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martedì 26 aprile 2011

Risposta a Giovanardi su Ikea, famiglia e costituzione

Giovanardi: Su Ikea contro di me manganellatori verbali

Roma, 24 apr. (TMNews) – “Ai vari Merlo che usano l'insulto come arma polemica nella migliore tradizione dei manganellatori verbali fascisti, osservo che ho giurato fedeltà alla Repubblica e di osservare lealmente la Costituzione, come ho spiegato dieci giorni fa a Klaus Davi che mi ha chiesto una opinione sui manifesti dell'Ikea”. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri, torna con una nota sulle polemiche nate dalle sue critiche alle pubblicità che recano l'immagine di una coppia gay ('Siamo aperti a tutte le famiglie').

“Il rispetto per ogni forma di orientamento sessuale e di solidarietà per tutti coloro che sono oggetto di violenza fisica o verbale – si legge nella nota – è cosa ben diversa dalla difesa di un principio cardine del nostro ordinamento che lobby potenti vogliono azzerare parificando la famiglia della Costituzione a qualsiasi forma di convivenza, come Gianni Vattimo onestamente rivendica su Repubblica”.

La risposta di Vattimo

Grazie all'on. Giovanardi per avermi riconosciuto l’onestà: effettivamente mi sembra ovvio (e confermato anche da gente più esperta di me) che i padri costituenti pensassero alla famiglia nei termini del lessico dell'epoca (lo stesso per il quale, come si leggeva nei riti religiosi e civili del matrimonio, il marito è il capo della famiglia...). Ciò non esclude che la Costituzione possa essere letta anche alla luce di costumi che nel frattempo si sono evoluti: chiamare famiglia anche le unioni omosessuali sarebbe solo un modo di tener conto di come questi costumi si sono trasformati. Perché non farlo? Giovanardi è partigiano del cosiddetto “diritto naturale” in cui crede, o finge di credere, ormai solo la Chiesa Cattolica, che in tal modo ritiene di poter obbligare tutti, anche i non credenti, alle proprie norme (se sei umano, devi pensare come il papa sul matrimonio, la contraccezione, ecc.). Chiamare famiglie anche quelle non fondate sul matrimonio come la Chiesa non vuole, non viola nessun diritto sancito dalla Costituzione; non è vero che così facendo si reca danno alle famiglie “vere”, come sempre la Chiesa vuol far credere. Gli operai dell’ultima ora, caro cattolico Giovanardi, ricevono legittimamente lo stesso salario degli altri..

Ma ciò che, “onestamente”, non avevo detto a La Repubblica, e avrei dovuto dire, è che una difesa della famiglia che viene da un esponente della maggioranza di governo, dunque da un difensore della mignottocrazia berlusconiana, farebbe ridere se non fosse un sintomo della tragicità della situazione italiana. E non dica Giovanardi che la mania puttanesca di uno come Berlusconi è un puro accidente, un affare privato del medesimo, che non mette in discussione la sacralità della famiglia eterosessuale e monogamica. Prostituzione, ipocrisia, prossenetismo, giù giù fino alla pedofilia (di parte) del clero (ma non era pedofilia anche quella di cui è stata vittima, più o meno innocente, Ruby?) sono chiaramente collegate alla repressione sessuale, e sociale (per i ricchi le puttane si chiamano escort), che impera ancora nell'Italia ufficiale, di Giovanardi appunto. E infine, una bella legge contro l'omofobia sarebbe davvero contro la Costituzione che Giovanardi dice di voler difendere? Ma sostenerla sarebbe per lui una questione di chiaro conflitto di interessi…

Gianni Vattimo, 26 aprile 2011

domenica 24 aprile 2011

“Governo asservito al Vaticano e l'Europa è sempre più lontana”

“Governo asservito al Vaticano e l'Europa è sempre più lontana”

di Paola Coppola, La Repubblica, 24 aprile 2011

Gianni Vattimo: a caccia di una manciata di voti. Il problema è che in Italia manca una legge anti omofobia, che punisca severamente questi atteggiamenti odiosi. Andrebbe approvata urgentemente

ROMA - «È una polemica pretestuosa, che punta a guadagnare una manciata di voti nel mondo cattolico. L’ennesimo affondo di un governo che pretende di definire le cose come meglio crede e che sul fronte dei diritti civili è rimasto indietro rispetto all’Europa».

