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mercoledì 6 giugno 2012

Vattimo al Pride "attacca" il Vaticano

«Gay? Solo i ricchi non hanno problemi»

 
«Finchè il Vaticano continuerà a dire quello che dice ci sarà sempre un buon motivo per partecipare a un Pride». Così ieri pomeriggio nell’ex area Salid, il deputato europeo Gianni Vattimo, protagonista della Giornata mondiale contro l’omofobia celebrata dal Salerno Campania Pride, durante l’incontro "Omofobia. Atteggiamenti, pregiudizi e strategie di intervento".
 
L’onorevole - filosofo, anche autore del libro "Della realtà. Fini della filosofia", edito da Garzanti e ieri presentato durante il convegno, ha fatto il punto sulla situazione dei diritti civili in Italia, situazione definita quanto mai arretrata se paragonata a quella vigente in altri paesi d’Europa. Vattimo si è concentrato soprattutto sull’importanza che i riconoscimenti sanciti da alcuni governi hanno nella vita degli omosessuali o di chiunque non riconosca nel matrimonio l’unico vincolo di unione affettiva. «Nella cultura italiana ci sono ancora tantissime riserve - ha dichiarato il parlamentare - e continuo a dire, da buon marxista-leninista, che l’omosessualità è anche una questione di classe: i ricchi possono tranquillamente vivere la loro vita sessuale "ordinaria" in una casa e quella "straordinaria" nella villa in Marocco dove hanno l’amante, il problema rimane per i piccolo-borghesi che devono fare i conti con una vita che non può essere nascosta». Vattimo è però convinto che «qualcosa, negli ultimi anni, è cambiato». 
 
Poco d’accordo con lui Massimo Andrei, regista napoletano intervenuto al convegno, che ha invece denunciato il grave immobilismo che accompagna il nostro paese dal secondo dopo guerra in poi: «C’è una fortissima arretratezza nel diritto civile in Italia - ha affermato - e gli unici a prendere una posizione e a fare piccoli passi avanti sono i mass media come il cinema, la fiction, mentre la politica, che dovrebbe battersi affinchè tutti abbiano gli stessi diritti, rimane ferma. L’unica cosa che è cambiata dai tempi di Mussolini è che gli omosessuali non vengono più arrestati». Seduti al tavolo della discussione anche il giornalista Edoardo Scotti, Pasquale Quaranta, fondatore del circolo "Garcia Lorca", Antonello Sannino e Lorenzo Forte, portavoce il primo e responsabile cultura del Salerno Campania Pride il secondo, che hanno ripercorso in breve la storia del movimento omosessuale salernitano ricordando anche il primo Pride svoltosi in cittá, nel 2005, al quale prese parte lo stesso Vattimo. Forte, allora consigliere comunale, si è detto convinto che da allora, la Salerno abbia fatto diversi passi in avanti nell’affrontare la questione omosessuale anche grazie al supporto ricevuto da Palazzo di Città. Il programma di oggi prevede alle 17 un confronto sulla questione carceraria in Italia con il convegno "Chiusi dentro". Alle 19 si discuterá di "Diritto allo studio e bullismo omofobico" con le associazioni studentesche. La giornata si chiuderá con il coro "Peter’s Gospel Choir".

giovedì 17 maggio 2012

Giornata internazionale contro l'omofobia

Salerno Campania Pride 2012, 17.05.2012

Giornata Internazionale contro l'Omofobia 

Si può essere omosessuali e cattolici? Bisogna metterci più “violenza” per rivendicare i propri diritti? Sarebbe meglio un’unica manifestazione dove precari, migranti, omosessuali facciano sentire tutti insieme la loro voce piuttosto che tanti singoli cortei? E soprattutto è giusto celebrare ancora la giornata contro l’omofobia? Il filosofo-europarlamentare Gianni Vattimo ha parlato di tutto questo al Parco dei diritti del Salerno Campania Pride 2012. Lo ha fatto con il portavoce della manifestazione Antonello Sannino, con il responsabile cultura-eventi Lorenzo Forte, con i giornalisti Edoardo Scotti e Pasquale Quaranta e con il regista Massimo Andrei. Ma prima di tutto, Vattimo ha parlato di se stesso. Del rapporto con sua madre, a cui non ha mai detto di essere omosessuale, della sua candidatura a Torino con i Radicali e della politica di ieri e di oggi che ancora non è riuscita a fare dell’Italia un Paese al pari delle altre nazioni europee. “L’omosessualità è una questione di classe – ha detto –partecipo sempre meno ai cortei ma fino a quando il Vaticano continuerà a dire ciò che dice io ci vado ai Pride”. Fu proprio Vattimo a inaugurare il primo Pride salernitano del 2005 e adesso dopo sette anni torna a Salerno a parlare del suo libro “Della realtà”, “una rarità nel mercato editoriale, dove quello che io definisco il pensiero debole è l’idea che bisogna diminuire il peso della realtà per andare verso qualcos’altro” dice l’autore che si definisce un anarchico-comunista o rivoluzionario-riformista e che dà la colpa alla scomparsa del Pci se bisogna ancora battersi per i diritti civili negati. “C’è ancora qualcosa che possiamo fare politicamente per cambiare le leggi”, ha ribadito, giustificando il suo impegno politico in Europa “anche se in questo progetto non ci credo più”. Da radicale, poi marxista-leninista all’Italia dei Valori – “mi sono candidato solo perché ero innamorato di de Magistris” ironizza ribadendo che il suo è uno scherzo – ha seguito da Bruxelles la tragedia americana dell’11 settembre 2001 “che – ammette – mi ha fatto diventare sempre più sinistroide”. Adesso però dice di avere paura. “Ho molto paura dei tempi che corrono – ha concluso – la soluzione è trovarsi sempre più spesso in una realtà come questa del Salerno Campania Pride dove c’è dibattito, convergenza e scambi di opinioni, costruzione di un pensiero nuovo che possa ricostruire la politica”.

venerdì 20 aprile 2012

Salerno Campania Pride 2012

Platinette, Gianni Vattimo, Alessandro Cecchi Paone, Massimo Andrei e Ivan Scalfarotto: sono solo alcuni degli ospiti-protagonisti del Salerno Campania Pride, la manifestazione promossa dal Coordinamento Campania Rainbow che si terrà a Salerno dal 12 al 27 maggio prossimo.
In quei giorni la struttura dell’ex Salid si trasformerà nel village che ospiterà eventi, convegni, workshop e dibattiti che faranno da corredo alla parata del 26 maggio prossimo per le strade del centro della città. I gruppi promotori stanno lavorando freneticamente alla stesura del calendario ufficiale della manifestazione. Oggi 14-04-2012, nella sede dell’associazione “Trecentosessanta gradi” si è tenuta la seconda assemblea pubblica regionale a cui hanno partecipato comitati, associazioni, reti cittadine e soggetti politici che hanno offerto il loro contributo all’organizzazione del Pride.
Hanno partecipato all’assemblea Cgil e Flc-Cgil, Prc, Arcigay Salerno, le associazioni Se non ora quando e Uaar, Arci, Sel, l’associazione ART.TRE, Federconsumatori, il movimento Viola per Salerno, Usb, l’associazione M.A.I.A, il gruppo dei Radicali, i Giovani Democratici, i Giovani Socialisti, l’associazione Dindala, l’Anpi di Salerno, l’associazione Ali, La Vita Dentro, Il Cantiere delle Diversità, Gruppo Firework, l’Arcigay di Napoli, l’Arcilesbica di Napoli, Pycoh Ruscan, Iken CNP, Senza Periferie, COORDINAMENTO CAMPANIA RAINBOW, Rete dei Giovani per Salerno, Nps Campania. All’assemblea era presente anche il segretario regionale della Cgil, Franco Tavella.
Da qualche giorno è già attivo l’indirizzo mail eventi@salernocampaniapride.it a cui potranno rivolgersi tutte le associazioni campane e nazionali interessate a formulare proposte per arricchire una manifestazione che già si presenta ricca di idee e contenuti. Il portavoce del Salerno Campania Pride 2012, Antonello Sannino, esprime soddisfazione per l’ampia partecipazione. “La condivisione e il sostegno da parte di un tessuto sociale così vitale e propositivo – ha detto Sannino – ci dà la misura dell’ampia portata che la manifestazione del 26 maggio avrà per la storia della città di Salerno e per i diritti delle persone gay, lesbiche e trans”.

