, l’associazione ART.TRE, Federconsumatori, il movimento Viola per Salerno, Usb, l’associazione M.A.I.A, il gruppo dei Radicali, i Giovani Democratici, i Giovani Socialisti, l’associazione Dindala, l’Anpi di Salerno, l’associazione Ali, La Vita Dentro, Il Cantiere delle Diversità, Gruppo Firework, l’Arcigay di Napoli, l’Arcilesbica di Napoli, Pycoh Ruscan, Iken CNP, Senza Periferie, COORDINAMENTO CAMPANIA RAINBOW, Rete dei Giovani per Salerno, Nps Campania. All’assemblea era presente anche il segretario regionale della Cgil, Franco Tavella.
Da qualche giorno è già attivo l’indirizzo mail eventi@salernocampaniapride.it a cui potranno rivolgersi tutte le associazioni campane e nazionali interessate a formulare proposte per arricchire una manifestazione che già si presenta ricca di idee e contenuti. Il portavoce del Salerno Campania Pride 2012, Antonello Sannino, esprime soddisfazione per l’ampia partecipazione. “La condivisione e il sostegno da parte di un tessuto sociale così vitale e propositivo – ha detto Sannino – ci dà la misura dell’ampia portata che la manifestazione del 26 maggio avrà per la storia della città di Salerno e per i diritti delle persone gay, lesbiche e trans”.

Ufficio stampa
Salerno Campania Pride 2012

Does Italy Want Berlusconi Back?

Un articolo di Santiago Zabala su AlJazeera, 16 aprile 2012

Does Italy Want Berlusconi Back?

Naples, Italy - It may seem impossible, but many progressive leftist voters in Italy want former Prime Minister Silvio Berlusconi back. They do not miss the embarrassment he created through his lifestyle and inappropriate jokes at institutional meetings (which, as many know, were simply ways to distract our attention from his ongoing legal issues). Rather, they miss the state of political impasse that persisted under his rule considering the ongoing reforms that his successor has imposed.
Mario Monti was presented by the President of the Republic as a gentleman, but he also owes his appointment to being seen as an apolitical technocrat capable of solving the gridlock in the country. As it turns out, Monti has actually begun to solve these issues. However, it is not out of interest for the Italian citizens but rather for the European Union and its austerity measures.
If most Italian newspapers have overlooked this fact, it isn't because they are all in favour of the neoliberal EU policies; rather, it is because of Italy's history with his predecessor.

No dialogue
But who is Monti, and why does he leave little or no possibility of dialogue with political parties, unions or civil society? Before been appointed prime minister by the president of Italy last November, Monti served as a European Commissioner, an international adviser to Goldman Sachs, and the rector of Italy's most exclusive private university, the Bocconi.
If Monti today is also endorsed by the international establishment (from the Financial Times all the way to US Treasury Secretary Timothy Geithner), it isn't because he hasn't been charged in underage-prostitute scandals but because of his determination to execute the rules of the international system regardless of the vital demands of his country.
There are two features worth pointing out, given their violent consequences: Imposed labour reform and repression of "No-TAV" (high-speed train) protesters in the Piedmont region near the Italian-French border.
Monti's few months of reform have turned out to be much more harmful than Berlusconi's fourteen years in power, during which he was never able to touch article 18 of the labour statute, which the new prime minister has demolished. This article stipulated a basic principle of workers' rights - that firms must reinstate workers who have been wrongly dismissed - which is vital, considering Italy's fragile social security net.

Self-inflicted depression
Monti's plan is simple: The new flexibility will create new jobs, since companies will finally be able to dismiss and hire new workers when and as often as they wish. There is nothing new in this; he is simply following the demands of the "Troika" (composed of the European Central Bank, the European Commission, and the IMF) for the well-being of the markets, that is, of the self-inflicted depression forced on Europe.
What is alarming are not Monti's plans, which we could all foresee considering his previous appointments, but rather the way he is executing them. The first thing he did after walking away from negotiations with the trade unions was to threaten to dissolve his (unelected) government if the parties (the Democratic Party, the People of Liberty Party, and the Third Way alliance) that sustain him in the parliament did not approve the "reform".


In the same spirit he also discredited, on national television, everyone who aspires for permanently protected jobs, calling the institution "ideological", of the "past", and "monotonous". This lack of dialogue and concern for the well-being of Italians is creating great distress among the population, which has erupted in a number of strikes and riots that are not being covered by most of the Italian press.
The second feature that characterises Monti's pragmatic violence in contrast to Berlusconi's rhetorical deadlock is the recent militarisation of the Val di Susa (an Alpine valley between northern Italy and central Europe) and violence against its citizens. In the 1990s, the Italian government and the EU began the construction of a high speed railway line (TAV) in order to link Turin and Lyon to increase the traffic of goods. The problem with this project is not only the predictable environmental consequences but also that it is unjustifiable given the minimal amount of goods transported by railway nowadays.

