giovedì 11 luglio 2013
"Viva la CIA!"
venerdì 31 maggio 2013
Gianni Vattimo a Washington per la liberazione dei 5 cubani
giovedì 16 maggio 2013
Manifestazione "5 days for the Cuban 5" a Washington
da Prensa Latina
venerdì 20 aprile 2012
Cinque Cubani in carcere negli Usa: intervento di Gianni Vattimo in seduta plenaria al Parlamento europeo
Sui 5 cubani in carcere negli USA
5 giorni a WASHINGTON e in tutto il mondo per i 5 cubani in carcere negli U.S.A. da 14 anni - 17-21 aprile 2012
intellettuali, docenti, religiosi, sindacalisti, attori e artisti...
fra gli altri Noam Chomsky, Danny Glover, Mike Farrell, Pete Seeger, Angela Davis, Tony Woodley, Rafael Cancel Miranda, Gayle McLaughlin (Sindaco di Richmond--CA), il Sacerdote Cattolico inglese Geoffrey Bottoms ...
fra le Organizzazioni: "Gremio Nazionale Avvocati", "Alleanza for Global Justice", "Osservatorio Scuola delle Americhe", "National Network on Cuba", "Center for Constitutional Rights"...
danno vita a manifestazioni, conferenze, eventi teatrali, mostre, attività di pressione su Congressisti e Senatori per rompere l'omertà che avvolge il vergognoso caso dei 5 antiterroristi cubani, oggetto di un processo nullo, quindi di una carcerazione abusiva, e per farsi sentire dal Presidente U.S.A.
OBAMA HA IL POTERE di mettere fine a questa ingiustizia con un INDULTO
La stessa voce si è alzata anche nel Parlamento Europeo, proprio nel giorno di apertura delle 5 giornate di Washington.
L'europarlamentare GIANNI VATTIMO - noto e importante filosofo, già testimonial nella campagna mondiale per la liberazione dei Cinque - ha chiesto ed ottenuto la parola per denunciare il caso, informare sull'Evento di Washington e sollecitare il Parlamento ad appoggiare la richiesta al presidente USA di porre rimedio a tanta ingiustizia e tanto dolore già consumati, concedendo l'indulto.
sabato 24 marzo 2012
Interrogazione sulla criminalizzazione delle persone senza fissa dimora in Ungheria
| 8 marzo 2012 |
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| Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione Articolo 115 del regolamento Cecilia Wikström, Nadja Hirsch, Renate Weber, Gianni Vattimo, Sonia Alfano, Andrea Zanoni, Louis Michel, Leonidas Donskis, Jan Mulder, Sophia in 't Veld, Jens Rohde, Baroness Sarah Ludford, Ramon Tremosa i Balcells, Niccolò Rinaldi, Nathalie Griesbeck, Marielle de Sarnez, a nome del gruppo ALDE | ||
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Il 1° dicembre 2011 in Ungheria è entrata in vigore una legge sulla
criminalizzazione delle persone senza fissa dimora. Dopo un primo
avvertimento, ai senzatetto che dormono in strada sarà comminata una
multa da 445 euro o si procederà al loro arresto. I relatori delle
Nazioni Unite sui diritti umani, nello specifico i relatori speciali
sulla povertà estrema, sui diritti umani e sul diritto a un alloggio
adeguato, hanno criticato la legge e invitato l'Ungheria a riconsiderare
questa norma nonché ad adottare una strategia nazionale per l'alloggio
che tenga conto delle esigenze e dei diritti delle persone senza fissa
dimora, conformemente agli obblighi internazionali in materia di diritti
umani. Si stima che in Ungheria vivano tra le 30 000 e le 35 000
persone senza fissa dimora, tra cui persone affette da disabilità(1).