Ufficio stampa
Salerno Campania Pride 2012

martedì 6 marzo 2012

Genova, un resoconto

 

Genova. Don Gallo e Gianni Vattimo con la trans Valentina e Paola Pettinotti a Palazzo Ducale

Genova.mentelocale.it, 6 marzo 2012. Di Chiara Pieri

 

«Mi hanno sempre affascinato le trans» dice un Don Gallo scherzoso come al solito, durante la presentazione del libro Container e tacchi a spillo. L'accompagnatrice operaia (Fedelo’s, 2012), scritto a quattro mani da  Marco 'Valentina' Canepa e Paola Pettinotti.
Lunedì 5 marzo, nonostante la serata di pioggia, una nutrita schiera di pubblico si è presentata a Palazzo Ducale per ascoltare la genesi di un libro particolare, come Container e tacchi a spillo, un po’ thriller, un po’ romanzo psicologico, che racconta, tra verità e fantasia, la storia di Valentina, trans che vive a Genova e lavora in porto come camallo.
Insieme alle autrici, al co-editor e a Don Gallo, che con la Comunità di San Benedetto da anni si occupa di fornire un aiuto alle trans del ghetto, c’era anche il filosofo Gianni Vattimo: «Sono onorato di essere qui, non nel mio solito ruolo di professore universitario un po’ trombone, ma perché sono gay e credo nell’importanza dei diritti civili, che riguardano tutti, come rivendicazione della personalità».
Il docente torinese ha anche raccontato di come è stato difficile per lui come omosessuale, rapportarsi alla società, specialmente in gioventù: «Da ragazzo pensavo che avrei dovuto fare il parrucchiere o l'architetto, perché quelli erano considerati all'epoca lavori adatti a un omosessuale. Ma ho scelto la carriera universiaria. Quando ho fatto outing, in realtà senza saperlo, perché era stato pubblicato un articolo in cui era presente il mio nome come candidato per il F.u.o.r.i.! (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), ho subito pensato a mia mamma e poi al mio lavoro. Mi dicevo, ‘Non mi chiameranno più a tenere una conferenza su Heidegger’. Invece, poco tempo dopo sono stato eletto preside della Facoltà, fortunatamente non ho subito discriminazione». 
Anche Don Gallo ha ricordato l’importanza dei diritti civili per il rispetto della dignità della persona, citando a questo proposito l’Associazione Princesa, che riunisce le trans genovesi e che si batte perché possano partecipare alla società civile, lavorando e non solo prostituendosi. Ne è un esempio il calendario del 2012, che mostra le 'ragazze del ghetto' intente in diverse occupazioni, che vorrebbero, ma non possono fare. «Quando è nata l’associazione io non c’ero – ha raccontato scherzosamente il Don - Qualcuno ha chiesto: 'Chi è il presidente?’. E qualcun altro ha risposto: ‘Don Gallo’. Il giorno dopo mi chiama la curia e mi convoca per mezzogiorno, un mezzogiorno di fuoco. Mi presento e il cardinale mi guarda con preoccupazione e dice: 'Don Andrea come la mettiamo con le transessuali?'. Io lo guardo e gli rispondo: 'Eminenza come la mettiamo con le transessuali? Anche loro sono figlie di Dio'».
«Sono una persona fortunata – ha detto Valentina – perché quando ho deciso di rivelare al mondo di essere transessuale e di fare il camallo ho potuto farlo. Molte altre trans non hanno la mia stessa fortuna e sono costrette alla prostituzione per necessità. Il libro nasce anche da questo, dal raccontare come la mancanza di lavoro sia anche una perdita di dignità».
Paola Pettinotti, invece, ha spiegato perché abbiano scelto il genere del thriller: «Container e tacchi a spillo è un libro che si può leggere a più livelli. È molto pulp, ma sotto la superficie ci sono ragionamenti e sentimenti autentici».

lunedì 5 marzo 2012

Una giornata a Genova

Le Religioni e la violenza,
incontro con Gianni Vattimo 

Quarto appuntamento per il ciclo di Palazzo Ducale. Oggi alle 17:45, ospite d’eccezione sarà il filosofo, docente e politico torinese con un incontro dal titolo “Religioni e linguaggio della violenza”
Gianni Vattimo
Intolleranza e sopraffazione in nome della religione sono tornate drammaticamente all'ordine del giorno. Ma le religioni che cosa insegnano a pensare delle altre fedi e di chi non crede? La reazione violenta è prevista nei loro testi fondatori oppure è conseguenza di un uso politico delle religioni?

Dopo aver ragionato su tali argomenti a proposito si Ebraismo, con il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, di Cristianesimo, con il pastore valdese Daniele Garrone, e di Islam, con l’esperto Massimo Campanini, oggi pomeriggio tocca a Gianni Vattimo, professore emerito di Filosofia teoretica all'Università di Torino e parlamentare europeo, aggiungere nuovi elementi al dibattito sul rapporto tra le religioni e la violenza.


Nel corso dell’incontro in Sala del Maggior Consiglio, il filosofo analizzerà l'uso, spesso violento, del linguaggio delle religioni in ogni contesto culturale e sociale. Sul tema, Vattimo ha pubblicato i libri Credere
di credere (Garzanti 1996), Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso (Garzanti 2002) e Il futuro della religione. Carità, ironia, solidarietà (Garzanti 2005). 

La rassegna, che vedrà protagonisti anche Alberto Pelissero (Induismo, 12 marzo) e Gabriella Caramore (Religioni. Una critica alla violenza?, 19 marzo), è realizzata collaborazione con il Centro Studi Don Antonio Balletto.
Gianni Vattimo - Religioni e linguaggio della violenza
Dove: Sala del Maggior Consiglio, Palazzo Ducale, piazza Matteotti 9, Genova
Quando: lunedì 5 marzo 2012, ore 17:45
Ingresso gratuito
Genova, 5 marzo 2012
 
"Container e tacchi a spillo"
Storia di un'accompagnatrice operaia
Vivere Genova 


È il titolo del libro che sarà presentato a Palazzo Ducale questa sera, alle ore 21. Interverranno le  autrici Valentina Canepa e Paola Pettinotti, con  Andrea Marvasi, Giacomo Pinelli, Don Gallo e Gianni Vattimo.
Valntina Canepa è autrice e protagonista del libro
Marco “Valentina” Canepa e Paola Pettinotti, le due autrici del libro, raccontano proprio la storia di quelli che Don Gallo definirebbe come “ultimi”:

Valentina è un trans e anche un “camallo” (così a Genova sono chiamati gli scaricatori di porto). La sua vita sono le banchine del porto,  forse ultimo cuore di una città in cerca di un’identità smarrita, e le “calate” genovesi con le tante storie di accettazione e di integrazione che portano con sé.


