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lunedì 27 maggio 2013

Sos Greyhound: un vita dignitosa per i levrieri a fine carriera


Al Parlamento europeo l'iniziativa di alcuni europarlamentari per garantire ai levrieri "a fine carriera" la corretta applicazione della legislazione europea in tema di benessere degli animali

di Oscar Grazioli, Tiscali.it


Il levrière (o levriero) è un cane di antico lignaggio. Il famoso "veltro", null'altro era che un cane da caccia, magro, agile e velocissimo identificabile con uno dei tanti levrieri che oggi conosciamo. Il termine è caduto in disuso, ma viene ricordato per una famosa profezia che Dante pone all'inizio della Divina Commedia, nella quale il veltro rappresenta dunque l'azione di Dio contro la cupidigia (la lupa), così come il levriere è una delle razze più stimate in assoluto, tanto che il Saluki (Levriere persiano) era l'unico cane a potere entrare nella tenda del beduino, in quanto era di fondamentale importanza per la caccia alla veloce gazzella. Come è noto infatti, nella religione musulmana, non è consentito toccare o farsi toccare dal cane, considerato animale impuro (tranne appunto il levriere).

sabato 11 febbraio 2012

Eurodeputati No-Tav

Pressing degli eurodeputati No-Tav: "L'UE tolga i fondi dalla Torino-Lione"

I presidenti di Piemonte e Rhone Alpes: agiamo per ottenere il massimo dei contributi possili

La Stampa, 11 febbraio 2012. di MAURIZIO TROPEANO

«Il regolamento europeo che prevede la possibilità di stanziare fino al 40% di contributi per la Torino-Lione è ancora in discussione e per essere approvato deve completare tutto l’iter parlamentare: non è detto che passi». Eva Lichtenberger, austriaca, fa parte della commissione trasporti del parlamento europeo. È dei Verdi e insieme ad altri tre colleghi (gli italiani Sonia Alfano e Gianni Vattimo e la tedesca Sabine Wils) è venuta in Valsusa per incontrare il movimento No Tav e gli amministratori locali. I sindaci della Valle hanno risposto positivamente.

Cota, Saitta e Fassino hanno declinato l’invito ma si sono detti pronti ad incontrare una delegazione ufficiale di cui facciano parte tutti i gruppi del Parlamento europeo. I quattro, infatti, fanno parte di un gruppo di 24 europarlamentari che a più riprese hanno espresso perplessità sulla Torino-Lione. E che adesso, dopo aver visitato anche l’area dove si stanno ultimando i lavori per lo scavo del cunicolo esplorativo della Maddalena, prepareranno una relazione per informare gli altri parlamentari del loro punto di vista negativo: «Non ho visto un sito di costruzione ma una caserma, e non credo che sia giustificata», spiega ancora Lichtenberger. Vattimo e Alfano aggiungono: «La delegazione ha certificato l’inesistenza del cantiere di Chiomonte, condizione essenziale per la Commissione per la partecipazione con fondi comunitari all’opera. Fondi che a questo punto non possono e non devono essere erogati». Se salta il contributo Ue salta l’opera.

E a riprova di questa tesi i No Tav tirano fuori il primo articolo dell’accordo firmato a Roma lo scorso 29 gennaio che «non ha come oggetto di permettere l’avvio dei lavori definitivi della tratta italofrancese che richiederà l’approvazione di un protocollo addizionale separato» che dovrà tener conto dell’effettiva partecipazione Ue. Resta da capire se il lavoro di lobbing dei deputati europei No Tav troverà sponde nel Parlamento e nella Commissione che ha proposto di portare il contributo dal 30 al 40%. Se la proposta non dovesse essere accolta Francia e Italia dovrebbero tirar fuori più o meno 700 milioni in più. Mario Virano, presidente dell’Osservatorio, è ottimista: «C’è l’impegno ufficiale dei due governi di lavorare con la Commissione per confermare quella percentuale». E ieri da Lione i presidenti del Piemonte (Roberto Cota) e della Rhône-Alpes (Jean-Jack Queyranne) hanno diffuso una nota congiunta per ribadire il loro sostegno «senza riserve» al progetto e l’impegno «in stretto collegamento con gli operatori socioeconomici perché la Torino-Lione riceva i più elevati contributi possibili nel quadro della politica europea dei trasporti».

venerdì 10 febbraio 2012

Militarizzazione della Val di Susa, visita delegazione Parlamento europeo: rassegna stampa


Tav:eurodeputati in Val di Susa;Idv,necessario dibattito Ue

(ANSA) - BRUXELLES, 9 FEB - Dopo la ''militarizzazione'' della Val di Susa avvenuta la scorsa estate ''siamo riusciti ad aprire un dibattito tra No Tav, esperti e alcuni deputati europei su ciò che sta succedendo nella valle''. Lo ha indicato l'europarlamentare dell'Italia dei Valori, Gianni Vattimo, che con Sonia Alfano (Idv) dà il via oggi alla visita di una delegazione del Parlamento Europeo in Val di Susa insieme ad altri 22 eurodeputati. ''Una maggiore sensibilizzazione - ha indicato Vattimo - su questo tema nell'ambito delle istituzioni dell'Unione Europea, che partecipa al progetto attraverso ingenti investimenti finanziari, è assolutamente necessaria". ''Il dibattito pubblico è indispensabile e forse siamo ancora in tempo - ha segnalato Alfano - per non distruggere la Val di Susa e per non spendere diversi miliardi di euro pubblici che con buona probabilità finirebbero nelle tasche delle mafie e di comitati di affari''.

Tav, domenica proteste davanti alle carceri

(VideoPiemonte.it, 9 febbraio) Il movimento No Tav protesterà domenica a partire dalle 14.00 davanti a sei carceri piemontesi, contro gli arresti avvenuti lo scorso 26 gennaio, contro le condizioni carcerarie dei detenuti e contro i loro trasferimenti, avvenuti nella giornata di ieri.
I presidi si svolgeranno davanti alle carceri di Torino, dove è detenuta Gabriela Avossa; Saluzzo (Cuneo), per Giorgio Rossetto; Alessandria, per Matteo 'Mambo' Grieco; Ivrea (Torino), per Luca Cientanni; Cuneo, per Tobia Imperato; Alba (Cuneo), per Jacopo Bindi.
Intanto ieri sera quattro europarlamentari, gli italiani Gianni Vattimo e Sonia Alfano, la tedesca Sabine Wils e l'austriaca Eva Lichtenberger, hanno incontrato gli esponenti del movimento No Tav e della Comunità montana valli di Susa e Sangone. Questa mattina poi, gli europarlamentari hanno effettuato una visita al cantiere della Torino-Lione in località La Maddalena di Chiomonte (Torino). I dirigenti di Ltf, la società incaricata di realizzare l'opera, "hanno presentato - riferisce la stessa società - alla delegazione l'attuale fase di cantierizzazione, al momento rallentata a causa delle condizioni atmosferiche, ed evidenziato le prossime tappe con l'avvio, nei prossimi mesi, degli scavi per il cunicolo esplorativo". La visita, tuttavia, non ha soddisfatto l'onorevole Vattimo, che sostiene di "non avere visto nessun cantiere. Il problema vero - aggiunge - è che l'Europa continua a dare soldi per lavori che non sono nemmeno cominciati. Non hanno ancora cominciato l'esproprio delle aree dove dovrebbe cominciare lo scavo e la valutazione di impatto ambientale è stata fatta copiando quella che si era fatta prima per il cunicolo previsto a Venaus. Questa è una cosa che fa rabbrividire. E il tutto - conclude - è sostenuto da uno schieramento militare". La delegazione aveva chiesto di incontrare i vertici di Regione, Provincia e Comune nel pomeriggio. "Non ci hanno neppure risposto - osserva Vattimo - e questo la dice lunga sulla 'coda di paglia' degli amministratori di questi luoghi".


