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mercoledì 15 gennaio 2014

Avventure di un politico trombando

di Gianni Vattimo
 
 
Dunque: sei un professore universitario che a un certo punto, dieci, no venti anni fa, ha deciso di "scendere"(?) in politica. Comincia dal PdS. Veltroni lo fa eleggere al Parlamento europeo, come indipendente. Ma ha un certo gruzzolo di voti anche suoi, diciamo un quattro o cinquemila, di persone che lo conoscono per la sua precedente attività come autore di libri di filosofia, docente, giornalista, cattolico militante, esponente dei movimenti  LGBT, a cui si aggiungono (a memoria) un cinquantamila voti del partito.

lunedì 9 settembre 2013

Vattimo e il TAV

Si pubblica di seguito la lettera di Gianni Vattimo uscita su La Stampa di venerdì 6 settembre a proposito dei rapporti tra l'europarlamentare e il movimento No-TAV


Caro Direttore, 

come ormai antico collaboratore de La Stampa mi sembra giusto chiedere proprio al nostro giornale, che è anche quello di gran lunga più letto nella nostra regione, ospitalità per chiarire  in modo riassuntivo le notizie che mi hanno coinvolto negli ultimi giorni riguardo ai miei rapporti con il movimento No-TAV. Sento l’esigenza di un tale chiarimento anche perché, proprio il giorno prima che io mi recassi in Procura convocato come “persona informata sui fatti”, il procuratore della Repubblica Caselli ha tenuto una importante conferenza stampa che credo riguardasse anche me. 

domenica 19 maggio 2013

Se non ora quando?

di Gianni Vattimo




Il senatore Zanda capogruppo del PD in Senato, ha riaffermato il suo appoggio alla eventuale mozione sulla ineleggibilità di Berlusconi. Ebbene, che cosa si aspetta a proporla? I senatori 5 Stelle sono d’accordo, dobbiamo pensare che solo il PD esiti? Ma se passa l’ineleggibilità, si dice, Berlusconi fa saltare il tavolo del governo, e si va a elezioni con il Porcellum – lui vincerebbe e potrebbe poi addirittura aspirare al Quirinale. Certo, al marciume non c’è limite... 

venerdì 26 aprile 2013

Governo Letta, Italia divisa

Il video della trasmissione di La7 "Otto e Mezzo" del 25 aprile. Ospiti: Gianni Vattimo, Alessandro Sallusti e Beppe Severgnini. Conduce Lilli Gruber.

                                                    Fonte: YouTube/La7

giovedì 25 aprile 2013

L'opposizione perduta di Vendola nell'Italia colonizzata

di Gianni Vattimo,  Il Fatto Quotidiano



Sento Vendola in un talk show televisivo (Ballarò, credo) che ricostruisce le tappe della vicenda che ha portato alla rielezione di Napolitano e al nuovo governo di destra che incombe su di noi. Tutto giusto, soprattutto la tesi (credo di averla scritta anch’io, con mesi di anticipo su Vendola) che la situazione attuale è figlia dello Ur-golpe napolitaniano del 2011, quando non si rimandò il governo Berlusconi alle camere e se ne contrattarono (a che prezzo? Stiamo ancora scoprendolo) le dimissioni per creare il governo dei tecnici.

martedì 5 marzo 2013

Gianni Vattimo: «Grillo non è Lenin»

04/03/2013, Lettera43
Intervista a Gianni Vattimo di Antonietta Demurtas

Gianni Vattimo

Al filosofo Gianni Vattimo piace sempre più l'antitesi che la sintesi. In politica l'europarlamentare dell'Italia dei valori (Idv) ha esercitato l'arte della dialettica per criticare tutto e tutti: prima delle elezioni contro «il montismo, il bersanismo e il napolitanismo» ha auspicato il successo della lista di Antonio Ingroia. Che insieme al Movimento 5 stelle era «l'unica novità della campagna elettorale».
Ma ora che il magistrato siciliano è rimasto fuori dal parlamento e l'ingovernabilità regna sovrana, anche Vattimo sospende il giudizio sui primi passi del movimento di Beppe Grillo: «Certo se penso al loro programma in effetti mi sembra il migliore, tranne le cose più stravaganti come la presa di posizione contro il latte di mucca», ha detto a Lettera43.it, «ora però è difficile valutare perché non si capisce cosa diavolo vogliano fare».

Più che una rivoluzione una vera confusione?
Mi sembra che in questo momento si stia troppo enfatizzando la novità di Grillo. È diventata una specie di moda, se uno per strada dice 'non credo a Grillo', lo picchiano direttamente.

Quindi lei non ci crede?
Non è quello il punto, è che trovo esagerato che tutti si precipitano a studiare il fenomeno. Io prima di parlare li metterei alla prova.

Per entrare in parlamento però serve un voto di fiducia che i grillini non vogliono dare.
Il M5s non vuole mischiarsi con gli altri partiti, nè collaborare. Da un lato ha ragione perché squadra che vince non si cambia. Grillo ha vinto per la sua diversità rispetto al sistema politico esistente, e ora stenta ad abbandonare quella condizione. Ho però l'impressione che prima o poi dovrà mostrare un'apertura.

domenica 4 marzo 2012

No Tav, ancora battaglia. Vattimo in diretta: “Buttare a mare Monti, serve moratoria, la soluzione è politica”

Infiltrato.it, domenica 4 marzo 2012. Di Emiliano Morrone

Gianni Vattimo è a Bussoleno (Torino).  È sabato sera, 3 marzo. In corso una manifestazione dei No Tav. Il filosofo e parlamentare europeo sta nel corteo, però prende la chiamata: «Tu chiedi, io provo a risponderti al telefono». L'intervista è impedita dai rumori della folla: agitazione, urla, rabbia civile. La tensione resta alta per la Val di Susa. Vattimo precisa: «La polizia non c’entra, non va mai criminalizzata». «Io sono figlio di un poliziotto, non mi stancherò di ripeterlo», aggiunge; quasi evocando la difesa di Pasolini delle forze dell’ordine ai tempi di Valle Giulia.