A seguito della crisi economica e finanziaria è aumentato il numero
delle famiglie che vivono per strada. Le autorità ungheresi hanno
comunicato che sono stati costruiti nuovi ricoveri, ma i detrattori
sottolineano che ciò non giustifica le multe o l'arresto di coloro che
non hanno ancora trovato un alloggio. 1. Può la Commissione indicare se ritiene che la legge citata sia incompatibile con i valori fondanti dell'Unione europea, enunciati all'articolo 2 del TUE, in particolare per quanto concerne "il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze... in una società caratterizzata... dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità"? 2. Concorda sul fatto che la legge è incompatibile con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare con l'articolo 1 (diritto alla dignità), l'articolo 4 (proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumati o degradanti), l'articolo 6 (diritto alla libertà e alla sicurezza) e l'articolo 7 (rispetto per la vita privata e familiare), nonché con l'articolo 31 della Carta sociale europea rivista, che stabilisce il diritto a un alloggio? 3. Concorda nell'affermare che detta legge è incompatibile con le politiche dell'Unione europea intese a combattere la mancanza di alloggio, compreso il riferimento specifico contenuto nella relazione comune per il 2010 sulla protezione sociale e l'inclusione sociale adottata dal Consiglio? 4. Concorda sul fatto che il provvedimento costituisce una misura che non rispetta il criterio di proporzionalità e di necessità in una società democratica stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo? 5. Concorda nell'affermare che la legge ha ripercussioni discriminatorie su coloro che vivono in condizioni di povertà? 6. Concorda sul fatto che detta legge farà sì che le risorse siano spese per la vigilanza, la detenzione, i procedimenti giudiziari e l'incarcerazione, anziché essere utilizzate più efficacemente per individuare soluzioni in materia di alloggio? 7. Fornirà statistiche sulla mancanza di alloggio in tutti gli Stati membri? 8. Qualora condivida queste preoccupazioni, quali azioni intraprenderà nei confronti delle autorità ungheresi? Intende avviare una procedura d'infrazione nei confronti dell'Ungheria?
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lunedì 19 marzo 2012
Interrogazione sulle azioni USA contro Wikileaks
alla
Commissione
Articolo 117
del regolamento
Gianni
Vattimo (ALDE)
Oggetto: Azioni degli Stati Uniti contro WikiLeaks, Assange e i
presunti attivisti di Anonymous
Il 27
febbraio 2012, WikiLeaks ha lanciato "The Global Intelligence
Files", da cui emerge che le autorità di contrasto statunitensi
hanno segretamente formulato dei capi d’imputazione – a quanto
pare per terrorismo e associazione per delinquere – contro Julian
Assange e persone collegate a WikiLeaks; esse stanno esercitando
pressioni per ottenere l'estradizione di Assange negli Stati Uniti, e
intendono applicare nei confronti suoi e di altre persone collegate a
WikiLeaks la stessa linea che gli USA hanno adottato nei confronti di
Al Qaeda. In seguito alla pubblicazione, anche tramite media
internazionali, dei file Stratfor in possesso di una "CIA
parallela", l'Interpol ha effettuato una serie di arresti di
presunti attivisti di Anonymous di età compresa tra i 16 e i 40
anni.
È la
Commissione a conoscenza di questi fatti?
Ritiene che
essi siano compatibili con i trattati, con la Carta dei diritti
fondamentali e con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo?
Che cosa
intende fare per garantire che Assange, gli attivisti di WikiLeaks e
le persone legate ai media non siano perseguitati o estradati negli
Stati Uniti, dove rischierebbero di essere sottoposti a procedure
segrete che comportano persecuzioni, torture e trattamenti inumani o
degradanti, ivi compresa la detenzione a Guantanamo, com’è
accaduto e accade ad altri?
È in grado
di confermare che la convenzione di estradizione UE-USA non consente
tali estradizioni?
In relazione
agli attivisti di WikiLeaks, ad Assange e ai presunti attivisti di
Anonymous, che cosa intende fare la Commissione per garantire che la
libertà d’informazione, la segretezza delle fonti giornalistiche,
la libertà di espressione e di manifestazione, il diritto a un
processo equo e il diritto a non essere estradati in un paese in cui
le persone rischiano di essere perseguitate, torturate o sottoposte a
trattamenti inumani o degradanti, tra cui la detenzione in isolamento
e i processi militari, siano rispettati nell'UE come previsto dai
trattati, dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione
europea dei diritti dell'uomo?