Tav: "Più che un cantiere sembra un presidio militare" 

(Il Fatto Quotidiano, canale YouTube, 9 febbraio) Un gruppo di europarlamentari ha visitato il cantiere dell'alta velocità a Chiomonte in Valsusa, per osservare lo stato dei lavori. Eva Lichtenberger, europarlamentare austriaca, dice: "Sembra di stare in un sito militare o della polizia, piuttosto che in un cantiere. Non ho visto neanche un segno dell'inizio dei lavori. Nemmeno una buca". Anche Gianni Vattimo è d'accordo: "Hanno fatto delle strade e hanno portato l'acqua, ma nessuno segno del tunnel". Alla fine della visita i deputati europei si interrogano su come siano stati utilizzati i fondi destinati al tunnel. Lichtenberger: "Questo è un progetto cofinanziato dall'Ue, ma non c'è trasparenza"




360 professori scrivono al professor Mario Monti

Le chiediamo di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo la Torino-Lione”.
Un Appello [1] per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione è stato inviato oggi al Presidente del Consiglio Mario Monti redatto da Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli, Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici, Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana, Marco Ponti, Politecnico di Milano.
Lo hanno firmato 360 professori universitari, ricercatori e professionisti convinti che il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta “per noi, docenti, ricercatori e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese”.
E proseguono affermando che sentono come un dovere riaffermare che il progetto della Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti. [2] 
L’Appello, che argomenta nel dettaglio e al quale sono allegati importanti studi a supporto delle tesi avanzate, afferma che la sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. 
In questo senso – prosegue l’Appello -, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sembra un’anomalia che i firmatari chiedono vivamente al professor Monti di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus [3]
Per queste ragioni, termina l’Appello al Prof. Mario Monti, “Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera”.
Comunicato Stampa dalla valle che resiste e non si arrende, 9 febbraio 2012

giovedì 9 febbraio 2012

ALFANO E VATTIMO (IDV), NO TAV: “OPERA INUTILE, SERVE DIBATTITO PUBBLICO”

ALFANO E VATTIMO (IDV) IN DELEGAZIONE IN VAL SUSA CON I COMITATI
NO TAV: “OPERA INUTILE, SERVE DIBATTITO PUBBLICO”
 
BRUXELLES, 9 FEB. - Comincia stasera la visita della delegazione del Parlamento Europeo in Val di Susa. Tra i presenti i due eurodeputati di IdV più vicini al movimento No Tav, Sonia Alfano e Gianni Vattimo, che insieme ad altri 22 europarlamentari avevano scritto una lettera alle istituzioni europee affinché questa visita potesse essere organizzata.
 
“Fin dall’insediamento a Bruxelles - spiega Sonia Alfano - uno dei più importanti tra i miei obiettivi è stato quello di portare la voce e le ragioni dei comitati No Tav in Europa: cittadini che protestano contro una grande opera inutile, ingiustificata e dai costi eccessivi. Questo impegno, doveroso, ha contribuito a tenere alta l’attenzione politica europea su quanto accade in Val di Susa. Adesso - prosegue - la questione relativa alla militarizzazione del ‘non-cantiere’ di Chiomonte, però, è diventata inaccettabile, per cui non possiamo che andare a verificare personalmente quanto sta accadendo, confidando di poter aprire a livello UE un dibattito costruttivo e basato sulle ragioni che dimostrano che la linea Torino-Lione è un’opera inutile e dannosa, contraria agli interessi degli abitanti del luogo e di tutti i cittadini europei. La militarizzazione rappresenta un vero e proprio atto di prevaricazione nei confronti delle popolazioni locali. Se la politica le avesse ascoltate - sottolinea l’eurodeputata - ora non saremmo giunti a questo punto. Il dibattito pubblico è indispensabile e forse siamo ancora in tempo per non distruggere la Val di Susa e per non spendere diversi miliardi di euro pubblici che con buona probabilità finirebbero nelle tasche delle mafie e di comitati di affari”.
 
“Dopo la militarizzazione della valle, avvenuta la scorsa estate, siamo riusciti ad aprire un dibattito tra No Tav, esperti e alcuni deputati europei su ciò che sta succedendo in Val di Susa, dove la situazione è diventata insostenibile” - sostiene Gianni Vattimo. “Militarizzare un intero territorio e criminalizzare i cittadini che protestano giustamente contro una grande opera inutile come la Tav - sottolinea - non è degno di uno Stato di diritto e si pone in antitesi nei confronti dei valori stessi della democrazia. In questo senso, una maggiore sensibilizzazione su questo tema nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea, che partecipa al progetto attraverso ingenti investimenti finanziari, è assolutamente necessaria”.
 
Questa sera alle 21 assemblea popolare/conferenza stampa (a Bussoleno) con diretta streaming: http://www.presidioeuropa.net/streaming/.

domenica 23 ottobre 2011

Val di Susa: lettera di alcuni parlamentari europei alle istituzioni della UE

Ecco il testo della lettera sulla militarizzazione della Val di Susa, inviata insieme con Sonia Alfano e alcuni colleghi del Parlamento al presidente del Consiglio europeo, al presidente della Commissione e a quello del Parlamento stesso.

Presidente Van Rompuy,
Presidente Barroso,
Presidente Buzek,
 
Le vicende della nuova Linea ferroviaria ad alta velocità/capacità Torino-Lione (Progetto Prioritario TEN-T n°6) vi saranno sicuramente già note. La costruzione di questa linea, oltre a investimenti degli Stati Membri interessati (ovvero Italia e Francia), comporterà un contributo finanziario da parte dell'Unione Europea valutabile in diversi miliardi di euro.
La concessione della prima tranche del contributo da parte della Commissione Europea era condizionata dal rispetto di varie clausole, tra le quali il raggiungimento dell'accordo con le comunità locali interessate dal progetto. Tale accordo non esiste poiché la maggioranza della popolazione locale è contraria al progetto per diverse ragioni, documentate da esperti e studiosi autorevoli. L’esclusione della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone (tra i territori italiani maggiormente interessati dai lavori per la nuova linea) e di tutti i sindaci contrari al progetto dalle consultazioni, ha precluso il dialogo e l’ascolto delle ragioni della popolazione locale. 