Il politico si allontana un attimo, ma il coro dei No Tav ha una potenza assordante. «I ragazzi in divisa sono persone per bene, bisogna buttare a mare Monti, perché una ferrovia utilizzata al 20% non serve più, vorrei sapere che cazzo ce ne facciamo». Ruggisce il maestro del pensiero debole, nonostante i suoi 75 anni. Piemontese, sente la battaglia civile, sa quanto contino le ragioni del territorio, «abbandonato dal Pd». «Questa è sinistra?», si domanda silurando Fassino e «consociati», a cui augura di «finire distrutti alle prossime elezioni».
Vattimo commenta l’atteggiamento di Bersani, che per le divergenze sul Tav ha minacciato la rottura dell’alleanza di Vasto (Pd, IdV, Sel), sancita nel settembre 2011. «È chiaro che non sta a sinistra – ci dice il filosofo – se non capisce che urge più che mai un’alternativa progressista, in questo momento di crisi».
Il segretario del Pd vuole la linea ferroviaria ad alta velocità. A ogni costo, così come pensata. Di Pietro ha proposto una moratoria, per valutare «con responsabilità, al di fuori dell’ideologia, se è utile realizzare un progetto vecchio di 40 anni». Il leader dell’Italia dei Valori ha ribadito che è doveroso l'ascolto e il rispetto delle popolazioni coinvolte; che in sede europea vanno considerati tutti gli aspetti del problema Tav. Vendola, intanto, ha firmato una lettera di don Luigi Ciotti e del giurista Livio Pepino pubblicata su il manifesto. Nel documento è scritto che «dalle forme di violenza occorre prendere le distanze senza ambiguità». Ma i promotori, tra cui il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, respingono la riduzione «della protesta della valle a questione di ordine pubblico», da delegare alla polizia. Soprattutto, sottolineano: «La contrapposizione e il conflitto possono essere superati solo da una politica intelligente, lungimirante e coraggiosa». Poi sintetizzano: «La costruzione della linea ferroviaria è una questione non solo locale e riguarda il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali».
Vattimo sostiene che i Democratici sono ormai «asserviti al potere», «difensori degli interessi forti», «amici dei padroni», «collegati a un governo delle banche che va dritto per la sua strada e se ne strafotte della gente». Quando gli ricordiamo che per Monti il Tav è «una porta d’accesso all’Europa», replica: «Il presidente del Consiglio ha per caso prodotto degli studi ambientali o trasuda di retorica?».
Interrompiamo per capire che cosa si può fare, secondo uno fra i pensatori più conosciuti nel mondo. «Intanto, se diminuisce la partecipazione ho l’impressione che si perda. Poi, ritengo molto seria, concreta e importante la posizione espressa ieri dall’esecutivo nazionale dell’Italia dei Valori, in cui milito e in cui mi pare che non ci siano tanti rivoluzionari selvaggi alla Vattimo. Una moratoria è saggia e strategica per il bene comune, non si può spacciare l’idea che la soluzione possa non essere politica, come qualcuno fa strumentalmente via Internet». Vattimo continua: «Io non prendo mica solo la “Freccia rossa”. Viaggio spesso su regionali che ti raccomando, con bagni “spaventevoli”, peggio che nei Balcani. Bisogna interrogarsi, il punto è guardare ai trasporti in Italia, a come investire le risorse pubbliche. Lì da te, in Calabria, è una rovina con i treni. Eppure, la stampa sponsorizza questo Tav come la salvezza. Si capisce, i media sono in mano ai capitalisti e quelli locali dipendono dal potere politico. Allora, falsano la storia».
L’Infiltrato ha raccontato un’altra storia, forse. «Della realtà», parafrasando l’ultimo libro di Vattimo, con specificazione «Fini della» ferrovia.

domenica 22 gennaio 2012

Tecnici, sinistra, democrazia

"I tecnici uccidono la democrazia e gli ex comunisti li benedicono"
Il filosofo Gianni Vattimo: «Perché mai il Pd è diventato così reazionario da accettare Monti & C?»
 Il Secolo d'Italia, 21 gennaio 2012
di Federico Callegaro

Se provassimo a domandare a qualcuno «chi governa oggi l'Italia?», con molte probabilità ci sentiremmo rispondere "i tecnici" ma questo termine, che oramai pare essere diventato familiare a tutti, nasconde in realtà un modo tutto particolare di essere intesi e di intendere lo Stato, un modo decisamente diverso da quello che siamo abituati a conoscere. Chi siano quindi questi tecnici e cosa possa rappresentare la loro comparsa nel nostro orizzonte politico è ciò che abbiamo voluto chiedere al padre del "pensiero debole", il filosofo e l'eurodeputato dell'Italia dei valori Gianni Vattimo.