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venerdì 7 ottobre 2011
Discriminazione e persecuzione dei Rom nell'UE, interrogazione parlamentare
sabato 9 luglio 2011
Pagine rigeneranti - Le scoperte (e riscoperte) degli esperti
di Giulia Calligaro, Io donna, 9-15 luglio 2011
Propone riflessioni sul nostro tempo un altro pensatore, Gianni Vattimo: «Consiglierei Tramonto glo
bale di Daniele Zolo (Firenze Univ. Press)». E prosegue con arguzia e ironia: «Non è un libro da spiaggia, ma serve anche per suscitare ammirazione presso i vicini di ombrellone. Soprattutto, essendo una specie di panorama delle ingiustizie e dei mali del mondo attuale, mantiene chi sta in vacanza in collegamento con la realtà. In autunno potreste trovarvi ad assaltare un qualche Palazzo d’Inverno».L’attore performer Moni Ovadia suggerisce una lettura che ci faccia bene inducendo al bene: Se niente importadi Jonathan Safran Foer (Guanda) è un libro necessario» sostiene. «Un affresco della crudeltà e della follia dell’umanità contro gli animali. Non è un mero inno all’essere vegetariani, ma una voce contro il consumismo che divora, a tavola prima e poi nei rapporti umani e tra i popoli».
martedì 5 luglio 2011
Interrogazione alla Commissione sul rischio di pena di morte negli Usa per vittime consegne straordinarie Cia e prigioni segrete in Polonia
| Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione Articolo 115 del regolamento Baroness Sarah Ludford, Sophia in 't Veld, Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, Louis Michel, Jens Rohde, a nome del gruppo ALDE 28 giugno 2011 Oggetto: Rischio di pena di morte negli Stati Uniti per le vittime delle consegne straordinarie della CIA e le prigioni segrete in Polonia | ||||||||||||||||||
| Abd al-Rahim al-Nashiri, che è stato detenuto nelle carceri americane per nove anni e si trova attualmente nel carcere di Guantanamo, sta rischiando la vita, in quanto potrebbe essere condannato alla pena capitale da una commissione militare americana(1). Egli ha affermato di essere stato detenuto e torturato, nel 2002-2003, in un centro di detenzione segreto della CIA in Polonia, di cui anche le relazioni Marty e Fava presumevano l'esistenza(2). Il 27 ottobre 2010 il pubblico ministero polacco ha ufficialmente riconosciuto al-Nashiri, com'è poi avvenuto anche il 20 gennaio 2011 per Abu Zubaydah, come vittima nel quadro di un'indagine sulle prigioni segrete della CIA in Polonia(3). Il 10 maggio 2011 al-Nashiri si è appellato alla Corte europea dei diritti dell'uomo, chiedendo alla Corte di ordinare al governo polacco di intervenire presso le autorità statunitensi per cercare di impedire che, nel procedimento giudiziario in atto, la commissione militare chiedesse l'applicazione della pena capitale(4). Il 24 maggio le autorità polacche hanno rimosso il pubblico ministero Jerzy Mierzewski dal caso delle presunte torture inflitte ad al-Nashiri e ad Abu Zubaydah, adducendo un "rimpasto amministrativo", mentre il suo immediato superiore Robert Majewski è stato deposto dalle sue funzioni(5). Secondo quanto riferito dai mezzi d'informazione, essi hanno valutato l'ipotesi di denunciare i membri del governo dell'epoca, compresi l'ex primo ministro Leszek Miller e l'allora Presidente Aleksander Kwasniewski, per violazione della costituzione polacca, connivenza nella detenzione illegale di una serie di persone e complicità in crimini contro l'umanità(6). Il 3 giugno le autorità polacche hanno avviato un'indagine sui mezzi d'informazione per divulgazione di segreti di Stato(7). Il 18 giugno i media hanno riportato che l'allora Presidente Kwasniewski, in base alle sue dichiarazioni, non sarebbe stato a conoscenza dei centri di detenzione della CIA e, alla scoperta della loro esistenza, avrebbe ordinato la loro chiusura, e che i pubblici ministeri stavano proseguendo le indagini, anche sul caso di Khalid Sheikh Mohammed(8). È la Commissione a conoscenza di questi fatti? Quali passi ha intrapreso per esprimere l'opposizione dell'UE alla pena capitale nel caso di al-Nashiri? Concorda la Commissione sul fatto che l'UE dovrebbe esercitare pressioni sulle autorità polacche in vista di un intervento congiunto, in modo da proteggere tutti gli individui dalla pena di morte, la tortura, la detenzione arbitraria e le sparizioni forzate, garantendo fra l'altro che le inchieste su presunte violazioni dei diritti umani non siano bloccate e che i responsabili siano assicurati alla giustizia? Quali misure sta adottando la Commissione per garantire che sia fatta giustizia in Europa per le vittime dei programmi di consegne straordinarie e di detenzione segreta della CIA in Polonia e in altri Stati membri dell'Unione, tra cui la Romania e la Lituania?
