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giovedì 12 maggio 2011

Vattimo: "Palestina invitata in sordina ma meglio di niente"


Vattimo: "Palestina invitata in sordina ma meglio di niente"

La Repubblica, Torino, 12 maggio 2011. Vera Schiavazzi

TRE anni fa, assieme a un gruppo di intellettuali e giovani, aveva contestato con vigore la scelta di Israele come paese ospite del Salone. Il ricordo è ancora vivo: polizia, cortei, il timore che la manifestazione finisse «blindata» o, peggio, fosse teatro di violenze. Alla fine non successe nulla, ma di quella protesta restano idee che il filosofo e parlamentare europeo Gianni Vattimo (Idv) non ha cambiato. Vattimo, la presenza della Palestina come ospite dell' edizione che si apre oggi è un «risarcimento» per chi nel 2008 aveva contestato Israele? E se lo è, lei lo ritiene sufficiente?
«Intanto, trovo che questa decisione non sia stata granché pubblicizzata, io l'ho appreso dai giornali. Non che il Salone fosse tenuto a dircelo, visto che non eravamo allora e non siamo adesso un gruppo organizzato, ma mi pare che non ci sia paragone possibile tra la visibilità data allora a Israele, ma resta il fatto che se ne è saputo ben poco, mentre l'invito a Israele, forse anche grazie alle nostre contestazioni, è stato in prima pagina per giorni. L'abitudine di oscurare la Palestina e le sue ragioni di nazione occupata, del resto, è radicata un po' ovunque nel mondo. Mentre Israele è dappertutto al pari delle altre nazioni, dai campi di calcio alle Olimpiadi ai vertici internazionali, la Palestina continua a essere una sorta di fantasma. Comunque, meglio questo invito un po' in sordina che un secondo Salone dedicato a Israele. Accontentiamoci, e sosteniamo questa presenza a Torino».
Lei e i suoi compagni di protesta che cosa avete fatto in questi tre anni per proseguire la vostra battaglia?
«Molti di noi fanno parte dell'International Solidarity Mouvement, un'organizzazione attiva in modo permanente che, tra l'altro, sta organizzando la nuova Freedom Flotilla che partirà in giugno per cercare di raggiungere Gaza».
Lei ci sarà?
«Non ho più l'età per una navigazione così lunga. Ma, assieme ad altri, ho intenzione di fare il possibile per raggiungere Gaza in modo da attendere l'arrivo del convoglio, nella speranza che non ci siano né i nove morti dell'ultima volta né incidenti gravi. E naturalmente anche nella speranza che non accada niente di grave a me, anche se non sono così importante».
È mai stato a Gaza?
«No. Ma più volte in Israele, anche se negli ultimi anni ho preferito evitarlo».
Come parlamentare europeo che cosa sta facendo?
«Abbiamo prima scritto al ministro degli Esteri Catherine Ashton affinché chiedesse ufficialmente al governo israeliano di evitare ogni forma di violenza contro il convoglio navale che partirà, sottolineando tra l'altro come a bordo ci saranno alcuni europarlamentari. E proprio martedì, in commissione, abbiamo sottolineato - mi pare nella condivisione generale - l'idea che il Parlamento europeo debba intervenite in questa vicenda, se non altro con compiti di garanzia come, appunto, la presenza sulle navi pacifiste».

lunedì 23 novembre 2009

Gaza Freedom March

A Gaza a fine dicembre saremo migliaia per dire basta con l'assedio
La Gaza Freedom March non si limiterà a deplorare la brutalità israeliana, ma agirà per fermarla.
(22 novembre 2009)
Tra il 28 e il 29 dicembre, migliaia di volontari provenienti da tutto il mondo si sono dati appuntamento al valico di Rafah, il confine della Striscia di Gaza con l’Egitto, in quella che si annuncia come la più grande operazione di solidarietà internazionale della storia recente. Con la Gaza Freedom March, In tutto il mondo ci si sta mobilitando per porre fine alla tortura del popolo palestinese di Gaza, rispondendo all’esortazione contenuta nell’appello dell’associazione statunitense Code Pink: “Con la Gaza Freedom March, l’umanità non si limiterà a deplorare la brutalità israeliana, ma agirà per fermarla”. Ad oggi, la Gaza Freedom March vede l’adesione e la partecipazione di associazioni, comitati e forze sociali dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dall'Italia, dall’Irlanda, dal Belgio, dalla Svizzera, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Germania, dalla Svezia, dalla Danimarca, dalla Finlandia, insomma da tutta l’Europa, oltre che dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Messico, dalla Nuova Zelanda e dall’Australia. Non mancherà, inoltre, la presenza di volontari dal mondo arabo e quella di attivisti israeliani contro l’occupazione. La partecipazione italiana sarà all’altezza della situazione. Ancora una volta senza alcun sostegno da parte di partiti o istituzioni decine di volontari hanno risposto all’appello del Forum Palestina e si sono organizzati autonomamente, come autonomamente sono state organizzate tutte le iniziative di solidarietà con il popolo palestinese di questi anni, comprese le grandi manifestazioni durante l’operazione Piombo Fuso. Alla Gaza Freedom March hanno aderito molte personalità autorevoli della cultura e della politica. Jimmy Carter e Nelson Mandela sono fra quelli di cui è stata annunciata la presenza alla Marcia, ma l’elenco delle adesioni comprende Omar Barghouti (fondatore della Campagna Palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni - BDS), Mustafa Barghouti (deputato del Consiglio Legislativo Palestinese), Noam Chomsky, il deputato inglese George Galloway, Arun Gandhi, i registi Aki Kaurismak, Ken Loach e Oliver Stone, gli scrittori Naomi Klein e Gore Vidal, il Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, Jeff Halper (fondatore del Comitato Israeliano Contro la demolizione delle Case) e moltissimi altri. Fra i sostenitori italiani della Marcia, gli eurodeputati Luigi De Magistris e Gianni Vattimo, l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, gli ex europarlamentari Vittorio Agnoletto e Marco Rizzo, oltre ad esponenti della cultura, dell’associazionismo e del sindacalismo di base. Dobbiamo lavorare ancora affinché il sostegno alla Gaza Freedom March cresca e per non permettere che su questa iniziativa cali la solita censura del silenzio, perché portare il nostro messaggio di solidarietà direttamente al popolo palestinese è importante, ma è fondamentale la battaglia politica qui, in un Paese dove la quasi totalità del mondo politico e dell’informazione è letteralmente schiacciata sul sostegno all'oocupazione sionista e alla sua terroristica concezione della sicurezza. Cominciamo a liberare Gaza dall'assedio. Con la Palestina nel cuore, fino alla vittoria!
tutte le informazioni sulla partecipazione alla Gaza Freedom March dall'Italia le trovate su www.forumpalestina.org

