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lunedì 24 giugno 2013

Gianni Vattimo: maestri, amori, disperazione del fondatore del pensiero debole

“La mia vita è piena di sensi di colpa, finirò per fare il predicatore religioso”

Intervista a Gianni Vattimo di Antonio Gnoli, La Repubblica

                                                                                                                                                               Fonte: LaVanguardia.com



Ormai fa coppia fissa con Sancho. Mentre siamo a tavola davanti a un piatto di involtini primavera cucinati dalla domestica filippina — una suora laica, scoprirò più avanti — Sancho scuote pigramente la testa e guarda incuriosito l’intruso, che poi sarei io. «Non è geloso, glielo assicuro», dice Gianni Vattimo, «è solo che gli piace essere al centro dell’attenzione. I gatti sono così: un misto di curiosità, indifferenza e abitudine». La conversazione va avanti già da un po’. Prima nella penombra del salotto. Poi qui nella stanza dove ceniamo, ricompresa nel vasto appartamento torinese. C’è un poster colore rosso acido che attira la mia attenzione: ritrae Vattimo, sotto una frase di Keynes: «La repubblica dei miei sogni si colloca all'estrema sinistra della volta celeste». «Fu un dono di certi amici per i miei settant'anni», ricorda il professore.

sabato 25 agosto 2012

Firmare a sostegno dei pm anche per dire no al regime

Il Fatto Quotidiano, 23 agosto 2012


Si parla tanto, discutendo dell’articolo (decisivo, inappuntabile) di Gustavo Zagrebelsky, di eterogenesi dei fini. Ma varrebbe la pena anche, e più, di parlare di eterogenesi delle cause. Spieghiamoci: davvero possiamo pensare che le tante migliaia di cittadini – compreso il sottoscritto – che hanno firmato l’appello del Fatto a difesa dei pm di Palermosotto attacco da parte di quasi tutti i grandi media cosiddetti indipendenti, siano stati motivati dalla preoccupazione per la sorte di quei magistrati, per ora almeno non direttamente minacciati né di licenziamento né di carcere; o dalla irresistibile curiosità di sapere che cosa si dicevano Napolitano e Mancino nelle conversazioni illegalmente, criminalmente ascoltate e addirittura trascritte dalla magistratura palermitana? Ma che cosa davvero ci poteva essere di così decisivo in quei nastri, già per giunta dichiarati irrilevanti ai fini del processo? Confessiamo finalmente che del contenuto di quelle intercettazioni non ci potrebbe importare di meno. Figurarsi se il nostro saggissimo presidente (Giulia Bongiorno docet) si sarebbe mai lasciato andare, anche senza sospettare di essere ascoltato, a dire qualcosa di men che prevedibile, istituzionale, neutrale?

E allora? Perché in tanti avremmo dovuto sentirci così impellentemente spinti a firmare il documento pro pm? Le ragioni, le cause “eterogenee” di cui generalmente si tace nella discussione sullo scritto di Zagrebelsky, sono, appunto, altre. La diffusa e motivatissima insofferenza per il vero e proprio regime che è calato sul Paese per gli sforzi congiunti di Napolitano e Monti, è la ragione principale che spiega la popolarità dell’appello – anche se sia delle sorti dei magistrati palermitani, sia della trattativa Stato-mafia nessuno dei firmatari si era dimenticato. Ciò che si è voluto respingere con la valanga di firme è stato principalmente la progressiva instaurazione del regime, che del resto anche dalla vicenda delle intercettazioni palermitane ha ricevuto una intensificazione senza precedenti. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, dopo le esternazioni mediatiche degli ultimi giorni, anche e soprattutto da parte di padri della patria come Scalfari, questi dubbi non dovrebbero più esserci. Siamo di fronte non a una campagna di delegittimazione del Capo dello Stato, come vanno predicando ex esponenti della ex-ex-ex sinistra; ma a un generale sforzo di consolidamento del regime; temiamo, in vista di autunni e inverni caldi e caldissimi.

