sabato 24 marzo 2012

Visita al carcere di Saluzzo, 22 marzo 2012

Carcere di Saluzzo: 200 posti, 430 detenuti

Tra i reclusi uno dei NoTav arrestati: Giorgio Rossetto

La Stampa - Cuneo, 22 marzo 2012

Chiedono un'ispezione ma soprattutto che venga risolto il problema alla radice: ovvero ridurre da 430 a 200 il numero dei detenuti visto che i posti previsti sono questi. Queste le conclusioni della delegazione composta dall’europarlamentare Gianni Vattimo (Italia dei Valori), dai Consiglieri regionali Eleonora Artesio (Federazione della Sinistra) e Fabrizio Biolè (Movimento 5 Stelle) e dai volontari dell’associazione Antigone che questa mattina hanno visitato il carcere di Saluzzo dove è rinchiuso uno dei NoTav arrestati e in attesa di giudizio. Al termine si è tenuta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche Alberto Perino e Lele Rizzo del Movimento NoTav e l’avvocato Emanuele D’Amico.
Nel comunicato diffuso dopo visita e conferenza stampa si legge:“Lo stato che abbiamo riscontrato – sottolinea Eleonora Artesio, capogruppo regionale della Federazione della Sinistra - è molto grave sotto il profilo del sovraffollamento: a fronte di una capacità di circa 200 posti, sono circa 430 le persone detenute, con l’ovvia conseguenza di celle strapiene e gravi problemi di spazio. Ciò determina delle situazioni del tutto anormali, come quella che riguarda Giorgio Rossetto, ovvero di persone in attesa di giudizio che si trovano rinchiuse nel settore di massima sorveglianza, con limitazioni ad esempio sulle ore di socialità (l’”ora d’aria” in un cunicolo anziché all’esterno). Inoltre chi è in attesa di giudizio non può partecipare alle attività di laboratorio e alle altre attività del carcere. Diversi detenuti hanno sottolineato il problema di poter ottenere in tempi ragionevoli delle visite mediche specialistiche”.

Carcere di Saluzzo: 12 in isolamento per motivi di sovraffollamento. Alcuni politici vogliono vederci chiaro


"Qual è la reale situazione?". Giovedì ne parlano in conferenza stampa Gianni Vattimo, Eleonora Artesio, Monica Cerutti e Fabrizio Biolé

Targatocn, 20 marzo 2012

http://www.targatocn.it/2012/03/19/leggi-notizia/argomenti/cronaca-1/articolo/carcere-di-saluzzo-12-in-isolamento-per-motivi-di-sovraffollamento-alcuni-politici-vogliono-vederc.html

Eleonora Artesio (consigliera regionale FdS) e Fabrizio Biole (consigliere regionale 5 Stelle), insieme a Gianni Vattimo (europarlamentare Idv) e a Monica Cerutti (consigliera regionale SeL) giovedì 22 marzo torneranno in visita al carcere di Saluzzo per rendersi conto di persona della situazione in cui versa l’istituto di pena, con particolare riguardo al tema del sovraffollamento. A seguire relazioneranno ai giornalisti nell'ex caserma Mario Musso alle 12.
L'altra settimana il carcere "A. Morandi" è tornato "agli onori" della cronaca per la lettera inviata agli organi di informazione da 12 detenuti che si dicono della sezione “isolamento”, mentre la direzione del carcere la chiama semi-sezione “Indagati”. Scrivono: "Siamo tutti imputati in attesa di giudizio (quindi solamente indagati) e nonostante questo siamo rinchiusi in una sezione di isolamento. La direzione del carcere sostiene che noi non siamo in regime di isolamento dal momento che in cella siamo in due (alcune volte anche tre). La stessa direzione si dimentica tuttavia di dire che questa situazione è dovuta solo al sovraffollamento".
Poi il comunicato passa a descrivere le celle e lo spazio dove possono prendere aria: "In cortile dobbiamo stare divisi ognuno nella sua gabbia. Le gabbie degli animali hanno almeno le reti e le sbarre, mentre qui c'è solo un alto muro di cemento. Se in uno spazio simile ci fosse un animale con un peso superiore ai 15 kg, si arrabbierebbe persino la Protezione Animale".
Gli autori della lettera sottolineano la disparità di trattamento rispetto ai condannati. "Uno di noi ha visto decine di arie in giro per l'Italia, ma mai nessuna così. Questi “cortili” sono solitamente usati per i detenuti soggetti al 41bis. In una sezione vicina alla nostra ci sono 6 detenuti in regime di isolamento speciale che hanno gli stessi spazi e cortili. La Direzione si giustifica dicendo che questa è una casa di reclusione (penale) e non una casa circondariale. Per salire nelle 6 sezioni del carcere bisogna essere “definitivi”. Lì ci sono laboratori, le attività in comune, la palestra, l'area per giocare a pallone. Per noi no. Eppure alcuni di noi indagati stanno qui anche un anno in carcerazione preventiva in attesa del processo. L'unica concessione che ci viene fatta è di andare a messa con una sezione di alta sorveglianza. Nessuno di noi è qui per aver subito una sanzione disciplinare, eppure siamo esclusi da tutte le attività ricreative e sportive che l'ordinamento penitenziario prevede".
Infine, la conclusione: "Non ci lamentiamo per le nostre questioni personali, ma riteniamo che si stiano violando i diritti e la dignità di noi detenuti. Ci chiediamo chi sia e cosa faccia il garante dei detenuti. Concludendo, consegneremo questa lettera ai nostri avvocati con cui intendiamo fare un esposto alla Procura e invitiamo le forze politiche e sociali a denunciare questa insostenibile situazione".

Hermeneutic Communism, la recensione di Ceasefire

“Hermeneutic Communism: From Heidegger to Marx”

CEASEFIRE March 18, 2012. Lev Marder

In 'Hermeneutic Communism', Gianni Vattimo and Santiago Zabala offer a radical recasting of Marx’s theories that openly challenges calls, such as those by Negri and Hardt, for a return of the revolutionary left. Lev Marder argues this could be a Communist Manifesto for the 21st Century. 
 