Il filosofo Gianni Vattimo, dichiaratamente omosessuale, non ci sta all’intemerata contro lo spot Ikea che ritrae una coppia gay da parte del sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi.

«È un attacco che fa appello a un’antropologia biblica - replica - che non rispecchia il concetto reale di famiglia nelle sue diverse accezioni e che è più arretrato anche di certe posizioni di parte del mondo cattolico».

Giovanardi legge lo spot che recita “Siamo aperti a tutte le famiglie” come un attacco alla Costituzione: che ne pensa?

«Sulla definizione di famiglia il dibattito è aperto. E la stessa Costituzione la definisce come “società naturale fondata sul matrimonio” ma non specifica che si tratta di quello tra uomo e donna. Se i padri costituenti pensavano alla famiglia tradizionale, oggi quel concetto andrebbe rivisto».

A due giorni dall’aggressione alla deputata Pd, Paola Concia e alla sua compagna, a due passi da Montecitorio, finisce nel mirino lo spot di una coppia mano nella mano...

«Il problema è che in Italia manca una legge contro l’omofobia che punisca severamente questi reati odiosi. Esiste una legge che punisce le offese razziste, ma non un provvedimento in grado di fermare la deriva di insulti contro i gay, che andrebbe urgentemente approvato».

Giusto dunque inserire nella pubblicità del colosso svedese anche la famiglia formata da due persone dello stesso sesso?

«Sì, lo spot intercetta una fetta di mercato feconda, perché disposta a spendere: così “l’antropologia ikeica” dimostra di essere più avanti di un paese asservito al Vaticano».

mercoledì 6 aprile 2011

Interrogazione sulla revisione della Costituzione ungherese

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione e al Consiglio
30 marzo 2011
Articolo 115 del regolamento
Renate Weber, Cecilia Wikström, Sophia in 't Veld, Baroness Sarah Ludford, Sonia Alfano, Norica Nicolai, Gianni Vattimo, Louis Michel, Nathalie Griesbeck, Leonidas Donskis, Alexander Alvaro, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE

Oggetto: Revisione della Costituzione ungherese

Le autorità ungheresi hanno presentato al Parlamento un progetto di Costituzione(1) che fa riferimento a "un'idea di unità nazionale dell'Ungheria" per quanto riguarda gli ungheresi che vivono all'estero(2), che limita i poteri della Corte costituzionale(3), modifica il mandato dei membri della Corte costituzionale, del presidente della Corte dei conti e del governatore della Banca centrale, definisce i concetti di matrimonio e famiglia, escludendo le famiglie monoparentali, le coppie conviventi e dello stesso sesso(4), vieta la discriminazione salvo che per motivi di orientamento sessuale, età e caratteristiche genetiche(5), abolisce e accorpa gli organi per la difesa dei diritti umani(6), stabilisce che "la vita del feto" è "tutelata fin dal momento del concepimento"(7), fa riferimento ai valori religiosi del Cristianesimo e al loro ruolo nella difesa della nazionalità(8) e prevede la possibilità di estendere il diritto di voto previsto per i minori o le loro madri(9), nonché per gli ungheresi che risiedono all'estero(10). I partiti di opposizione e le organizzazioni non governative(11) contestano la riforma costituzionale, criticando la mancata trasparenza delle procedure, la consultazione inadeguata e le rigide scadenze nonché i contenuti che smantellano freni e contrappesi democratici(12). La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (Commissione di Venezia) ha invitato le autorità ungheresi a garantire maggiore flessibilità, apertura e spirito di compromesso e ha formulato alcune raccomandazioni, mentre il 25 marzo l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa(13) le ha invitate a presentare un parere a pieno titolo. Il progetto di Costituzione dovrebbe essere adottato nella seconda metà di aprile(14).