Neoliberation obsessions
Against this neoliberal obsession for unfettered development, the "No-TAV" protest movement grew, in order to inform the public of this project - declared unnecessary also by many academics and scientific researchers. Today they can count thousands of members and supporters throughout Italy, including Gianni Vattimo, Italy's most prominent philosopher and an EU deputy, who declared, after the violent police repression of the protest in January, that Monti had to be "fired since the only solution is political, not military".
Monti reacted as any other technocratic politician would and has decided to move along ("it's time for this work") with the construction, regardless of the protesters who blocked roads, railway stations and motorways nationwide early in March. But that is not all. Recently, a secret agreement between Italy and France was unveiled that confirmed both countries' interest in implementing the project, despite the fact that it must first be ratified by both national parliaments.
While Berlusconi threatened to cancel article 18, and move along with the TAV construction for more than a decade, Monti has actually executed both plans after only six months in office. Italy has become a country where the left has almost disappeared from the political scene, and we are left to prefer paradoxically a worthless populist billionaire over a technocratic neoliberal executioner. Imagine it: At the very end, Berlusconi seems to be better than Monti.

Santiago Zabala is ICREA Research Professor of Philosophy at the University of Barcelona. His books include The Hermeneutic Nature of Analytic Philosophy (2008), The Remains of Being (2009), and, most recently, Hermeneutic Communism (2011, coauthored with G. Vattimo), all published by Columbia University Press. You can visit his site here.

Da Bush a Monti: fatti o interpretazioni?


Da Bush a Monti: fatti o interpretazioni?
«Alias-D» dell’1 aprile recensiva il libro di Maurizio Ferraris «Manifesto del nuovo realismo» (Laterza), contro gli effetti ubriacanti del pensiero debole e postmoderno. A Ferraris, che propugna un ritorno filosofico (e politico) al mondo dei «fatti», replica qui Gianni Vattimo, con una «lettera aperta» a Umberto Eco, suo interlocutore ideale. Gli risponde Ferraris.

Il Manifesto, 8 aprile 2012

Il ritorno della realtà come ritorno all’ordine – Gianni Vattimo

Caro Umberto, vorrei entrare subito in medias res (ahi!, le cose stesse!) per discutere il tuo saggio sul «realismo negativo». Due cose preliminari. Primo: davvero qualcuno dei nuovi realisti pensa che un postmoderno utilizzi un cacciavite per pulirsi un orecchio o il tavolo su cui scrive per viaggiare da Milano ad Agognate? Spesso gli esempi paradossali finiscono per essere presi troppo sul serio, e diventano caricature delle quali sarebbe meglio sbarazzarsi. Secondo: ricordi Proudhon? In una estate di molti anni fa, nel deserto di temi con cui riempire i giornali, qualcuno tirò fuori Proudhon del tutto a freddo, aprendo un dibattito inconcludente che si trascinò per un po’ e poi svanì nel nulla. Il nuovo realismo mi sembra un fenomeno del tutto simile, anche se minaccia di durare più a lungo, per ragioni che hanno probabilmente da fare con il generale clima di «ritorno all’ordine» di cui è massima espressione il governo dei «tecnici».

Quali sono le ragioni del «ritorno della realtà» contro la «sbornia post-modernista»? A chi importa «tornare alla realtà» e respingere la tesi di Nietzsche secondo cui «non ci sono fatti, solo interpretazioni, e anche questa è un’interpretazione»? Certo, tu risponderai subito che questa domanda è impropria: è la verità o falsità della tesi che ci deve interessare, non a chi piacciano o dispiacciano. Ma dovresti anche ammettere che così costringi subito Nietzsche ad accettare che ci sia quella famosa verità oggettiva di cui si sta discutendo. Così, verità oggettiva sembra essere, per i nuovi realisti, il «fatto» che «il postmoderno è fallito». Davvero questo fallimento è un fatto e non un’interpretazione? La forza della tesi di Nietzsche, anche e soprattutto per chi non vuole prostrarsi davanti al mondo com’è e identificare senz’altro l’esser-così-delle-cose con il bene e la norma da «rispettare», sta tutta nel domandare, ad ogni enunciazione, «chi lo dice?». Il concetto di ideologia di Marx, ma tutta la cosiddetta scuola del sospetto (Marx, Nietzsche, Freud), dovrebbe averci insegnato qualcosa. Già, dirai, però Marx smascherava l’ideologia proprio in nome della verità oggettiva. Ma questa per lui era il patrimonio del proletariato («chi lo dice?»), non l’essere stesso identificato con ciò di cui non si può assolutamente pensare il contrario, cioè quello che tu chiami «il mondo» con i suoi «fatti». I «fatti» non parlano da sé, anche indicarli semplicemente con un dito è già un atto linguistico. Il realismo (vecchio, credo; perché sarebbe nuovo?) si è sempre fatto forte del «fatto» che ci deve essere qualcosa, il «dato», che limita l’interpretazione, come dici tu, e che non dipende dall’interprete. Neanche il più fanatico postmodernista assume semplicemente che le «cose» siano create da chi le vede. Se piove mi bagno, se sbatto in un muro mi faccio male al naso. E allora? Lo zoccolo duro dell’essere sarebbe questo? Heidegger ha costruito tutta una filosofia a partire dall’insoddisfazione per la «metafisica», cioè per quel pensiero che identifica l’essere con questo zoccolo. E l’insoddisfazione era fondata non sulla scoperta che l’essere non è «zoccolo» ma, poniamo, pantofola o aria; bensì sulla impossibilità di prender sul serio la libertà, in un mondo fatto di durezze e di zoccoli identificati semplicemente con l’essere stesso… 
 
