lunedì 25 marzo 2013
Il futuro della religione
sabato 25 febbraio 2012
How to Be a European (Union) Philosopher
How to Be a European (Union) Philosopher
When we speak of being from the existential-hermeneutic point of view, as those interested in philosophy well know, we are not referring to the factual existence of things but rather to the force of the people, thinkers and artists who generated our history. Thus, each epoch can be alluded to in the name that great philosophers have given to being in their work — “act” in Aquinas Middle Ages, “absolute spirit” in Hegel’s modernity, or “trace” in Derrida’s postmodernity. It is between being and nothing. But being also denotes how our existence is hermeneutic, in other words, a distinctive interpretative project in search of autonomous life. We exist first and foremost as creatures who manage to question our own being and in this way project our lives. Without this distinctiveness we would not exist; that is, our lives would be reduced to a predetermined subordination to the dominant philosophical or political system.
mercoledì 22 febbraio 2012
Una filosofia debole
| Zabala Santiago Una filosofia debole Saggi in onore di Gianni Vattimo Traduzione dall'inglese di Lucio Saviani 510 pagine € 45.00 ISBN 978881160054-1
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Gianni Vattimo è uno dei filosofi più importanti sulla
scena internazionale. Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo. Per
celebrare il suo percorso filosofico, pensatori come Umberto Eco,
Richard Rorty, Charles Taylor e molti altri hanno voluto dibattere i
temi da lui affrontati. Muovendo dal decostruzionismo di Derrida e
dall'ermeneutica di Ricoeur e sulla base della sua esperienza di uomo
politico, Vattimo si è interrogato sulla possibilità di parlare ancora
di imperativi morali, di diritti individuali e di libertà politica, e ha
proposto la filosofia di un pensiero debole che mostra come i valori
morali possano esistere senza essere garantiti da un'autorità esterna.
La sua interpretazione secolarizzante scandisce elementi anti-metafisici
e pone la filosofia in relazione con la cultura postmoderna.
Nel volume i contributi di Rüdiger Bubner, Paolo Flores d'Arcais, Carmelo Dotolo, Umberto Eco, Manfred Frank, Nancy K. Frankenberry, Jean Grondin, Jeffrey Perl, Giacomo Marramao, Jack Miles, Jean-Luc Nancy, Teresa Oñate, Richard Rorty, Pier Aldo Rovatti, Fernando Savater, Reiner Schrümann, James Risser, Hugh J. Silverman, Charles Taylor, Gianni Vattimo, Wolfgang Welsch, Santiago Zabala. | |
lunedì 3 ottobre 2011
Entrevista con Gianni Vattimo “La democracia no es posible con verdades absolutas sobre la convivencia”
Entrevista con Gianni Vattimo: “La democracia no es posible con verdades absolutas sobre la convivencia”
| Benedetto Croce |
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| Martin Heidegger |
giovedì 11 agosto 2011
Se Heidegger finisce arruolato tra le file socialdemocratiche
Se Heidegger finisce arruolato tra le file socialdemocratiche
Corriere della Sera, 19 luglio 2011
di Armando Torno
lunedì 18 luglio 2011
In edicola il nuovo numero di MicroMega
Il nuovo numero di MicroMega sarà domani in edicola...DIALOGOPaolo Flores d’Arcais / Roberta De Monticelli - Controversia sull’etica
È possibile una fondazione razionale del pensiero pratico? Esiste una morale razionalmente ‘vera’? Se sì, in che modo vi si può risalire dal momento che la storia non ci dà testimonianza di una sola norma universalmente accettata in tutte le società di Homo sapiens? E se no, come è possibile salvarsi dal nichilismo e dalla legge del più forte?
ICEBERG - verità/Verità
Richard Rorty - A sinistra con Heidegger
Tessendo insieme in maniera originale cristianesimo, Heidegger e ideali democratici, Gianni Vattimo propone il nichilismo come la filosofia più funzionale a una politica di sinistra, che trarrebbe beneficio dalla rinuncia al razionalismo illuminato. Per Vattimo – sottolinea in questo saggio uno dei maggiori esponenti dell’ermeneutica contemporanea – ‘emancipazione e nichilismo vanno a braccetto’.
