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lunedì 20 febbraio 2012

La questione gay e il disciplinamento ai tempi dei governi tecnici


Ordine innaturale
L'Espresso, 17 febbraio 2012

La questione gay come l’articolo 18? Cioè, come una bomba tenuta in riserva dai politici che possono innescarla a piacere, anche in assenza di vere motivazioni economiche, sia per aumentare al bisogno la tensione sociale, sia per farne un concreto strumento di pressione per ridurre i diritti di ogni tipo, da quelli salariali a quelli civili in senso generale? Questa è l’impressione che si ricava dal libro di Paolo Rigliano e dei suoi colleghi: al momento, sembra che la questione sia di attualità solo negli Stati Uniti – una società la cui barbarie e arretratezza non cessano di stupirci, a cominciare dalla interpretazione letterale della Bibbia che ispira la legislazione di tanti Stati, giù giù fino al divieto di insegnare Darwin, alla fanatica difesa del “disegno intelligente”, ai monumenti pubblici in onore del Decalogo mosaico. Noi pensiamo, con qualche ragione, di essere immuni da simili ingenuità. Ma non possiamo mai dimenticare che la difesa dell’ordine “naturale” è sempre in agguato anche da noi: con le leggi contro la fecondazione assistita, contro l’interruzione di gravidanza e la pillola RU 486, con il silenzio imposto a ogni discussione sull’eutanasia e cioè sul diritto di disporre della propria vita. Volete che la normalizzazione messa in atto dal governo tecnico che ci terremo probabilmente per anni non arrivi prima o poi anche a disciplinare “secondo natura” la nostra vita privata? Possiamo fidarci che la “scienza”, quella che ispira le “terapie”popolari negli Usa, sia capace di riconoscere i propri errori? La storia del nucleare e i disastri ambientali legittimano molti dubbi anche a proposito di questo. Forse l’Europa dei banchieri non ci imporrà, per ora, di costituzionalizzare l’obbligo del matrimonio eterosessuale come ha fatto con il pareggio del bilancio, ma il fatto che si riparli di curare i gay esprime purtroppo assai bene la tendenza al disciplinamento che si sta diffondendo in tutti i campi della nostra esistenza al tempo dei governi tecnici.
Gianni Vattimo


RIGLIANO P. , CILIBERTO J. , FERRARI F.
Raffaello Cortina Editore, 2012
ISBN: 9788860304506
Pagine: 265

mercoledì 28 settembre 2011

Interrogazione parlamentare sulle discriminazioni su base sessuale (legge GB su unioni civili e no italiano a unioni civili nei consolati britannici)

Interrogazioni parlamentari
15 settembre 2011
E-008233/2011
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE) e Sonia Alfano (ALDE)

 Oggetto: Discriminazione in base all'orientamento sessuale — Legge britannica in materia di unioni civili — No dell'Italia alla celebrazione di unioni civili tra omosessuali nei consolati britannici
Le coppie omosessuali che vogliono far registrare nei consolati esteri la loro unione, celebrata ai sensi della legislazione britannica in materia, vale a dire del Civil Partnership Act del 2004 e del Civil Partnership Order del 2005, stanno avendo serie difficoltà e, talvolta, si vedono addirittura negare questa possibilità. I due atti, infatti, stabiliscono che a tal fine deve essere presentata una richiesta al paese ospitante, che può opporsi alla registrazione (cfr. sezione 210(2)(c) del Civil Partnership Act). L'associazione Certi Diritti ha denunciato una serie di casi in cui il governo italiano si è opposto alla registrazione delle unioni civili nei consolati del Regno Unito.
Non ritiene forse la Commissione che la legislazione britannica spiani la strada a una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, dal momento che le unioni civili sono consentite solo alle coppie omosessuali? Non ritiene forse la Commissione che l'opposizione del governo italiano a che le unioni civili siano celebrate nei consolati del Regno Unito in Italia rappresenta una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale? Non ritiene forse la Commissione che una simile discriminazione ostacoli la libera circolazione e l'uguaglianza dei cittadini dell'UE?

venerdì 11 settembre 2009

Case popolari e servizi sociali alle coppie di fatto

Più di 2800 firme perché il Comune apra anche alle coppie di fatto case popolari, contributi per il mutuo, servizi sanitari e sociali: saranno presentate oggi a Palazzo Civico, poi la questione passerà al vaglio del Consiglio comunale. Tra i firmatari ci sono anche personaggi come Luciana Littizzetto e Gianni Vattimo. Nelle delibere di Palazzo civico dovrebbe comparire un riferimento, oltre che alle coppie coniugate, anche ai conviventi, a cui il Comune dovrebbe rilasciare un “certificato di famiglia anagrafica basato sul vincolo affettivo”, che li certifichi all’anagrafe come coppie di fatto: un provvedimento simile annullerebbe le differenze con gli sposati in settori chiave come casa, servizi sociali e sanitari, anziani e minori, scuola e formazione.L’appello è partito da un ampio ventaglio di associazioni cittadine, come la Adelaide Aglietta, l’Arcigay, la Consulta per la laicità e il Coordinamento Torino Pride, a cui si sono poi aggiunte altre 31 realtà, ed è poi stato sottoscritto da 57 docenti universitari e intellettuali torinesi e firmato da 2800 cittadini: e stamattina arriverà nelle stanze di Palazzo civico, sotto forma di delibera di iniziativa popolare. (I.Soa./ass)

mercoledì 9 settembre 2009

Torino, unioni civili: conferenza stampa di presentazione della proposta di iniziativa popolare per il riconoscimento di pari opportunità


Torino, unioni civili: conferenza stampa di presentazione della proposta di iniziativa popolare per il riconoscimento di pari opportunità.