John Searle
La domanda «chi lo dice?», ha anche una ovvia portata etico-politica. I nuovi realisti (che sempre mi rinfacciano il nazismo di Heidegger) dovrebbero spiegare perché uno dei loro profeti sia John Searle, onorato da Bush come il massimo filosofo USA. Qualcuno di loro avrà un analogo riconoscimento dal governo Monti-Napolitano? Certo, di fatto (!) i nuovi realisti hanno il massimo ascolto nella opinione pubblica (ossia pubblicata) mainstream, rispondono alla richiesta di restaurare valori «veri» e, in definitiva, disciplina sociale. Anche tu sei preoccupato di trovare «garanzie» per proporre interpretazioni accettabili dagli altri. Appunto, «gli altri». Proprio perché non ci sono fatti, solo interpretazioni, il solo «zoccolo» contro cui urto e di cui devo tener conto, senza garanzie, sono le interpretazioni degli altri. Per convincerli non ho nessun garanzia «oggettiva»: solo certi valori condivisi, certe esperienze comuni, certe letture che abbiamo fatto, persino – ormai ne sono consapevole – certe appartenenze di classe. La pericolosità dell’ermeneutica è tutta qui: insegna che la sola interpretazione sicuramente falsa (limiti dell’interpretazione!) è quella che non riconosce di essere tale, che pretende di parlare dal punto di vista di Dio e dunque rifiuta di negoziare, pensando di possedere la verità vera. Ma anche la verità di una proposizione scientifica è tale solo se gli altri, coloro che ripetono l’esperimento, hanno gli stessi risultati. C’entreranno lo zoccolo e il muro? Ma dove sarebbero, se non in queste interpretazioni?

giovedì 5 aprile 2012

Vattimo: «La humanidad está espiritualmente satisfecha por la religión y el erotismo»

Vattimo: «La humanidad está espiritualmente satisfecha por la religión y el erotismo»

Precursor del pensamiento débil, figura indiscutible de la filosofía, Gianni Vattimo reflexiona sobre el papel del pensador en la sociedad actual en un libro publicado por Herder Editorial 
 
Día 14/03/2012 - 16.22h
«Nihilista libertario», Gianni Vattimo (Turín, 1936) es una de las figuras clave de la posmodernidad. Nunca ha creído en el poder, al que considera como «un azucarillo que se disuelve en el vaso de sus propias contradicciones». Partidario del «necesario compromiso» de los intelectuales, lector de Octavio Paz y de Eugenio Trías, Gianni Vattimo ya profetizó en esta entrevista en ABC hace más de dos décadas que Europa estallaría en conflictos si no aceptaba la diversidad de sus pueblos.
Su propuesta teórica, denominada pensamiento débil, le ha valido el reconocimiento mundial. Colaborador habitual en varios medios italianos y extranjeros, ha sido profesor en las universidades de Turín, Los Ángeles y Nueva York. Es autor de una amplia producción ensayística, entre la que destacan «Vocación y responsabilidad del filósofo» y «Comunismo hermenéutico» (en colaboración con Santiago Zabala), obras de Herder Editorial.
He aquí claves esenciales del pensamiento de Gianni Vattimo sobre la función del hombre que se para a pensar extraídas de su nuevo libro:


¿Por qué y para qué filosofar?: «Estudié filosofía porque me sentía implicado en un proyecto de transformación del hombre, en un programa de emancipación. Es posible que esto se deba a mis orígenes proletarios: los proletarios no pueden creer en modificar realmente su propia vida si no modifican el mundo… Si se nace hijo de ricos abogados se puede decir sin esfuerzo moral: yo también quiero ser abogado. Pero uno que nace hijo de una madre viuda de un policía del sur está casi fatalmente inducido por la propia incomodidad social a proyectar una transformación radical».
La conciencia: «Comencé a tomar conciencia de mí mismo cuando leía novelas de aventuras a los doce años. La respuesta fue en ese momento muy simple: comencé de inmediato a imaginarme envuelto en una empresa de dimensiones histórico-emancipadoras, quería que venciera la república en 1946 y quería que venciera la Democracia Cristiana en el 48. Tenía diez o doce años, y no obstante me daba cuenta de que estaba en juego algo importante en la Italia de aquellos años. Creo que podía ser, ante todo, antes de la reconstrucción de la posguerra, el compromiso intensísimo de las conciencias religiosas con el proyecto político: la Democracia Cristiana era esto, en aquella época. Luego, naturalmente, se convirtió en otra cosa, pero en aquella época la relación estaba muy clara».
La política de filósofo: «La vocación a hacer política como filósofo, a perseguir la emancipación como filósofo, y no como político especialista y profesional, significaba para mí optar por una decisión en algún sentido más universal, esto es, más indirectamente comprometida, con menos resultados inmediatos de carácter político, legislativo, etcétera, pero más educativa. En la opción de hacer política como filósofo interviene mucho la pedagogía, la idea de educar a la humanidad, de promover la transformación del hombre antes de la transformación de las estructuras».
Perder el alma: «He crecido siempre cultivando la frase evangélica “si no pierdes tu alma, no la salvarás”. Me parece enfático decir “no vengo esta tarde, porque de esas cosas no me ocupo, no forman parte de mi vocación”: es como responder “usted no sabe quién soy yo”. No consigo nunca rechazar un compromiso sin sentirme mal: digo “no puedo” solo cuando tengo otro en aquel mismo momento, y por tanto me es imposible ir, pero no consigo nunca decir “no es mi vocación, no es mi especialidad, etcétera”. Me parece siempre excesivamente egoísta, demasiado solemne, y en parte también ridículo. El especialismo en filosofía es en ciertas condiciones defectuoso desde el principio, y en el fondo a esto me refiero hablando de “perder el alma”».
Llenar los vacíos: «Quien no hace filosofía es un hombre disminuido, un “despreciable mecánico”. Todo esfuerzo de ver con tolerancia las demás condiciones humanas me parece ligeramente hipócrita. Estoy convencido de que, en definitiva, nadie puede seriamente “especializarse” a menos que tenga presente la totalidad de la vida espiritual: esto es lo “filosófico” que hay en la vida de todos. ¿Qué hace el comerciante de pollos cuando no comercia con pollos? A veces pienso que la importancia del eros en la vida de las personas está en el hecho de que llena exactamente esos vacíos que no llena el trabajo. La filosofía es eso en lo que piensas cuando no tienes nada específico en qué pensar…En este sentido quizá hacer filosofía corresponde, más que a un talento o a una vocación, a un defecto; o mejor, a la enfatización e institucionalización de un defecto».
La supervivencia del espíritu: «La vida de la mayor parte de la humanidad está espiritualmente satisfecha por la religión y el erotismo: se mueve entre la supervivencia del alma y supervivencia de la especie. A mí, en efecto, me espanta a veces la estrechez de horizontes en la que se mueven también mis reflexiones; yo mismo que predico “perder el alma” en realidad hablo sólo de mí y de aquellos que ejercen oficios análogos o diversos del mío: empleados estatales de otros departamentos, o bien profesionales o también obreros de la Fiat. Estoy convencido de que cuando hago filosofía hago un discurso que se refiere solo a un determinado trozo del mundo, nada más».

Barcellona, in memoria di Gadamer

Coincidiendo con la conmemoración de los 10 años desde la muerte de H.-G. Gadamer se celebró en la Universidad de Barcelona un coloquio, dirigido por Manuel Cruz, entre Emilio Lledó y Gianni Vattimo sobre la figura filosófica del autor de Verdad y método.

La editorial Herder, en su página de facebook, ofrece el enlace a un video de este acto de homenaje a Gadamer. 



Lledó y Vattimo evocan la figura de Gadamer a los 10 años de su muerte 
Manuel Cruz enfatiza la influencia del pensador alemán en el pensamiento contemporáneo 
Cataluña en EL PAÍS, Francesc Arroyo Barcelona 11 MAR 2012 - 21:31 CET 