The great French philosopher Claude Lefort once wrote that the condition for democracy is the “dissolution of the markers of certainty”. He was not exactly referring to the situation of those who are pushed into the widening margins of the world or those who already find themselves in the margins in 2012. How are people to respond to statements made by those in power—those who try to convince citizens around the world to tolerate the sacrifices demanded of them based on a violent, apocalyptic version of truth? The fact that they have to put so much effort into persuasion betrays the questionable credibility of their words. It is enough to mention here the rhetoric leading up to the invasion of Iraq and the 2008 bailout of U.S. banks.
Some recently published works recognise the blatant failures of state leaders to sell their lies and, unsurprisingly, recommend that lies should be told more effectively. And then, of course, there is Hermeneutic Communism co-authored by two distinguished Italian philosophers: Gianni Vattimo (who is also a member of the European Parliament) and Santiago Zabala. While it is for Slovenian philosopher Slavoj Žižek a “book that everyone who thinks about radical politics needs like the air he or she breathes!” for Brazilian investigative Journalist Pepe Escobar it is a “kick-ass manual of radical politics… Occupy Wall Street could also use”.
In essence, Vattimo and Zabala offer a refreshing alternative to the hegemonic discourse, a breath of fresh air from the violent imposition of “metaphysics” by those in power. The book does its best to open the reader’s eyes to the glaring shortcomings of the rhetoric disseminated by the “winners” who have been writing history after the fall of the Berlin Wall:
“In a debate over the end or return of history, Fukuyama and Kagan have engaged in an attempt to present framed democracy as the only legitimate and legitimizing force, regardless of the administration in the White House…It should not be a surprise that [they], together with other establishment intellectuals, forget, neglect, or ignore the oppression caused by neoliberal capitalism. And if they ignore such economic oppression, it is because they themselves sustain it: their condition is also an effect of such oppression.”
Such theories are intended to make other choices harder to see while reinforcing what Vattimo and Zabala call “framed democracy”. They define this framing as being within a discourse of objectivity, metaphysics, and truth. As such, the alignment of “framed democracy” by its proponents with this discourse is intended to preserve the status quo by speaking about it as if it is outside of history—and hence beyond reproach. It is worth acknowledging that with Barack Obama’s election in 2008, a hope existed for change from inside the “framed democracy”. However, after over three years and waves of occupy movements, Vattimo and Zabala write what many in the West are thinking; namely, about how: “within our democratic system change is almost impossible and also how the oppressive effects of capitalism are predicted to increase”.
The alternative the authors offer is lucidly laid out in their revolutionary manifesto for those who feel powerless, that is, the 99% currently, or soon to be, living in the slums. Their call is  a simple and powerful one: Let us abandon the fight for absolute truth, let us reject the terms within which the struggles are framed by those in power, let us embrace interpretation and thus collectively resist on our own terms.
Of course such thinking can be perceived as a retreat, or worse as surrender of territory to the financial institutions that dictate the rules, the governments that claim truth, and the bureaucrats who inhumanely enforce the policies. Yet the genius of these two thinkers is in asserting that for those who are weak, those who are discharged by the system in their words, hermeneutics or weak thought is the alternative. Those in power are the winners and write history while those who are weak “do not possess a different history but rather exist at history’s margins”. If the weak fight by the oppressor’s rules, all kinds of courses of action are precluded and hence “Hermeneutic Communism” lays the fertile ground for practical action on the basis of concrete alternatives.
After thorough criticism of “framed democracy” in the first part of the book, Vattimo and Zabala effectively highlight both the democratising features of interpretation and the hermeneutic features of communism in the second part. By complementing each other, both communism and hermeneutics are weakened to the point where neither theory nor praxis can claim priority; and yet, when combined, they offer a potent alternative for the weak. For Vattimo and Zabala:
“the fact that communism is often presented as tyrannical and hermeneutics is reduced to pure nihilism by their critics is not an indication of their dangers but rather of their ineffectiveness for today’s bearers of power. While the winners of history want the conservation of the world as it is, the losers demand a different interpretation, that is, hermeneutic communism.”
By sketching out a broad agenda in their manifesto, the authors admirably avoid patronisingly prescribing “standardised” actions to those who are weak. Had they done so, they would have merely replaced one oppressive model of “reality” with another. Instead, with modesty and intellectual cogency, the manifesto opens the possibility of weakening the structures that support and enforce oppression. The sense of justice underlying weak thought comes with a repeated relinquishing of the ambition to ever become strong thought.
In Vattimo and Zabala’s words, “weak thought does not become strong once it weakens the structures of metaphysics, since there will always be more structures to weaken, just as there will always be subjects to psychoanalyze, beliefs to secularize, or governments to democratize”.
The authors certainly do not make a weak argument for abandoning old foundations in the 21st century pursuit of these projects and instead giving consideration to Hermeneutic Communism.

Hermeneutic Communism: From Heidegger to Marx
Gianni Vattimo and Santiago Zabala
Cloth, 264 pp
Columbia University Press (October, 2011)
 

Cosa si dice "Della realtà"...

Vattimo Gianni
Della realtà. Fini della filosofia 
238 pagine
€ 18.00
ISBN 978881159701-8 

Della realtà è un saggio filosofico che documenta un percorso di conoscenza e che alla riflessione sul pensiero di Heidegger unisce una costante attenzione alle trasformazioni della società contemporanea. È al tempo stesso il romanzo di un imprevedibile ribaltamento di prospettiva: un cambiamento che ci riguarda tutti, perché è profondamente radicato nella storia di questi ultimi decenni.
Alla metà degli anni Ottanta, quando Gianni Vattimo diede spessore filosofico al postmoderno, fu accusato di essere il cantore del neocapitalismo trionfante e delle sue illusioni. La critica radicale alle ideologie e l'accento sull'interpretazione sembravano funzionali al nuovo orizzonte, sempre più dominato dal virtuale e dalla liquidità immateriale – a cominciare da quella del denaro e della finanza. In questi decenni, dopo che le ideologie sono state scardinate e abbandonate anche sull'onda del «pensiero debole», a dominarci sono stati il principio di realtà e la presunta oggettività delle leggi economiche. Oggi, mentre il capitalismo attraversa una delle crisi più gravi della sua storia, il richiamo alla realtà, in apparenza innocente e intriso di buon senso, diventa uno strumento per imporre il conformismo e accettazione dell'ordine vigente. Contro questa ideologia autoritaria, rivendica Vattimo, l'ermeneutica – ovvero la costante pratica dell'interpretazione – diventa uno straordinario strumento conoscitivo, proprio perché ci consente di superare la dittatura del presente. In questo senso, può diventare la base di un progetto di trasformazione e di liberazione che ha immediate ricadute politiche. 