L'occidente è stato investito da una gigantesca crisi finanziaria ma la finanza, anziché ridimensionare il suo potere, ha iniziato a esercitare un ruolo ancora più centrale e diretto. Che idea ha di ciò che sta accadendo? 

È finita un'epoca di dominio imperialistico tradizionale e si è stabilito una sorta di governo mondiale di tipo tecnico in cui non si capisce bene chi sia a comandare. Un tempo si poteva dire "sparate sui padroni" ma ora come li si individua? Questa è una forma di realizzazione della neutralizzazione di cui parlava Carl Schmitt. Non c'è uno che sia amico o nemico ma c'è un sistema che si autoregola a seconda di norme che sono quelle dei bilanci. Ho anche l'impressione che ci si trovi in una situazione che sfugge al controllo democratico. È vero che i capi carismatici e i politici possano far ridere ma almeno con loro si sa con chi prendersela, invece adesso ci troviamo di fronte ad un'entità e la cosa ci riguarda come cittadini perché ci sfugge sempre di più la possibilità di determinare un controllo.
Nel novero di queste "entità" può rientrare anche l'Unione europea? 

L'Europa è una di questi enti astratti che approva o non approva il nostro bilancio e si noti che c'è pure il sospetto che dietro di lei si nascondano solo alcune potenze più potenti di altre come Francia o Germania. La tendenza globale, che riguarda anche tutti questi organi, va verso l'idea di tecnicizzare sempre di più i meccanismi in modo che non si debba valutare contro chi o in favore di chi ma semplicemente si badi al funzionamento dei meccanismi stessi. Personalmente come cittadino ma anche come filosofo sono turbato perché mi sembra di vedere ciò che Heidegger aveva descritto come Gestell, come tutto l'insieme del funzionamento in cui non si capisce chi fa funzionare cosa e soprattutto perché.
Se il tecnico è soltanto il meccanico del sistema c'è possibilità che riesca a dialogare con le parti sociali? 

Il tecnico nasce proprio per sottrarsi al dialogo. L'idea dei tecnici è questa: togliamo il peso delle logiche elettorali dal funzionamento perché con esse non si riesce a fare un ragionamento a lunga scadenza. Se in passato la figura del tecnico compariva solo nei periodi di emergenza, adesso sta diventando un qualcosa di accettato con normalità.
Nonostante quanto detto, sembrerebbe che i cittadini percepiscano i tecnici come un male minore. Come mai?

 Basti pensare a cosa è stato detto durante tutta questa crisi: se le banche falliscono anche tutti i nostri risparmi vanno persi, non si riusciranno più a pagare gli stipendi e via dicendo. In questo modo siamo stati tutti coinvolti nel funzionamento del meccanismo, che è tanto più potente quanto più è integrato. Siamo tutti sulla stessa barca e diventa difficile ribellarsi.
E il ruolo dei partiti in tutto ciò?

 Perché i partiti sono diventati così remissivi nei confronti dei tecnici? Perché il Pd non fa opposizione e sostanzialmente non chiede nemmeno nuove elezioni? Perché mai gente che ha militato nel Pci è diventata così reazionaria da accettare certe logiche? Secondo me perché non sono manipolatori dell'opinione pubblica ma sono anche loro manipolati. Credo che si sia tutti vittime del terrorismo mondiale. Non quello bombarolo ma quello mediatico...
Non c'è rischio di uno scoramento progressivo dei cittadini nei confronti della democrazia? 

Certo, questo è un naturale portato di una situazione del genere. Ma mi chiedo, la democrazia è un regime eterno? Io ci credo sempre di meno. D'altronde una democrazia in cui se non hai mezzo miliardo non riesci a farti eleggere, che democrazia è?
Se le maglie del sistema sono così strette e chi lo guida è sordo per definizione, cosa resta da fare ai cittadini? 

"Che fare?", diceva Lenin. Io ho l'impressione che convenga fare gesti vitali di piccole resistenze marginali. Questo perché la stessa idea di un sistema universale di trasformazione, una rivoluzione mondiale, non viene in mente a nessuno. Oggi non siamo nelle condizioni del proletariato di Marx che non aveva nulla da perdere. Coltivo l'illusione No Tav, una forma di anarchismo diffuso che non cambia il sistema ma che lo umanizza rendendolo lottabile. Si tratta di ritrovare uno spirito esistenzialistico che ci può rendere autentici in questo mondo e che non ci faccia vivere come delle pietre. D'altronde sollevare vuole dire anche sollevarsi.
Qual è il compito di un intellettuale in un mondo di tecnici?

 Sono convinto che come intellettuale debba predicare il conflitto in tutti i momenti possibili, alla faccia della pace ma d'altronde "la pace è la tranquillità dell'ordine". Poi, forse per l'età, non riesco a vedere un futuro ma solo un dovere a breve scadenza, quello di configgere e stimolare il conflitto. Questo lo si deve fare per respirare.

martedì 9 agosto 2011

Comunità Montana nella zona rossa, sfida alla Torino-Lione

Comunità Montana nella zona rossa, sfida alla Torino-Lione
www.libreidee.org, 8 agosto 2011