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Proposta per una risoluzione sulle modifiche agli accordi di Schengen (Parlamento europeo)
European Parliament
Motion for a resolution to wind up the debate on the statement by the Commission
pursuant to Rule 110(2) of the Rules of Procedure
on the changes to Schengen
4 luglio 2011
Renate Weber, Sarah Ludford, Louis Michel, Leonidas Donskis, Jan Mulder, Cecilia Wikström, Sonia Alfano, Alexander Graf Lambsdorff, Giommaria Uggias, Nadja Hirsch, Sophia in 't Veld, Nathalie Griesbeck, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, Stanimir Ilchev, Antonyia Parvanova
on behalf of the ALDE Group
B7‑0456/2011
European Parliament resolution on the changes to Schengen
The European Parliament,
– having regard to the conclusions of the European Council of 24 June 2011,
– having regard to the European Commission Communication on Migration of 4 May 2011, (COM(2011)0248 final),
– having regard to the Schengen Agreement of 14 June 1985,
– having regard to the Convention implementing the Schengen Agreement of 19 June 1990,
– having regard to Directive 2004/38/EC on the right of citizens of the Union and their family members to move and reside freely within the territory of the Member States,
– having regard to Regulation (EC) No 562/2006 of the European Parliament and of the Council of 15 March 2006 establishing a Community Code on the rules governing the movement of persons across borders (Schengen Borders Code),
– having regard to the proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council on the establishment of an evaluation mechanism to verify application of the Schengen acquis (COM(2010)0624 – C7-0370/2010 – 2010/0312(COD)),
– having regard to the draft report on the proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council on the establishment of an evaluation mechanism to verify application of the Schengen acquis (COM(2010)0624),
– having regard to Article 2 of the TEU and to Articles 3, 18, 20, 21, 67, 77, 80 of the TFEU,
– having regard to Article 45 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union,
– having regard to Rule 110(2) of its Rules of Procedure,
A. whereas the European Union is founded on the unequivocal respect of fundamental rights and freedoms, in particular the free movement of persons as enshrined in the TFEU,
B. whereas the creation of the Schengen area and the integration of the Schengen acquis into the EU framework is one of the greatest achievements of the European integration process, marked by the removal of controls on persons at internal borders and by unprecedented freedom of movement inside the EU,
C. whereas freedom of movement has become one of the pillars of EU citizenship and one of the foundations of the European Union as an Area of freedom, security and justice, enshrining the right to move and reside freely in all Member States enjoying the same rights, protections and guarantees, including the ban of all discriminations based on nationality,
D. whereas the Schengen rules governing the conditions for the movement of persons across internal borders have been defined in the Schengen Borders Code, whose Articles 23 to 26 set out measures and procedures for the temporary reintroduction of border controls at internal borders which however, being of a unilateral nature, do not allow the collective EU interest to prevail,
E. whereas the evaluation mechanism based on the Schengen Evaluation Working Group (SCH-EVAL), a purely intergovernmental body, has shown its limits,
F. whereas a new evaluation mechanism has been set out in the proposal for a Regulation establishing an evaluation mechanism to verify application of the Schengen acquis, currently being examined in ordinary legislative procedure by the EP; whereas this mechanism already defines procedures, principles and tools for supporting and assessing Member States’ compliance with the Schengen acquis, also in presence of unforeseen events,
G. whereas Article 77 of the TFEU states that the European Parliament and the Council, acting in accordance with the ordinary legislative procedure, shall adopt measures concerning, amongst others, the checks to which persons crossing external borders are subject in the absence of any controls of persons, whatever their nationality, when crossing internal borders,
1. Stresses that free movement of people within the Schengen area has been one of the biggest achievements of European integration; that Schengen has a positive impact on the life of hundreds of thousands of citizens, not only by making border crossing convenient, but also by boosting the economy because of the money saved on border checks; has serious doubts that EU citizens would consider it appropriate to reintroduce border controls and passport checks as a way to improve their daily lives;