Sta la Commissione (il Consiglio) seguendo il processo di riforma costituzionale dell'Ungheria per verificare che le riforme previste siano conformi ai trattati e al diritto dell'UE, in particolare agli articoli 2, 6, e 7 del TUE, ai comuni principi costituzionali democratici e alle norme sul diritto di voto per le elezioni del Parlamento europeo? Come valuta il processo di riforma e quali azioni intende mettere in atto? Ritiene che la riforma possa comportare un rischio di discriminazione in base alla nazionalità, all'etnia, all'orientamento sessuale, alla religione o alle convinzioni personali e costituisca una violazione del principio della parità di trattamento? Intende invitare le autorità ungheresi ad attendere il parere della Commissione di Venezia e ad adeguarsi alle sue raccomandazioni prima di adottare il progetto di Costituzione?

(1) La versione inglese del testo messo a disposizione dalle autorità ungheresi è disponibile all'indirizzo http://www.euractiv.com/sites/all/euractiv/files/CONSTITUTION_in_English__DRAFT.pdf; il preambolo della Costituzione non è stato divulgato dalle autorità ungheresi ma è disponibile all'indirizzo http://www.euractiv.com/sites/all/euractiv/files/BRNEDA224_004970.pdf.
(2) Articolo D
(3) In materia di bilancio, imposte, tasse e dogane: articolo 24 paragrafo 4, la versione in inglese divulgata dalle autorità ungheresi differisce da quella fornita dalle Ong; l'actio popularis è abolita.
(4) Articolo M e Preambolo: "I riferimenti più importanti per la nostra coesistenza sono la famiglia e la nazione, i cui valori fondamentali che ci uniscono sono lealtà, fede e amore" (traduzione fornita dalle autorità ungheresi); la famiglia è "la base per la sopravvivenza della nazione".
(5) Articolo XIV, paragrafo 2: "L'Ungheria garantisce i diritti fondamentali a tutti i cittadini, senza discriminazioni in base a sesso, etnica, colore della pelle, origine etnica o sociale, origine nazionale, handicap, lingua, religione, orientamento politico o di altro tipo, proprietà, nascita o altre condizioni" (versione fornita dalle autorità ungheresi).
(6) Ad esempio il mediatore per le minoranze e il commissario parlamentare per la protezione dei dati e della libertà d'informazione.
(7) Articolo II: "... la vita del feto sarà tutelata a partire dal concepimento" (versione fornita dalle autorità ungheresi).
(8) Preambolo: "Riconosciamo il ruolo del Cristianesimo nella tutela della nazionalità"..."Il re Stefano...ha fatto sì che il nostro paese fosse parte dell'Europa cristiana" (traduzione fornita dalle autorità ungheresi); la Costituzione stabilisce che essa deve essere interpretata in base a tale preambolo: articolo Q, paragrafo 3.
(9) O per un'altra persona o legale rappresentante: articolo XXI, paragrafo 2; la traduzione delle autorità ungheresi differisce da quella delle ONG.
(10) Articolo XXI, paragrafo 1: la traduzione delle autorità ungheresi differisce da quella delle ONG. Sono previste inoltre norme estensive sullo stato d'emergenza e la sospensione dei diritti fondamentali. Nella Carta costituzionale non si cita alcun riferimento al divieto di effetti giuridici retroattivi. È introdotto l'ergastolo: articolo IV, paragrafo 1. Versione originale della Costituzione tradotta dalle ONG; l'attuale Costituzione è dichiarata nulla.
(11) Hanno deciso di boicottare il dibattito sulla questione quando il Governo ha ridotto i poteri della Corte costituzionale, in seguito a un giudizio non gradito emesso da quest'ultima.
(12) È possibile ad esempio consultare gli studi dell'Hungarian Civil Liberties Union (HCLU), dell'Eötvös Károly Policy Institute e del Comitato di Helsinki ungherese: http://helsinki.hu/Friss_anyagok/htmls/820
(13) Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
(14) Da una maggioranza di 2/3 dell'attuale Assemblea parlamentare, in seguito all'abolizione della regola del voto a maggioranza di 4/5 in Parlamento. Non sono previste consultazioni referendarie.