Una riunione speciale della giunta della Comunità Montana, nel cuore della “zona rossa” protetta dalla polizia schierata per sigillare l’area di Chiomonte destinata all’avvio della Torino-Lione. «Non ci sembra molto regolare la procedura con cui l’area è stata occupata, e inoltre chiederemo il risarcimento per i danni subiti dai viticoltori dei vini Valsusa Doc, che non possono operare liberamente nei vigneti», annuncia il presidente Sandro Plano, che il 9 agosto terrà un “consiglio di guerra”, in rappresentanza dei sindaci, al di là delle recinzioni. E’ l’ennesima prova della resistenza civile della valle di Susa, dopo la clamorosa protesta solitaria di Turi Vaccaro, pacifista rimasto per tre giorni e due notti in cima a un albero e poi convinto a scendere soltanto da don Luigi Ciotti, accorso per risolvere la situazione.
L’iniziativa di Vaccaro, che è riuscito a violare la zona off-limits eludendo la sorveglianza fino a raggiungere la vetta del monumentale cedro che sovrasta il checkpoint della centrale idroelettrica di Chiomonte, anticipa di poche ore l’altra “violazione” – simbolica, istituzionale – della Comunità Montana, l’organismo rappresentativo dei Comuni valsusini, schierati quasi all’unanimità contro la Torino-Lione e per questo snobbati in modo sistematico dall’establishment torinese e piemontese, in prima fila il Pd che pretende la cacciata di alcuni iscritti “eretici”, come lo stesso Plano. Gli amministratori della valle ritengono inammissibili le modalità con le quali è stata occupata dalla polizia l’area di Chiomonte, e hanno già fatto ricorso al Tar. Analoghe contestazioni anche dal pool legale del movimento No-Tav: la ex tendopoli della Maddalena era installata su terreni regolarmente affittati dal Comune di Chiomonte, mentre l’area sottostante – quella del futuro cantiere – appartiene a 1500 militanti No-Tav che hanno acquistato altrettanti mini-lotti ma non hanno ancora ricevuto nessuna comunicazione di esproprio.
«Tutta l’operazione è stata condotta in modo clamorosamente illegale», ha denunciato il filosofo Gianni Vattimo, europarlamentare dell’Idv, schierato coi No-Tav insieme al sindaco napoletano Luigi De Magistris (anche lui parlamentare europeo, da sempre vicino al movimento valsusino). Oltre a Beppe Grillo, paladino della causa No-Tav giunto a far dislocare a Chiomonte un ufficio distaccato del gruppo regionale piemontese del “Movimento Cinque Stelle” guidato da Davide Bono, coi valsusini si sono schierati il sociologo Marco Revelli, giornalisti critici come Giulietto Chiesa, scrittori come Erri De Luca, Massimo Carlotto e Maurizio Maggiani, e persino il caposcuola dei cantautori italiani, Francesco Guccini. Obiettivo: contrastare la “congiura del silenzio” che ha cercato di isolare la valle di Susa, presentata dai grandi media come un territorio provinciale e riluttante di fronte al “progresso”.
Lentamente, ampi strati dell’opinione pubblica hanno messo a fuoco il problema: la valle di Susa non contesta soltanto l’inevitabile devastazione territoriale che la Torino-Lione comporterebbe, ma anche il folle onere finanziario (20 miliardi di euro, a carico delle future generazioni italiane) e la comprovata inutilità della maxi-ferrovia, come dimostrano le lucide analisi di trasportisti come Marco Ponti del Politecnico di Milano, riprese dai 150 docenti universitari di tutta Italia nella lettera recentemente indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Voci sempre più insistenti, che si sono aggiunte a quelle dell’ex ministro Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista, da sempre accanto ai No-Tav. E persino l’ex collega Nichi Vendola, leader di Sel preoccupato dell’alleanza col Pd, dopo la violenta repressione delle proteste in valle di Susa si è deciso a mettere in discussione la Torino-Lione e il metodo col quale si cerca di imporla.
Una grande opera sempre più surreale, nel momento in cui il governo Berlusconi viene sostanzialmente commissariato dall’Europa che impone l’anticipo sui tagli alla spesa pubblica, senza che l’opposizione di Bersani abbia osato avanzare una sola proposta alternativa al “massacro sociale” che incendierà l’autunno 2011. Nonostante ciò, la lobby della Torino-Lione – in testa il sindaco torinese Piero Fassino e il suo predecessore, Sergio Chiamparino – non arretra di un millimetro: lungi dal fornire spiegazioni sulla reale utilità strategica dell’arteria ferroviaria Italia-Francia (tutti gli studi spiegano che l’asse del futuro sarà l’attuale, Genova-Rotterdam), i dirigenti del Pd tentano semplicemente di criminalizzare i valsusini. I quali però non arretrano di un millimetro, come dimostra il coraggioso attivismo del movimento popolare, tra cortei e sfilate di penne nere in congedo, decise a contestare gli alpini della Taurinense schierati accanto agli agenti antisommossa.
Obiettivo finale: spiegare agli italiani che anche la valle di Susa è un bene comune, come dice il professor Ugo Mattei del comitato referendario per l’acqua pubblica. E’ la stessa linea della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil, da sempre al fianco dei No-Tav con leader come Giorgio Cremaschi e Giorgio Airaudo, che ora propongono di spostare a Torino l’asse della protesta, riempiendo le piazze di “indignados” per far capire ai torinesi – e al resto dell’Italia – che la lotta popolare contro la Tav non è un riflesso “Nimby”, localistico, ma il risveglio civile di chi ha capito – sperimentandolo sulla propria pelle – che non è di queste grandi opere che abbiamo bisogno, perché è proprio questo “sviluppo” promosso da lobby e banche che oggi mette in croce l’Italia, l’Europa e persino l’America. Se qualcuno sperava di sfinire i valsusini costringendoli alla resa, ha sbagliato tutto: la battaglia contro la Torino-Lione non accenna a spegnersi. E se la crisi, come pare, presenterà a breve il conto peggiore, proprio i No-Tav potranno meglio spiegare il senso della loro lunghissima, tenace resistenza democratica.