Pertanto, un gran numero di cittadini della Val di Susa ha deciso di ricorrere a forme di resistenza pacifica e passiva, sia acquistando a proprie spese parte dei terreni su cui dovrebbe realizzarsi l'opera, e sia, da diversi mesi, occupando le zone destinate agli scavi. Le varie modifiche al progetto iniziale, i ritardi e le numerose proroghe, sono appunto dovute all'opposizione da parte della maggioranza della popolazione locale.
Dal 27 giugno scorso oltre 2000 tra militari e agenti delle forze di polizia, dopo aver proceduto allo sgombero delle zone occupate dai cittadini che hanno opposto resistenza passiva e pacifica, hanno occupato un terreno a circa 500 metri da quello del futuro cantiere. Lo scopo di tale occupazione militare è stato quello di garantire l’apertura del cantiere per lo scavo della galleria geognostica a La Maddalena di Chiomonte (frazione in provincia di Torino) entro il 30 giugno scorso, condizione fissata dalla Commissione Europea per la conferma dell'erogazione del finanziamento di 671,8 milioni di euro promessi all'Italia e alla Francia.
Le manifestazioni di protesta che si sono susseguite a partire da questa data, e alle quali hanno partecipato decine di migliaia di persone, sono state violentemente contrastate dalla polizia (cfr. video http://www.youtube.com/watch?v=RZI5Vo7saRQ).
 

Come constatato personalmente da numerosi osservatori esterni (compresi due MEPs: Gianni  Vattimo e Paul Murphy), ad oggi il cantiere non è stato ancora aperto e i lavori in corso riguardano  solo la recinzione di un terreno sorvegliato da centinaia di militari e poliziotti.
A prescindere dalle ragioni di chi è favorevole e di chi è contrario a quest’opera, è impensabile  rispondere al dissenso della popolazione con una militarizzazione del territorio che rischia di  protrarsi per molti anni. Inoltre, è inaccettabile che tale palese violazione del diritto dei cittadini di  uno Stato membro dell'UE si appoggi sull'indifferenza delle istituzioni comunitarie, le quali sono chiamate a monitorare attentamente i progetti realizzati con fondi europei.
 
Per queste ragioni, come Membri del Parlamento europeo, riteniamo opportuno:
1) appoggiare le richieste dei cittadini e delle associazioni che, attraverso numerose petizioni al  Parlamento europeo tuttora aperte (accompagnate dalla consegna di 32.000 firme il 25  settembre 2007), 24 delibere di opposizione da parte di altrettanti Comuni alla fine del 2010  e tre denunce all'OLAF di probabili frodi ai danni dell'UE nell'ambito del progetto del TAV  Torino-Lione, da anni chiedono all'Unione Europea la realizzazione di studi imparziali per  accertare il rapporto costi-benefici (di tipo economico, ambientale e sociale) dell'opera;
2) organizzare una delegazione ufficiale del Parlamento Europeo in Val di Susa con il compito  di verificare e attestare la militarizzazione del fittizio cantiere del sito de La Maddalena di  Chiomonte, e di incontrare i cittadini, i rappresentanti delle associazioni e delle autorità  locali che da anni si oppongono al progetto della ferrovia ad alta velocità Torino – Lione.
Auspichiamo che ciascuno di voi, nell’ambito del proprio ruolo, compia tutti gli atti necessari a  favorire una soluzione pienamente democratica di questa situazione.

No Tav: istituzioni europee interpellate sulla militarizzazione della Val di Susa

Le massime istituzioni europee chiamate ad esprimersi
Ufficio Stampa Comitati No Tav, 22 ottobre 2011


La militarizzazione della Val di Susa è una palese violazione del diritto dei cittadini di uno Stato membro dell'UE di esprimere la loro opposizione.
Non si può pensare di costruire un’opera di questo tipo con una ventennale militarizzazione del territorio.

Numerosi Deputati Europei(1), su iniziativa dei MEP Sonia Alfano e Gianni Vattimo, hanno scritto al Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, della Commissione Manuel Barroso e del Parlamento europeo Jerzy Karol Buzek per richiamare l'attenzione delle massime istituzioni europee relativamente alla militarizzazione della Valle di Susa che proprio in questi giorni è stata ulteriormente inasprita con decreti prefettizi liberticidi in vista della manifestazione di domenica 23 ottobre.


La lettera mette in evidenza che "A prescindere dalle ragioni di chi è favorevole e di chi è contrario a quest’opera, è impensabile rispondere al dissenso della popolazione con una militarizzazione del territorio che rischia di protrarsi per molti anni. Inoltre, è inaccettabile che tale palese violazione del diritto dei cittadini di uno Stato membro dell'UE si appoggi sull'indifferenza delle istituzioni comunitarie, le quali sono chiamate a monitorare attentamente i progetti realizzati con fondi europei".

Nell'appello viene anche detto che "Come constatato personalmente da numerosi osservatori esterni (compresi gli europarlamentari Gianni Vattimo e Paul Murphy), ad oggi il cantiere non è stato ancora aperto e i lavori in corso riguardano solo la recinzione di un terreno sorvegliato da centinaia di militari e poliziotti… ."

I Parlamentari europei indicano in due punti la strada per trovare una soluzione:

· appoggiare le richieste dei cittadini e delle associazioni che, attraverso numerose petizioni al Parlamento europeo tuttora aperte (accompagnate dalla consegna di 32.000 firme il 25 settembre 2007), 24 delibere di opposizione da parte di altrettanti Comunie della Comunità Montana alla fine del 2010 e tre denunce all'OLAF di probabili frodi ai danni dell'UE nell'ambito del progetto del TAV Torino-Lione, da anni chiedono all'Unione Europea la realizzazione di studi imparziali per accertare il rapporto costi-benefici (di tipo economico, ambientale e sociale) dell'opera,

· organizzare una delegazione ufficiale del Parlamento Europeo in Valle di Susa con il compito di verificare e attestare la militarizzazione del fittizio cantiere del sito de La Maddalena di Chiomonte, e di incontrare i cittadini, i rappresentanti delle associazioni e delle autorità locali che da anni si oppongono al progetto della ferrovia ad alta velocità Torino – Lione.

(1) L'elenco dei firmatari è in continua evoluzione, queste le prime firme: Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Sabine Wils, Nigel Farage, Willy Meyer, Renate Weber, Rui Tavares, Catherine Grèze, Kartika Tamara Liotard, Cornelia Ernst, Eva Lichtenberger, Sabine Lösing, José Bové.

mercoledì 28 settembre 2011

Interrogazione parlamentare sulle discriminazioni su base sessuale (legge GB su unioni civili e no italiano a unioni civili nei consolati britannici)

Interrogazioni parlamentari
15 settembre 2011
E-008233/2011
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE) e Sonia Alfano (ALDE)

 Oggetto: Discriminazione in base all'orientamento sessuale — Legge britannica in materia di unioni civili — No dell'Italia alla celebrazione di unioni civili tra omosessuali nei consolati britannici
Le coppie omosessuali che vogliono far registrare nei consolati esteri la loro unione, celebrata ai sensi della legislazione britannica in materia, vale a dire del Civil Partnership Act del 2004 e del Civil Partnership Order del 2005, stanno avendo serie difficoltà e, talvolta, si vedono addirittura negare questa possibilità. I due atti, infatti, stabiliscono che a tal fine deve essere presentata una richiesta al paese ospitante, che può opporsi alla registrazione (cfr. sezione 210(2)(c) del Civil Partnership Act). L'associazione Certi Diritti ha denunciato una serie di casi in cui il governo italiano si è opposto alla registrazione delle unioni civili nei consolati del Regno Unito.
Non ritiene forse la Commissione che la legislazione britannica spiani la strada a una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, dal momento che le unioni civili sono consentite solo alle coppie omosessuali? Non ritiene forse la Commissione che l'opposizione del governo italiano a che le unioni civili siano celebrate nei consolati del Regno Unito in Italia rappresenta una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale? Non ritiene forse la Commissione che una simile discriminazione ostacoli la libera circolazione e l'uguaglianza dei cittadini dell'UE?