Le poche voci dissonanti, anzitutto quella di Antonio Di Pietro, accanto a quella di Grillo e all’altra - un po’ arrochita dal vecchio e nuovo berlusconismo - della Lega, sono ormai tacitate e demonizzate in tutti i modi, fino a dire esplicitamente che chi non sta con Napolitano o si permette di criticarlo non potrà appartenere al centrosinistra Bersanian-Casinista verso cui Quirinale e establishment ci stanno spingendo. Non solo c’è la luce in fondo al tunnel, ne siamo ormai fuori per merito di questo governo. Domandare conferma di tutto ciò agli esodati senza pensione, ai licenziati di tutte le fabbriche che hanno chiuso i battenti, ai tarantini presi in giro dalla compagnia di giro dei ministri inviati prontamente sul luogo da Monti. Quasi tutti i giorni la stampa “indipendente” ci informa che Monti ci è invidiato da tutti i paesi d’Europa e forse anche da Obama. Sarà anche vero che lo spread è un poco sceso, e che le borse hanno guadagnato qualche punto: già, le borse e le banche, pupilla degli occhi del premier. Ma per il resto, i costi della vita per le famiglie, ci sarà forse da aspettare un po’ di più, e così per avere un qualche recupero dell’occupazione. Ma intanto noi vediamo la luce in fondo al tunnel con gli occhi dei media; che del resto, insieme a Napolitano sono i creatori delle fortune politico-tecniche di Monti. Nessuno si è accorto che qualcosa sia migliorato in Italia negli ultimi mesi, anzi il contrario è sotto gli occhi di tutti. È anche questo clima di untuosa accettazione della menzogna ufficiale, quirinalizia o no che sia, ciò che (correggetemi se sbaglio) i firmatari dell’appello pro pm di Palermo vogliono combattere. Forse sarebbe ora di smettere di giocare tutti ai costituzionalisti dibattendo sulle prerogative del Presidente. Ne usasse finalmente una, decisiva: sciogliere le inutili Camere e mandarci finalmente a votare e restaurando quel poco di democrazia che ancora ci resta.

domenica 4 dicembre 2011

Pensiero debole o nuovo realismo? Rassegna stampa

La querelle tra pensiero debole, postmoderno e nuovo realismo, che i lettori del blog hanno seguito via via che si sviluppava, è riecheggiata sulle pagine culturali di diversi quotidiani nelle ultime settimane. La discussione ha trovato molto spazio anche sui blog e nei forum; ma il punto di partenza rimane il dibattito uscito sui giornali cartacei e sui periodici, che qui ricostruiamo in ordine cronologico (e i cui testi sono reperibili su questo stesso blog). Segnalateci gli eventuali articoli che ci siano sfuggiti in questa rassegna.

Ultimo aggiornamento: 6 dicembre 2011.

- Il 19 luglio, MicroMega pubblica un numero del suo "Almanacco di filosofia", con una sezione intitolata "verità/Verità", che ha in qualche modo aperto il dibattito. L'indice del numero è disponibile qui.
- L'8 agosto, Maurizio Ferraris pubblica su Repubblica un articolo sul "ritorno del pensiero forte", che si può leggere qui.
- Il 19 agosto, su Repubblica esce il dialogo tra Gianni Vattimo e Maurizio Ferraris, su pensiero debole e nuovo realismo. Lo potete trovare qui
- Il 22 agosto, Giuliano Ferrara interviene dalle colonne del Foglio. Lo trovate qui.
- Nei giorni successivi, il dibattito prosegue con interventi on-line, parzialmente ripresi da Repubblica, il 26 agosto. Gli articoli (Raffaella De Santis, Pierfranco Pellizzetti, Pier Aldo Rovatti, Paolo Flores d'Arcais, Paolo Legrenzi, Peta Bojanic) sono tutti reperibili qui.
- Accanto all'inserto "Domenica" del Sole-24Ore, che pubblica un breve intervento il 28 agosto (per ora non disponibile on-line), sul Riformista del 30 agosto esce un articolo di Corrado Ocone, che riprende i recenti dibattiti americani sul postmoderno. Il testo di Ocone si può leggere qui.
- Il giorno dopo, 31 agosto, Emanuele Severino risponde alla querelle Vattimo-Ferraris dalle colonne del Corriere. Il testo dell'articolo è reperibile qui.
- Nei giorni successivi intervengono Riccardo Chiaberge sul Fatto Quotidiano (2 settembre, reperibile qui) e Vittorio Possenti su Avvenire (con un articolo pubblicato il 3 settembre, reperibile qui).
- Sempre il 3 settembre, su Repubblica esce l'articolo di Edward Docx che ha animato il dibattito americano sul postmoderno, di cui parlava Ocone sul Riformista. Il testo di Docx è reperibile qui.
- Il 7 settembre è Bruno Gravagnuolo a intervenire, su L'Unità. L'articolo è reperibile qui.
- Il 9 settembre, ancora sul Fatto Quotidiano, interviene Nicla Vassallo. Il suo testo si può leggere qui.
- Il 10 settembre, Eros Barone commenta il dibattito su VareseNews. La sua lettera è disponibile qui.
- L'11 settembre compare l'articolo di Roberto Gramiccia su Liberazione. Qui il suo articolo. e qui un nuovo contributo a sua firma, pubblicato il 18 settembre.
- Il 12 settembre interviene Alain Finkielkraut, intervistato da La Stampa. Il testo è disponibile qui.
- Intervistato, Maurizio Ferraris torna sul pensiero debole il 16 settembre, su Left-Avvenimenti. Il testo è reperibile qui.
- Il 18 settembre Liberazione pubblica gli interventi di Francesca Rigotti e Roberto Gramiccia. I testi sono disponibili qui.
- Sul Manifesto del 22 settembre compare l'intervento di Guido Traversa. Qui l'articolo.
- Ancora il 22 settembre, Simona Maggiorelli intervista Salvatore Veca su Left-Avvenimenti. Qui troverete il testo.
- Il 27 settembre è la volta di Carlo Rovelli, su Repubblica. L'articolo è reperibile qui.
- Il 5 ottobre L'Unità pubblica un articolo di Mico Capasso; il testo è disponibile qui.
- Costantino Esposito torna sul tema in un articolo su L'Avvenire, il 20 ottobre. Il testo è reperibile qui
- Il 3 novembre, Giacomo Pisani interviene su GoBari. Il testo è disponibile qui.
- Il 7 novembre, Corrado Ocone intervista Gianni Vattimo sul Mattino. Ecco il dialogo completo.
- Nel mese di novembre, arriva anche in edicola il nuovo numero di Alfabeta2, che raccoglie altri interventi sul tema. Qui c'è l'indice completo del fascicolo.
- Il 3 dicembre, Corrado Ocone interviene su Il Riformista. L'articolo è disponibile qui.