sabato 25 giugno 2011

Tav: aut aut da Europa, mentre NoTav si appellanno a Bersani

Tav: aut aut da Europa, mentre NoTav si appellanno a Bersani

Bruxelles avverte Italia e Francia con una lettera, in merito all'infrastruttra ferroviaria Torino-Lione. La Ue rilancia la scadenza del 30 giugno prossimo, sotto la minaccia della perdita di un'ulteriore fetta dei finanziamenti stanziati per l'infrastruttura ferroviaria. Per quanto riguarda il nostro Paese, in passato già 9 milioni di euro erano stati tagliati da Bruxelles, per i ritardi accumulati. E' "giunto il momento che Italia e Francia prendano le misure concordate e tanto attese, come prova del loro impegno su questo progetto di rilevanza europea" fa sapere l'esecutivo Ue, nella lettera firmata dal commissario Siim Kallas. E la Ue indica il 30 giugno non solo come termine per avviare i cantieri per il cunicolo della Maddalena a Chiomonte, ma anche per siglare un nuovo accordo tra Italia e Francia e approvare il progetto preliminare della Torino-Lione. Il nuovo out out scalda l'atmosfera in Val di Susa, dove ormai è chiaro che a giorni ci sarà il blitz delle forze dell'ordine per smantellare il presidio No Tav di Chiomonte. E proprio a Chiomonte ieri sera il consiglio comunale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che rifiuta il ricorso alla violenza. Oggi i No Tav della Val Sangone si sono appellati al segretario del Pd Pierluigi Bersani, "venga a discutere con noi" a Chiomonte, "difendiamo la nostra economia, non siamo quattro gatti, ne' degli esaltati" scrivono i No tav . E intanto un appello del fronte No Tav a cui avevano aderito Gianni Vattimo (Idv) e Giorgio Airaudo (Fiom), contro le forzature per aprire i cantieri ha conquistato quasi 900 adesioni, fanno sapere gli organizzatori. Tra le firme anche quella del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

lunedì 6 giugno 2011

Fuoco amico su Fassino - Tav e nomine nel mirino

Fuoco amico su Fassino - Tav e nomine nel mirino

La Stampa, Torino, 3 giugno 2011
Maurizio Tropeano

La prima grana per il sindaco Piero Fassino arriva dal fuoco amico dell’Italia dei Valori. Da una parte le critiche che un pezzo del partito (Porcino-Buquicchio-Bugnano) muovono per il metodo scelto dal primo cittadino per individuare le deleghe della giunta. Dall’altra la presa di posizione degli europarlamentari del partito, in primis Gianni Vattimo e il neo sindaco di Napoli Luigi De Magistris, contro la Tav con la richiesta all’Ue di revocare i finanziamenti comunitari.

Affermazioni che il centrodestra cavalca tanto che Michele Coppola, lo sfidante sconfitto delle comunali, attacca: «Si tratta dell’ultimo espediente per impedire l’apertura del cantiere. Fassino deve convocare i vertici di quel partito per chiarire la posizione sul Tav». Il Pdl attacca ma nel pomeriggio il presidente della regione, il leghista Roberto Cota, spiega che la prossima settimana incontrerà il sindaco per parlare della Torino-Lione e della Città della Salute. Del resto Fassino ricorda di aver più volte ribadito che la nuova linea Torino-Lione è un’opera strategica e «io non ho cambiato idea».

Se la prima questione è legata alla divisioni interne dell’Idv - all’affondo di Porcino replica il consigliere regionale Cursio: «sono valutazioni personali, Fassino può contare su di noi» - la seconda assume una valenza politica nazionale. Contro Vattimo, che con il nuovo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e l’altra europarlamentare Sonia Alfano, si è schierato a fianco dei No Tav si scaglia il sottosegretario alle Infrastrutture, Mino Giachino: «Si tratta di un segnale sinistro per il paese».

Anche il parlamentare del Pd, Giorgio Merlo, ha attaccato il filosofo che replica: «L'Italia dei Valori e Di Pietro si sono spesso dichiarati in favore del Tav, ma a precise condizioni, che le autorità regionali e nazionali non hanno rispettato». E aggiunge: «Ma in questo caso non è questione di stare pro o contro il Tav: è questione del rispetto per i termini di legge, gli accordi sottoscritti, i tempi previsti e già numerose volte prolungati, sotto la pressione delle stesse cricche».

Parole che secondo il sottosegretario Giachino sono il segno di «un atteggiamento sbagliato, tanto più da parte di un sindaco che deve lavorare per il bene dei cittadini e per la crescita del Paese». Da qui l’invito - raccolto da Merlo - a «lavorare tutti insieme coinvolgendo prima di tutto i giovani perché quest’opera così importante sia realizzata».

Agostino Ghiglia, numero 2 del Pdl piemontese, aggiunge: «Le farneticazioni sulla Torino-Lione degli anti-italiani De Magistris e Vattimo, nella peggior tradizione della sinistra estrema, mirano sempre e solo a frenare la crescita e ad aumentare il disagio sociale». E Coppola chiede a Fassino di «rispettare gli impegni presi con i torinesi e se necessario escludere dalla sua maggioranza i partiti contrari all’opera». E poi deve «sottoscrivere e votare nel primo consiglio comunale la mia mozione Pro-Tav».