Censura e omofobia su Rai 1: il testo italiano dell'interrogazione al Parlamento europeo

Ne avevamo dato notizia qui, riportando un comunicato dell'Associazione Certi diritti. Ecco il testo italiano dell'interrogazione.

Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-008441/2011
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Sophia in 't Veld (ALDE), Sonia Alfano (ALDE), Renate Weber (ALDE), Alexander Alvaro (ALDE), Ramon Tremosa i Balcells (ALDE), Gianni Vattimo (ALDE), Baroness Sarah Ludford (ALDE), Cecilia Wikström (ALDE), Niccolò Rinaldi (ALDE) e Frédérique Ries (ALDE)
Oggetto:       Censura omofoba da parte del canale televisivo pubblico italiano RAI 1
Il canale della televisione di Stato italiana RAI 1 ha recentemente censurato un episodio della serie TV tedesca "Um himmels willen" ("Un ciclone in convento") perché conteneva delle scene del matrimonio di una coppia omosessuale. La RAI non è nuova a episodi di censura omofoba: a dicembre 2008 aveva censurato delle immagini del film di Ang Lee "Brokeback Mountain" in cui i due protagonisti si scambiavano un bacio, mentre aveva trasmesso immagini simili con persone di sesso diverso.
Può la Commissione chiarire se tale forma di censura omofoba da parte di un canale televisivo pubblico è conforme ai diritti e ai valori fondamentali dell’UE quali la libertà di informazione e di espressione nonché al divieto di discriminazione basata sulle tendenze sessuali, con particolare riferimento alla direttiva 2010/13/UE del 10 marzo 2010 relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi)?

venerdì 9 settembre 2011

Parlamento europeo: Interrogazione su episodi omofobi di censura di Rai 1 ("Un ciclone in convento")

L'Associazione Radicale Certi Diritti ringrazia i Deputati Europei del gruppo Liberal-Democratico al PE Sophie In't Veld, Sonia Alfano, Sarah Ludford,  Gianni Vattimo, Alexander Alvaro e Renate Weber per il deposito, annunciato per lunedi prossimo, di una interrogazione parlamentare urgente rivolta alla Commissione europea sugli episodi omofobi di censura vaticana di RAI 1 riguardo alcune scene di un  matrimonio e per un bacio  tra persone dello stesso sesso. Come denunciato dai media italiani e dalla comunità lgbt italiana, RAI 1 ha censurato una puntata della fiction "Un ciclone in convento" perché l'episodio trattava del matrimonio di due persone dello stesso sesso. Nell'interrogazione, gli eurodeputati ricordano la censura RAI contro Brokeback Mountain e chiedono se tali episodi omofobi nei media pubblici italiani siano in conformità con i valori e i principi europei di libertà di espressione, informazione e eguaglianza, come pure con le direttive europee sui media.  

 

Segue il testo dell'interrogazione:


"Homophobic censorship by the Italian public television RAI 1

The Italian public television channel RAI 1 has recently censored an episode of the German TV series "Um himmels willen" because of the fact it showed a same-sex couple getting married. RAI is not new to such homophobic censorship, since in December 2008 it censored images of the film by Ang Lee "Brokeback Mountain" where the two main characters kissed each other, while it broadcasted different-sex images.

Can the Commission illustrate if such homophobic censorship by a public television is in conformity with EU fundamental rights and values, such as freedom of information and of expression, as well as with the prohibition of discrimination based on sexual orientation, notably in connection with Directive 2010/13/EU of 10 March 2010 on the coordination of certain provisions laid down by law, regulation or administrative action in Member States concerning the provision of audiovisual media services (Audiovisual Media Services Directive)?"


Parlamento europeo: Interrogazione sulle unioni civili

(AGENPARL) - Roma, 08 set - "Su sollecitazione dell'Associazione Radicale Certi Diritti, gli eurodeputati Gianni Vattimo e Sonia Alfano hanno depositato una interrogazione al Parlamento Europeo rivolta alla Commissione europea chiedendo se siano conformi al diritto comunitario sia l'opposizione da parte delle autorità italiane alla celebrazione di unioni civili tra persone dello stesso sesso presso i consolati inglesi in Italia, sia la legge inglese che prevede che venga richiesto allo Stato ospitante il consolato un simile consenso. Gli eurodeputati chiedono nella interrogazione se la Commissione non ritenga che tale situazione non sia una chiara discriminazione basata sull'orientamento sessuale, contraria al principio di eguaglianza promosso dall'ordinamento comunitario, discriminazione che oltretutto impedisce il diritto alla libera circolazione delle persone nella UE". Lo comunicano i Radicali in una nota.

martedì 5 luglio 2011

Tav: Interventi di Gianni Vattimo e Sonia Alfano in seduta plenaria al Parlamento europeo



Tav: Alfano e Vattimo (IDV), striscione No Tav a Strasburgo

(ANSA) - STRASBURGO, 5 LUG - Sonia Alfano e Gianni Vattimo, eurodeputati del Idv, hanno portato lunedi' notte la battaglia contro la Torino-Lione fin dentro la sala plenaria del Parlamento europeo. Alzando uno striscione No Tav, i due eurodeputati sono intervenuti per denunciare, parole di Alfano, ''l'assurdo progetto di costruire la Torino-Lione'' e per condannare ''ogni forma di violenza, sia la violenza dei facinorosi infiltrati che la violenza dei deputati e ministri italiani che hanno voluto assimilare il pacifico popolo No Tav ai black bloc''.

''Tutti sanno - ha incalzato Alfano - che la Tav in Val di Susa non si fara' mai: e' possibile militarizzare un territorio per 20 anni?''. Secondo l'eurodeputata del Idv, la situazione attuale e' figlia di opere non concepite ''con e per i cittadini'' ma per ''i comitati di affari partitici di destra e di sinistra''.

Quanto al nodo degli aiuti comunitari, entrambi gli esponenti del partito di Di Pietro chiedono alla Commissione di ritirare ''il contributo di 662 milioni di euro''. In aula, Vattimo ha ricordato le condizioni legate all'erogazione dei fondi europei, la ''consultazione e accordo delle comunita' locali'', che e' mancata, e il ''rispetto di alcuni termini temporali per l'inizio dei lavori, varie volte ritardati arbitrariamente''.

Oltre a chiedere il ritiro dei contributi, Alfano ha invitato la Commissione petizioni del Parlamento Ue ''ad inviare una delegazione in Val di Susa per verificare sul terreno cosa sta succedendo''. (ANSA).