Nel volume racconta la sua esperienza. Una storia di come un “diverso” sia riuscito a farsi accettare in un ambiente apparentemente ostile e chiuso quale è la rappresentazione immaginaria del mondo portuale.


Tra container e gru, navi che si caricano e si scaricano, Valentina racconta il suo orgoglio di “camallo”, l’impegno politico, la sua consapevolezza di sé. Ma insieme a Valentina c’è Claudia, professione “bocca di rosa” come l’avrebbe potuta cantare De Andrè. La sua è una vita isolata, difficile, povera, senza speranze, senza scopo.


Due figure apparentemente all’opposto, ma eppure complementari e legate, unite da qualcosa che si svolge pagina dopo pagina tra i misteriosi malesseri di Valentina e le amnesie di Claudia.


Oltre all'autrice, partecipano all'incontro Don Andrea Gallo, il filosofo torinese Gianni Vattimo, il fondatore di Fedelo's Editrice Andrea Marvasi e il co-editor Giacomo Pinelli. L’incontro ha il patrocinio di Approdo – Comitato Provinciale Arcigay Genova e della Comunità di San Benedetto al Porto.

 Le autrici:

Marco “Valentina” Canepa è un trans “camallo” al porto di Genova. Ha partecipato a numerose trasmissioni in tv. E’ consigliera nazionale e provinciale di Arcigay e nel 2010 è stata candidata al consiglio regionale della Liguria per i Verdi. 


Paola Pettinotti è nata a Torino nel 1956. E’ laureata in storia. Ha conseguito il patentino di guida turistica, attività che esercita tutt’ora. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari conseguendo ottimi risultati. Ha pubblicato con la casa editrice Frilli di Genova il romanzo giallo “Ghetto”(2005) e un racconto nell’antologia ”Donne e crimine” (2007).

 
Container e tacchi a spillo – l’accompagnatrice operaia
Dove:   Palazzo Ducale, Sala del Minor Consiglio, piazza Matteotti 9 – Genova
Quando: lunedì 5 marzo 2012 ore 21
Ingresso libero
Info: tel. 010  5574000
Genova, 5 marzo 2012

lunedì 20 febbraio 2012

La questione gay e il disciplinamento ai tempi dei governi tecnici


Ordine innaturale
L'Espresso, 17 febbraio 2012

La questione gay come l’articolo 18? Cioè, come una bomba tenuta in riserva dai politici che possono innescarla a piacere, anche in assenza di vere motivazioni economiche, sia per aumentare al bisogno la tensione sociale, sia per farne un concreto strumento di pressione per ridurre i diritti di ogni tipo, da quelli salariali a quelli civili in senso generale? Questa è l’impressione che si ricava dal libro di Paolo Rigliano e dei suoi colleghi: al momento, sembra che la questione sia di attualità solo negli Stati Uniti – una società la cui barbarie e arretratezza non cessano di stupirci, a cominciare dalla interpretazione letterale della Bibbia che ispira la legislazione di tanti Stati, giù giù fino al divieto di insegnare Darwin, alla fanatica difesa del “disegno intelligente”, ai monumenti pubblici in onore del Decalogo mosaico. Noi pensiamo, con qualche ragione, di essere immuni da simili ingenuità. Ma non possiamo mai dimenticare che la difesa dell’ordine “naturale” è sempre in agguato anche da noi: con le leggi contro la fecondazione assistita, contro l’interruzione di gravidanza e la pillola RU 486, con il silenzio imposto a ogni discussione sull’eutanasia e cioè sul diritto di disporre della propria vita. Volete che la normalizzazione messa in atto dal governo tecnico che ci terremo probabilmente per anni non arrivi prima o poi anche a disciplinare “secondo natura” la nostra vita privata? Possiamo fidarci che la “scienza”, quella che ispira le “terapie”popolari negli Usa, sia capace di riconoscere i propri errori? La storia del nucleare e i disastri ambientali legittimano molti dubbi anche a proposito di questo. Forse l’Europa dei banchieri non ci imporrà, per ora, di costituzionalizzare l’obbligo del matrimonio eterosessuale come ha fatto con il pareggio del bilancio, ma il fatto che si riparli di curare i gay esprime purtroppo assai bene la tendenza al disciplinamento che si sta diffondendo in tutti i campi della nostra esistenza al tempo dei governi tecnici.
Gianni Vattimo


RIGLIANO P. , CILIBERTO J. , FERRARI F.
Raffaello Cortina Editore, 2012
ISBN: 9788860304506
Pagine: 265

mercoledì 28 settembre 2011

Interrogazione parlamentare sulle discriminazioni su base sessuale (legge GB su unioni civili e no italiano a unioni civili nei consolati britannici)

Interrogazioni parlamentari
15 settembre 2011
E-008233/2011
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE) e Sonia Alfano (ALDE)

 Oggetto: Discriminazione in base all'orientamento sessuale — Legge britannica in materia di unioni civili — No dell'Italia alla celebrazione di unioni civili tra omosessuali nei consolati britannici
Le coppie omosessuali che vogliono far registrare nei consolati esteri la loro unione, celebrata ai sensi della legislazione britannica in materia, vale a dire del Civil Partnership Act del 2004 e del Civil Partnership Order del 2005, stanno avendo serie difficoltà e, talvolta, si vedono addirittura negare questa possibilità. I due atti, infatti, stabiliscono che a tal fine deve essere presentata una richiesta al paese ospitante, che può opporsi alla registrazione (cfr. sezione 210(2)(c) del Civil Partnership Act). L'associazione Certi Diritti ha denunciato una serie di casi in cui il governo italiano si è opposto alla registrazione delle unioni civili nei consolati del Regno Unito.
Non ritiene forse la Commissione che la legislazione britannica spiani la strada a una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, dal momento che le unioni civili sono consentite solo alle coppie omosessuali? Non ritiene forse la Commissione che l'opposizione del governo italiano a che le unioni civili siano celebrate nei consolati del Regno Unito in Italia rappresenta una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale? Non ritiene forse la Commissione che una simile discriminazione ostacoli la libera circolazione e l'uguaglianza dei cittadini dell'UE?

Censura e omofobia su Rai 1: il testo italiano dell'interrogazione al Parlamento europeo

Ne avevamo dato notizia qui, riportando un comunicato dell'Associazione Certi diritti. Ecco il testo italiano dell'interrogazione.

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-008441/2011
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Sophia in 't Veld (ALDE), Sonia Alfano (ALDE), Renate Weber (ALDE), Alexander Alvaro (ALDE), Ramon Tremosa i Balcells (ALDE), Gianni Vattimo (ALDE), Baroness Sarah Ludford (ALDE), Cecilia Wikström (ALDE), Niccolò Rinaldi (ALDE) e Frédérique Ries (ALDE)
Oggetto:       Censura omofoba da parte del canale televisivo pubblico italiano RAI 1
Il canale della televisione di Stato italiana RAI 1 ha recentemente censurato un episodio della serie TV tedesca "Um himmels willen" ("Un ciclone in convento") perché conteneva delle scene del matrimonio di una coppia omosessuale. La RAI non è nuova a episodi di censura omofoba: a dicembre 2008 aveva censurato delle immagini del film di Ang Lee "Brokeback Mountain" in cui i due protagonisti si scambiavano un bacio, mentre aveva trasmesso immagini simili con persone di sesso diverso.
Può la Commissione chiarire se tale forma di censura omofoba da parte di un canale televisivo pubblico è conforme ai diritti e ai valori fondamentali dell’UE quali la libertà di informazione e di espressione nonché al divieto di discriminazione basata sulle tendenze sessuali, con particolare riferimento alla direttiva 2010/13/UE del 10 marzo 2010 relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi)?