lunedì 26 ottobre 2009

Sostegno in crescita alla Gaza Freedom March di fine anno

Sostegno in crescita alla Gaza Freedom March di fine anno
(26 ottobre 2009; http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o16098:f0)

Sta assumendo dimensioni imponenti il sostegno alla Gaza Freedom March di fine anno, promossa dall’associazione statunitense Code Pink ed alla quale aumentano di giorno in giorno le adesioni di singole personalità e di realtà associative. In un momento in cui il popolo palestinese vive una situazione drammatica, privo di una direzione politica adeguata e ostaggio di interessi e speculazioni di ogni genere, il sostegno della società civile internazionale e dei politici e degli intellettuali più sensibili è di importanza fondamentale. Fra le organizzazioni che sostengono la Gaza freedom March, vogliamo segnalare l’Associazione Americana dei Giuristi, gli Ebrei Americani per una Pace Giusta, gli Australiani per la Palestina, la Federazione Autonoma dei Lavoratori di Haiti, l’Alleanza canadese per la Pace, il Movimento Gaza Libera di Cipro, l’International Solidarity Movement, il Comitato Israeliano contro la Demolizione delle Case di Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti, gli Ebrei contro l’Occupazione di Sydney (Australia), la Voce Ebraica per una Pace Giusta (Austria), la Fondazione Rachel Corrie, l’associazione statunitense dei Veterani per la Pace, l’organizzazione israeliana Yesh G’vul, l’associazione francese Europalestine.
Si tratta di un elenco assolutamente parziale, come parziale è l’elenco delle personalità che sostengono la Gaza Freedom March, che qui riportiamo: Ali Abunimah, scrittore e cofondatore di Electronic Intifada; il Dr. Patch Adams (a cui è ispirato il celebre film interpretato da Robin Williams); il poeta siriano Adonis; lo scrittore inglese Tariq Ali; Mustafa Barghouti, deputato del Consiglio Legislativo Palestinese; Omar Barghouti, fondatore della Campagna Palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS); Tony Benn, ex parlamentare inglese e presidente della UK Stop the War Coalition; Medea Benjamin, cofondatrice di Global Exchange e di CODEPINK; Sergio Cararo, giornalista italiano e cofondatore del Forum Palestina; Noam Chomsky, linguista e scrittore; Ramsey Clark, ex Ministro della Giustizaia U.S.A.; Jonathan Cook, giornalista (Gran Bretagna); Cindy e Craig Corrie, genitori di Rachel Corrie e fondatori dell’omonima Fondazione; Luigi De Magistris, Deputato Europeo; John Dugard, professore di diritto Internazionale ed ex giudice della Corte Internazionale di Giustiza, relatore speciale per la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite; George Galloway, deputato del parlamento britannico; Arun Gandhi, fondatore del Gandhi Institute for Nonviolence; Jeff Halper, fondatore del Comitato Israeliano Contro la demolizione delle Case; Aki Kaurismaki, regista; Dina Kennedy, coordinatore U.S.A. del Free Gaza Movement e membro dell’Associazione Donne Americane e Palestinesi; Naomi Klein, scrittrice; Ken Loach, regista; Mairead Maguire, premio Nobel per la Pace; Germano Monti, cofondatore del Forum Palestina (Italia); Luisa Morgantini, ex vicepresidente del Parlamento Europeo; Ralph Nader, avvocato, scrittore ed ex candidato alla Presidenza degli Stati Uniti; Gianni Vattimo, filosofo e Deputato Europeo; Gore Vidal, scrittore; padre Louis Vitale, frate Francescano, di Pace e Bene Nonviolence Service; Howard Zinn, storico e scrittore.
L’obiettivo della Gaza Freedom March è quello di spezzare l’assedio che soffoca da anni la Striscia di Gaza, denunciando al mondo i crimini dell’occupazione israeliana e la complicità dei governi occidentali, che evitano di applicare sia le Risoluzioni dell’ONU che le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia. Il Forum Palestina (una cui delegazione è riuscita ad entrare a Gaza lo scorso marzo) si è impegnato a contribuire alla partecipazione italiana alla Gaza Freedom March, sia organizzando la presenza italiana alla stessa, sia lanciando una campagna nazionale di sostegno e informazione.