Show di Vattimo a Strasburgo, striscione no Tav al Parlamento

Show di Vattimo a Strasburgo, striscione no Tav al Parlamento

Il filosofo insieme con l'altro europarlamentare Idv Sonia Alfano si è presentato all'Europarlamento con uno striscione no Tav fin dentro la sala plenaria. Poi ha chiesto alla Ue di non finanziare l'opera

La Repubblica, 5 luglio 2011

Sonia Alfano e Gianni Vattimo, eurodeputati del Idv, hanno portato lunedì notte la battaglia contro la Torino-Lione fin dentro la sala plenaria del Parlamento europeo. Alzando uno striscione No Tav, i due eurodeputati sono intervenuti per denunciare, parole di Alfano, "l'assurdo progetto di costruire la Torino-Lione" e per condannare "ogni forma di violenza, sia la violenza dei facinorosi infiltrati che la violenza dei deputati e ministri italiani che hanno voluto assimilare il pacifico popolo No Tav ai black bloc".
"Tutti sanno - ha incalzato Alfano - che la Tav in Val di Susa non si farà mai: è possibile militarizzare un territorio per 20 anni?". Secondo l'eurodeputata del Idv, la situazione attuale è figlia di opere non concepite "con e per i cittadini" ma per "i comitati di affari partitici di destra e di sinistra".
Quanto al nodo degli aiuti comunitari, entrambi gli esponenti del partito di Di Pietro chiedono alla Commissione di ritirare "il contributo di 662 milioni di euro". In aula, Vattimo ha ricordato le condizioni legate all'erogazione dei fondi europei, la "consultazione e accordo delle comunità locali", che è mancata, e il "rispetto di alcuni termini temporali per l'inizio dei lavori, varie volte ritardati arbitrariamente".
Oltre a chiedere il ritiro dei contributi, Alfano ha invitato la Commissione petizioni del Parlamento Ue "ad inviare una delegazione in Val di Susa per verificare sul terreno cosa sta succedendo".

martedì 14 giugno 2011

Tav, Vattimo: "Un'invenzione delle mafie per guadagnare"

Tav, Vattimo: "Un'invenzione delle mafie per guadagnare"

Fonte: TorinoToday

i sono anche firme prestigiose tra le tante a margine dell'appello per la democrazia ed il rispetto della legalità in Val di Susa, promosso dai No Tav. Quella del filosofo Gianni Vattimo, ieri a Torino, per esempio. "Sono qui anche i rappresentanza di Sonia Alfano e Luigi de Magistris – ha spiegato Vattimo –. Per me la Tav è una cosa inventata dalle mafie per guadagnare”.

“Oggi rappresenta anche un problema di legalità – ha poi invitato a riflettere il filosofo –: la decisione di realizzare l'opera è stata presa in modo scorretto, mettendo in piedi una maggioranza favorevole e allontanando chi era contrario. Perché i cittadini di un territorio non possono far sentire la loro voce ed esprimersi, magari attraverso un referendum?".

Presenti all’appuntamento anche Federico Bellono, segretario torinese della Fiom, e Michele Curto, neo consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà. "Sono qui – ha spiegato quest’ultimo – per sostenere le ragioni dell'appello e perché credo sia il posto dove devo essere in quanto consigliere comunale".


Torino-Lione: Vattimo, Tav inventata da mafia per guadagnare

(ANSA) - TORINO, 11 GIU - ''Vedo la Tav come una cosa inventata dalla mafia per guadagnare'': lo ha affermato il filosofo Gianni Vattimo, europarlamentare dell'Idv, intervenuto a una manifestazione di protesta organizzata dal Movimento No Tav oggi a Torino contro l'alta velocità in Valle di Susa.

''E' chiaro - ha aggiunto - che intorno alla Tav c'è la mafia che vuole mangiare. Si sta facendo scempio della democrazia e della legalità per pigliarsi i soldi europei, spartirseli con le cosche, e poi lasciare l'opera a metà, perché sappiamo che l'Italia non ha i soldi per realizzarla''. (ANSA).

lunedì 6 giugno 2011

No Tav: "L'Unione europea sia coerente e ritiri i finanziamenti"

No Tav: "L'Unione europea sia coerente e ritiri i finanziamenti"

Per ottenere l'erogazione dei fondi comunitari i cantieri a Chiomonte sarebbero già dovuti partire. Il prefetto di Torino Alberto Di Pace: "Che l'opera si debba fare è fuori discussione"