Venerdì 11 settembre, alle ore 11, presso il Comune di Torino (diritto di Tribuna).

(da http://www.radicali.it/view.php?id=145893)

Davanti ad un Governo e ad un Parlamento che hanno deciso di non riconoscere una situazione di fatto ormai ampiamente diffusa nella società italiana e nel vivere quotidiano, i cittadini e le cittadine di Torino hanno dimostrato di essere più governanti dei loro rappresentanti istituzionali, attribuendo, con la sottoscrizione, efficacia giuridica vincolante alla proposta di delibera di iniziativa popolare che chiede alla città di Torino il riconoscimento di pari opportunità per le unioni civili nelle materie di sua competenza (assistenza, case popolari, asili, cultura, diritti, politiche per i giovani e per gli anziani, formazione e scuola).
La proposta è stata presentata dalle associazioni torinesi: Associazione Radicale Satyagraha, Associazione Radicale Certi Diritti, Associazione Radicale Adelaide Aglietta, Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, Coordinamento Torino Pride, Casa delle Donne, Circolo evangelico Arturo Pascal, Comitato torinese per la laicità della scuola, Gruppo Lambda e ArciGay Torino, alla quale hanno poi aderito 31 associazioni torinesi.
L’appello alla sottoscrizione è stato sottoscritto da 57 personalità del mondo della cultura e dell’Università torinese, tra cui: Chiara Saraceno, Alfonso Di Giovine, Gianni Vattimo, Massimo Salvadori, Edoardo Tortarolo, Francesco Remotti, Carlo Augusto Viano, Franco Giampiccoli, Franco Sbarberi, Piera Egidi, Loredana Sciolla, Vincenzo Ferrone, Tullio Telmon.
Sono state raccolte oltre 2800 firme di cittadini e cittadine, residenti e votanti a Torino fra cui: Luciana Litizzetto, Franco Debenedetti, Maria Pia Brunato, Pietro Garibaldi, Nicola De Ruggero, Bianca Guidetti Serra, Elena Negri, Giorgio Ardito, Magda Negri, Antonio Boccuzzi, Stefano Esposito, Carmelo Palma, Emilia Rossi, Massimo Negarville, Rosanna Abbà, Laura Fornaro, Nicoletta Casiraghi, Gigi Brossa, Juri Bossutto.
A seguito della verifica formale dalle sottoscrizioni da parte dei competenti uffici comunali, sono state ritenute valide 2582 firme.
La proposta di delibera si fonda sull’esigenza di garantire a ciascuno, senza discriminazioni di sorta, i diritti civili e sociali statuiti agli artt. 2 e 3 della Costituzione.
Non si chiede, pertanto, al comune di Torino l’istituzione di un registro delle unioni civili, ma si vuole impegnare l’amministrazione comunale ad adottare delibere volte ad eliminare le disparità di trattamento fra le coppie coniugate e le convivenze che ottengono il rilascio del “certificato di famiglia anagrafica basato sul vincolo affettivo” inteso come reciproca assistenza morale e materiale ai sensi dell’articolo 4 del vigente regolamento anagrafico (DPR 223/1989), nei settori di competenza della medesima amministrazione comunale e quindi: casa (assegnazione di case popolari e di contributi a sostegno di acquisti ed affitti), servizi sociali e sanitari (le unioni civili devono diventare destinatarie delle politiche rivolte alle famiglie), anziani e minori (diritto di rappresentanza e tutela dei propri conviventi di fronte ai servizi pubblici), scuola, formazione ed educazione (interventi di informazione) diritti e partecipazione (sportello informativo per i conviventi).
Peraltro, già oggi, la famiglia anagrafica ha un riconoscimento pubblico: infatti, per gli interveti di natura socio-assistenziale gestiti dalla Città di Torino, i redditi dei conviventi fanno cumulo al fine dell’accertamento dei requisiti reddituali. Se pertanto, già oggi l’unione civile assume rilievo pubblicistico – negativo in quanto finalizzato a non riconoscere un sostegno – non si vede per quale motivo non debba assumere anche una valenza positiva, per l’attuazione di quanto statuito dagli artt. 2 e 3 Cost.
Se pertanto, già oggi la convivenza, l’unione civile, la famiglia anagrafica assume rilievo pubblicistico – che possiamo definire negativo in quanto finalizzato a negare un sostegno – non si vede per quale motivo non debba assumere anche una valenza positiva, per il riconoscimento dei diritti civili e sociali di cui agli artt. 2 e 3 Cost.
Abbiamo raggiunto il primo risultato, ma la lotta è ancora lunga: vi sono infatti troppe resistenze -basate su interessi personali, elettorali e di bottega – che vorrebbero negare i diritti della maggioranza dei cittadini e delle cittadine di ogni età, orientamento politico e fede.
I cittadini conviventi – che oggi hanno obblighi e doveri - chiedono diritti: gli amministratori devono decidere, assumendosi la responsabilità, anche, di negare tali richieste, di negare tali diritti!
La proposta di delibera – se approvata dal Consiglio Comunale - integrerebbe il primo riconoscimento pubblicistico delle coppie di fatto: un passo verso la modernità di un’Italia ancora troppo ancorata all’evo antico dei diritti.

Stefano Mossino – Tesoriere Associazione Radicale Satyagraha e portavoce del Comitato
Enzo Cucco – Associazione Radicale Certi Diritti
Jolanda Casigliani – Associazione Radicale Satyagraha

Sede del Comitato: 011.5212033 Mail: unioni.civili.torino@gmail.com