venerdì 9 settembre 2011

Parlamento europeo: Interrogazione su episodi omofobi di censura di Rai 1 ("Un ciclone in convento")

L'Associazione Radicale Certi Diritti ringrazia i Deputati Europei del gruppo Liberal-Democratico al PE Sophie In't Veld, Sonia Alfano, Sarah Ludford,  Gianni Vattimo, Alexander Alvaro e Renate Weber per il deposito, annunciato per lunedi prossimo, di una interrogazione parlamentare urgente rivolta alla Commissione europea sugli episodi omofobi di censura vaticana di RAI 1 riguardo alcune scene di un  matrimonio e per un bacio  tra persone dello stesso sesso. Come denunciato dai media italiani e dalla comunità lgbt italiana, RAI 1 ha censurato una puntata della fiction "Un ciclone in convento" perché l'episodio trattava del matrimonio di due persone dello stesso sesso. Nell'interrogazione, gli eurodeputati ricordano la censura RAI contro Brokeback Mountain e chiedono se tali episodi omofobi nei media pubblici italiani siano in conformità con i valori e i principi europei di libertà di espressione, informazione e eguaglianza, come pure con le direttive europee sui media.  

 

Segue il testo dell'interrogazione:


"Homophobic censorship by the Italian public television RAI 1

The Italian public television channel RAI 1 has recently censored an episode of the German TV series "Um himmels willen" because of the fact it showed a same-sex couple getting married. RAI is not new to such homophobic censorship, since in December 2008 it censored images of the film by Ang Lee "Brokeback Mountain" where the two main characters kissed each other, while it broadcasted different-sex images.

Can the Commission illustrate if such homophobic censorship by a public television is in conformity with EU fundamental rights and values, such as freedom of information and of expression, as well as with the prohibition of discrimination based on sexual orientation, notably in connection with Directive 2010/13/EU of 10 March 2010 on the coordination of certain provisions laid down by law, regulation or administrative action in Member States concerning the provision of audiovisual media services (Audiovisual Media Services Directive)?"


Parlamento europeo: Interrogazione sulle unioni civili

(AGENPARL) - Roma, 08 set - "Su sollecitazione dell'Associazione Radicale Certi Diritti, gli eurodeputati Gianni Vattimo e Sonia Alfano hanno depositato una interrogazione al Parlamento Europeo rivolta alla Commissione europea chiedendo se siano conformi al diritto comunitario sia l'opposizione da parte delle autorità italiane alla celebrazione di unioni civili tra persone dello stesso sesso presso i consolati inglesi in Italia, sia la legge inglese che prevede che venga richiesto allo Stato ospitante il consolato un simile consenso. Gli eurodeputati chiedono nella interrogazione se la Commissione non ritenga che tale situazione non sia una chiara discriminazione basata sull'orientamento sessuale, contraria al principio di eguaglianza promosso dall'ordinamento comunitario, discriminazione che oltretutto impedisce il diritto alla libera circolazione delle persone nella UE". Lo comunicano i Radicali in una nota.

martedì 28 giugno 2011

“Questo è il terreno su cui la Chiesa esercita il suo potere”


Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, cattolico, ha firmato la legge che riconosce i matrimoni omosessuali
“Questo è il terreno su cui la Chiesa esercita il suo potere”
di Maurizio Assalto

La Stampa, 26.6.11

Professor Vattimo, ha saputo? Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, cattolico, ha firmato la legge che riconosce i matrimoni omosessuali. Invece noi... «Appunto, è la prima cosa che mi viene in mente: e noi? Noi per un bel po’ non avremo non solo i matrimoni gay, ma nemmeno i Dico».
È l’America che si conferma più avanti del Vecchio Continente?
«La differenza è soprattutto tra America e Italia. In Europa esistono tanti istituti simili al matrimonio omosessuale, mentre da noi non se ne può neppure parlare. Mi sembra la dimostrazione del fatto che in Italia c’è una separazione tra politica politichese e opinione pubblica corrente, basti pensare a tanti sondaggi dove anche i cattolici praticanti sono largamente favorevoli al riconoscimento delle unioni civili gay. E mi fa rabbia che la politica ufficiale abbia così paura di dispiacere al Papa da fregarsene di dispiacere ai cattolici. Purtroppo l’etica familiare e sessuale resta il terreno principale su cui la Chiesa esercita il suo potere, e su questo non cede».
Forse però adesso qualche cosa potrebbe cambiare. Noi siamo sempre stati americanofili, in particolare vicini a New York. «Ma nooo! Non ci credo. Credo che quello di New York sia un buon esempio, ma non avrà nessuna influenza. Noi, in quanto filoamericani, continuiamo a bombardare la Libia con la Nato, ma quanto al resto... Piuttosto, l’Italia dovrebbe guardare non a New York si sa, New York è la città del peccato -, ma ad altri Stati americani più arretrati come lo Iowa, che pure ha approvato i matrimoni gay: se li ammette anche uno Stato così poco glamour , allora potremmo ricavarne un buon esempio».
Pensa di fare qualcosa come parlamentare europeo?
«Non ci avevo ancora pensato. Appena tornerò a Strasburgo, a inizio luglio, cercherò di farmi sentire con i colleghi della commissione Libertà, di cui sono membro supplente. Ma ho l’impressione che il Parlamento europeo sia poco sensibile, a dimostrazione che la lobby gay non è così forte come dice Buttiglione».
Sembra sfiduciato. Non sarà che a questa legge non tiene poi troppo neppure lei?
«Sull’importanza della legge non ho dubbi, sul fatto che molti gay la attendano con ansia invece sì. Immagina cosa direbbe Pasolini? Probabilmente non ne sarebbe entusiasta, lui che era così geloso della sua diversità. E tutto sommato io stesso non so che cosa farei. Anche perché ormai non trovo più, posso solo adottare dei bambini remotamente...».

Italy: Vatican Colonialism and Cowardice of Politicians

Interviewed by Repubblica, commenting on New York’s legalization of same-sex marriage, philosopher Gianni Vattimo, MEP, believer, gay activist, was very clear: “Italy is the problem for Europe. It’s not the fault of the Italians, but it’s because of Vatican colonialism and the cowardice of politicians.”

Vattimo attacked the Catholic Church also for its claim that its doctrine is “natural law”, not only about same-sex unions, but also about bioethics, end of life, divorce.

According to the Italian philosopher, despite the majority of Italians support human rights, politicians prefer not to lose the vote and influence of bishops and parish priests.