Coppola e il Pdl provano ad evidenziare le contraddizioni del centrosinistra. Il problema non è certo il sì di Fassino che non ancora nominato ufficialmente, ha partecipato la scorsa settimana alla tavola rotonda dove 11 associazioni di categoria su 13 (ad esclusione degli artigiani di Casa e della Confesercenti) hanno chiesto al governo di realizzare l’infrastruttura, ad ogni costo. Anche usando la forza. Ma si vedrà nei prossimi giorni se il fronte del dissenso alla realizzazione del Tav coinvolgerà anche i consiglieri comunali di SEL. La presidente del gruppo in Regione, Monica Cerutti, aveva criticato la Cisl e giudicato un «errore» l’adesione del Pd al presidio organizzato a Susa in solidarietà ai lavoratori colpiti a Chiomonte dalla sassaiola dei No Tav.

La polemica interna all’Idv sulla nuova giunta, invece, può essere più insidiosa per Fassino. Già perché la richiesta di maggior coinvolgimento nelle scelte chiesta dal parlamentare Gaetano Porcino (in sala Rossa è stato eletto il figlio) potrebbe dare la sponda ai delusi del Pd i cinque consiglieri dell’area Gariglio-Laus, gli ex assessori Tricarico e Altamura, la consigliera Centillo nel tentativo di mandare a monte l’intesa tra i partiti che prevede la nomina del moderato Ferraris alla presidenza dell’aula. Fassino spiega: «Ho parlato con Di Pietro e mi ha detto che le scelte del sindaco vanno bene e non si discutono. Nel programma di governo c’è la realizzazione di un vero decentramento e le deleghe assegnate per quanto mi riguarda non si possono considerare di serie B».

Sulla Tav Vattimo fa infuriare il Pd "Niente cantiere, l'UE cancelli i fondi"


Sulla Tav Vattimo fa infuriare il Pd "Niente cantiere, l'UE cancelli i fondi"

La Stampa
, Torino, 2 giugno 2011
Maurizio Tropeano

Martedì sera Gianni Vattimo è salito al presidio No Tav di Chiomonte e come europarlamentare dell’Italia dei Valori ha certificato che alla scadenza della mezzanotte non è stato aperto il cantiere del cunicolo esplorativo di Chiomonte. E così il filosofo anche a nome di altri sei colleghi tra cui il nuovo sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, chiederà all’Ue di ritirare il finanziamento di 672 milioni. Vattimo non poteva sapere che la commissaria europea ai Trasporti, Siim Kallas, posticipa di trenta giorni la scadenza da rispettare da parte del Governo Italiano. Dunque, il tempo c’è ma secondo i comitati che si oppongono al progetto «l’apertura di questo cantiere si è ormai rivelata impossibile se non con l’uso della forza militare, come irresponsabilmente suggerito da alcuni esponenti della classe politica locale e nazionale». Dunque «l’inaffidabilità dell’Italia è ora certificata: l’Unione Europea deve ritirare il finanziamento.
Parole che insieme al comportamento di Vattimo fanno infuriare il Pd. Il parlamentare Giorgio Merlo attacca: «Ma l’Idv piemontese non aveva firmato il documento a favore dell’alta velocità di Confindustria Piemonte e Comitato Transpadana assumendosi così precisi impegni? Prima di sabotare un grande progetto forse è bene che un partito di governo come quello guidato da Antonio Di Pietro si metta d’accordo al suo interno». E conclude: «Checché ne dicano gli eurodeputati dell’Idv, l’unica cosa che non si deve fare adesso è quello di sospendere i finanziamenti dell’Ue».
Per Merlo ma anche per la Regione, gli altri enti locali e le forze economiche qual cantiere deve essere aperto a tutti i costi. E ieri in prefettura una delegazione della Coldiretti, i trattori del sindacato agricolo avevano aperto la marcia No Tav da Rivalta a Rivoli, ha accettato la proposta del prefetto, Alberto Di Pace, di partecipare insieme al presidente dell’Osservatorio Tav, Mario Virano «un tavolo permanente di monitoraggio e confronto mensile per valutare i problemi che questa grande infrastruttura genera al mondo agricolo». Secondo Riccardo Chiabrando, presidente provinciale, «nel corso dell’incontro Virano ha preso atto delle osservazioni della Coldiretti e, in parte, ha risposto, precisando che la progettazione è ancora in fase preliminare, quindi priva di cronoprogramma e di finanziamenti, eccezione fatta per il cantiere della Maddalena».

I No Tav: "Il 31 maggio è passato, ora l'Europa rinunci all'opera"

I No Tav: "Il 31 maggio è passato, ora l'Europa rinunci all'opera"

Anche Vattimo, contro il suo partito, chiede lo stop al cantiere di Chiomonte, è polemica con il parlamentare pd Merlo. Coldiretti apre il dialogo

La Repubblica, Torino, 2 giugno 2011. Mariachiara Giacosa

Il 31 maggio è passato e il cantiere non è partito. Ora i No Tav chiedono all'Europa di essere coerente, non accettare ulteriori rinvii e ritirare i finanziamenti alla Torino-Lione. D'accordo con il Movimento anche l'eurodeputato dell'Italia dei valori Gianni Vattimo che martedì da Chiomonte ha chiesto all'Europa lo stop a «un'opera inutile e dannosa per il territorio». Una posizione che fa sbottare il parlamentare del Partito democratico Giorgio Merlo: «L’unica cosa che non si deve fare adesso è quella di sospendere i finanziamenti per la realizzazione della Torino-Lione – sostiene Merlo che chiede al suo collega in Europa di mettersi d'accordo con il suo partito. «L’Idv piemontese – ricorda - aveva firmato il documento a favore dell’alta velocità: forse prima di sabotare un grande progetto come la Torino-Lione è bene che un partito di governo come l’Idv si metta d’accordo al suo interno».