2. Believes that, while the conditions for the temporary and exceptional reintroduction of controls at internal borders are already clearly set out in Regulation No 562/2006 (Schengen Border Code) with Articles 23, 24 and 25 providing for the possibility of reintroducing border control at the internal borders only where there is a serious threat to public policy or internal security, the procedures for making such decisions need to be EU ones rather than Member States’ ones;
3. Equally believes that support to Member States in order to ensure compliance with the Schengen acquis in case of exceptional pressure at the external borders can already be called upon and enforced through the new Schengen evaluation system;
4. Is therefore of the opinion that any new additional exemptions from the current rules, such as new grounds for ‘exceptionally’ reintroducing borders controls would definitely not reinforce the Schengen system;
5. Reminds that any proposal that would not aim at reinforcing EU citizens’ freedom of movement would contradict the word and the spirit of the Treaties and the acquis communautaire, harming one of the pillars of EU citizenship;
6. Is convinced that the recent problems with Schengen are rooted in the reluctance to achieve European policy in other fields, most crucially a common European asylum and migration system (including tackling irregular immigration and fighting organised crime); reiterates that it is of utmost importance to make progress in this respect, also given the fact that the deadline for the establishment for a common European asylum system is set for 2012; considers it crucial to focus on improving existing instruments (such as Frontex) and on better European cooperation, not only between Member States on the basis of Article 80 of the TFEU, but also between EU agencies, such as Europol, Eurojust and the European Asylum Support Office;
7. Warns that any measure in the Schengen field should fully respect Parliament’s prerogatives and therefore should be based on Article 77 of the TFEU; and that it should first of all aim at enforcing Commission supervision on the correct functioning of the Schengen system;
8. Instructs its President to forward this resolution to the Council, the Commission, the Council of Europe, the governments and parliaments of Member States.
Guantanamo: decisione imminente di pena capitale. Proposta di risoluzione comune (Parlamento europeo)
Parlamento europeo
Proposta di risoluzione comune
presentata a norma dell'articolo 122, paragrafo 5, del regolamento in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
S&D (B7‑0362/2011) PPE (B7‑0371/2011) ALDE (B7‑0374/2011) Verts/ALE (B7‑0375/2011)
8 giugno 2011
Guantanamo: decisione imminente di pena capitale
Ioannis Kasoulides, Eduard Kukan, Cristian Dan Preda, Bernd Posselt, Mario Mauro, Michèle Striffler, Tunne Kelam, Eija-Riitta Korhola, Monica Luisa Macovei, Sari Essayah, Giovanni La Via
a nome del gruppo PPE
Véronique De Keyser, Ana Gomes, Claude Moraes, Richard Howitt
a nome del gruppo S&D
Sarah Ludford, Renate Weber, Sophia in 't Veld, Izaskun Bilbao Barandica, Marielle De Sarnez, Marietje Schaake, Kristiina Ojuland, Louis Michel, Ramon Tremosa i Balcells, Alexandra Thein, Ivo Vajgl, Sonia Alfano, Gianni Vattimo
a nome del gruppo ALDE
Barbara Lochbihler, Heidi Hautala, Ulrike Lunacek, Judith Sargentini, Raül Romeva i Rueda
a nome del gruppo Verts/ALE
Rui Tavares
Risoluzione del Parlamento europeo su Guantanamo: decisione imminente di pena capitale
Il Parlamento europeo,
– visti gli strumenti internazionali, europei e nazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali e quelli concernenti la proibizione della detenzione arbitraria, delle sparizioni forzate e della tortura, quali il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 16 dicembre 1966 e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 10 dicembre 1984 e i relativi protocolli,
– viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 62/149 del 18 dicembre 2007, che chiede una moratoria delle esecuzioni capitali, e 63/168 del 18 dicembre 2008, che chiede l'attuazione della risoluzione 62/149 dell'Assemblea generale,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla pena di morte, in particolare quelle del 7 ottobre 2010 sulla Giornata mondiale contro la pena di morte[1] e del 10 luglio 2008 sulla pena di morte e in particolare sul caso di Troy Davis[2]; su Guantanamo, in particolare quelle del 13 giugno 2006 sulla situazione dei prigionieri a Guantanamo[3], e del 10 marzo 2004 sul diritto a un equo processo dei prigionieri di Guantanamo[4], e sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di persone, in particolare la risoluzione contenuta nella relazione della sua commissione temporanea, approvata il 14 febbraio 2007[5],
– vista la sua risoluzione del 4 febbraio 2009 sul ritorno e il reinsediamento dei detenuti del centro di Guantanamo[6],
– vista la lettera inviata dal suo Presidente ai parlamenti nazionali sul seguito dato dagli Stati membri alla risoluzione del Parlamento del 14 febbraio 2007,
– visto il protocollo n. 6 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali relativo all'abolizione della pena di morte, del 28 aprile 1983,
– visto il secondo protocollo facoltativo all'ICCPR, del 15 dicembre 1989, che mira all'abolizione della pena di morte,
A. considerando che il governo USA intende chiedere la pena di morte al prossimo processo della commissione militare a carico del saudita Abd al-Rahim Hussayn Muhammed al-Nashiri, che è attualmente detenuto nel carcere americano della Baia di Guantanamo; che per poter procedere occorre l'approvazione di un ufficiale noto come la "convening authority", la cui decisione è attesa nel giro di qualche settimana,
B. considerando che al-Rahim al-Nashiri è stato detenuto nelle carceri americane per quasi nove anni e che, nonostante il suo nome figuri su un atto di incriminazione presentato a un tribunale federale USA solo pochi mesi dopo il suo arresto avvenuto nel 2002, non è stato portato subito dinanzi al giudice e processato senza ingiustificati ritardi, come prescritto dal diritto internazionale, ma è stato tenuto in custodia segreta fino al trasferimento a Guantanamo nel 2006,
C. considerando che per quasi quattro anni Abd al-Rahim risulta essere stato prigioniero della CIA e tenuto in segregazione senza possibilità di comunicare (incommunicado) in località imprecisate e, a quanto sembra, sottoposto a tortura, anche con il metodo del quasi annegamento (water-boarding),
D. considerando che il 20 aprile 2011 il dipartimento americano della Difesa ha annunciato che Abd al-Rahim al-Nashiri è stato accusato in base al Military Commission Act del 2009 anche per i reati di "omicidio in violazione del diritto di guerra" e "terrorismo" per essere stato l'artefice principale dell'attentato all'USS Cole perpetrato nello Yemen il 12 ottobre 2000, in cui hanno perso la vita 17 marinai americani e ne sono rimasti feriti 40, e nell'attacco alla petroliera francese MV Limburg compiuto nel Golfo di Aden il 6 ottobre 2002, in cui ha perso la vita un membro dell'equipaggio,
E. considerando che il caso di Abd al-Rahim al-Nashiri, cittadino saudita, sarà il primo ad essere giudicato da una corte marziale da quando il Presidente Obama ha ordinato la ripresa di questi processi; che non è stata ancora fissata alcuna data per l'udienza e che l'accusa ha raccomandato che la pena di morte sia una possibile opzione, subordinatamente alla sua approvazione da parte della convening authority della commissione militare, un ufficiale nominato dal segretario della Difesa americano,
F. considerando che la convening authority ha indicato di essere disposta a ricevere contributi scritti sulla questione della pena di morte fino al 30 giugno 2011 e che prenderà la sua decisione dopo tale data,
G. considerando che l'Unione europea è fortemente impegnata a ottenere, in un primo tempo, una moratoria sull'applicazione della pena capitale da parte dei paesi terzi e, successivamente, la sua abolizione universale e che si batte per ottenere l'approvazione generale di tale principio,
H. considerando che le norme internazionali sui diritti umani riconoscono che alcuni paesi possono mantenere la pena capitale, ma vietano di comminare ed eseguire la pena di morte sulla base di un processo non rispondente ai più elevati standard di giustizia,
I. considerando che questo Parlamento ha già espresso critiche al riguardo e ha invitato gli Usa a rivedere il sistema delle commissioni militari, che non è conforme alle norme internazionali sul giusto processo,
J. considerando che nel 2007 il relatore speciale dell'ONU sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali ha chiesto agli Usa di abolire le commissioni militari e che nel 2009 il relatore speciale dell'ONU sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie li ha sollecitati a non chiedere la pena capitale dinanzi a commissioni militari,