Segnaliamo che la discussione è proseguita anche sul sito di MicroMega, con interventi (cliccate sui nomi per leggerli) di Franca D'Agostini (28 agosto), Adriano Ardovino (28 agosto), Mauro Barberis (30 agosto), Michele Martelli (1 settembre) Francesco Saverio Trincia (5 settembre), Emilio Carnevali (5 settembre), Carlo Augusto Viano (6 settembre), Edoardo Ferrario (7 settembre), Sossio Giametta (8 settembre), Giovanni Perazzoli (20 settembre), Gianni Mula (4 ottobre), Nicola Acocella (11 ottobre).

Richiamiamo anche, infine, altri articoli pubblicati (solo) sul web: quello di Simone Regazzoni, su Affari Italiani il 2 settembre; quello di Gianfranco Marrone su Doppiozero, 12 settembre; quello di Corrado Ocone, uscito su QdR il 13 settembre; un intervento di Carlo Sini, raccontato da Affari Italiani, il 3 ottobre; quello di Francesca Recchia Luciani, pubblicato su Santippe il 22 ottobre.

lunedì 3 gennaio 2011

Pensare l'uguaglianza come diritto culturale


Il mio intervento nel forum di Repubblica sulla sinistra, C'è vita a sinistra (27 dicembre 2010). Qui (come in altre pagine del web) troverete gli scritti di Lazar, Giddens, Savater, Habermas.

Pensare l'uguaglianza come diritto culturale

La distinzione tra destra e sinistra è ancora ben viva e consiste, come sempre, nell´opposizione tra chi prende le differenze – di ricchezza, di salute, di forza, di capacità – come differenze “naturali”, e parte di lì per costruire un progetto di sviluppo, proprio utilizzandole ed esasperandole; e chi invece vuole garantire una competizione non truccata, correggendo le differenze “di natura”. Di qui il darwinismo sociale che ha sempre caratterizzato la destra, fino al razzismo fascista; e quello che si può chiamare il “culturalismo” della sinistra, che va oltre il dato “naturale”. Il problema della sinistra è sempre stato quello di riconoscersi francamente per quel che è, come “cultura vs. natura”: quando ha creduto di essere più fedele alla natura (come difesa dei diritti “naturali” o come scienza economica “vera”) è sempre diventata totalitarismo. La forza della sinistra sta nel difendere il diritto di chi non ha “diritti”, di chi non è “legittimato” né dalla natura (quella che sempre anche il Papa invoca) né della scienza (per lo più al servizio del potere). Il proletariato di Marx non è l´uomo “vero”, è solo la classe generale, la grande massa degli espropriati che merita di farsi valere anche solo in nome del (borghese) principio democratico.

Gianni Vattimo