Intervista sul libro: Radio Fahrenheit, 1 marzo 2012

Link a recensioni e articoli:


Edoardo Camurri, E Vattimo sbeffeggiò l'Essere: "è come un mobile con le tarme", Corriere della Sera, 17 febbraio 2012
Franca D'Agostini, Vattimo e Lady Gaga, ma cosa vi ha fatto di male la metafisica?, La Stampa, 26 febbraio 2012
Massimo Cacciari (Intervista di Luca Nannipieri), Il punto debole del pensiero debole, Europa, 1 marzo 2012
Renato Pagotto, Stefanini e Vattimo a proposito di metafisica, Fondazione Luigi Stefanini, 3 marzo 2012
Federico Vercellone, Vattimo. La libertà il nostro abisso, TuttoLibri, 3 marzo 2012
Vittorio Possenti, Vattimo: più che pensiero debole, pensiero facile, L'Avvenire, 3 marzo 2012
Luca Greco, "Della realtà. Fini della filosofia”: un addio alla realtà?, ArticoloTre, 5 marzo 2012
Gianfranco Cordi, Se non la realtà. Gianni Vattimo contro il «nuovo realismo», TELLUSfolio, 23 marzo 2012
Vera Fisogni, Vattimo rilancia il pensiero debole, La Provincia - Il quotidiano di Como online, 29 marzo 2012 

 

Interrogazione sulla criminalizzazione delle persone senza fissa dimora in Ungheria

8 marzo 2012
O-000061/2012
Interrogazione con richiesta di risposta orale
alla Commissione

Articolo 115 del regolamento
Cecilia Wikström, Nadja Hirsch, Renate Weber, Gianni Vattimo, Sonia Alfano, Andrea Zanoni, Louis Michel, Leonidas Donskis, Jan Mulder, Sophia in 't Veld, Jens Rohde, Baroness Sarah Ludford, Ramon Tremosa i Balcells, Niccolò Rinaldi, Nathalie Griesbeck, Marielle de Sarnez, a nome del gruppo ALDE

 Oggetto: Criminalizzazione delle persone senza fissa dimora in Ungheria
Il 1° dicembre 2011 in Ungheria è entrata in vigore una legge sulla criminalizzazione delle persone senza fissa dimora. Dopo un primo avvertimento, ai senzatetto che dormono in strada sarà comminata una multa da 445 euro o si procederà al loro arresto. I relatori delle Nazioni Unite sui diritti umani, nello specifico i relatori speciali sulla povertà estrema, sui diritti umani e sul diritto a un alloggio adeguato, hanno criticato la legge e invitato l'Ungheria a riconsiderare questa norma nonché ad adottare una strategia nazionale per l'alloggio che tenga conto delle esigenze e dei diritti delle persone senza fissa dimora, conformemente agli obblighi internazionali in materia di diritti umani. Si stima che in Ungheria vivano tra le 30 000 e le 35 000 persone senza fissa dimora, tra cui persone affette da disabilità(1). A seguito della crisi economica e finanziaria è aumentato il numero delle famiglie che vivono per strada. Le autorità ungheresi hanno comunicato che sono stati costruiti nuovi ricoveri, ma i detrattori sottolineano che ciò non giustifica le multe o l'arresto di coloro che non hanno ancora trovato un alloggio.
1. Può la Commissione indicare se ritiene che la legge citata sia incompatibile con i valori fondanti dell'Unione europea, enunciati all'articolo 2 del TUE, in particolare per quanto concerne "il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze... in una società caratterizzata... dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità"?
2. Concorda sul fatto che la legge è incompatibile con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare con l'articolo 1 (diritto alla dignità), l'articolo 4 (proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumati o degradanti), l'articolo 6 (diritto alla libertà e alla sicurezza) e l'articolo 7 (rispetto per la vita privata e familiare), nonché con l'articolo 31 della Carta sociale europea rivista, che stabilisce il diritto a un alloggio?
3. Concorda nell'affermare che detta legge è incompatibile con le politiche dell'Unione europea intese a combattere la mancanza di alloggio, compreso il riferimento specifico contenuto nella relazione comune per il 2010 sulla protezione sociale e l'inclusione sociale adottata dal Consiglio?
4. Concorda sul fatto che il provvedimento costituisce una misura che non rispetta il criterio di proporzionalità e di necessità in una società democratica stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo?
5. Concorda nell'affermare che la legge ha ripercussioni discriminatorie su coloro che vivono in condizioni di povertà?
6. Concorda sul fatto che detta legge farà sì che le risorse siano spese per la vigilanza, la detenzione, i procedimenti giudiziari e l'incarcerazione, anziché essere utilizzate più efficacemente per individuare soluzioni in materia di alloggio?
7. Fornirà statistiche sulla mancanza di alloggio in tutti gli Stati membri?
8. Qualora condivida queste preoccupazioni, quali azioni intraprenderà nei confronti delle autorità ungheresi? Intende avviare una procedura d'infrazione nei confronti dell'Ungheria?
(1) http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=11829&LangID=E

Interrogazione sul rilascio dei visti per gli studenti del Mediterraneo meridionale

8 marzo 2012
O-000063/2012
Interrogazione con richiesta di risposta orale
alla Commissione

Articolo 115 del regolamento
Renate Weber, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Sophia in 't Veld, Sonia Alfano, Baroness Sarah Ludford, Andrew Duff, Ivo Vajgl, Marielle de Sarnez, Ramon Tremosa i Balcells, Andrea Zanoni, Gianni Vattimo, Robert Rochefort, Louis Michel, Leonidas Donskis, Nadja Hirsch, Cecilia Wikström, Nathalie Griesbeck, a nome del gruppo ALDE

 Oggetto: Agevolazioni per il rilascio dei visti per gli studenti del Mediterraneo meridionale
I movimenti di protesta nei paesi del Mediterraneo meridionale sono stati sostenuti da una generazione giovane e dinamica che ha espresso domande e aspirazioni concrete, tra cui il diritto a un'istruzione di qualità.
La Commissione ha ripetutamente manifestato la volontà di promuovere scambi accademici con i paesi confinanti con l'UE.
Il progetto Erasmus per i paesi Euromed offre all'UE la possibilità di rispondere in modo specifico a tale domanda di istruzione e mobilità. Tuttavia, gli scambi accademici sono subordinati al rilascio dei visti, le cui procedure possono essere lunghe e piuttosto costose.
Quali misure intende adottare la Commissione per agevolare il rilascio dei visti per gli studenti provenienti dai paesi del Mediterraneo meridionale?