Emilio Lledó (Sevilla, 1927) y Gianni Vattimo (Turín, 1936) tienen mucho en común. Para empezar, ambos han dedicado su vida a la filosofía. Ambos han escrito libros y artículos, han seguido exitosas carreras universitarias y tienen otra cosa en común: estudiaron con Georg Gadamer (Marburgo, 1900-Heidelberg, 2002). Esta semana se cumplirán 10 años de la muerte del pensador alemán y dos de sus discípulos más famosos recordaron cómo era, cómo lo conocieron, como les influyó. Es, desde luego, uno noticia, pero seguramente es más noticia (por lo insólito) que el aula inicialmente prevista se quedara pequeña para la multitud que asistió al coloquio el pasado jueves en la Facultad de Filosofía de la Universidad de Barcelona. Hubo que habilitar el Aula Magna y aun esta se quedó pequeña.
Empezó Lledó, que volvía a hablar a los estudiantes en la que, durante 11 años, fuera su universidad, antes de abandonarla para viajar a Madrid, en 1978. Recordó aquellos años, el patio de la facultad de letras, donde, dijo, “latía la vida”, y lo hizo desde una convicción, que enlazaba con su relación con Gadamer: “Somos memoria y amistad”. Lledó llegó a Heidelberg en 1953 y Vattimo más de una decena de años más tarde. Los dos tenían un alemán rudimentario, pero ansias de aprender. “Yo conocía a Lledó por las bibliografías”, dijo Vattimo. Cuando preparaba un estudio de licenciatura sobre Aristóteles, entre los textos que leer había uno del estudioso español sobre la Grecia clásica.
El interés por la filología griega unía a Gadamer y a Lledó y fue también el punto de conexión entre el joven estudiante español y Martin Heidegger, que había sido profesor de Gadamer y que acudió algunas veces a su casa a participar en un “círculo aristotélico” en el que se leían obras del estagirita. Vattimo, en cambio, estaba más interesado en Heidegger, directamente, pero su relación con Gadamer fue también fructífera. Para empezar, acometió la primera traducción de su principal obra, Verdad y método, luego las cosas siguieron y ambos mantuvieron una larga amistad. “Gadamer es para mí un modelo de vida y de muerte”, dijo, aseguró Vattimo, que recordó la vitalidad de su maestro y su capacidad para gozar incluso en el momento en que se celebró su centenario.
También Lledó evocó al “gozoso” Gadamer y largas conversaciones con él, algunas hasta la madrugada, en Nápoles, en torno a unas copas de grapa, cuando el alemán tenía ya más de 90 años. Y, sobre todo, cómo le enseñó a percibir el “latido filosófico en las palabras”, para pedir a los estudiantes, a continuación, que rechacen las propuestas de una universidad que forma para trabajar y ganar dinero y defiendan una academia que estimule el entusiasmo por las ideas y el proceso de aprendizaje.
El presentador del acto, Manuel Cruz, enfatizó la influencia de Gadamer en el pensamiento contemporáneo y su capacidad para estimular a sus discípulos para seguir un camino propio.

Gadamer, Lledó, Vattimo: filósofos en la intimidad

Por: | 14 de marzo de 2012
Georg Gadamer (1900-2002), discípulo de Heidegger, filósofo y maestro de una pléyade de pensadores contemporáneos, murió el 13 de marzo de 2002, a los 102 años de edad. Dos de sus discípulos, el español Emilio Lledó, y el italiano Gianni Vattimo, revisaron su obra en un diálogo moderado por el catedrático de la Universidad de Barcelona Manuel Cruz. Éste los invitó a hablar y ellos lo hicieron. Lo que sigue es un amplio extracto de la charla, muy centrada, en apariencia, en aspectos de la relación privada pero que trasciende ampliamente el ámbito de lo personal.

«Sono suicidi di Stato»

Vattimo e Bonomi sui gesti disperati di operai e imprenditori
Lettera43 29 marzo 2012
di Antonietta Demurtas

Come una Cassandra, il sociologo Aldo Bonomi lo va dicendo da mesi: «State attenti che i lavoratori, soprattutto i piccoli imprenditori che non riescono ad attraversare questa crisi, vedono rotta la simbiosi con l'impresa, che per loro è un progetto di vita». Una rottura davanti alla quale non resta più nulla se non «la paura, la vergogna del fallimento, la disperazione», dice a Lettera43.it.
SOS INASCOLTATO DEI LAVORATORI. Ma a quell'Sos nessuno sembra aver prestato troppa attenzione. E così davanti all'ennesimo gesto disperato di un operaio edile di origine marocchina che il 29 marzo si è dato fuoco davanti al municipio di Verona perché senza stipendio da mesi, l'ottimismo manifestato solo il giorno prima dal presidente della Repubblica grida vendetta.
IL GESTO DISPERATO DI BOLOGNA. Proprio mentre Giorgio Napolitano diceva: «Credo ci sia una straordinaria consapevolezza tra gli italiani, non vedo esasperazione cieca e ho molta fiducia sulla capacità di comprensione di un momento difficile», un artigiano bolognese si dava fuoco all'interno della sua macchina davanti alla sede dell'Agenzia delle Entrate. «Pago le tasse, ora non ce la faccio più...», ha scritto in una delle lettere d'addio.
«NAPOLITANO SI AFFACCI ALLA FINESTRA». Parole davanti alle quali il filosofo Gianni Vattimo si chiede: «Se non sono suicidi di Stato questi cosa sono?». E invita Napolitano «ad affacciarsi alla finestra del Quirinale per vedere se davvero non ci sono italiani esasperati».
«C'è una differenza tra esasperati e disperati», continua il filosofo torinese. «Forse Napolitano e Monti non considerano i disperati perché tanto quelli si tolgono di mezzo da soli, invece gli esasperati possono protestare e ribellarsi».