Fonte: TorinoToday

Considerato non al 31 maggio non è stato avviato alcun cantiere della Tav, l'Unione Europea sia coerente e ritiri i finanziamenti". Lo chiede il popolo del "no", forte del fatto che la scadenza è stata superata. Negli scorsi giorni si è svolta a la Maddalena di Chiomonte, in val Susa, una riunione alla presenza del deputato europeo Gianni Vattimo, venuto in simbolica rappresentanza di altri sei eurodeputati (Luigi de Magistris, Sonia Alfano, Eva Lichtenberger, Catherine Gréze, Sabine Wils e Paul Murphy). "E' stato certificato alle ore 24 del 31 maggio - osservano i no-Tav - che il cantiere per la perforazione del tunnel de la Maddalena non è stato installato, così come richiesto dalla Commissione Europea e dalla Francia per confermare l'erogazione del finanziamento al Progetto Prioritario TEN-T n.6". "Ricordiamo - aggiungono - che la Francia ha dichiarato di non voler discutere con l'Italia il rinnovo del Trattato del 2001 e del Memorandum del 2004 se non è evidente la capacità del nostro Paese di rispettare i suoi impegni con l'apertura del cantiere de La Maddalena". I no-Tav che continuano il presidio, ribadiscono che si tratta di "un'opera inutile" e che "la cocciutaggine della classe politica non può che aumentare i danni per l'Italia e per l'Europa".
Continua a piovere al presidio della Maddalena di Chiomonte. Centinaia di persone anche il 2 giugno sono arrivate a Chiomonte per discutere, preparare e lavorare al presidio no tav. La scadenza del 31 maggio è passata ma l’allerta rimane alta. "Con tranquillità - scrivono dal presidio - si inizia a discutere delle prossime scadenze e a ragionare su un presidio permanente che ormai si dà dei tempi di lungo periodo. Un’organizzazione di movimento che sempre più deve riuscire a lavorare sul risparmio delle energie. Il confronto con un possibile blitz delle forze dell’ordine rimane imminente, ma viste le difficoltà che una massiccia e costante presenza di attivisti pone i tempi diventano sempre di più imprevedibili. Così giorno dopo giorno, ora dopo ora il presidio cresce, in strutture di accoglienza, presenze e non ultimo di peso politico".
"E' un problema tecnico di ordine pubblico e di sicurezza. Sarà il questore a decidere i tempi e i modi". Così il prefetto di Torino Alberto Di Pace, sull'avvio del cantiere della Torino-Lione, alla Maddalena di Chiomonte, in Valle di Susa. Interpellato da alcuni cronisti a margine della consegna delle onorificenze dell'Ordine al merito, Di Pace ha aggiunto: "Che l'opera si debba fare è fuori discussione, così come è fuori discussione che ci sia una finestra che consente l'inizio nel mese di giugno". Dal 23 maggio, quando è stato fatto il primo tentativo di recintare l'area di cantiere, a Chiomonte non si sono più visti né gli operai delle ditte incaricate dei lavori né le forze dell'ordine. Quella volta la protesta di centinaia di manifestanti No Tav rese impossibile l'apertura del cantiere.
"Serve solo una grande intesa bipartisan": lo dice, a proposito della Tav, il deputato del Pd e vicepresidente della commissione di vigilanza Rai, Giorgio Merlo che accoglie favorevolmente le sollecitazioni del sottosegretario Mino Giachino sulla realizzazione dell'opera. "E' pertinente e di grande valenza politica l'invito del sottosegretario Mino Giachino a ritrovare la convergenza bipartisan attorno ai grandi progetti che possono far crescere la nostra Repubblica - commenta Merlo - e, almeno per Torino e il Piemonte, la realizzazione della Torino-Lione è uno di quei progetti cruciali attorno ai quali, verrebbe da dire, il "treno passa una sola volta". "Chi si oppone per motivi pregiudiziali, politici e ideologici - conclude il deputato - lavora inconsapevolmente per far regredire lo sviluppo economico e produttivo dell'intero Piemonte".
L'opposizione di centrodestra a Torino attacca Fassino, che ieri ha presentato la nuova Giunta. "I nodi vengono sempre al pettine. Fassino sia coerente sulla Tav e chiarisca immediatamente la posizione dell' Italia dei valori": lo chiede l'assessore regionale e consigliere comunale Michele Coppola che annuncia battaglia in consiglio comunale sulla Torino-Lione. "Il sindaco di Torino - afferma Coppola -non può attendere, deve convocare subito il capogruppo IDV, il segretario cittadino e il neo assessore per chiarire la posizione in merito al cantiere di Chiomonte e alla realizzazione dell'opera". "Fassino deve essere franco e rispettoso degli impegni presi con tutti i Torinesi - aggiunge Coppola - e se necessario escludere dalla sua maggioranza i partiti contrari alla Tav. Avevo chiesto una conferenza stampa ufficiale con tutti i capolista dei partiti delle nostre rispettive coalizioni proprio per impedire, una volta concluse le elezioni, azioni come quella accaduta martedì. Nel primo consiglio comunale, tra pochi giorni, sottoscriva e voti la mia mozione a sostegno del tavolo di Palazzo Chigi e del documento di Confidustria Piemonte e Comitato Transpadana". A mettere in allarme Coppola è, infatti, la presa di posizione dell'Idv di due giorni fa: "E' passata in sordina - osserva Coppola - ma la presenza dell'europarlamentare dell' IDV Vattimo, supportato nell'iniziativa - denuncia dal neo Sindaco di Napoli, è davvero il segno di una contraddizione insanabile all'interno della maggioranza che governa Torino. Evidentemente hanno aspettato la definizione della Giunta comunale per esplicitare per l'ennesima volta il proprio no all'alta velocità-capacità. Chiedere all'UE che il finanziamento venga revocato è l'ultimo espediente per impedire l'apertura del cantiere".

domenica 22 maggio 2011

No Tav, "siamo ancora qua"

No Tav, "siamo ancora qua"
Carta, 22 maggio 2011.
Chiara Sasso

Uno dei tanti balconi che si affacciano sulla strada dove sta partendo la manifestazione Notav, Rivalta-Rivoli, è addobbato con bandiere. Qualcuno da sotto in su grida: «Cosa fate, non venite?». «Abbiamo la cresima oggi, non si può». Basterebbe questo come carta di presentazione del popolo Notav che ha di nuovo riempito le strade questa volta fuori dalla valle di Susa. Tracciato che interessa la Collina morenica di Rivoli, alle porte di Torino.

Sabato 21 maggio, per la questura quattromila, per l’Ansa quindicimila. Tanti. Come i trattori che hanno aperto la strada: oltre sessanta. Bambini saliti a grappoli, qualcuno è impegnato ad asciugare il sudore al padre impegnato al volante, dentro la cabina si muore di caldo. I cartelli sui musi dei trattori riportano frasi del tipo: La Coldiretti c’è: «Fermiamo il consumo del territorio». «In marcia per difendere l’ambiente, la nostra vita, l’agricoltura». Il segretario provinciale al termine della manifestazione ricorderà: «Oggi tutti hanno lasciato i lavori in cascina, il fieno lo imballeranno domani». Molti commentano l’accaduto di pochi giorni fa al termine di un consiglio comunale aperto, proprio a Rivoli. Un funzionario della Provincia, Paolo Foietta, con il compito di spiegare il tracciato del Tav è stato messo alle strette dal fuoco di domande di un pubblico sempre più esigente e incazzato, alla fine non ha avuto altri argomenti se non quello di appioppare un ceffone all’ex presidente provinciale della Coldiretti, Carlo Gottero. Finimondo. Il giorno dopo Stefano Esposito e Gianfraco Morgando, sottoscrivevano un comunicato Pd nel quale si esprimeva la più totale solidarietà a Foietta, il quale era stato costretto a subire un clima pesante, esasperato, tanto da fargli saltare i nervi e costringerlo a dare un «buffetto» al provocatore Gottero.

Certo non è da tutti poter vantare, come il movimento Notav, una professionalità nonviolenta acquisita in vent’anni, lotta pacifica, precisa come una goccia d’acqua, solo tante domande. Insopportabile.

Apre la manifestazione lo striscione: «In valle in pianura come a Chiomonte». «Hanno provato a Convincerci, a Costringersi a Comprarci», dirà al termine della manifestazione Sandro Plano presidente Comunità Montana, «ma noi siamo ancora qui perché quest’opera è una grandissima bufala. Lo dimostra l’ultima sparata, dicono che l’opera verrà fatta per fasi: prima il tunnel di Chiomonte, poi il nodo di Torino, il pezzo in mezzo, la bassa Valle di Susa, secondo loro se ne parlerà nel 2023. Che senso ha?». Tutto questo deciso nel vertice istituzionale del 3 maggio a Palazzo Chigi con il sottosegretario Gianni Letta, il ministro dei trasporti e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il presidente dell’Osservatorio Tav Mario Virano, il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, e della Provincia, Antonio Saitta, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e solo alcuni dei sindaci della valle fra questi Antonio Ferrentino. Fuori a protestare con tanto di fascia i sindaci valsusini esclusi dall’incontro.

Chiamparino spiega: «E’ una questione di mancanza di soldi ma anche di ordine pubblico, proseguendo per fasi consentirà che, per almeno un decennio, sarà risparmiata quella parte della Val di Susa che oggi è più contraria alla sua realizzazione». Entro dieci anni saranno sfiancati? Distrutti? tutti morti?

«Sono cresciuto a pane e Notav»
, diceva un cartello. Una storia lunga vent’anni ha visto crescere generazioni. E sfilano anche oggi, carrozzine e bambini di tutte le età. Passano uno dopo l’altro i comitati dei paesi della valle di Susa: Meana, Sant’Antonino, Sant’Ambrogio, Vaie…e via di seguito. Tutti con il suo carico di storie, gente che litiga e si vuol bene, qualcuno passa a miglior vita, qualcuno nasce e fra una sepoltura, un battesimo una cresima si cementa un’unione fra persone che vuole metterci il naso e capire. Fuori non si capisce.