Interrogazione sulla legge ungherese sui media

6 marzo 2012
E-002533/2012
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione

Articolo 117 del regolamento
Renate Weber (ALDE) , Sonia Alfano (ALDE) , Gianni Vattimo (ALDE) , Louis Michel (ALDE) , Cecilia Wikström (ALDE) , Jan Mulder (ALDE) , Stanimir Ilchev (ALDE) e Baroness Sarah Ludford (ALDE)

 Oggetto: Legge ungherese sui media
La situazione in Ungheria sta sollevando gravi preoccupazioni a livello europeo e internazionale in seguito alle modifiche apportate dal governo alla Costituzione e all'approvazione di «leggi cardinali» e di misure legislative, che impongono il controllo del governo sul Parlamento, sulla magistratura e sull'economia, nonché sui mezzi di comunicazione. Il Parlamento ha approvato tre risoluzioni concernenti l'Ungheria, in cui invita a intraprendere azioni volte a evitare una crisi politica che potrebbe coinvolgere l'intera Unione europea. Inoltre la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo ha organizzato un'audizione sulla situazione in Ungheria il 9 febbraio 2012, alla quale hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del governo ungherese.
Nel corso di tale audizione il vice Primo ministro ungherese, Tibor Navracsics, ha dichiarato che, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale ungherese in merito alla legge sui media, quest'ultima sarà modificata e il governo ungherese provvederà a inviare i progetti di emendamento al Consiglio d'Europa per una valutazione.
1. Risulta alla Commissione che il Consiglio d'Europa sia già stato invitato a effettuare una valutazione della legge sui media e che le autorità ungheresi abbiano già inviato la legge in questione e i relativi emendamenti al Consiglio d'Europa e, in particolare, alla Commissione di Venezia?
2. Nel corso dell'audizione e in seguito ad essa alcuni membri della delegazione Fidesz presso il Parlamento europeo, tra cui József Szájer(1), Lívia Járóka(2) e Kinga Gál(3), hanno pubblicamente espresso le loro critiche nei confronti delle osservazioni formulate dal commissario Kroes in tale occasione. Qual è la reazione della Commissione di fronte a tali critiche?
(1)http://www.politics.hu/20120213/fidesz-mep-szajer-accuses-eu-media-commissioner-kroes-of-overstepping-authority/.
(2)http://www.politics.hu/20120217/fidesz-mep-asks-eu-commissioner-kroes-to-respect-facts/.
(3)http://www.europeanvoice.com/article/2012/february/kroes-has-grave-concerns-about-hungarian-media-laws/73557.aspx.

mercoledì 21 marzo 2012

Il governo dei professori e la scuola

Ho aderito anch'io all'iniziativa "L'urlo della scuola", promossa dall'Assemblea dei genitori e insegnanti di Bologna, e sostenuta da moltissime associazioni, comitati di genitori, coordinamenti scolastici e personaggi della cultura, come ricordano gli articoli di cui riporto qui di seguito i link.


Qui l'articolo pubblicato dal Corriere della Sera edizione bolognese, 20 marzo 2012: "Un «urlo» dalle aule contro i prof di Monti"

Qui l'articolo, sempre del 20 marzo, "Bologna, studenti e docenti tornano in piazza per difendere l’istruzione pubblica", pubblicato da Il Fatto Quotidiano.

lunedì 19 marzo 2012

Interrogazione sulle attività USA e UE di data mining


Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002428/2012
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
Oggetto: Global Intelligence Files di WikiLeaks, attività generalizzate di data mining da parte degli Stati Uniti e dell'UE, e profiling di cittadini dell'UE
Il 27 febbraio 2012 WikiLeaks ha lanciato "The Global Intelligence Files", da cui è emerso che:
1. Le autorità di contrasto statunitensi si avvalgono di aziende private al fine di monitorare, analizzare e contrastare le attività di attivisti e manifestanti pacifici, ad esempio tramite Stratfor, un'azienda che fornisce servizi riservati di intelligence a grandi società e alle agenzie governative interessate, con le quali l'azienda intrattiene relazioni strette (ex dipendenti del governo USA lavorano adesso per la Stratfor) così come le intrattiene con importanti imprese mediatiche (tra cui la Reuters).
2. Palantir, una società fondata dall'azienda della CIA In-Q-Tel1, fornisce alle autorità statunitensi i software per collegare i dati provenienti da diverse basi dati (dati sul codice di prenotazione, dati bancari, dati relativi a trasferimenti finanziari, dati sull'ubicazione e sulle comunicazioni) con dati da fonte aperta (quali Twitter e Facebook) al fine di individuare, sulla base di modelli di un non meglio definito "comportamento sospetto", le persone che presentano un "rischio".
3. Facebook, a quanto si afferma, è finanziato dalla CIA tramite altre aziende e amministratori che hanno ricevuto o ricevono fondi per mezzo di In-Q-Tel.
Inoltre il Dipartimento per la Sicurezza interna (DHS) ha dato incarico all'azienda privata General Dynamics di monitorare i media e i social media al fine di attuare la propria politica2; ciò ha determinato, ad esempio, l'arresto, l'interrogatorio e l'espulsione di due innocenti turisti dell'UE, Leigh Van Bryan ed Emily Bunting, per via di alcune battute su Twitter3.
Viene riferito che Europol impiega intelligence da fonte aperta e processi di data mining (estrazione di dati) e di profiling (profilazione) basati sui pacchetti software I2 e Themis4, ed è cliente di Orgnet.com, un'azienda che fornisce "software e servizi per l'analisi dei social network". Inoltre, in relazione alla revisione del regolamento su Europol, un funzionario della Commissione ha annunciato progetti volti a consentire operazioni che comportano "ricerche su Internet" da parte di Europol.
È la Commissione a conoscenza delle questioni summenzionate?
Ritiene che le situazioni descritte siano compatibili con la direttiva 95/46/CE, del 24 ottobre 1995, con la Carta dei diritti fondamentali e con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo?
Quali provvedimenti intende adottare per garantire che i dati personali dei cittadini dell'UE non siano oggetto di abusi da parte di aziende private statunitensi e autorità di contrasto mediante attività generalizzate di data mining e profiling?
Intende chiedere informazioni circa i criteri applicati e le persone che sono considerate un "pericolo", nonché difendere i diritti dei cittadini dell'UE?
Che cosa ha fatto per difendere i diritti dei cittadini europei Leigh Van Bryan ed Emily Bunting?
Intende esprimere la sua preoccupazione in merito a tale incidente?
Ritiene che la proposta di estensione del mandato di Europol sia compatibile con i trattati?
Quali provvedimenti intende adottare per garantire che Europol e gli Stati membri non seguano questa prassi preoccupante di spiare segretamente le vite private dei cittadini?
1 http://en.wikipedia.org/wiki/Palantir_Technologies
2 http://www.dhs.gov/xlibrary/assets/privacy/privacy_pia_ops_publiclyavailablesocialmedia.pdf
3 http://www.dailymail.co.uk/news/article-2093796/Emily-Bunting-Leigh-Van-Bryan-UK-tourists-arrested-destroy-America-Twitter-jokes.html#ixzz1nmxPbsDQ
4 http://www.statewatch.org/news/2012/feb/eu-profiling-and-europol-question.pdf