venerdì 16 luglio 2010

La Costituzione secondo Vattimo

La Costituzione secondo Vattimo
La Repubblica — 08 luglio 2010 pagina 15 sezione: NAPOLI
"Costituzione tra revisione e stravolgimento" è il titolo della tavola rotonda che si terrà domani alle 17 nella sede dell'Istituto italiano per gli studi filosofici, in via Monte di Dio 14. All'incontro, organizzato dalla Società di studi politici presieduta da Massimiliano Marotta, parteciperà, insieme con Stefano Rodotà, Biagio de Giovanni e Gianni Ferrara, il filosofo Gianni Vattimo. «La Costituzione italiana - ha anticipato Vattimo - è una delle più giovani e complete, visto che si è fatta nel 1948, dopo la seconda guerra mondiale. Dunque da un punto di vista della struttura della Costituzione sia nei contenuti che nella forma è tra le migliori disponibili sul mercato, quindi l'idea di cambiarla è del tutto fuori luogo». «Anche per quanto riguarda l'ordinamento regionale - ha aggiunto il filosofo - credo che non ci sia niente da modificare. Piuttosto vanno applicate più attivamente quelle leggi che la Costituzione prevede e non ancora sono state contemplate del tutto. Mancano, ad esempio, quelle leggi tanto richieste dalle battaglie radicali sul ruolo e i compiti dei sindacati. Ma fondamentalmente la Costituzione va tenuta così com'è. Il problema è che c'è della gente che non la vuole rispettare». Il filosofo torinese non trascura l'analisi sulla realtà del mezzogiorno e di Napoli in particolare. «Ho sempre pensato che la classe dirigente legata all'esperienza bassoliniana fosse immune dal fenomeno corruzione così come invece avviene ovunque nel nostro paese. Al di là del clamore degli ultimi anni lo penso ancora. Ritengo che ci siano stati problemi sulla gestione della macchina regionale. Diciamo che a pelle, mi sono sempre fidato dell'amministrazione di Antonio Bassolino e del suo nuovo corso. A proposito invece della nuova classe dirigente, non li conosco o comunque non abbastanza per potere esprimere un giudizio». Info http://www.iisf.it/.
(manuela barbato)

martedì 15 dicembre 2009

Vattimo ad Affari: la chiusura italiana genera gesti folli

Vattimo ad Affari: la chiusura italiana genera gesti folli
Martedí 15.12.2009
di Virginia Perini
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/vattimo151209.html