Uno scontro politico che non sposta di un centimetro il presidio dei No Tav alla Maddalena che per opporsi all'avvio dei cantieri ora tentano anche le vie legali. A dar loro manforte le quattro associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente, Pro Natura e Italia Nostra che hanno presentato al Tar del Lazio un ricorso contro il cantiere della Maddalena. Secondo gli ambientalisti il progetto «è lacunoso e, per approvarlo, il Cipe ha imposto ben 128 prescrizioni». Per quattro che dicono no, c'è la Coldiretti che apre al dialogo. Nessun cambio d'opinione perchè la federazione è contraria all'attuale progetto della Torino-Lione, ma da ieri partecipa a un tavolo in Prefettura per affrontare i problemi del mondo agricolo. «Virano ha preso atto delle nostre osservazioni – ha spiegato il presidente provinciale Riccardo Chiabrando - e, in parte, ha risposto, precisando che siamo in una fase preliminare, quindi è possibile migliorare». Consumo di suolo agricolo, danni all'agricoltura e inquinamento durante i cantieri sono i problemi rilevati dagli agricoltori.

venerdì 14 gennaio 2011

Torino, la Fiat, gli operai... Se gli intellettuali escono dal sonno

Un articolo apparso oggi su L'Unità, a commento delle prese di posizione di alcuni intellettuali contro l'accordo proposto da Marchionne; ne riporto qui unicamente la prima parte, con intervista al sottoscritto.

Torino, la Fiat, gli operai...
Se gli intellettuali escono dal sonno


All’ingresso della Sala Valdese di corso Vittorio Emanuele avanza solitaria ed elegante la figura di Gianni Vattimo, filosofo temerario capace di studiare con Hans-Georg Gadamer e Luigi Pareyson e di attraversare con leggerezza ma senza rinunciare allo scontro e alla polemica la politica italiana, dai radicali al pd, fermandosi, per ora, ad Antonio Di Pietro.

Caro professore, come la mettiamo con gli intellettuali, Torino e la Fiat? Cosa avete combinato? «Non va così male, come si potrebbe pensare perchè quelli che hanno ancora la forza di parlare qualche cosa giusta l’hanno detta, si sono schierati per il no all’accordo di Mirafiori, hanno difeso i diritti degli operai. Il mio rammarico è la politica, quella dei partiti e degli amministratori, e anche il sindacato. Dopo la vittoria del sì cosa facciamo, che lotte pensa di mettere in campo la Cgil? Il diritto di sciopero è un diritto individuale sancito dalla Costituzione, possiamo iniziare da qui, ma dobbiamo pensare ad autorganizzarci, a trovare nuovi sbocchi». Ci sono i partiti per questo? «Ma quali partiti vuol trovare... Il sindaco Chiamparino e il suo possibile successore Fassino si sono schierati apertamente con Marchionne, comprende il disastro in cui viviamo? Non siamo qui per divertirci».

martedì 7 settembre 2010

Il tradimento di Fini

Postato sul mio blog per il Fatto Quotidiano.
Casini, perché attaccare Berlusconi solo dopo averlo abbandonato? La domanda di Mentana sullo speciale de La7 al termine del discorso di Mirabello è legittima e illuminante. L’imbarazzo di Casini – “Ci siamo sbagliati”, ha spiegato,”pensavamo che alla lunga il suo agire si sarebbe normalizzato”: ricorda qualcosa? - e il mea culpa di Fini sulla legge elettorale? - “Ho contribuito anch’io alla porcata”, ammetteva – tradiscono l’opportunismo dei due, tanto che Di Pietro può dire a Fini di “non fare il furbo”. D’altronde, a detronizzare i leader di regimi autoritari ci pensano solitamente, in mancanza o prima delle rivoluzioni, gli ex alleati; che però difficilmente sanno fornire spiegazioni convincenti, a posteriori, del perché si siano accorti così tardivamente degli errori compiuti. E lo stesso Fini, che pure ringrazia B. per aver sdoganato l’Msi trasformatosi in An, ha ricordato un solo motivo che possa spiegare l’abbraccio mortale con colui che oggi lo espelle dal partito: fermare, nel ’94, la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto. Certo, sulla macchina non c’era il centro guidato da Martinazzoli, che però avrebbe dato vita all’Ulivo di lì a due anni; ma davvero il pericolo (quale, poi?) della gioiosa macchina da guerra giustifica il regime di B.?
Difficile che un partito come quello di Casini, abituato a votare in base alla convenienza politica, possa ricordare di essere stato parte di un progetto politico-ideale, e per questo scusiamo l’incapacità di fornire una risposta sensata al perché della tragica alleanza. Ma lo stesso Fini non ha voluto ricordare alcun risultato positivo del suo (ex) governo, e si è limitato a dire che l’esecutivo si è comportato bene (?) in merito alla crisi economica per poi sparare a zero, come notava giustamente Travaglio, sull’essenza dei principali provvedimenti presi dai ministri di B. – in primis la sciagurata riforma di scuola e università che di certo non fa nulla per risolvere il male che Fini sente al cuore per quel giovane disoccupato ogni quattro. Un governo senza politica industriale, che ha tradito il suo orientamento liberale, e ha promosso politiche insensate, come spiega lo stesso Fini (federalismo, riforma della giustizia, ecc.), e che anzi ha di fatto favorito il sorgere di cricche e illegalità di ogni tipo. Fini non può certo ricordare con merito, alla luce delle sue posizioni attuali, la legge Bossi-Fini sull’immigrazione e quella Fini-Giovanardi sulla droga. Ma allora cosa?
Nulla. Resta solo la distruzione della macchina da guerra, l’unico risultato dell’impegno politico di B. che resterà negli annali. Vent’anni bruciati, oltre ai danni irreparabili subiti dalla democrazia. Un paese mancato, come direbbe Guido Crainz. E a subirne le conseguenze sono proprio i giovani che preoccupano il cuore di Fini. Lo sguardo di Bersani era giustamente sconsolato, ieri sera. Ora però anche Bersani sa che il governo non sa giustificare il suo operato, e che fare peggio è impossibile. L’occasione è irripetibile: il vuoto da riempire è fortunatamente enorme. Se solo il Pd dedicasse un po’ del tempo che ha perso per difendere i diritti di Schifani (ma l’opinione pubblica non ha il diritto d’interrogare la seconda carica dello stato sulle accuse che gli sono state rivolte?) a costruire un programma e un’alleanza, la gioiosa macchina, non da guerra ma da governo, potrebbe finalmente vincere la sua corsa.
Gianni Vattimo