Interrogazione sulle azioni USA contro Wikileaks



Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002429/2012
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
Oggetto: Azioni degli Stati Uniti contro WikiLeaks, Assange e i presunti attivisti di Anonymous
Il 27 febbraio 2012, WikiLeaks ha lanciato "The Global Intelligence Files", da cui emerge che le autorità di contrasto statunitensi hanno segretamente formulato dei capi d’imputazione – a quanto pare per terrorismo e associazione per delinquere – contro Julian Assange e persone collegate a WikiLeaks; esse stanno esercitando pressioni per ottenere l'estradizione di Assange negli Stati Uniti, e intendono applicare nei confronti suoi e di altre persone collegate a WikiLeaks la stessa linea che gli USA hanno adottato nei confronti di Al Qaeda. In seguito alla pubblicazione, anche tramite media internazionali, dei file Stratfor in possesso di una "CIA parallela", l'Interpol ha effettuato una serie di arresti di presunti attivisti di Anonymous di età compresa tra i 16 e i 40 anni.
È la Commissione a conoscenza di questi fatti?
Ritiene che essi siano compatibili con i trattati, con la Carta dei diritti fondamentali e con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo?
Che cosa intende fare per garantire che Assange, gli attivisti di WikiLeaks e le persone legate ai media non siano perseguitati o estradati negli Stati Uniti, dove rischierebbero di essere sottoposti a procedure segrete che comportano persecuzioni, torture e trattamenti inumani o degradanti, ivi compresa la detenzione a Guantanamo, com’è accaduto e accade ad altri?
È in grado di confermare che la convenzione di estradizione UE-USA non consente tali estradizioni?
In relazione agli attivisti di WikiLeaks, ad Assange e ai presunti attivisti di Anonymous, che cosa intende fare la Commissione per garantire che la libertà d’informazione, la segretezza delle fonti giornalistiche, la libertà di espressione e di manifestazione, il diritto a un processo equo e il diritto a non essere estradati in un paese in cui le persone rischiano di essere perseguitate, torturate o sottoposte a trattamenti inumani o degradanti, tra cui la detenzione in isolamento e i processi militari, siano rispettati nell'UE come previsto dai trattati, dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo?











Interrogazione sulle società private USA che detengono dati dei cittadini UE



Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-002430/2012
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
Oggetto: Intimazioni degli Stati Uniti a società private che detengono dati di cittadini dell'UE
Le autorità statunitensi hanno emesso un'intimazione (“subpoena”) nei confronti di SWIFT, imponendole di fornire dati finanziari, presumibilmente a fini di antiterrorismo; ciò ha provocato una controversia con l'UE, in seguito alla quale è stato negoziato e adottato un trattato internazionale mirante a disciplinare tale accesso e a tentare di garantire che le autorità statunitensi non facciano un uso scorretto dei dati per scopi diversi, ad esempio per controllare le aziende dell'UE a fini commerciali e industriali o per spiare i dati finanziari dei cittadini dell’UE. È possibile che siano state oggetto di intimazioni analoghe altre società private che sono in possesso di dati privati di carattere personale di cittadini dell'UE, quali società emittenti di carte di credito, aziende di telecomunicazioni, fornitori di apparecchiature mobili, fornitori di servizi Internet, banche, fornitori di motori di ricerca Internet e di altre applicazioni, e società di media o social media. Ciò sarebbe in contrasto con la tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali prevista dalla direttiva 95/46/CE1 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, nonché con la Carta dei diritti fondamentali e con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
La Commissione è in possesso di informazioni, di qualsiasi fonte, in merito ad altre intimazioni (“subpoena”) emesse dalle autorità statunitensi nei confronti di aziende private che detengono dati di cittadini dell'UE?
In caso affermativo, come giudica la compatibilità di tali richieste statunitensi con i trattati, con la Carta dei diritti fondamentali e con la legislazione dell'UE sulla protezione dei dati, tra cui la direttiva 95/46/CE, e che cosa intende fare se tale comportamento risulta contrario ai valori, ai principi e all’ordinamento dell'UE?
Se la Commissione non è al corrente di altre intimazioni (“subpoena”), intende chiedere alle autorità statunitensi di fornire tali informazioni alle autorità dell'UE? E quale azione intende adottare qualora tale trattamento di dati personali sia contrario al diritto dell'UE?
1 GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31.







domenica 18 marzo 2012

Intervista sulle dichiarazioni di Caselli sul movimento "No Tav"


Intervista a Gianni Vattimo sulle dichiarazioni del Procuratore di Torino Giancarlo Caselli sul Movimento "No Tav"

Radio Radicale, Strasburgo: 14 marzo 2012.
Intervista di David Carretta



Dio è morto, torniamo a Dio

L’'Ana-teismo di Richard Kearney: così l'esperienza del vuoto ci riapre al problema della trascendenza

La Stampa, 16 marzo 2012
 
GIANNI VATTIMO
Esce oggi da Fazi il saggio di Richard Kearney Ana-teismo. Tornare a Dio dopo Dio (pp. 330, e17,50), in cui il filosofo, allievo di Ricœur e professore al Boston College, conduce il lettore in un percorso innovativo alla ricerca del sacro dopo l’ateismo. Pubblichiamo uno stralcio dell’introduzione di Vattimo.