"Sono dell'opinione di Di Pietro e Rosy Bindi. Di Pietro sembra solo più cattivo ma in realtà la Bindi ha detto la stessa cosa". Dopo la condanna all'aggressione del premier dei filosofi Fulvio Papi e Salvatore Natoli, un altro grande pensatore italiano sceglie Affari per dire la sua. E' Gianni Vattimo, conosciuto in molti paesi come padre del "pensiero debole", la filosofia che abbandona i grandi sistemi otto-novecenteschi per abbattere i dogmatismi e garantire una progressiva riduzione della violenza e il superamento delle ingiustizie sociali. E' sicuro nella sua analisi: "In Italia c'è un clima di chiusura assoluta per quanto riguarda la possibilità politica. Con la maggioranza parlamentare di Berlusconi e con l'uso che ne fa è difficile che chi non tollera più la situazione non si arrabbi".
In un certo senso capisce il gesto?
"Sono naturalmente scandalizzato. E condanno il gesto. Ma non ne traggo conclusioni catastrofiche. Dicono che sia un pazzo - sorride - io addirittura sospetto che l'aggressore sia un mafioso mandato apposta... Fa talmente gioco al premier questa situazione. Mi vengono in mente le torri gemelle: non arrivo a pensare che l'attentato sia stato organizzato da Bush, ma che l'abbia utilizzato per bene lo penso tranquillamente".
Ma dicendo queste cose, da intellettuale e filosofo, non si sente un po' un cattivo maestro?
"Macchè cattivo, non l'hanno mica ammazzato. Mi sento... lo ripeto do ragione a Rosy Bindi. E sarò provocatorio, aggiungo un'affermazione paradossale. Dato che tutto si gioca con mafiosi che lo accusano e mafiosi che lo difendono, non vedo perché non possa esserci anche una figura costruita per l'occasione. Bè certo, poi le situazioni sfuggono di mano, in quel caso il modellino del duomo di Milano poteva essere più leggero e avrebbe generato lo stesso effetto. Naturalmente la mia è un'affermazione provocatoria, solo una battuta".
Una provocazione forte...
"Gliela ribalto. Deve essere proprio fesso il signor Tartaglia. Un gesto simile nel momento in cui Berlusconi ha tutti i vantaggi dell'essere vittima. Infatti si sono mobilitati tutti per lui".
Non teme che questi atteggiamenti possano riproporre uno schema già visto, quello degli anni Settanta, quando da qualche cattedra sono partiti percorsi di odio e di morte?
"Ma no. Quale odio. Credo che in Italia la gente sia fin troppo tollerante. E gli italiani fin troppo pecoroni. Non mi auguro che il nostro diventi un popolo di tiratori di statuine naturalmente, ma vorrei che si muovesse di più dal punto di vista politico. Non c'è rabbia, solo rassegnazione. Nessuno odia nessuno, ma tutti cercano di arruffianarsi i potenti. A parte qualche pazzo. E poi gli anni Settanta erano chiusi, ancora più chiusi di oggi. Noi qualche programma di sfogo ce l'abbiamo, AnnoZero".
Ma il ruolo degli intellettuali non è forse quello di spiegare che certe cose non vanno fatte e che l'opposizione non si fa con la violenza?
"Il ruolo degli intellettuali è quello di farsi sentire, ma anche loro sono stanchi. In Italia c'è anche il problema dei media che sono o di proprietà di Berlusconi o di persone che non vogliono esagerare. Esistono poche voci contro il premier. Lo ribadisco, un'anomala chiusura che produce anomale reazioni".
Come l'aggressione di Tartaglia...
"Dicono che sia un pazzo. In cura da dieci anni. Ma quanta gente è in cura... Chi può dire se davvero è un malato di mente o è un esasperato?"
Ma allora qual è il limite all'antagonismo?
"E' la costituzione, se Berlusconi si facesse processare nessuno gli tirerebbe più le statuette. Il clima civile c'è se si segue la giustizia. Ora la saluto, - sospira, poi sorride - spero di non andare in galera... ma per fortuna ho l'immunità parlamentare"

mercoledì 14 ottobre 2009

“Di Pietro alle primarie voterà Franceschini”

“Di Pietro alle primarie voterà Franceschini”
Intervista di Aldo Torchione a Gianni Vattimo - l'Opinione.it

Il professor Gianni Vattimo, filosofo engagé e parlamentare europeo di Italia dei Valori guarda con scetticismo alle primarie del Pd. Alle quali, dice, molti dell’Idv voteranno per Dario Franceschini. A partire dall’ex pm di Mani Pulite, che avrebbe dato indicazioni – per quanto discrete – ai suoi.

Che farà Italia dei Valori alle primarie del Pd?
Adesso non saprei, andiamo tutti a naso. Ho sentito dire che Di Pietro preferisce Franceschini. Io preferisco Bersani. Ma sono tutte cose che non contano granché, io a dire la verità non andrò a votare alle primarie del Pd. Sono anche del parere che un partito che si fa eleggere il segretario da chiunque passa da un gazebo, non fa una cosa seria. Su questo ha ragione D’Alema.