UAAR | Stefano Marullo | 27th June 2011

Nozze gay: Vattimo, i politici italiani temono il Vaticano

Nozze gay: Vattimo, i politici italiani temono il Vaticano

'Il problema dell'Europa si chiama Italia, non per colpa degli italiani, ma per la colonizzazione portata avanti dal Vaticano e per la codardia dei politici'. Intervistato dalla Repubblica e dalla Stampa il filosofo Gianni Vattimo, eurodeputato dell'Idv, esprime dubbi sul fatto che ci possa essere una svolta in Italia nel riconoscimento delle coppie gay. 'Il problema è l'intreccio tra l'arretratezza politica e una Chiesa che considera i suoi principi come principi di diritto naturale, non solo sulle unioni omosessuali, ma sulla bioetica, sul fine vita, sul divorzio. Principi non negoziabili, anche se la Chiesa si dichiara democratica', spiega Vattimo. In questo contesto 'il politico, pur di non perdere un voto del vescovo o del parroco, preferisce evitare di affrontare la questione, anche se nel Paese la posizione è diversa. In Italia c'è una separazione tra politica politichese e opinione pubblica corrente, basti pensare a tanti sondaggi dove anche i cattolici praticanti sono largamente favorevoli al riconoscimento delle unioni civili gay', prosegue Vattimo. 'Mi fa rabbia che la politica ufficiale abbia così paura di dispiacere al papa da fregarsene di dispiacere ai cattolici. Purtroppo - conclude - l'etica familiare e sessuale resta il terreno principale su cui la Chiesa esercita il suo potere, e su questo non cede'.

http://www.imgpress.com/notizia.asp?idnotizia=61416&idSezione=1

domenica 26 giugno 2011

"Anche in Italia ci vorrebbe una svolta ma i politici hanno paura del Vaticano"

"Anche in Italia ci vorrebbe una svolta ma i politici hanno paura del Vaticano"

La Repubblica, 26 giugno 2011. Intervista di Diego Longhin

TORINO - «Il problema dell'Europa si chiama Italia, non per colpa degli italiani, ma per la colonizzazione portata avanti dal Vaticano e per la codardia dei politici». Il professor Gianni Vattimo, filosofo ed eurodeputato dell'Italia dei Valori, nutre dubbi sul fatto che ci possa essere una svolta in Italia nel riconoscimento delle coppie gay.

Si continuerà a far polemiche su una pubblicità Ikea e sullo slogan "siamo aperti a tutti i tipi di famiglia"?
«Il problema è l'intreccio tra l'arretratezza politica e una Chiesa che considera i suoi principi come principi di diritto naturale. Non solo sulle unioni omosessuali, ma sulla bioetica, sul finevita, sul divorzio. Principi non negoziabili, anche se la Chiesa si dichiara democratica. Il politico, pur di non perdere un voto del vescovo o del parroco, preferisce evitare di affrontare la questione, anche se nel Paese la posizione è diversa».
La maggioranza è a favore delle unioni gay?
«Basta guardare i sondaggi. Non vogliamo usare la parola matrimonio perché infastidisce. Va bene. Sarebbe importante un riconoscimento legale. Anche i cattolici sono d'accordo. Anche io mi considero un cristiano, non tanto praticante perché la Chiesa pensa che sia un bandito...».
La maggioranza politica non corrisponde a quella reale?
«No, ma è una cosa che accade sempre più spesso. Si vincono i referendum, ma poi si perde in parlamento».
Tra i politici italiani vede un Cuomo o un Obama che possa infrangere la codardia?
«Difficile, non vedo nessuno».
L'ex primo cittadino di Torino, Chiamparino, aveva partecipato alle nozze tra due lesbiche per riportare l´attenzione sul tema. Una spinta da parte dei sindaci avrebbe un effetto?
«Chiamparino ha fatto bene e si è dimostrato aperto. Ma quanti sindaci sono disposti a seguire il suo esempio? Pochi».
L'oncologo Veronesi ha esaltato l'amore gay come scelta consapevole, più evoluta del rapporto etero. È d'accordo?
«Alcune argomentazioni hanno un loro senso. Veronesi dice che nell'amore gay si cerca la vicinanza di pensiero e sensibilità con l'altro, mentre l'amore etero è strumentale alla procreazione. In una battuta sfido a trovare un maschio normale che voglia assomigliare alla sua signora. Poi si possono avere figli con tecniche diverse, senza ricorrere a strumenti biologici. Attenzione però a non esagerare. E lo dico come gay. Non c'è una superiorità nell´amore gay rispetto all'amore etero».
Lei si sposerebbe?
«Sono per una legalizzazione. Non è un problema di matrimonio nel senso classico. Pasolini oggi sarebbe a favore delle nozze? Ho dei dubbi perché tra i gay prevale la difesa della propria diversità. Altra cosa è un riconoscimento legale dell´unione, che varrebbe per le coppie omosessuali come per quelle etero».

sabato 25 giugno 2011

La construcción de la verdad

La construcción de la verdad

“Entre uno que miente por el amor del proletariado y otro que miente por amor a las putas, como Berlusconi, hago una diferencia”, afirma en este diálogo el filósofo italiano, para quien, de la religión a la política, “decimos que encontramos la verdad cuando nos pusimos de acuerdo”. De paso por Buenos Aires, Vattimo analiza las ideas centrales de sus dos últimos libros y reflexiona sobre la relación entre eso que llamamos verdad y el poder.

POR Hector Pavon - hpavon@clarin.com

Ñ; Clarín.com

Gianni Vattimo va en auto a Ezeiza y lleva una valija que prácticamente no abrió. Estuvo sólo unas horas en Buenos Aires. Las cenizas volcánicas le impidieron llegar a tiempo para cumplir con su agenda y estuvo detenido en el tiempo en Río de Janeiro. Apenas llegó a Buenos Aires, compartió un panel con Ernesto Laclau, Jorge Alemán y Jorge Coscia en la Casa del Bicentenario, dentro del ciclo “Debates y combates “ de la Secretaría de Cultura de la Nación.

En su bolso de mano trae dos libros recientes de su autoría: el diálogo con el antropólogo francés René Girard ¿Verdad o fe débil? y Adiós a la verdad .

Dos libros que interrogan lo verídico y lo cruzan con la vida y el mundo de hoy.

En el camino de retorno, Vattimo lleva en sus manos un puñado de papeles que componen la ponencia que leerá en Londres. Tema: la plegaria. De ella habla al referirse a la verdad en un corte transversal con la filosofía, la política, la religión y la ciencia. Mientras recorremos la geografía común internacional en la ruta hacia el aeropuerto, Vattimo brinda un relato verdadero. Una interpretación creíble.

En su libro “Adiós a la verdad” dice que la cultura actual se ha despedido de la verdad. ¿Es realmente una mala noticia?

Yo sostengo que hay algo bueno en el sentido de que, si llamamos verdad a la intuición inmediata de los principios primeros de los que todo depende, el hecho de no tener más la ilusión de lo que es la verdad, es casi como decir adiós a la violencia. ¿Me comprende? Casi todas las violencias históricas más graves no se limitan a ser reacciones emotivas de uno. Hitler no fue alguien que odiaba simplemente a los judíos. Encontró una teoría general que estableció: necesitamos matar a los judíos. Lo que significa que en la violencia histórica siempre hay un plus de carga teórica. Empezando por esa frase que se le atribuye a Aristóteles: soy amigo de Platón pero soy más amigo de la verdad .

Esa es la historia de la verdad. Eso es lo que la Iglesia siempre dijo cuando quemaba a los herejes durante la época de la Inquisición: no tenemos nada en su contra pero antes que violar el derecho o la verdad, matémoslos. Podemos imaginar que Aristóteles habría podido decir: desde el momento en que Platón enuncia errores yo lo discuto, si después continúa trato de acallarlo y si sigue, quizá por el honor de la verdad, lo mato. Hoy ocurre que quien produce violencia se justifica con una razón metafísica. Por ejemplo el bombardeo sobre Irak; todas las guerras llamadas humanitarias no son guerras normales. Es como si uno dijera: hay un pedazo de tierra, que nos disputamos, hagamos una guerra para quedárnoslo. No. Decimos que los otros son criminales y nosotros los matamos, los ajusticiamos, los metemos en la cárcel. Incluso en la política mundial hoy no hay nadie que diga: esos son nuestros enemigos porque tienen el petróleo que nos sirve. Para bombardear Libia se acusa al gobierno de violar los derechos humanos. Sí, pero se violan en muchísimas otras partes del mundo. ¿Por qué bombardean sólo ahí? La ideología de la criminalización del disenso es la que triunfa en la globalización. Y ése es sin duda uno de los motores del discurso sobre la verdad. El otro es que, teniendo en cuenta estos hechos objetivos políticos, sociales, de esas experiencias colectivas, la filosofía asumió que la verdad definitiva, esa que pretende ser la evidencia primera y última, es sólo un acto de fuerza hasta cierto punto. Se establece en base a un poder, por ejemplo con el poner fin a las preguntas de los niños. ¿Quién creó a Dios? ¿Quién creó el mundo? Llega un momento en que el padre le dice: Basta, no hagas más preguntas. Ese es el concepto de los primeros principios. Se puede preguntar hasta cierto punto. ¿Por qué? Porque el resto es natural, es así y no se puede discutir más.