Vattimo: «Indignato dall'indifferenza di questa classe dirigente»

Gianni Vattimo.
(© La Presse) Gianni Vattimo.

Vattimo è esasperato, e questa volta non ci sta ad accettare che i problemi vengano sottovalutati. «Sono indignato dall'indifferenza di questa classe dirigente», spiega, «stanno facendo di tutto per stimolare ogni genere di rivolta».
Ma per ora le forze sembrano mancare. E così non resta che l'autolesionismo: «Queste persone hanno perso la fiducia, non vedono nessuno che possa portare la bandiera per loro, hanno perso tutto». E basta guardare le cause che hanno portato a gesti così estremi «per capire di chi sono le responsabilità».
«STRETTI TRA TASSE E STIPENDI RIDICOLI». «Tasse, stipendi ridicoli, stretta creditizia, tutto scaricato sulle spalle degli operai e dei piccoli imprenditori», denuncia Vattimo.
«Su cui si aggiungono le ganasce di Equitalia, l'impossibilità di pagare i propri dipendenti e l'imposizione fiscale», osserva Bonomi. «Per questo spero che questi problemi entrino nell'agenda della politica, delle istituzioni, dell'Agenzia delle Entrate. Ma ne dubito».
LO SPETTRO DEGLI ANNI 70. In fondo, ricorda il sociologo, «già negli Anni 70 avevamo conosciuto questo fenomeno dei suicidi tra i cassintegrati della Fiat che avevano perso il lavoro e con esso il loro luogo di appartenenza». Ma ovviamente anche allora «tutto fu nascosto come la polvere sotto il tappeto».
DAGLI OPERAI AI PICCOLI IMPRENDITORI. Da allora i cambiamenti sono stati pochi. Prima i protagonisti di questa strage silenziosa «erano soprattutto gli operai. Poi è emerso il capitalismo molecolare e il fenomeno ha iniziato a riguardare anche i piccoli imprenditori», spiega Bonomi.
«L'ASSENZA DELLA POLITICA». Una situazione talmente drammatica, «che mi stupisce che ne muoiono ancora così pochi. Forse gli altri moriranno di fame», dice Vattimo, «ma anche allora la politica farà finta di nulla, per paura di esasperare un clima già asfissiante. Per non riconoscere questi suicidi di Stato».
«Non dimentichiamo», ricorda Bonomi, «che spesso sono proprio le istituzioni a non pagare le fatture e a mettere in difficoltà i piccoli imprenditori e i loro dipendenti». Lo dimostrano i dati della Cgia di Mestre, secondo cui gli imprenditori italiani sono creditori dello Stato per oltre 70 miliardi di euro.

Bonomi: «Non collegare direttamente il Noi e i traumi dell'Io»

Un tema delicato che Bonomi rimanda a quel complesso intreccio «tra i fenomeni che riguardano il Noi e i traumi dell'Io». E su cui, avverte, è sempre «problematico fare un link automatico».  Non c'è però dubbio che «tra i drammi collettivi come la crisi economica e il dramma personale di chi sceglie di compiere un gesto estremo esiste un collegamento».
LE RESPONSABILITÀ DELLA STAMPA. E, secondo Vattimo, la responsabilità è anche di «quella stampa “indipendente” che ha pompato Mario Monti come il salvatore e invece ora anziché ricredersi continua a non collegare i fatti».
E i fatti raccontano di «piccoli imprenditori abbandonati dallo Stato che vedono come unica soluzione ai loro problemi il suicidio». Un gesto che «di certo non sta meditando di compiere Sergio Marchionne», aggiunge Vattimo.
LA MORIA DI AZIENDE. Perché ancora una volta i più deboli cadono sotto i colpi dei grandi. «In Piemonte», fa notare il filosofo, «vedo ogni giorno centinaia di piccole aziende che chiudono nel silenzio generale».
E così un pensiero assilla Vattimo: «Chissà quando inizieremo a contare anche i suicidi degli esodati. E chissà se anche allora chi sta al potere non sentirà sulle proprie spalle il peso di quelle morti».

Gli Stadio suoneranno per i massoni a Rimini. Disdice Vattimo: “Io solo alla Fiom”

Il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2012
di Antonella Beccaria | Rimini |

Mentre è confermata la presenza degli Stadio, il gruppo storico che ha accompagnato Lucio Dalla e Vasco Rossi e che – tra lo stupore dei fan – che si esibiranno sabato al Palacongressi di Rimini con un concerto gratuito, arriva la prima defezione nella lista degli ospiti alla Gran Loggia 2012 del Grande Oriente d’Italia. È quella di Gianni Vattimo, il filosofo ed eurodeputato dell’Italia dei Valori che, da programma, avrebbe dovuto intervenire sabato pomeriggio all’interno del dibattito “Laici e costruttori, cittadini di un nuovo tempo”, moderato da Alessandro Cecchi Paone – massone dichiarato - e a cui partecipano tra gli altri anche il giornalista Oscar Giannino e il filosofo Giulio Giorello.