Ne avete parlato con Di Pietro?
Che io sappia non ci sono indicazioni, ma ho semplicemente sentito dire che Di Pietro vorrebbe Franceschini. Nelle comunicazioni del gruppo non se ne parla ufficialmente ma c’è questa voce.

Italia dei Valori e il Pd hanno interrotto la luna di miele, parrebbe.
Negli ultimi giorni Di Pietro ha però iniziato a dire ‘basta con le polemiche’ perché c’è un clima da fascismo strisciante alle porte. E con Napolitano stava tentando di ricucire…

Stava tentando, ma è arrivata la Procura di Roma. E Di Pietro è indagato per vilipendio.
Aggiungo che non dubito che Alfano darà l’autorizzazione. Gli atti di vilipendio secondo me sono tutte stupidaggini. Uno come Bossi ha detto che Berlusconi è un mafioso e non lo ha mai smentito e poi ha detto che con la bandiera italiana ci si può pulire il culo…

Lei è tra coloro che sostengono che in Italia ci sia una dittatura…
Io non faccio fatica a spiegare ai miei colleghi parlamentari europei che l’Italia è peggio dell’Afghanistan.

Berlusconi le darebbe dell’antitaliano.
Se Berlusconi è l’italiano, viva gli antitaliani.

Con l’unica opposizione, mi dirà adesso, di Italia dei Valori.
L’ha detto lei. E poi si commenta da solo, questo Pd. Io di quel mondo non ho alcuna nostalgia, e poi lo ripeto: sull’idea delle primarie sono in profondo disaccordo, passano il tempo a insultarsi e poi si divideranno in piazza, a cosa serve? Se Berlusconi volesse conquistare il Pd potrebbe mandare tutte le sue truppe a votare. Mi sembra tutto modellato male.

C’è il rischio di inquinamento delle primarie?
Ci possono essere inquinamenti, e chi lo può escludere? Berlusconi potrebbe avere interesse a far vincere Marino, per esempio.

Perché Marino?
Perché è laico, verrebbe da dire. Non viene dal Pci né dalla scuola democristiana.

Ed è più debole degli altri.
Appunto. Secondo me chi vuole indebolire il Partito Democratico domenica 25 ha un’ottima occasione per farlo. Se io fossi Berlusconi mi attrezzerei per far vincere il candidato meno organizzato, che se eletto avrà maggiori difficoltà nel governare la macchina…

La Repubblica presidenziale le piace?
La Costituzione così com’è va benissimo. La più grande riforma italiana sarebbe quella di rispettare rigorosamente le leggi esistenti. Non sono affatto a favore di una repubblica presidenziale, intanto per arrivarci dovrebbe esserci un altro percorso, altri interlocutori. I meccanismi parlamentari sono lenti, è vero, ci sono farraginosità ma non per questo va ridotto il ruolo del Parlamento. E poi siamo sinceri, è un’idea di Berlusconi...

Quindi sbagliata.
Se l’idea viene da Berlusconi non mi fido, non mi sembra essere De Gaulle.

lunedì 24 agosto 2009

A quando la bandiera rionale?

Un mio articolo uscito su La Stampa del 12 agosto.

A quando la bandiera rionale?

Ma fino a quando? Sono cominciate le applicazioni della legge sulla «sicurezza» imposta dalla Lega; Bossi straparla di bandiere regionali - ma perché non comunali, di quartiere, di caseggiato? E intanto è sempre più evidente a tutti che il reato di clandestinità non potrà essere seriamente perseguito se non a prezzo di un insopportabile aggravamento del lavoro di giudici, pubblici ministeri, carcerieri e carceri che già scoppiano. Non solo la vacuità e inapplicabilità di questa legge; anche un bilancio di ciò che la Lega ha preteso dal governo negli ultimi mesi, o dei provvedimenti a cui come parte attiva del governo ha collaborato, dovrebbe spingere i suoi elettori a riflettere.