Anateismo è l’atteggiamento religioso che Kearney sostiene e raccomanda per la spiritualità del nostro tempo. [...]

Il prefisso greco ana-, che a prima vista potrebbe essere inteso in senso negativo (come se si trattasse di negare l’a-teismo, pensate al termine an-alcolico…), significa invece, oltre che «salita», anche «ritorno». Due sensi che Kearney non sottolinea insieme, preferendo il secondo senso, il ritorno; non direi però che il primo senso, la salita, sia del tutto scomparso, giacché il ritorno implica sempre per Kearney un qualche momento di illuminazione piena, diremmo di arrivo alla cima, che coincide bensì, nella mistica, con la notte oscura di cui tanti mistici ci parlano, ma che ha comunque il carattere di un momento decisivo - una sorta di evidenza che Kearney pensa sempre in base all’eredità della fenomenologia assimilata attraverso il suo maestro Ricœur. Il senso del prefisso ana-, dunque, non è solo una questione di filologia, segna anche, pare a me, la differenza - leggera ma non insignificante - attraverso cui io mi introduco nel discorso di Kearney, e perciò la via che, solo, posso indicare ai lettori.

Dunque: la cultura dentro la quale ci capita di vivere è orientata a considerarsi il punto di arrivo di uno svolgimento che, negli schemi filosofici dominanti, di origine hegeliana, ma anche genericamente illuministici e positivistici, si pensa come proveniente da fasi primitive teistiche, caratterizzate da una religiosità non di rado superstiziosa, che poi, attraverso scienza e tecnica, si evolve progressivamente verso quella che Nietzsche chiamerà la «morte di Dio» (il quale per lui si rivela una menzogna non più necessaria all’uomo tecno-scientificamente evoluto), e cioè verso un ateismo teorico-pratico sempre più generalizzato. Questo schema illuministico-storicistico è quello da cui Kearney parte per negarne la validità, alla luce non solo della propria esperienza personale, ma di quella che gli sembra, giustamente, una diffusa ripresa, o sopravvivenza, del problema di Dio al di là di ogni approdo ateistico. Non solo a causa di quelle che si potrebbero chiamare le autocontraddizioni performative del «progresso» (dalla bomba atomica all’Olocausto), ma per l’incertezza e l’esperienza di finitezza che il nostro mondo conosce e che lo richiamano, appunto, a quel senso di vuoto e di sospensione di ogni certezza che l’autore chiama anateismo.

Ancora in armonia con la propria formazione fenomenologica, Kearney pensa a questo stato d’animo come all’epoché husserliana, quella sospensione dell’atteggiamento «naturale» nei confronti delle cose che permette di elevarsi alla visione delle essenze. Si va oltre l’ateismo «naturale» del nostro mondo quando facciamo esperienza di questo vuoto che è anche l’apertura a una epifania, a una illuminazione, che ci riapre all’esperienza di Dio. Qualunque Dio esso sia. Nel vuoto e nell’incertezza che ci apre all’anateismo e a un nuovo possibile incontro con Dio entra anche la consapevolezza moderna e tardo-moderna della pluralità delle religioni, dunque il problema del dialogo interreligioso e delle molteplici vie che in esso si confrontano e spesso si scontrano. L’anateista di Kearney è inoltre un uomo del dialogo con gli dèi stranieri. La religiosità ritrovata nella sospensione degli assoluti sia teistici sia ateistici è anche caratterizzata da una apertura all’altro che è sempre stata preclusa alle fedi non passate attraverso la notte oscura - non solo mistica, ma culturale - di cui noi moderni siamo figli e prodotti.

Kearney, nelle non rare digressioni autobiografiche del libro, ricorda anche di aver a lungo lottato contro l’autoritarismo della sua Chiesa e poi delle Chiese e sette che ha incrociato. Di modo che l’anateismo non è solo, in definitiva, il momento di sospensione e di vuoto destinato a trovare «di nuovo» una fede «piena» più o meno affine alle fedi tradizionali, ma un atteggiamento che deve accompagnare (sembra di parlare dell’«io penso» kantiano!) ogni fede ritrovata. Di ogni fede comunque ritrovata deve far parte la preghiera che domanda di essere aiutati a credere: Signore, credo, aiuta la mia incredulità. Che era anche la preghiera persino di Madre Teresa, come ricorda Kearney. Ma potremmo pensare a Pascal, che consigliava ai non credenti di pregare per ottenere la fede.

¿Seguimos siendo posmodernos?

¿Seguimos siendo posmodernos?

Hace 30 años, Gianni Vattimo acuñó el concepto de “pensamiento débil” como rasgo de la posmodernidad. En diálogo con Maurizio Ferraris, reexamina sus ideas y las actualiza.

POR Maurizio Ferraris Y Gianni Vattimo

27/02/2012,  Ñ, Revista de Cultura: El Clarín, La Repubblica. Traduccion de Cristina Sardoy.