Madonne del Rocciamelone e alpini. Irrompe nel corteo perfino una grandissima bandiera italiana, alzata con un orgoglio tutto nuovo, ricorda: «Anche noi rappresentiamo l’Italia». Scarponi sotto il letto [passerà il giro d’Italia e poi il ballottaggio delle elezioni].
Una di queste sere correremo a Chiomonte. L’ottobre scorso l’Unione europea aveva concesso l’ultima proroga, per non perdere i soldi i cantieri della galleria alla Maddalena devono essere aperti entro il 31 maggio. Per intanto proprio lì è stato costruito un pilone votivo, con santi: San Francesco e la Madonna. Sabato è stato benedetto da don Michele, sotto una pioggerella sottile in una atmosfera che «da tanto non sento in chiesa».

Fra manifestazioni, consigli comunali, iniziative e polentate un aggancio anche con l’Unione europea. Sette eurodeputati [Luigi De Magistris, Sonia Alfano, Gianno Vattimo, Catherine Grèze, Eva Lichtenberger, Sabine Wils, Paul Murphy] di cinque paesi [Italia, Francia, Austria, Germania e Irlanda] e tre gruppi politici hanno chiesto al presidente della Commissione europea e commissione ai Trasporti, perché in contrasto con i principi espressi dalla Convenzione di Arhus alle riunioni del Governo italiano sono esclusi i sindaci di diciassette comuni e il presidente della Comunità Montana, mentre sono stati ammessi sindaci di comuni non interessati all’opera.

Perché vista la massiccia e persistente opposizione popolare a quest’opera è stato chiesto che l’installazione dei cantieri venga fatta con la militarizzazione dell’intera zona. Perché si è deciso di buttare via tutti questi soldi pubblici?

lunedì 16 maggio 2011

Tav: interrogazione parlamentare sulla modifica del progetto e il mancato rispetto italiano delle condizioni poste dalla Commissione

Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Luigi de Magistris (ALDE) , Sonia Alfano (ALDE) , Catherine Grèze (Verts/ALE) , Eva Lichtenberger (Verts/ALE) , Paul Murphy (GUE/NGL) , Gianni Vattimo (ALDE) e Sabine Wils (GUE/NGL)
16 maggio 2011

Oggetto: Progetto prioritario RTE-T n. 6 Lione — Torino: modifica del progetto e mancato rispetto, da parte dell'Italia, delle condizioni poste dalla Commissione europea per la concessione del finanziamento UE

Secondo quanto pubblicato sui siti Web del ministero italiano delle Infrastrutture e della regione Piemonte e riportato anche da autorevoli quotidiani nazionali (La Stampa, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, ecc.), il 3 maggio 2011 si è svolta a Roma una riunione del Tavolo istituzionale della Torino-Lione, alla presenza del ministro Matteoli, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta, del commissario straordinario Virano, del presidente della delegazione italiana presso la CIG Masera, del presidente della regione Piemonte Cota, del presidente della Provincia di Torino Saitta, del sindaco di Torino Chiamparino e di alcuni sindaci della Valle Susa.

In tale riunione il governo italiano avrebbe dovuto comunicare la decisione di ridurre il costo del Progetto Prioritario RTE-T n. 6 mediante l'eliminazione di una delle due canne della galleria di base e della galleria dell'Orsiera per mancanza di fondi da parte dello Stato italiano; tale parte del progetto era già stata respinta al momento della richiesta del finanziamento all'Unione europea da parte di Italia e Francia nel 2007.

In manifesto contrasto con i principi espressi dalla Convenzione di Århus del 25 giugno 1998 (direttiva 2003/4/CE), i sindaci dei 17 comuni e il presidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, contrari alla realizzazione delle nuova linea ferroviaria, sono stati esclusi dalla riunione, mentre sono stati invitati i sindaci di due comuni non interessati geograficamente dall'opera, ma politicamente vicini al governo italiano.

È la Commissione al corrente dei fatti esposti?

È la Commissione consapevole che la rielaborazione di nuovi progetti preliminari comporterà nuovi ritardi sulla tabella di marcia stabilita dalla Commissione durante la revisione intermedia di ottobre 2010 e che, visti la massiccia e persistente opposizione della popolazione della valle a quest'opera e il mancato accordo tra la maggioranza dei comuni dei territori interessati, l'apertura del cantiere per la realizzazione della galleria geognostica de La Maddalena potrebbe essere realizzata solo militarizzando l'intera zona?

giovedì 21 aprile 2011

La nuova PidUE

Un post dal mio blog su Il Fatto quotidiano, 20 aprile 2011

La nuova PidUE

Il 30 marzo 2011 presentavo, insieme con Sonia Alfano e alcuni colleghi dell’Alde, un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea e al Consiglio dei ministri in merito alla revisione della costituzione presentata al parlamento ungherese dal premier Viktor Orban. In particolare, chiedevamo ai due organi se a loro parere il testo della carta dovesse essere considerato come portatore di un deciso contrasto con il trattato dell’Unione europea. La nuova costituzione, approvata l’altro ieri con la maggioranza dei due terzi dell’aula (e scarso rispetto, sostengono le opposizioni – quella di sinistra si è polemicamente allontanata dall’aula stessa –, delle procedure di consultazione), esalta “un’idea di unità nazionale dell’Ungheria”, fondata sui valori del Cristianesimo e sul ruolo di quest’ultimo nel preservare appunto la nazionalità ungherese; limita fortemente i poteri della Corte costituzionale e modifica il mandato dei suoi membri (così come dei presidente della Corte dei conti e del governatore della banca centrale); potenzia il controllo governativo sui media e sulla magistratura; riduce il concetto di famiglia in modo tale da escludere ogni riferimento alle famiglie monoparentali, alle coppie conviventi e dello stesso sesso; vieta la discriminazione, ma non per motivi di orientamento sessuale, età e caratteristiche genetiche; chiede che “la vita del feto” sia tutelata fin dal concepimento; estende il diritto di voto ai minori o alle loro madri, così come agli Ungheresi che risiedono all’estero (ciò che ovviamente preoccupa le nazioni confinanti).

“Dio, patria e famiglia”, riassumono correttamente i principali organi di stampa. Un episodio agghiacciante di quella che appariva, fino a poco fa, come la storia quasi conclusa dell’Unione europea, ormai ridotta a inseguire obiettivi stabiliti troppi anni fa, percorsa come sempre da divisioni interne che sembrano però sempre più difficili da neutralizzare, ancora vittima dei divergenti interessi nazionali in materia di politica estera, e dell’ormai scontata subalternità nei confronti delle potenze emerse (gli Stati Uniti) ed emergenti (Cina, Bric, ecc.). Curiosamente, tuttavia, l’episodio ungherese ristabilisce l’attualità (troppo facilmente venuta meno) delle osservazioni di Asor Rosa a proposito del caso italiano. Come notano alcuni quotidiani (La Repubblica, ad esempio), l’Europa intervenne con decisione ai tempi di Haider (la cui colpa era più semplicemente quella di essere stato eletto), ma è prevedibile che stenti a farlo oggi con l’Ungheria. Difficile intervenire, in generale, quando una democrazia decide, (più o meno) democraticamente, di limitare la democrazia stessa. Ancora più difficile è farlo quando l’ente sovranazionale europeo è debole, e tale si presenta agli occhi di cittadini ai quali il sogno europeo dice ormai troppo poco.