«Roma ladrona», lo slogan di Bossi che manda in delirio le sue piazze, si è rafforzata enormemente proprio per le complicazioni che il federalismo ha creato. Del resto, già da tempo chi ha praticato Bruxelles e le istituzioni europee sa che molte regioni italiane hanno aperto vere e proprie ambasciate presso l'Unione Europea: con spese di locali, personale, eccetera. E per coordinare la moltiplicazione dei poteri regionali sono nate nuove direzioni generali presso i ministeri romani, nuove e sempre più complesse «authorities». Per non parlare degli stipendi e dei privilegi dei consiglieri regionali, in varie regioni di gran lunga superiori a quelli - già alti - dei parlamentari nazionali. E tutto questo in nome delle autonomie locali: penso alle Province, enti della cui inutilità nessuno più dubita, compresi coloro che si sono candidati a presiederle nelle ultime elezioni (così un moderato realista come Vietti, candidato sconfitto alla Provincia di Torino), si sono moltiplicate. E avranno ovviamente diritto alle loro bandiere, magari alle loro ambasciate, a un apposito ministero che le coordini.

La politica, anche e soprattutto quella ispirata dalla Lega, diventa sempre più un terreno in cui si moltiplicano le spese e le cariche inutili, mentre i problemi reali del Paese restano sullo sfondo remoto. E le leggi, sotto la pressione di forze politiche minuscole ma «determinanti» (chi si ricorda mai che la Lega, con tutti i suoi ministri e il suo potere di ricatto su Berlusconi, vale alle elezioni europee un paio di punti percentuali in più dell'Italia dei Valori?), vengono scritte (non ancora in dialetto lombardo, ma poco ci manca) in maniera frettolosa, raffazzonata, contraddittoria, e hanno bisogno di essere immediatamente corrette da decreti ad hoc che ne complicano ulteriormente l'applicazione e ne rendono spesso problematica la costituzionalità (perché sanatoria per le badanti e non per i muratori e i netturbini?). Conoscendo i suoi successi come uomo d'affari, abbiamo sempre pensato che almeno sul piano dell'efficienza Berlusconi fosse affidabile. Bossi gli fa perdere anche questa unica virtù, lo sommerge nel mare delle sue chiacchiere demagogiche, lo riduce al livello degli urli di Pontida e del ridicolo culto del dio Po. Ma davvero: fino a quando?


Gianni Vattimo

sabato 23 maggio 2009

DI PIETRO, LA SINISTRA E LA COSTITUZIONE

Di Pietro, la sinistra e la Costituzione
di Gianni Vattimo (candidato per l’Italia dei valori)

Ma Di Pietro sta davvero a sinistra? Ha risposto lui stesso nel dibattito con Bertinotti al Salone del Libro: se la sinistra non c’è – e sarebbe difficile dire il contrario – io ci sono. Incontro studenti e colleghi da sempre schierati dalla parte dei diritti, del lavoro, della solidarietà sociale, e devo rispondere alle loro critiche: ti sei messo con un ex poliziotto (ma poliziotto, cafone meridionale immigrato al Nord vestendo la divisa, era anche mio padre!), con un magistrato forcaiolo… Ma la prima risposta che mi viene, oltre allo spirito del CLN – perché di una nuova resistenza si tratta, oggi, contro il nuovo fascismo che occorre contrastare prima che sia (se non lo è già) troppo tardi – è che almeno una cosa giusta l’ha detta proprio Berlusconi: la Costituzione italiana l’hanno scritta i comunisti e i cattolici di sinistra. Giustizialismo, egualitarismo, difesa della Costituzione, sono la realistica politica di sinistra oggi. Se si applicasse la Costituzione “cattocomunista” avremmo già una società più giusta, solidale, capace di sviluppo e rispettosa dei diritti individuali. Invece di questa che Di Pietro giustamente ha bollato come fascista, razzista, xenofoba e piduista. Un’affermazione netta dell’Italia dei Valori alle prossime elezioni, locali ed europee, è quello che realisticamente ci si deve augurare per la rinascita di una sinistra italiana che possa ancora motivare un elettorato deluso e troppo rassegnato, con il favore dei media addomesticati, al governo di una gang mafiosa e rapinatrice.