giovedì 26 agosto 2010

La nostra passione vincerà sui loro interessi

Il mio post sul sito dell'Italia dei Valori.

Crisi di governo: che fare? Semplice, approfittarne. Il compito storico che attende l'opposizione è riempire lo spazio politico creato dal “governo del non fare nulla” e denunciato dalla scissione finiana; un'opportunità, oltre che un dovere, che le tante voci sicure dell'impossibilità di battere il Pdl in eventuali elezioni ravvicinate trascurano di considerare. Certo, a ciò contribuiscono le indecisioni del Pd, che tuttavia aprono, proprio come la crisi di governo e in particolare le ragioni che la sostengono, una prospettiva allettante per l'Italia dei Valori: in un'epoca di interessi senza passioni, per recuperare il lessico di Albert Hirschman, è la passione non interessata che può imprimere una svolta politica. La passione per la legalità che contraddistingue i tanti elettori dell'Idv è di natura intrinsecamente sociale anziché individualistica, nonché rivoluzionaria, non appena si riconosca, in questo slancio, la più concreta volontà di portare a compimento la costituzione: un documento di portata appunto rivoluzionaria, come riconosceva in tempi non sospetti (una costituzione rivoluzionaria di per sé, e non esclusivamente in rapporto allo scempio attuato dall'attuale governo) Piero Calamandrei.
Se la scelta di Fini cade su un'opzione exit, per dirla ancora con Hirschman – una via d'uscita dal degrado politico governativo –, la risposta dell'opposizione dev'essere di tipo voice – la via del cambiamento per tramite della politica – che necessariamente presuppone, quale suo requisito essenziale, quella legalità che, sola, può condurre i cittadini a essere i principali attori del cambiamento stesso. Il passo successivo, quello della loyalty nello schema hirschmaniano, è quello dell'alleanza, e della costruzione di un'alternativa forte al governo degli interessi berlusconiano. L'Idv ha molto da offrire, a tal riguardo: un'avanguardia, per così dire, che puntando sulla legalità ha creato un importante precedente per pensare a una società di passioni oltre che di interessi. Da qui, e solo da qui, si può partire per affrontare le tante ingiustizie che nell'illegalità trovano un alleato imbattibile; e da qui si dovrà partire per costruire un programma che recuperi la migliore qualità politica della sinistra e del cristianesimo sociale: la capacità d'immaginare una società diversa da quella esistente. L'Italia dei Valori è pronta.

lunedì 25 gennaio 2010

La vittoria di Nichi

Sulla vittoria di Vendola alle primarie

Insieme alla resistenza popolare contro la TAV in Val di Susa, il trionfo di Nichi Vendola nelle elezioni primarie in Puglia, che prelude molto verosimilmente alla sua rielezione alla presidenza della regione, costituisce una delle notizie più confortanti nel panorama politico di questi ultimi giorni, purtroppo dominato ancora dalle manovre berlusconiane per sottrarsi alle leggi e salvare il sistema mafioso su cui si regge la sua maggioranza. Una gran boccata d’aria fresca dalla Puglia, un incitamento per tutti non mollare davanti alle oscene burocrazie partitiche e ai loro intrallazzi di potere. Se c'è qualcosa come il PD, ancora, questo è Vendola e non certo la burocrazia romana che ha cercato invano di liquidarlo, alleandosi con Casini e i peggiori residui della DC.


Gianni Vattimo

martedì 27 ottobre 2009

Vattimo: Primarie tempo sprecato, nel Pd vuoto politico

Primarie Pd
Vattimo: Primarie tempo sprecato, nel Pd vuoto politico
Gianni Vattimo, europarlamentare Idv, commenta l'elezione di Pierluigi Bersani a segretario del Partito democratico. (26 ottobre 2009)

MicroMega
http://temi.repubblica.it/micromega-online/vattimo-le-primarie-non-colmano-il-vuoto-politico/
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