Soprattutto, però, quello che ci preoccupa è che il caso ungherese prefigura, mutatis mutandis, il futuro (che è però già tra noi) del caso italiano. È utile ricordare che il nostro presidente del Consiglio è stato un membro della P2, così come il capogruppo alla Camera (l’innominabile Cicchitto) del suo partito; e che il Piano di rinascita democratica di Licio Gelli (si veda la lucida analisi compiuta da Marco Travaglio dei progressi attuativi del piano stesso a opera dei vari governi di B. dal 1994 a oggi, che contiene precise indicazioni delle volontà politiche dell’esecutivo italiano). Si noti poi la somiglianza tra i nuovi dettami della costituzione ungherese e i pilastri del Piano stesso; e la convergenza tra i valori ispiratori della carta di Budapest e i nuovi slogan dell’invadente B., che vorrebbe sottrarre i giovani ai professori di sinistra per restaurare i valori della famiglia. Se un tempo l’Europa era il futuro dei paesi europei ex comunisti, oggi questi ultimi potrebbero essere il futuro di non pochi paesi europei (si ricordi la Finlandia), nei quali la democrazia si ribella a se stessa ma in nome del fantomatico sostegno degli elettori, non a caso sbandierato dal regime italiano ogniqualvolta lo si critichi. A quando l’istituzione di un nuovo ministero per l’attuazione del Piano anziché del Programma? Nel frattempo, si studi bene la nuova costituzione ungherese; tanto vale prepararsi. E, soprattutto, si cominci seriamente a riflettere sul da farsi: in fondo, con buona pace dei tanti che l’hanno demolito, quello di Asor Rosa non è che un tentativo di ripensare gli anticorpi (mai come ora la metafora è calzante) che la democrazia dovrebbe possedere contro la sua stessa degenerazione.

Gianni Vattimo

lunedì 21 giugno 2010

Bruxelles mette sotto processo il ddl sulle intercettazioni


La Stampa, giovedì 17 giugno 2010
Bruxelles mette sotto processo il ddl
I liberali chiedono alla Ue di prendere posizione: «Indebolita la lotta alla criminalità»
Marco Zatterin
«Dear Presidents, dear Prime Ministers». Comincia con la più classica delle formule di protocollo l'appello del gruppo Liberaldemocratico del Parlamento europeo ai capi di stato e di governo dell`Ue perché accendano un faro sul ddl intercettazioni. Primo firmatario è il capogruppo Guy Verhofstadt, ex premier belga. E' una cartella e mezzo di accuse infiocchettate da garbata retorica. Il senso è che il provvedimento «è sproporzionato, corre il rischio di non essere conforme con gli standard Ue per la libertà di informazione, indebolisce seriamente l'obiettivo della lotta alla criminalità in Italia e in Europa». Fate qualcosa, è il messaggio per tutti i Merkel e Sarkozy d`Europa.
E «fatelo subito!» La protesta scatta alla vigilia del vertice dei leader a dodici stelle che si apre oggi a Bruxelles e scatena una ridda di dichiarazioni fra gli italiani di Strasburgo. Il gruppo liberaldemocratico (Alde, terza forza dell`assemblea), è la componente che accoglie l'Italia dei Valori, da giorni impegnata a studiare un modo per attirare l'attenzione sul processo e convinta che «imbavagliare l`informazione è come armare ancora di più la criminalità che tentiamo di sradicare». «Attaccare un provvedimento ancora all`esame del Parlamento italiano è un tentativo di pesante condizionamento perpetrato ai danni delle istituzioni», risponde piccato il capogruppo Pdl, Mario Mauro.
In realtà i dipietristi avevano in mente qualcosa di più rumoroso. La pasionaria Sonia Alfano e il leader ombra dell'Idv, Luigi De Magistris, risultano aver sondato il terreno per inserire un punto legato alle intercettazioni all'ordine del giorno della sessione europarlamentare iniziatasi lunedì. All'ultimo, hanno frenato. «Potevamo anche farcela - racconta un parlamentare -, ma c'era un rischio alto che la questione non fosse capita, una elevato probabilità di sconfitta. Così sui giornali sarebbero usciti titoloni sul tema "l'Europa dà ragione a Berlusconi"».
L'intenzione, aggiunge la fonte, è ora quella di «lavorarci meglio e attendere la plenaria di luglio, così da coinvolgere anche quella parte dello schieramento popolare che potrebbe accettare di sostenere una proposta di ampio respiro». Cauto sul comportamento da tenere in sede europea anche il capogruppo della delegazione Pd, David Sassoli: «Siamo impegnati dentro e fuori il parlamento italiano in una dura opposizione alla legge e faremo ogni sforzo perchè sia cambiata. Finito l'iter valuteremo la compatibilità con la normativa europea».
Nell'attesa, c'è la lettera dell'Alde (firmata anche da Arlacchi, Rinaldi e Vattimo) e il cantiere di un sito web battente bandiera belga che i dipietristi metteranno a disposizione per pubblicare le intercettazioni fuori dall'Italia. Il testo siglato da Verhofstadt sottolinea che la cosiddetta «legge bavaglio» ha sollevato «forte preoccupazione in Italia e fuori», attirando la problematica attenzione dell'Osce - l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, La quale, a ancora ieri, ha bollato il ddl come «non in ottemperanza ai nostri standard». E chiude con l'invito «ad avviare un'azione europea che assicuri la libertà di informazione e una efficace lotta al crimine organizzato».
Detto che la Commissione Ue si barcamena come il solito («sosteniamo il pluralismo dei media»), resta la protesta degli azzurri Mauro e Iacolino che etichettano l'uscita di Verhofstadt & Co. come «paradossale». Il ddl, affermano, «non contiene alcuna limitazione dei reati per i quali possono essere disposte le intercettazioni; si vuole invece evitare che chiunque possa essere intercettato e finire poi alla gogna mediatica». Lo scontro continua. Appuntamento probabile per luglio a Strasburgo.

giovedì 18 febbraio 2010

Tav, comunicato stampa di Alfano, De Magistris e Vattimo

Alla luce di quanto accaduto ieri sera in Val di Susa, cioè il ferimento di diversi manifestanti, con conseguenze anche gravi, esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà ai presidianti no-tav”. E’ quanto dichiarano in una nota congiunta i deputati europei dell’IdV Sonia Alfano, Luigi de Magistris e Gianni Vattimo. "I comitati no-tavnon hanno certo l’aspetto delle organizzazioni terroristiche, sonocomposti da persone civili che manifestano in modo sicuramente forte le proprie idee, ma che non hanno mai ecceduto. Non si capisce perquale motivo si continui a far crescere la tensione, con le gravi conseguenze che abbiamo visto ieri. Questi eventi dimostrano una volta di più che lo stato di diritto, nel nostro Paese, è sotto assedio. Berlusconi l’aveva detto nel novembre del 2008, che avrebbero utilizzato la forza per realizzare la TAV, e sta mantenendo la promessa”.