Pero, ¿quién es el que decide que no se puede discutir más?

Eso nunca es un acto teórico; es un acto de fuerza. Es decir, la verdad objetiva pertenece a quien ostenta el poder, fundamentalmente. Siempre he compartido la idea de metafísica de Heidegger. Es decir, la idea de que hay una verdad objetiva que todos debemos reconocer y que no tiene en cuenta la idea, en cambio, de que nosotros siempre interpretamos. Siempre somos sujetos interesados frente a algo que ya es un evento, no es la estructura objetiva del ser. Son sucesos históricos, otras personas que nos dicen algo que nosotros podemos aceptar o rechazar. Esa es la interpretación. Ahora, Heidegger siempre criticó la metafísica pensándola así pero no era claramente consciente de que lo que él estaba criticando era la autoridad. Descartes mismo, cuando dice “pienso luego existo” realiza un acto de conciencia de un principio absoluto. Pero en definitiva, se lo ve perfectamente por la continuación del discurso. ¿Por qué debo pensar que la evidencia de conciencia sea un signo de verdad? Porque está Dios que no me engaña. De nuevo hay un principio de poder que garantiza que la verdad de la evidencia de una proposición que yo pienso es signo de verdad, pero no por sí misma. Justamente porque hay una autoridad que la garantiza.

Esa autoridad, ¿está vigente?

El mundo posmoderno entró en crisis porque ya no hay una autoridad central. La filosofía europea avanzó como filosofía del progreso, de la historia, de la verdadera humanidad mientras existió el eurocentrismo, pero cuando los pueblos que nosotros llamábamos primitivos se rebelaron y nos impusieron dejar de llamarlos así, fue muy importante el papel de Lévi-Strauss que utilizó la lingüística de Saussure para describir las culturas como organismos de signos, de normas, etcétera, cada uno con su propia legitimidad. Si la cultura de los llamados salvajes del Amazonas pudo durar tanto es porque rige y tiene los mismos derechos que la nuestra. Las culturas no están todas sometidas a una sola. Terminó la época del universalismo general del pensamiento europeo. Y eso es lo que Nietzsche describe como el nihilismo, la muerte de Dios, etcétera. Ya no se puede hablar de la verdad, sino de las verdades.

¿Por eso concluye que la verdad absoluta es más un peligro que un valor?

Decididamente sí, en el sentido de que nunca he visto a un nihilista haciendo una guerra por la religión, pero he visto a muchas iglesias o incluso personas con principios metafísicos, hacer guerras, Bush, el papa, los papas del Renacimiento, las Cruzadas, todo, siempre se hizo en nombre de la verdad. Y en nombre de Dios lo cual es todavía peor.

Tenemos una verdad absoluta y otra interpretada. En ambos casos es algo peligroso porque surge la dominación como consecuencia directa de la imposición de las dos verdades...

Primero, la verdad absoluta es, sin ninguna duda, falsa porque no quiere reconocer que es verdad interpretada. Luego, cuando alguien dice “te estoy diciendo la verdad”, tenés que prestar atención de no creerle. Si alguien te dice: Y o lo pienso de esta forma, puede convertirse en un problema de negociar, en cambio, si te dice: Yo lo pienso así y es tu jefe, es difícil que negocies; si él te dice “yo lo veo así”, tenés que estar atento. Siempre se puede disentir, pero depende de la relación de poder que tengas. Ese discurso del jefe y la verdad, la interpretación y el dominio, siempre es un problema referido a si podemos prescindir de la verdad absoluta. Hay un dicho italiano para bromear sobre quienes le temen al relativismo: “Eh, señora mía, ya no hay más religión”. Lo que quiere decir, ya no hay verdad absoluta. ¿Cómo hacemos? Para vivir en sociedad, necesitamos un acuerdo. Y mejor que sea una verdad democrática que una autoritaria. Ese es el verdadero problema. En el Leviatán, Hobbes dice que salimos del estado de guerra de todos contra todos atribuyendo el poder a un soberano. Ese soberano hoy es elegido a partir de un acuerdo sobre una Constitución. O sea que siempre hay un momento autoritario en la existencia, incluso en el nacimiento. Nadie me preguntó si quería nacer o no, pero nací, ahora debo hacer de la necesidad virtud, como se dice. Y por lo tanto es necesario imaginar en cierto modo esa situación: que ninguno de nosotros vive nunca desde el origen, es decir, ninguno de nosotros vivió nunca el pasaje de la guerra de todos contra todos al estado cultural, al estado político. Sino que vivimos en una situación en la cual esa imagen determina nuestra vida. Es decir, nos movemos dentro de una condición en la cual estamos de acuerdo, pero digamos que hasta cierto punto. Yo no puedo aceptar todo lo que la sociedad me impone. Por otra parte, los que quieren imponerme esto también me dicen “entonces, sé un salvaje”. Calma. Yo me convierto nuevamente en un salvaje cada tanto para discutir la constitución, los principios, las leyes, etcétera. Es decir, no discuto que tenemos necesidad de la verdad. La verdad sería una forma de última instancia, como un tribunal, que debemos no obstante instituir, es decir que debemos fundar democráticamente, y no aceptarla como si fuera un hecho natural. Toda la lucha moderna contra el derecho divino de los reyes, por ejemplo, era ésa. La idea de que tiene que haber un soberano, porque de lo contrario no se hace ni el código vial, debe surgir de que ese soberano dependa más de nosotros, no del hecho de que ya está ahí y de que tiene el derecho de Estado. Todo esto es importante porque se puede invertir lo que nosotros siempre pensamos: nos pusimos de acuerdo porque encontramos la verdad. Lo cierto es lo contrario: decimos que encontramos la verdad cuando nos pusimos de acuerdo. Es toda otra perspectiva que implica mucho más la libertad de los individuos y de las comunidades incluso.

Bush, Obama, Berlusconi, Zapatero, por ejemplo, construyeron una verdad política. Ahora, política y verdad es un matrimonio bastante complicado, ¿no?

Sí, lo que yo digo es que estos señores han justificado su autoridad con pretensiones de verdades objetivas. Como máximo, se puede pensar que una autoridad democrática como la de Obama no dice que debemos bombardear a Irán porque somos los buenos y ellos los malos. Es un poco más respetuoso de los derechos humanos pero no tanto. Yo no me escandalizo por el hecho de que la verdad se construya también políticamente. Entre uno que miente por el amor del proletariado y otro que miente por amor a las putas como Berlusconi hago una diferencia. Es decir, no digo que todos deberían ser absolutamente objetivos pero no sólo decir la verdad porque se convierte en un círculo vicioso porque, ¿quién establece si es verdad lo que dicen?

Luego, establecer la verdad es una decisión personal...