¿Seguimos siendo posmodernos o estamos acaso por convertirnos en “neorrealistas”, volviendo al pensamiento fuerte? El debate filosófico está abierto. Gracias, asimismo, a la conferencia que se llevará a cabo en Bonn, Alemania, el año próximo sobre el “New Realism” en la que participarán, entre otros, Umberto Eco y John Searle.
Maurizio Ferraris. Los últimos años enseñaron, me parece, una amarga verdad. Que la primacía de las interpretaciones sobre los hechos, la superación del mito de la objetividad, no tuvo los resultados de emancipación que imaginaban filósofos posmodernos ilustres como Richard Rorty o vos mismo. No sucedió, por lo tanto, lo que anunciabas hace 35 años en tus excelentes clases sobre Nietzsche y el “devenir fábula” del “mundo verdadero”: la liberación de las restricciones de una realidad demasiado monolítica, compacta, perentoria, una multiplicación y deconstrucción de las perspectivas que parecía reproducir, en el mundo social, la multiplicación y la liberalización radical –creíamos entonces– de los canales televisivos. Ciertamente, el mundo verdadero se transformó en una fábula, es más, se ha convertido en un reality , pero el resultado es el populismo mediático, donde –siempre que se tenga el poder– se puede pretender hacer creer cualquier cosa. Esto, lamentablemente, es un hecho, aunque los dos desearíamos que fuera una interpretación. ¿Me equivoco?
Gianni Vattimo. ¿Cuál es la “realidad” que desmiente las ilusiones posmodernas? Hace once años, mi dorado librito La sociedad transparente tuvo una segunda edición con un capítulo agregado escrito después de la victoria de Berlusconi en las elecciones. Yo ya constataba la “desilusión” a la que te referís; y reconocía que si no se daba esa prescindencia de la perentoriedad de lo real que había prometido el mundo de la comunicación y los medios masivos contra la rigidez de la sociedad tradicional, era sólo a causa de una permanente resistencia de la “realidad”, pero justamente en la forma del dominio de poderes fuertes (económicos, mediáticos, etcétera). Por lo tanto, toda la cuestión de la “desmentida” de las ilusiones posmodernas es sólo una cuestión de poder. La transformación posmoderna alcanzada realistamente por quien consideraba las nuevas posibilidades técnicas no se logró. De este “hecho”, me parece, no debo aprehender que el modernismo es una mentira; sino que estamos a merced de poderes que no quieren que la transformación sea posible. ¿Cómo confiar en la transformación, empero, si los poderes que se le oponen son tan fuertes?
M.F. Tal como lo planteás, el poder, es más, la prepotencia, es lo único real en el mundo, y todo el resto es ilusión. Te propondría una visión menos desesperada: si el poder es mentira y sortilegio (“un millón de puestos de trabajo”, “nunca se meterán las manos en los bolsillos de los italianos”, etc.) el realismo es contrapoder: “El millón de puestos de trabajo no se vio”, “se metieron las manos en los bolsillos de los italianos, y cómo”. Por eso, hace 20 años, cuando lo posmoderno celebraba sus fastos y el populismo se calentaba los músculos al costado de la cancha, maduré mi vuelco hacia el realismo (lo que ahora llamo “New Realism”), posición en ese tiempo totalmente minoritaria. ¿Te acordás que me dijiste: “¿Quién te manda hacer eso?”? Pues bien, simplemente la constatación de un hecho verdadero.
G.V. Si se puede hablar de un nuevo realismo, éste, al menos por mi experiencia de (pseudo) filósofo y (pseudo) político, consiste en constatar que la llamada verdad es una cuestión de poder. Por eso me animé a decir que quien habla de la verdad objetiva es un siervo del capital. Siempre debo preguntar “quién lo dice” y no confiar en la “información” ya sea periodística-televisiva o incluso “clandestina”, ya sea “científica” (nunca existe la ciencia; hay ciencias, y los científicos, que a veces tienen intereses en juego). Pero entonces, ¿en quién confiaré? Para poder vivir decentemente en el mundo debo tratar de construir una red de “compañeros” –sí, lo digo sin pudor– con los cuales comparto proyectos e ideales. ¿Buscándolos dónde? Donde hay resistencia: los anti-IVA, la flotilla de Gaza, los sindicatos anti-Marchionne. Sé que no tengo un programa político verosímil, y ni siquiera una posición filosófica “presentable” en los congresos y las conferencias. Pero ahora soy “emérito”.
M.F. Para ser un resistente, aunque sea emérito, tu tesis de que “la verdad es una cuestión de poder” me parece una afirmación muy resignada. Es como afirmar: “La razón del más fuerte es siempre la mejor”. Personalmente estoy convencido de que justamente la realidad, por ejemplo, el hecho de que es cierto que el lobo está en el monte y el cordero en el valle, por lo tanto no puedo enturbiarles el agua, es la base para restablecer la justicia.
G.V. Yo diría más bien: constatemos el fracaso, práctico, de las esperanzas posmodernas. Pero, ciertamente, no en el sentido de volvernos “realistas” pensando que la verdad certificada (“¿por quién?” nunca un realista se lo pregunta) nos salvará, después de la resaca ideal-hermenéutica-nihilista.
M.F. No se trata de volvernos realistas, sino de serlo de una buena vez. En Italia, el mainstream filosófico siempre fue idealista, como bien lo sabés. En cuanto a la certificación de la verdad, hoy hay un sol ligeramente velado por las nubes y eso lo certifico con mis ojos. El 15 de agosto de 1977 Herbert Kappler, ex coronel de las SS nazis y responsable de la ejecución de las fosas Ardeatinas, huyó del Hospital Militar de Celio. Esto me lo dice Wikipedia. Ahora, supongamos que empezaras a preguntarme: “¿Será cierto? ¿Quién me lo prueba?” Se pondría en marcha un proceso que de la negación de la fuga llegaría a la negación de las ejecuciones, y después de todo lo demás hasta la Shoah. Millones de seres humanos asesinados y yo preguntándome sin parar “¿quién lo certifica?”
G.V. Es obvio (¿verdadero?, bah) que para desmentir una mentira debo tener otra referencia. Pero ¿te preguntaste alguna vez dónde está esa referencia? ¿En lo que “ves con tus propios ojos”? Sí, funcionará para entender si llueve; pero ¿para decir en qué dirección debemos orientar nuestra existencia individual o social?
M.F. Obviamente no. Pero decir que “la llamada verdad es una cuestión de poder” tampoco me dice nada en esa dirección, como mucho, me sugiere no abrir más un libro. Hace falta un doble movimiento. El primero, justamente, es el desenmascaramiento, “el rey está desnudo”; y es verdad que el rey está desnudo, de lo contrario son palabras al viento. El segundo es la salida del hombre de la infancia, la emancipación a través de la crítica y el saber (normalmente el populismo sin exagerar intolerante con respecto a la universidad).
G.V. Quien dice que “existe” la verdad siempre debe indicar una autoridad que la sancione. No creo que te contentes ahora con el tribunal de la Razón, con el que los poderosos de todas las épocas nos engañaron. Y que a veces, lo admito, sirvió también a los débiles para rebelarse, sólo a la espera, empero, de instaurar un nuevo orden donde la Razón volvió a ser instrumento de opresión. En suma, si “existe” algo como lo que llamás “verdad” es sólo o decisión de una auctoritas , o, en los casos mejores, resultado de una negociación. Yo no pretendo tener la verdad verdadera; sé que debo rendir cuenta de mis interpretaciones a quienes están “de mi parte” (que no son un grupo necesariamente cerrado y fanático; solamente no son nunca el “nosotros” del fantasma metafísico). En cuanto al llover o no llover, y también sobre el funcionamiento del motor del avión en el que viajo, puedo incluso estar de acuerdo con Bush; respecto de hacia dónde tratar de dirigir las transformaciones que la posmodernidad hace posibles no nos pondremos de acuerdo y ninguna constatación de los “hechos” nos dará una respuesta exhaustiva.
M.F. Si la ideología de lo posmoderno y del populismo es la confusión entre hechos e interpretaciones, no hay duda de que en el enfrentamiento entre un posmoderno y un populista será muy difícil constatar hechos. Pero es de esperar, muchos signos permiten presagiarlo, que esta estación llegue a su fin. También la experiencia de las guerras perdidas, y luego de esta crisis económica, creo que puede constituir una severa lección. Y con lo que afirmo abiertamente que es una interpretación, espero que la humanidad necesite cada vez menos someterse a las “autoridades”, justamente porque salió de la infancia. Si no es en base a esa esperanza, ¿qué estamos haciendo aquí? Si decimos que “la llamada verdad es una cuestión de poder”, ¿por qué los filósofos hicimos al revés de los magos?
G.V. Decís muy poco acerca de dónde buscar las normas del actuar cuando el modelo de la verdad es siempre el dato objetivo. No tenés ninguna duda sobre “quién lo dice”, siempre la idea de que mágicamente los hechos se presentarán por sí mismos. La cuestión de la auctoritas que sanciona la veritas deberías tomarla más en serio. Tal vez yo me equivoque al hablar de compañeros, pero ¿vos creés realmente que hablás from nowhere ?