Paolo Flores d’Arcais - Per una critica esistenzial-empirista dell’ermeneuticaLa filosofia di Gianni Vattimo è essenzialmente una filosofia etico-politica e l’ermenutica rappresenta per l’autore di Oltre l’interpretazione la migliore filosofia sulla cui base costruire un progetto politico di emancipazione. Ma essa si scontra – sia sul piano etico-politico che su quello strettamente teoretico con difficoltà insormontabili. Per superare le quali non le resta che compiere l’ultimo decisivo passo: la rinuncia all’essere.
Richard Rorty in conversazione con Joshua Knobe - Un talento da bricoleurCe n’è per tutti: da Platone a Kant, da Putnam a Foucault. In questa brillante intervista rilasciata a The Dualist nel 1995 (e pubblicata qui per la prima volta in italiano), un Richard Rorty schietto e diretto spiega le sue scelte filosofiche – spesso dettate da contingenze e casualità – e si interroga sul motivo del suo successo.
Gianni Vattimo in conversazione con Daniel Gamper - Addio alla verità. Ma quale?
Esiste un uso appropriato del concetto di verità? Oppure è davvero tutto solo interpretazione? In base a che cosa si sceglie ‘da che parte stare’? Che cos’è la violenza? Qual è il rapporto tra secolarizzazione e cristianesimo? A partire dal suo ultimo libro, Addio alla verità, Gianni Vattimo ripercorre il suo itinerario filosofico e politico, spiegando come sia possibile una lettura di sinistra di Heidegger.
Maurizio Ferraris - Epistemologia ad personam Speriamo che l’ultimo libro di Gianni Vattimo, Addio alla verità, non finisca nelle mani di Niccolò Ghedini. L’avvocato del premier potrebbe trovarci infatti delle ottime argomentazioni a sostegno di originali interpretazioni circa le serate ad Arcore. Rinunciare alla verità, oltre a essere assurdo sul piano teorico, è pericoloso su quello etico-politico: da sempre infatti, nel realismo è incorporata la critica, nell’irrealismo l’acquiescenza.
Paolo Flores d’Arcais - Addio alla verità? Addio all’essere!La pretesa di Gianni Vattimo di dire addio alla verità – che egli avanza addirittura come dovere democratico – dimentica l’essenziale: che le affermazioni sui fatti (piove) e quelle sulle norme (il matrimonio è indissolubile) appartengono a due ambiti completamente diversi. E rinunciare alle ‘modeste verità di fatto’ (v minuscola) ci impedisce anche di smascherare chi si appella abusivamente alla Verità.
INEDITO 1
Hannah Arendt - La storia e l’azione (presentazione di Dario Cecchi)Conclusa la stesura di Le origini del totalitarismo, nella prima metà degli anni Cinquanta Hannah Arendt si dedica all’approfondimento della relazione fra totalitarismo e marxismo e all’indagine di alcune categorie della filosofia antica e moderna che diventeranno fondamentali per la sua riflessione successiva, quella confluita nella Vita activa e nella raccolta di saggi Tra passato e futuro. Negli scritti qui proposti per la prima volta in italiano, il concetto di ‘tradizione’ è contrapposto a quello di ‘storia’ come ‘orizzonte aperto all’avvenimento di tutte le possibili storie singolari’.
INEDITO 2Günther Anders - Senza radici (presentazione di Micaela Latini)Con la sua intensa attività filosofica ‘d’occasione’, Günther Anders ha sviluppato una originale riflessione sulla condizione della ‘non-appartenza’. Nei testi che seguono, proposti per la prima volta al lettore italiano, la tematica dello ‘sradicamento’ è prima declinata come necessità/impossibilità di una ricostruzione unitaria della propria vita nel ricordo, poi con riferimento alla questione della credenza religiosa, sotto forma di un dialogo socratico fra l’incarnazione del dogmatismo e quella della libertà di pensiero.