K. considerando che Abd al-Rahim al-Nashiri ha dichiarato di essere stato tenuto in custodia segreta in Polonia dalla CIA per molti mesi fra il 2002 e il 2003 e di essere stato sottoposto a torture nello stesso periodo, e che il 10 maggio 2011 ha presentato ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo con il sostegno delle ONG specializzate nei diritti umani,
L. considerando che nonostante le evidenze che dimostrano come nel quadro della lotta al terrorismo siano stati perpetrati atti che violano assai gravemente i diritti umani e reati punibili in base al diritto internazionale, come torture, maltrattamenti, detenzioni incommunicado, e "sparizioni forzate", ben poche persone sono state assicurate alla giustizia per tali fatti, né negli USA né nell'Unione europea,
1. nota che le strette relazioni transatlantiche si basano su un nucleo di valori condivisi e sul rispetto dei diritti umani fondamentali, che sono universali e non negoziabili, come il diritto a al giusto processo e il divieto di detenzione arbitraria; saluta con favore gli stretti rapporti di cooperazione transatlantica su un'ampia serie di problematiche internazionali attinenti ai diritti dell'uomo;
2. riafferma la propria indignazione e riprovazione dinanzi agli attentati terroristici di massa ed esprime solidarietà alle vittime e partecipazione per il dolore e le sofferenze inflitte alle famiglie, ai parenti, agli amici; ribadisce tuttavia che la lotta al terrorismo non può essere combattuta a scapito di valori fondamentali consolidati e condivisi, come il rispetto dei diritti dell'uomo e il principio di legalità;
3. ribadisce la propria opposizione di lunga data al ricorso alla tortura, ai maltrattamenti e alla pena di morte, in tutti i casi e in tutte le circostanze, e sottolinea ancora una volta che l'abolizione della pena capitale contribuisce a promuovere la dignità umana e a far progredire i diritti dell'uomo;
4. chiede alle autorità americane di non comminare la pena di morte ad Abd al-Rahim al-Nashiri e invita l'Alto rappresentante Catherine Ashton, la Presidenza del Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a sollevare urgentemente la questione con le autorità USA e a significare con fermezza all'amministrazione americana l'opportunità di non eseguire la pena capitale nei confronti di Abd al-Rahim al-Nashiri;
5. rinnova il proprio invito alle autorità Usa a rivedere il sistema delle commissioni militari in modo da garantire l'equità dei processi, di vietare in ogni circostanza il ricorso alla tortura, ai maltrattamenti e alla detenzione incommunicado, alla detenzione a tempo indeterminato senza processo e alle sparizioni forzate, e rammenta alle istituzioni dell'Unione europea e agli Stati membri il loro dovere di non prestare collaborazione o copertura per atti vietati dal diritto internazionale, europeo e nazionale;
6. esprime rincrescimento per la decisione del Presidente USA del 7 marzo 2011 di firmare l'ordine esecutivo di detenzione e la revoca dell'interdizione sui tribunali militari; è persuaso che i normali processi penali soggetti alla giurisdizione civile siano il modo migliore per definire lo status dei detenuti di Guantanamo; insiste affinché al-Nashiri e tutti gli altri detenuti nelle carceri USA siano subito accusati e processati secondo gli standard internazionali dello stato di diritto oppure rilasciati; sottolinea in tale ambito che gli stessi standard in fatto di equo processo devono applicarsi erga omnes, senza discriminazioni;
7. invita l'Unione europea e le autorità degli Stati membri come pure le autorità statunitensi a garantire che per le violazioni dei diritti umani e i reati contemplati dal diritto internazionale, europeo e nazionale siano svolte inchieste e indagini accurate, efficaci, indipendenti e imparziali e che i responsabili vangano assicurati alla giustizia, anche quando si tratti di "consegne straordinarie" (extraordinary renditions) e di programmi di custodia segreta in ambito CIA;
8. saluta con favore il fatto che un certo numero di Stati membri abbiano accolto prigionieri di Guantanamo, ed invita gli Stati membri a cooperare a tal fine con il governo USA;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Convening Authority for Military Commissions, al Segretario di Stato, al Presidente, al Congresso e al Senato degli Stati Uniti, al Vicepresidente/Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea, al Segretario generale dell'ONU, al Presidente dell'Assemblea generale dell'ONU e ai governi degli Stati membri delle Nazioni Unite.