mercoledì 14 marzo 2012

Bologna Process: Equitable access for study to all

Bologna Process: Equitable access for study to all

The Bologna process and the contribution of the European institutions to its progress was debated today in the European Parliament. The purpose of the Bologna process is to create a European higher education area by making academic degree standards and quality assurance standards more comparable and compatible throughout Europe and beyond. The Bologna Process currently has 46 participating countries, of which 27 EU countries and with the European Commission being an important contributor. 
VATTIMO_90.jpgGianni Vattimo (Italy, Italia dei Valori), has been dealing extensively with the Bologna process.

He says: "One of the greatest challenges the European Higher Education Area still faces today is the complicated issue of mutual recognition of credits and academic titles between European Universities. The EU member states should urgently adopt a final and clear decision on this issue."
Vattimo also wants to ensure that education and training are independent of socio-economic factors: "It is important to guarantee an equitable access for all to study, especially in times of economic crisis like this".
The ALDE MEP highlights the importance of "safeguarding the crucial role played by training, cultural and social matters that are not directly functional to the labour market, such as the humanities".
The Bologna process introduced the three-cycle degree system (bachelor, master, doctorate), quality assurance and mutual recognition of qualifications and periods of study.
ALDE supports the calls for increased public investments in higher education, especially aimed at countering the economic crisis with growth based on enhanced skills and knowledge and the promotion of partnerships among universities and enterprises.
ALDE stresses that reduction in funding for education causes a negative impact on the social dimension of education and asks member States and EU institutions to develop new targeted and flexible funding mechanisms with a view to supporting growth, excellence and the particular and diverse vocations of universities. 
Indeed education is one of the cornerstones of the EU2020 strategy: the share of early school leavers should be under 10% and at least 40% of the younger generation should have a tertiary degree.



Processus de Bologne: un accès équitable aux études pour tous
Le processus de Bologne et la contribution des institutions européennes à ses avancées, a fait l'objet d'un débat aujourd'hui au Parlement européen. Le but du processus de Bologne est de créer un espace européen de l’enseignement supérieur en établissant des normes de diplômes universitaires et des normes d'assurance qualité plus comparables et compatibles dans toute l'Europe et au-delà. Le processus de Bologne compte actuellement 46 pays participants, dont 27 pays de l'UE, la Commission européenne étant un donateur important.VATTIMO_90.jpg

Gianni VATTIMO (Italia dei Valori, Italie), impliqué depuis longtemps dans le processus de Bologne, a déclaré: "Un des plus grands défis auquel fait face l'Espace européen de l'enseignement supérieur aujourd'hui encore est la question complexe de la reconnaissance mutuelle des crédits et des titres universitaires entre les universités européennes. Les Etats membres de l'UE devraient adopter d'urgence une décision claire et définitive sur cette question."
M. Vattimo veut également s'assurer que l'éducation et la formation soient indépendantes des facteurs socio-économiques : "Il est important de garantir un accès équitable pour tous aux études, surtout en période de crise économique comme celle-ci". L'eurodéputé souligne l'importance de "préserver le rôle crucial joué par les formations, les orientations culturelles et sociales qui ne sont pas directement fonctionnelles pour le marché du travail, telles que les sciences humaines".
Le processus de Bologne a introduit le système de diplômes en trois cycles (licence, master, doctorat), la garantie de la qualité et la reconnaissance mutuelle des qualifications et des périodes d'étude.
L'ADLE soutient les demandes pour un accroissement des investissements publics dans l'enseignement supérieur, en particulier visant à lutter contre la crise économique avec une croissance basée sur les compétences de haut niveau et la connaissance et la promotion de partenariats entre les universités et les entreprises.
L'ADLE souligne que la réduction du financement de l'éducation provoque un impact négatif sur la dimension sociale de l'éducation et demande aux États membres et aux institutions de l'UE de développer de nouveaux mécanismes de financement ciblés et flexibles en vue de soutenir la croissance, l'excellence et les vocations particulières et diversifiées des universités.
En effet, l'éducation est une des pierres angulaires de la stratégie Europe 2020, laquelle stipule le taux de jeunes en décrochage scolaire devrait être inférieure à 10% et au moins 40% de la jeune génération doit avoir un diplôme du troisième degré.


For more information please contact:
Corlett Neil - Tel:+32 2 284 20 77 Mob:+32 478 78 22 84
van der Steen Elzelien - Tel:+32-2-284 26 23 Mob:+32-477-45 42 84
Web: http://www.alde.eu
Connect: facebooktwitteryoutubelinkedinflickr photosgoogle buzzALDE rss feeds