INEDITO 3
Theodor W. Adorno - Massa e leader (presentazione di Stefano Petrucciani)
Per la prima volta tradotti in italiano, questi tre brevi saggi di Adorno – Televisione come ideologia (1953), Indagini d’opinione e sfera pubblica (1964), Leadership democratica e manipolazione delle masse (1950) – sviluppano tematiche tipicamente francofortesi, prima fra tutte la critica dei dispositivi di dominio presenti nelle società di massa novecentesche.
Ma ci consegnano anche un Adorno inedito e sorprendente, che spiega quale deve essere il comportamento di un leader politico ‘veramente democratico’.
INEDITO 4Friedrich W.J. Schelling - La Bibbia e la storia (presentazione di Adriano Ardovino)
Le recenti pubblicazioni su Gesù di papa Benedetto XVI rappresentano il massimo tentativo – in epoca post-conciliare – di mettere in discussione il metodo storico-critico nell’interpretazione dei testi sacri. Eppure già il giovane Schelling vedeva nella lettura storico-critica (insieme all’indagine filosofica intorno al fenomeno della religione in quanto tale) l’unico modo per salvare la teologia dalla crisi in cui era sprofondata all’epoca dei Lumi. Una lezione di grande attualità che riproponiamo con due testi inediti del ‘periodo tubinghese’ (1790-1795).
SAGGIOGiorgio Cesarale - Marx sugli scaffali di Barnes & NoblesCi avevano detto che era rimasto sepolto sotto i detriti del Muro di Berlino, travolto dal crollo dei regimi del socialismo reale. In realtà negli ultimi anni il pensiero di Karl Marx è stato protagonista di un prepotente ritorno sulla scena, complice anche una crisi economica planetaria che ha dimostrato la debolezza dell’impianto teorico ‘mainstream’ nelle scienze economiche. Ripercorriamo le principale tendenze del revival marxiano.
venerdì 19 novembre 2010
Contro i danni dell'imperialismo

Quello che segue è uno stralcio del mio intervento al World Philosophy Day a Tehran, 21-23 novembre, pubblicato oggi su La Stampa, con il titolo "Contro i danni dell'imperialismo". Ho già descritto le ragioni che mi spingono a parteciparvi, nonostante le polemiche (si veda l'articolo di Maurizio Assalto questa mattina su La Stampa), in un precedente post su questo blog.
Universalismo, verità, tolleranza
Il punto che intendo proporre oggi qui, sapendo che è di intensa attualità per la filosofia e la politica che ci riguardano tutti, è che la questione dell’universalismo e della verità non può essere risolta da un punto di vista esclusivamente teoretico. Il terzo termine del titolo del mio intervento si riferisce proprio a questo. In un saggio che io qui assumerò come guida per la mia discussione (Solidarietà o oggettività?), Richard Rorty ha tentato di rintracciare le origini dell’universalismo filosofico in un preciso momento della storia del pensiero greco, quando cioè la polis aveva cominciato a espandere i propri commerci al di là dei confini in cui prima era abituata a svolgerli. In questo momento la filosofia greca iniziò a interessarsi del problema di come esprimere posizioni capaci di ottenere il consenso anche di coloro che non erano cittadini delle poleis greche, cercando dunque di porre le basi di una sorta di dominio non violento su tali popoli.
Senza discutere qui della validità di questa ipotesi di Rorty, dobbiamo ricordare che tutti noi cultori di filosofia ci siamo abituati a considerare questa “scoperta” dell’universalità come una tappa positiva nel progresso verso la civilizzazione e l’umanizzazione. Ancora oggi, pensatori di tutto rispetto come Apel o Habermas, ritengono che non sia possibile fare una qualche affermazione vera senza rivendicare, almeno implicitamente, la sua validità erga omnes. E questo omnes si riferisce non solo a coloro che giocano il nostro gioco linguisico o ai nostri concittadini: ma all’umanità in generale, rispetto alla quale la nostra affermazione rivendica la propria validità in nome della ragione stessa.