Ma Vattimo – che per la prima volta aveva accettato un invito di esplicita matrice massonica per confrontarsi sui temi della laicità, vincendo la “’tentazione immediata del rifiuto che mi ispirava la mia educazione cattolica” – ha osservato la situazione politica nazionale e ci ha ripensato. “D’ora in poi”, dice, “andrò solo agli eventi della Fiom e non a quelli del Goi”. Fuor di battuta, ma neanche più di tanto, cuore della sua rimostranza è che la “massoneria rappresenta solo la classe dirigente del Paese”. E in una lettera che l’europarlamentare ha indirizzato ai “cari amici massoni”, spiega più approfonditamente le ragioni del suo forfait.

“Se preferite, e disturba meno”, scrive Gianni Vattimo, “attribuitelo a una ricaduta di influenza. In realtà, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi politici, non mi sento di partecipare a un talk show così bipartisan perché ormai diffido di tutto ciò che si presenta sotto questa luce. Lo direi anche se dovessi partecipare a un’assemblea organizzata dal Vaticano o, peggio, da Comunione e Liberazione”.

Poi, poco più avanti, aggiunge: “Non c’è in questa decisione alcun sentimento anti massonico; semmai anti classe dirigente di ogni tipo, e credo non mi contesterete che la massoneria è molto più classe dirigente che classe subordinata nel nostro Paese e non solo qui [...]. Decido così anche per rispettare le ragioni ‘umanistiche’ della vostra riunione, che io credo di poter promuovere solo stando, politicamente, dalla parte dei più deboli”.

Oscar Giannino, a fronte del ripensamento di Vattimo sul dibattito che li avrebbe dovuti vedere entrambi ospiti, commenta dicendo a ilfattoquotidiano.it che “la sua reazione la capisco benissimo, è coerente alle sue convinzioni. L’unica cosa che mi sento di dire è che, per come conosco il Goi, questo è un mondo che eviterei di identificare con le classi dirigenti. È un fatto che all’interno siano rappresentate alcune tipologie professionali elevate, però negli anni ho incontrato tantissimi artigiani, commercianti, titolari di partite Iva sotto i 40 anni e il cui volume di fatturato può attestarsi tra i 25 e i 35 mila euro lordi. Dunque è una stratigrafia di redditi che non ha a che vedere con le classi dirigenti”.

Secondo Giannino, che dice di non essere un affiliato per quanto abbia respirato la massoneria prima in famiglia e poi negli anni del Partito Repubblicano, i motivi che avvicinano questa fascia di persone sono di tipo culturale. Ma non sarà che cercano anche di intessere legami in vista di una sperata ascesa sociale? “È un fatto da tener presente ed è innegabile”, risponde, “che esista nelle diverse massonerie italiane una componente che porta alla costruzione di relazioni che consentano un miglioramento della propria condizione. È altrettanto vero che la componente culturale è molto forte”.

E in merito invece alle affermazioni del gran maestro uscente Gustavo Raffi, secondo il quale le liste degli affiliati non vengono rese pubbliche per “evitare discriminazioni e clientelismo” ai danni degli iscritti, Giannino dà ragione al leader del Goi solo in prospettiva storica, riferendosi al ventennio fascista e all’ostilità della Chiesa. Ma per quanto riguarda l’oggi, dopo l’esperienza della P2 e di Licio Gelli con il suo tentativo di occupare lo Stato e le responsabilità in malversazioni politico-economiche e terroristiche, Giannino afferma: “Anelerei a una società italiana in cui si andasse il più possibile alla totale apertura. Per metterci alle spalle tutte le diffidenze, dovremmo muoverci in una casa di vetro e quindi il giorno in cui avvenisse questo sarebbe un vantaggio per tutti”.

Filosofi e giornalisti a parte, ha stupito la presenza degli Stadio. Segreto – e visto che di massoneria si tratta la riservatezza è di casa – la cifra dell’ingaggio. Sulla pagina del fan club ufficiale del gruppo c’è chi si chiede perché il concerto non è pubblicizzato e comunque non è chiaro nell’ambito di quale manifestazione sia. Qualcuno  - sempre a leggere la pagina – si informa meglio, ma neppure capisce cosa sia il Goi, forse un gruppo religioso, azzarda uno in un commento. Quello che è certo è che il concerto sarà gratis, ma l’ingresso limitato al numero dei posti. In caso di tutto esaurito ha la precedenza chi arriva prima.