Yo decido estar a favor o en contra de una construcción de verdad social cuanto más la comparto. Depende de los grupos, las clases que la sostienen. Por ejemplo, en Italia tuvimos un referéndum por la energía nuclear. ¿Debo votar a favor o en contra? La primera respuesta que daría sería: escuchemos a los científicos. Pero los científicos no siempre están de acuerdo entre ellos. Entonces elijo al mejor, pero ¿y la autoridad para decidir eso? Finalmente, ¿qué hago? Elijo al científico que encuentro todos los domingos en misa o que es hincha de mi equipo. Elijo por afinidades. Es un discurso siempre de grupos y no es tan horrible porque ¿quiénes son los que no quieren aceptar la idea de que yo elijo siempre en base a afinidades históricas, culturales y amistosas? ¿A quién le parece escandalosa esa visión de la verdad? A los que ostentan el poder. Los que tienen el poder quieren que la verdad sea objetiva. Yo dije, una vez: tiene que haber una verdad objetiva porque de lo contrario no se puede ejercer el poder. Lo digo todavía. Ahora voy a Londres a dictar una conferencia sobre la plegaria a un grupo de teólogos. Les digo que paradójicamente Dios debe existir para justificar el poder de la Iglesia. O sea: decir que Dios existe objetivamente. No es que no se pueda dudar, es sólo un modo para afirmar el poder de los que hablan en su nombre. Que Dios no exista para todos, francamente, no podría importarme menos. Importa si cuenta para mí. Y todo eso me parece bastante importante. La verdad objetiva es siempre una función del poder que pretende que no es interpretación sino que es pura verdad. Y uno empieza a luchar un poco más contra esos tipos de autoridad absoluta.

Ahora, ¿qué pasa cuando la libertad tiene la capacidad de proponer una verdad contraria al sentido común?

Ese sí que es un problema. Todos los que me objetan dicen: ¿pero cómo? Si no existiera la verdad objetiva metafísica no podrías rebelarte contra el poder porque cuando lo hacés, lo hacés en nombre de una verdad diferente de la que sostiene el poder. Sí, pero puedo perfectamente pensar que cuando reivindico los derechos humanos, por ejemplo, en la Revolución Francesa contra los reyes, ¿los reivindico por amor al hecho de que son derechos humanos o los reivindico por amor a los que están a mi alrededor, apresados por esa autoridad? Una vez más, el revolucionario que se cree autorizado por el conocimiento de la verdad es tan peligroso como el autoritario en sí porque significa que en determinado momento en que rige la revolución no se permite hablar a nadie. En el fondo el estalinismo fue eso. Ahora pensemos si Stalin se puede reducir a esas cosas. El comunismo soviético, cuando se vuelve poder, fatalmente, creo, debe defenderse de los ataques de los países capitalistas pareciéndose cada vez más a sus enemigos incluso en el plano de la economía. Porque Stalin hizo una revolución industrial en 40 años. En los 50, Rusia competía con Estados Unidos en la carrera espacial y en el 17 era todavía un país agrícola, con caballos que arrastraban los trineos. Para llegar a ese punto tuvo que haber baños de sangre, transporte de poblaciones, defensa incluso contra la desunión interna del régimen, las purgas estalinistas, todas esas cosas.

Y esa ¿es una verdad correcta?

No la justifico, digo solamente que, entre otras cosas, todo eso nos salvó del nazismo porque sin Stalingrado, con los tanques armados, etcétera, el nazismo todavía seguiría vivo y en pie. Por lo tanto, ni siquiera la idea de que debo tener una justificación para rebelarme debe llevarme a pensar que entonces tiene que existir la verdad objetiva. Si no, me expongo al riesgo de convertirme en Stalin, dicho brutalmente.

Todos los días leemos en la prensa mundial, por ejemplo, toda la verdad: investigación especial…

Como WikiLeaks.

... sobre la política, toda la verdad sobre el mundo del espectáculo, sobre el fútbol…

Sobre Strauss-Kahn.

... ¿cuál es la idea, el concepto de verdad de los medios?

Digamos que usan la idea de verdad, a veces, cuando son honestos, sobre la base de testimonios directos. Es decir: hablé con Beckham que me dijo que traiciona a la mujer. Entonces, yo lo informo. Y eso para mí no está tan mal. El problema es que decir también una verdad sobre un hecho determinado, como diría Marx, puede ser desviante porque olvida todo el cuadro. En realidad, una verdad parcial, la verdad objetiva sobre un hecho parcial, a veces lo es, pero los diarios viven justamente de eso. Por ejemplo, dicen la verdad sobre Beckham, sobre el fútbol, sobre el espectáculo, pero no dicen en general quién es el dueño del diario. No lo escriben. Este diario pertenece a Berlusconi: Ça va sans dire. Ahora, esto es un modo no de despreciar la verdad descriptiva. Yo estoy contento cuando un diario me dice que llueve cuando llueve y no, que no llueve, obviamente. Prefiero eso. Pero no me conformo y ese es el principio de la transformación social. Después en lo que se refiere a las verdades de hecho siempre hay criterios para verificar. Por ejemplo, la verdad jurídica, cuando un tribunal termina condenando a alguien, ¿sabemos si fue realmente él el asesino? No, pero hay un sistema de verificación y falsificación por el cual según esos cánones, podemos decir que es verdad que fulano mató a la viejita. Y lo condenamos. Pero alguno puede decir, ¿pero qué pasó? En el fondo en nuestra vida social que haya una verdad convenida de alguna manera es útil porque tenemos criterios para establecer en los casos individuales como cuánto cuesta el taxi. Hay principios. Todo eso funciona muy bien para la vida práctica. Cuando se pretende, no obstante, modelar en base a las verdades, los valores, ahí hay diversidad de consideraciones.

¿Y en la política?

En la política la diferencia de opiniones no se puede superar tomando a un científico que nos diga cómo son las cosas. Incluso los economistas no están de acuerdo: sólo acentuar un hecho más que otro, quizá significa mandar a la ruina a Grecia o Portugal. Por eso, siempre existe ese margen de libertad de interpretación, que se puede sólo mediar con el consenso interpersonal, no con el ver objetivamente. Por ejemplo, no es que si se repite un experimento científico, va a implicar que las cosas son “así”; quiere decir que hay más gente que cree. ¿Eso significa que después de 100 experimentos conozco mejor la caída de la manzana? No. Quiere decir que no se desmiente, que funciona. Hasta Popper podría estar de acuerdo con eso. O sea que siempre hay una componente de consenso, de escucha del otro que justifica el coloquio interpersonal que nos hace hablar de verdad, entre comillas, “objetiva”, pero sólo una verdad subjetiva compartida y funciona muy bien.

¿Cómo se coexiste con la verdad de la religión?Esa que se manifiesta contra el divorcio, el aborto, los homosexuales, la fecundación in vitro...