Ma nella condizione attuale che Heidegger ci ha insegnato a chiamare la fine della metafisica e che Nietzsche descrive come l’avvento del nichilismo, proprio questo appello alla validità universale è diventato sommamente sospetto. Abbiamo imparato a domandare chi è che parla, senza lasciarci spaventare dalla pretese che sia la ragione stessa. Nel mondo della fine del metafisica, ogni pretesa di universalismo deve fare i conti con il fenomeno della globalizzazione, che i filosofi non possono limitarsi a osservare da fuori: e ciò perché la storia e la crisi dell’imperialismo e del colonialismo occidentale hanno oggi una rilevanza filosofica decisiva. Non esageriamo se pensiamo che anche l’universalismo delle filosofie, anche di quelle che sorgono e si affermano al di fuori della tradizione europea, è uno dei danni collaterali prodotti dall’imperialismo occidentale. È come se l’Occidente, con la sua pretesa di parlare in nome della Ragione stessa, avesse contaminato anche altre culture, spianando la strada a una lotta tra diverse pretese di verità assoluta. In Italia abbiamo a tal riguardo un motto paradossale ma non troppo: “grazie a Dio, sono ateo”. Che potrei tradurre così: proprio perché sono cristiano non credo alla verità. La sola verità universale che la filosofia ha da offrire al mondo è quella che si incontra nel Vangelo, là dove Gesù, interrogato su come riconoscere il Messia al momento del suo ritorno alla fine dei tempi, risponde esortando a non credere a chi dice eccolo qui, eccolo là; senza dare alcuna altra indicazione positiva. Non è molto, ma può avere un decisivo significato liberante.
Gianni Vattimo
mercoledì 10 novembre 2010
An Ethics for Today

An Ethics for Today: Finding Common Ground Between Philosophy and Religion
Richard Rorty
November, 2010
In this posthumous publication, Rorty, a strict secularist, finds in the pragmatic thought of John Dewey, John Stuart Mill, Henry James, and George Santayana, among others, a political imagination shared by religious traditions. His intent is not to promote belief over nonbelief or to blur the distinction between religious and public domains. Rorty seeks only to locate patterns of similarity and difference so an ethics of decency and a politics of solidarity can rise. He particularly responds to Pope Benedict XVI and his campaign against the relativist vision. Whether holding theologians, metaphysicians, or political ideologues to account, Rorty remains steadfast in his opposition to absolute uniformity and its exploitation of political strength.
About the AuthorRichard Rorty (1931-2007) was professor of comparative literature and philosophy at Stanford University. His Columbia University Press books are The Future of Religion (with Gianni Vattimo) and What's the Use of Truth? Gianni Vattimo is emeritus professor of philosophy at the University of Turin and a member of the European Parliament. His books include The Responsibility of the Philosopher; Christianity, Truth, and Weakening Faith: A Dialogue (with René Girard); Nihilism and Emancipation: Ethics, Politics, and Law; and After Christianity.
lunedì 25 maggio 2009
Modena: workshop su Richard Rorty
statunitense. L’appuntamento è per domani - martedì 26 maggio - alle ore 15.00 presso l’Aula Magna della facoltà di Lettere e Filosofia (Largo Sant'Eufemia, 19) a Modena.Relatori dell’iniziativa saranno il prof. Diego Marconi che parlerà de “La verità secondo Rorty” ed il prof. Gianni Vattimo che interverrà su “Verità, solidarietà e storia”. Richard Rorty è cresciuto nell'ambiente della sinistra americana, ben prima di diventare uno dei più noti filosofi contemporanei. Entrambi i genitori erano simpatizzanti del partito comunista e poi attivi antimilitaristi impegnati nei circoli intellettuali della sinistra libertaria e socialista. Dopo essersi formato alla scuola analitica, negli anni ‘70 Rorty se ne allontanò rendendosi così protagonista di una vera e propria svolta nella filosofia americana - già preannunciata con "La svolta linguistica" del 1967 - aprendosi alla filosofia europea. Il primo passo di questa svolta, espresso nel suo libro del ‘79, "La filosofia e lo specchio della natura" si realizza nella critica all’idea tradizionale, sostenuta da Cartesio fino a Husserl, che la conoscenza sia una rappresentazione, un rispecchiamento mentale del mondo esterno.