Gli Stadio sono uno dei gruppi più longevi in Italia. Si unirono dopo aver accompagnato Dalla e De Gregori nel tour Banana Republic. Il leader indiscusso è Gaetano Gurreri, amico da sempre di Dalla tanto che, pochi giorni dalla morte di Lucio, ha presentato a suo nome un’istanza – accolta dal tribunale – per chiedere che venisse nominato subito un curatore patrimoniale. Disse di averlo fatto per amicizia nei confronti di Lucio. Istanza che è servita a fare una sorta di censimento dei beni del cantautore bolognese e che virtualmente sono stati blindati: fino al termine del lavoro tutto quello che ha lasciato Dalla in eredità  sarà intoccabile.

Protesta contro il governo Milano blinda Piazza Affari

In corteo dalle 14 i No Debito di Cremaschi, i No Tav, Rifondazione comunista e anche alcuni gruppi di destra.   
Fra le adesioni ci sono quelle di Moni Ovadia e Gianni Vattimo

La Repubblica - Milano, 31 marzo 2012, di Ilaria Carra

Contro la crisi. E contro «le misure lacrime e sangue e la macelleria sociale del governo MontiBce». È dal sindacalismo di base, dalla sinistra alternativa, dai movimenti “no debito” e dagli antagonisti dei centri sociali che nasce “Occupyamo Piazza Affari”, la manifestazione nazionale prevista oggi a Milano nella piazza «simbolo della finanza e del capitalismo». Il centro sarà quindi blindato. Una protesta contro le politiche e le riforme del governo Monti, per il no alla Tav e alle modifiche dell’articolo 18. La mobilitazione ingloba varie tematiche. E una miriade di sigle di associazioni, alcune tra gli organizzatori della manifestazione dello scorso ottobre a Roma, guastata anche da episodi di guerriglia. Motivo per cui l’appuntamento desta non poca apprensione tra le forze dell’ordine, che presidieranno massicciamente la marcia e la stessa piazza Affari.

Partenza alle 14 da piazzale Medaglie d’Oro, corteo lungo corso di Porta Romana, via Santa Sofia, Molino delle Armi, via De Amicis, via Torino, via Cordusio, fino alla Borsa. «Bisogna creare uno spazio politico alternativo, fondato su radici sociali reali e notevoli — commenta il leader del coordinamento No Debito, Giorgio Cremaschi — un’alternativa rispetto a questo modello di potere, al contrario delle illusioni del Pd o di Vendola». In piazza anche Rifondazione Comunista «contro il governo Monti, lo strapotere delle banche e degli speculatori», attacca il segretario nazionale Paolo Ferrero. In piazza sono annunciati anche personaggi della cultura, da Moni Ovadia a Gianni Vattimo. Vittorio Agnoletto, già esponente del movimento dei social forum, apre poi le porte a quelle formazioni che «per ora non hanno ritenuto di aderire ufficialmente, pur sapendo che molti dei loro iscritti non vedono l’ora di mandare a casa Monti».

Promette poi di esserci, all’evento, anche la destra. Destra per Milano, Destra sociale, Progetto nazionale e Unione patriottica, oltre al sindacato Ugl, sono le sigle che alla vigilia hanno detto sì. «Una battaglia che vogliamo sostenere — spiega Roberto Jonghi Lavarini, esponente dell’estrema destra milanese — Andremo senza segni di riconoscimento per evitare frizioni, al massimo porteremo dei tricolori. Sono finiti gli schieramenti ideologici: se giuste, le battaglie vanno fatte insieme». 

mercoledì 4 aprile 2012

Gianni Vattimo a "Un giorno da pecora"

Il Podcast – La Puntata con Vattimo

Gianni Vattimo dice che al Governo Tecnico darebbe botte da orbi, Albertini dice che non ci sono donne in grado di andare al Quirinale, Mario Mauro stima il Vattimo filosofo, Eva Lichtemberg parla delle ”palle di Mozart”…

Scaricate il podcast
 

lunedì 2 aprile 2012

Lunedì dell'Università: "La caduta delle ideologie", il video dell'incontro

I Lunedì dell'Università - Primo ciclo 2012 - Quinto incontro
Lunedì 19 marzo 2012 dalle ore 18 abbiamo trasmesso in diretta dall′Aula Magna del Rettorato (Via Verdi, 8/Via Po, 17) il quinto incontro del primo ciclo 2012 de ″I Lunedì dell′Università″. 
L′iniziativa - che si inserisce all′interno della più ampia manifestazione ″L′Universitàchecontinua″, promossa dall′Università degli Studi di Torino e dall′Associazione Amici dell′Università - vede il coinvolgimento delle Facoltà dell′Ateneo che offrono il proprio contributo per discutere su temi di particolare interesse e attualità.
Il quinto appuntamento dal titolo ″La caduta delle ideologie: c′è oggi qualcosa che vale?″ è stato curato dalla Facoltà di Lettere e Filosofia.

Relatori

  • Gianni Vattimo - Professore Emerito di Filosofia
  • Franco Garelli - Ordinario di Sociologia dei Processi Culturali
  • Dagoberto Brion - Presidente dell'Associazione Amici dell'Università di Torino
Qui il video integrale dell'incontro