Eso es una porquería. ¿Cómo decirlo? El problema es reducir los absolutos, incluso en el campo de las religiones. Allí donde las religiones se presentan como principios de verdad absoluta son en general religiones autoritarias. Como decir: Dios debe existir objetivamente porque si no el poder de la Iglesia no tiene base. Pero cómo, ¿debemos decir que Dios existe sólo por amor al Papa? No. De hecho es así porque hasta la madre Teresa de Calcuta decía que cuando se ponía a rezar le venían todas las dudas sobre la existencia de Dios, de Jesucristo. Pensemos si eso lo dijera el Papa, ¿vos le ordenás a la gente que no use preservativo, que no aborte, en base al hecho de que hay Dios o no? Por lo tanto, estos discursos sobre la ética de parte de las religiones son indicaciones generalmente útiles. Los diez mandamientos de Moisés sirvieron durante mucho tiempo en la vida de la gente que trataba de no matar, de no traicionar a la mujer o al marido... Ok. Pero que eso se convierta en un principio de una imposición incluso para las leyes civiles... Es decir: cuando la Iglesia ordena a sus fieles que no forniquen, es asunto de ellos; pero si lo ordena a todos, en nombre del hecho de que conoce la verdad de la naturaleza humana, es simplemente un hecho de autoritarismo. A veces el Papa habla de la antropología bíblica... ¿y con la astronomía bíblica cómo hacemos dado que Galileo fue perseguido en nombre de la astronomía bíblica? Ahora de la astronomía no se habla más, afortunadamente, pero se sigue diciendo que en la Biblia hay una antropología, una doctrina sobre el hombre, sobre lo que debe ser, y esa es otra estupidez. La Biblia no es un manual ni de antropología ni de astrología, no es nada de eso, no es siquiera un manual de teología. No es que nos explique cómo hizo Dios y entonces estamos más contentos. Nos dice que si queremos salvar el alma debemos hacer esto y aquello. Si creemos en la Biblia lo hacemos, pero no podemos tomar los principios del Vaticano y aplicarlos a la ley italiana porque esos son los principios de la naturaleza del hombre. ¿Cuáles son? Tonterías.

Usted habla también del cristianismo hedonista. ¿Retoma a Michel Onfray? ¿Onfray?

Quizá lo he sobrevaluado un poco. Es muy simpático, pero no sé hasta qué punto. Salió un libro de un teólogo americano llamado Fox, un ex dominico que fue expulsado de la orden, que escribe un libro titulado: En el principio fue la alegría y trata de transformar el negativismo de la ética cristiana en un hecho positivo. Yo creo que me gusta más un cristianismo hedonista que uno punitivo. ¿Debería ser mejor? ¿Por qué, si yo estoy haciendo el amor no debo pensar que Dios me ve? La gente se esconde. Si tengo una relación sexual, debo esconderme porque si no Dios me ve. No digo que podría hacerlo en la Iglesia, pero sólo por respeto a las convenciones. Del mismo modo que no hago mis necesidades en público: voy a un baño. Ahora, hay cosas que efectivamente no parecen decorosas desde el punto de vista de la relación con Dios. Masturbarse mientras se reza. A mí me ha pasado de pensar en rezar incluso si una noche llegando a un local equívoco... ¿Por qué no? Digamos que como no soy el padre eterno, no soy Dios, no puedo hacer como si todo esto no valiera nada, trato de atenerme a la disciplina social, al respeto por los otros, está bien; después si tengo que involucrar a Dios cada vez que uso o no uso el preservativo, francamente, me parece incluso una ofensa. ¿Qué tiene que ver? ¡Que se ocupe de sus asuntos!

giovedì 23 giugno 2011

Uno dei 10 che salva l'Italia


Mi si perdoni il narcisismo...
La fotografia compare alla pagina http://www.lettera43.it/foto/18312/2/gianni-vattimo.htm#view, sul sito di Lettera 43, in riferimento ai "10 gay che salvano l'Italia oggi" (libro di Daniela Gambino di cui si è già data notizia in questo blog).

sabato 28 maggio 2011

Meglio gay che Berlusconi


Meglio gay che Berlusconi
Politici, artisti e intellettuali in difesa dell'omosessualità

Da: Lettera43
In Italia a pensare che è «meglio guardare le belle ragazze che essere gay» non è solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La nostra società è ancora divisa tra chi si dichiara e si mostra eterosessuale e «gli altri».
La discriminazione passa per le barzellette e arriva fino al mancato riconoscimento dei diritti. La comunità Glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transgender) lotta invano da anni per poter vedere legittimata l’unione e la coppia. Eppure non ci si rende conto che molti «diversi» sono politici, artisti e intellettuali della nostra epoca. Personalità che contribuiscono, con il loro personale punto di vista, ad arricchire la nostra società.
Daniela Gambino ci presenta una galleria in cui troviamo molti nomi noti: Nichi Vendola, Tiziano Ferro, Aldo Busi, Leo Gullotta, Franco Grillini e Gianni Vattimo.

Daniela Gambino, 10 gay che salvano l’Italia oggi, Laurana, 144 pagine, 11,90 euro.

Qui, sul sito di Wuz, troverete l'introduzione del volume.

Leggete anche l'articolo relativo al libro ("Froci salvate l'Italia") sul sito de L'Espresso, apparso (come il libro stesso) in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia (17 maggio).

giovedì 19 maggio 2011

Interrogazione alla Commissione sui recenti gravi episodi di omofobia in Italia

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE)
19 maggio 2011

Oggetto: Gravi episodi di omofobia in Italia

Nonostante la tenuta dell'Europride in Italia l'11 giugno prossimo, la situazione delle persone LGBT in Italia è estremamente preoccupante, tra aggressioni fisiche e verbali, discriminazioni e linguaggio di scherno espresso dai rappresentanti politici e governativi nei confronti delle persone LGBT. Il 20 aprile, una deputata italiana apertamente lesbica e militante dei diritti LGBT, Paola Concia, e la sua compagna, sono state gravemente insultate e minacciate nel centro della capitale(1). Il sottosegretario con delega alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi, ha affermato il 23 aprile che la pubblicità di Ikea che ha come slogan «siamo aperti a tutte le famiglie» è «contraria alla Costituzione»(2) e il 3 maggio che «i gay non devono baciarsi in pubblico»(3); il 4 maggio ha tentato di bloccare uno spettacolo teatrale a Verona a tematica LGBT(4); il 5 maggio ha giustificato il «bunga bunga» purché fatto da un uomo e una donna(5). Il Primo Ministro italiano, Silvio Berlusconi, fa dell'orientamento sessuale oggetto costante di scherno pubblico: il 2 novembre 2010 ha affermato, parlando del «caso Ruby», che è «meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay»(6). La Ministra per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, non ha presentato, contrariamente a quanto promesso, una proposta di legge governativa contro l'omofobia e la transfobia, mentre la discussione su un progetto di legge parlamentare sembra tardare sempre di più; la Corte Costituzionale ha stabilito la dignità costituzionale delle coppie omosessuali, portatrici degli stessi diritti delle coppie eterosessuali coniugate, rimandando la questione del matrimonio però al legislatore. L'Italia rimane uno degli ultimi Stati membri dell'UE a non prevedere né coabitazione né unione civile per le coppie dello stesso sesso, che sono peraltro escluse dall'accesso al matrimonio; un tribunale ha condannato a due mesi di reclusione Michele F. e Roberto L., pena convertita in un'ammenda di 2 280 Euro, per essersi baciati presso il Colosseo nel luglio del 2007, per il giudice contrariamente «alla pubblica decenza»(7). Il 17 maggio ricorrerà la giornata mondiale contro l'omofobia, che sarà celebrata con dichiarazioni dalle istituzioni europee.

Quali iniziative intende adottare in concreto la Commissione per le persone LGBT negli Stati membri — come l'Italia — dove sono oggetto di aggressioni fisiche e verbali private e pubbliche? Intende essa richiamare con fermezza le autorità italiane in merito a quanto riferito nell'interrogazione, affinché prendano misure concrete contro l'omofobia? Quando presenterà la Commissione una Roadmap contro l'omofobia e per i diritti delle persone LGBT come richiesto dal PE?

(1)http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/21/news/paola_concia-15207129/
(2)http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152173
(3)http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152438
(4)http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2011/6-maggio-2011/va-scena-bacio-gay-polemica-romeo-giulietto-190580068620.shtml
(5)http://www.agoravox.it+Giovanardi-il-bunga-bunga-va-bene+html
(6)http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201011articoli/60084girata.asp
(7)http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/05/04/news/gay-15785305/?ref=HREC2-6