giovedì 16 giugno 2011
Interrogazione alla Commissione sulle violenze della polizia a Barcellona
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-005789/2011 alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
6 giugno 2011
Oggetto: Violenze della polizia a Barcellona, Spagna
A Barcellona, il 27 maggio scorso, 350 "Mossos d'Esquadra" e un centinaio di agenti della "Guardia Urbana", inviati "per motivi d'igiene e sanità pubblica"[1] , hanno sgomberato con l'uso della forza la Plaça Catalunya, dove dal 15 maggio migliaia di persone manifestavano pacificamente contro la crisi politico-sociale in cui la Spagna versa ormai da qualche anno[2] . Le immagini e i video, che hanno fatto il giro del mondo nei giorni scorsi[3] , mostrano episodi di grave violenza ad opera della polizia catalana nei confronti di manifestanti inermi[4] . Gli scontri hanno causato 121 feriti, i quali h
anno riportato soprattutto lesioni legate ai colpi di manganello ricevuti dagli agenti di polizia. Il Washington Post ha affermato che le forze di polizia hanno "trascinato" e "picchiato i manifestanti, alcuni dei quali hanno riportato ferite sanguinanti sulle mani e sulla testa, e arti fratturati"[5] . Il ministro degli Interni della Generalitat de Catalunya, Felip Puig, difendendo l'azione della polizia, ha dichiarato che anche a posteriori riprenderebbe "la stessa decisione", ovvero quella di ordinare lo sgombero della piazza[6] . Già più volte, nel corso degli ultimi anni, le forze di polizia di alcuni Stati membri si sono rese protagoniste di un uso sproporzionato della forza nei confronti di dimostranti pacifici che partecipano a manifestazioni organizzate da cittadini, non ultimo in occasione delle manifestazioni studentesche in Italia nel dicembre scorso.
L'Unione europea e gli Stati membri sono tenuti a rispettare la libertà d'espressione (articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU); articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali (CDF) e quella di riunione pacifica (articolo 11 CEDU; articolo 12 CDF), mentre le istituzioni europee sono tenute a promuovere l'applicazione degli articolo 2, 6 e 7 TUE.
Proprio nel momento storico in cui i nostri vicini arabi ci ricordano quotidianamente l'importanza di tali principi e valori, l'UE ed i suoi Stati membri non possono permettersi di negarli sul loro territorio.
La Commissione è a conoscenza di tali fatti? La Commissione non ritiene opportuno dover ribadire l'irrinunciabilità delle libertà summenzionate, come contemplate non solamente nella Carta dei diritti fondamentali, ma anche dagli articoli 2 e 6 TUE? Quali sono le iniziative che la Commissione intende intraprendere per richiamare i governi resisi protagonisti di queste violazioni?
[1] http://www.Ine.es/espana/2011/05/27/govern-defiende-carga-actuacion-mossos/1080981.html
[2] http://www.ilpost.it/2011/05/27/gli-scontri-di-barcellona/
[3] http://www.20minutos.tv/video/bmunFKLO-brutalidad-en-la-plaza-de-cataluna/0/desalojo-en-barcelona/
[4] https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Geg_6Xoy04s#at=20
[5] http://www.washingtonpost.com/business/121-injured-as-spanish-police-clash-with-protesters-in-makeshift-camp/2011/05/27/AGSJimCH_story.html
[6] http://www.Ine.es/espana/2011/05/27/govern-defiende-carga-actuacion-mossos/1080981.html



