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mercoledì 28 settembre 2011

Interrogazione parlamentare sulle discriminazioni su base sessuale (legge GB su unioni civili e no italiano a unioni civili nei consolati britannici)

Interrogazioni parlamentari
15 settembre 2011
E-008233/2011
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Gianni Vattimo (ALDE) e Sonia Alfano (ALDE)

 Oggetto: Discriminazione in base all'orientamento sessuale — Legge britannica in materia di unioni civili — No dell'Italia alla celebrazione di unioni civili tra omosessuali nei consolati britannici
Le coppie omosessuali che vogliono far registrare nei consolati esteri la loro unione, celebrata ai sensi della legislazione britannica in materia, vale a dire del Civil Partnership Act del 2004 e del Civil Partnership Order del 2005, stanno avendo serie difficoltà e, talvolta, si vedono addirittura negare questa possibilità. I due atti, infatti, stabiliscono che a tal fine deve essere presentata una richiesta al paese ospitante, che può opporsi alla registrazione (cfr. sezione 210(2)(c) del Civil Partnership Act). L'associazione Certi Diritti ha denunciato una serie di casi in cui il governo italiano si è opposto alla registrazione delle unioni civili nei consolati del Regno Unito.
Non ritiene forse la Commissione che la legislazione britannica spiani la strada a una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, dal momento che le unioni civili sono consentite solo alle coppie omosessuali? Non ritiene forse la Commissione che l'opposizione del governo italiano a che le unioni civili siano celebrate nei consolati del Regno Unito in Italia rappresenta una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale? Non ritiene forse la Commissione che una simile discriminazione ostacoli la libera circolazione e l'uguaglianza dei cittadini dell'UE?

sabato 27 agosto 2011

Gheddafi e i suoi ribelli

Dal mio blog sul sito de Il Fatto Quotidiano, 27 agosto 2011

Gheddafi e i suoi ribelli
La caduta di Gheddafi suscita pochi rimpianti in Italia. Certo, industriali e speculatori di borsa possono vedervi nuove opportunità di guadagno, e alcuni sionisti, più o meno fanatici, la potrebbero considerare anche una vittoria di Israele, quale in effetti è (immagino le critiche, mi vien da aggiungere; ma che dire della politica di potenza di Tel Aviv? Non è forse questa un’ennesima occasione per discuterne?). Ma negli ultimi anni, e sempre più, col passar del tempo, il carattere totalitario del suo governo in Libia aveva allontanato da lui ogni simpatia nata negli anni in cui si presentava come capo di una rivoluzione anti-imperialista. Un destino peraltro condiviso da molti capi di stato di paesi arabi rapidamente divenuti satelliti obbedienti dell’Occidente (anche qui, non sarebbe ora di svecchiare il nostro modo di guardare, e dunque stare, al mondo? Possibile che nemmeno oggi, dopo la fine del colonialismo e della guerra fredda, non sia questa la questione principale da porsi per i cittadini europei nelle relazioni internazionali?). In Italia, poi, era divenuto l’alleato naturale dei fascisti della Lega Nord (immagino ancora critiche; ma davvero esistono altri termini per definire la relativa politica leghista?) che lo utilizzavano, con tutto il governo Berlusconi, per reprimere l’immigrazione clandestina aprendo veri e propri lager sulla sponda meridionale del Mediterraneo.



Quindi, nessun rimpianto per Gheddafi e la sua dittatura. Ma proviamo certamente sdegno, anche vero e proprio disgusto per la politica della Nato e dell’Ue, nonché per  le bugie che ci propinano i giornali e le televisioni, quando (sempre) parlano di vittoria dei “ribelli“. Che sono quasi tutti ex collaboratori del regime di Gheddafi, armati e organizzati, molto prima delle “rivoluzioni arabe” dei mesi scorsi, da Francia e Gran Bretagna con l’approvazione degli Usa.

La Libia, del resto, era il paese più ricco dell’Africa mediterranea; l’opposizione al regime, se aveva qualche radice popolare, era ispirata da motivi etnici, per lo più, non era certo una rivolta di proletari affamati o anche di sinceri democratici assetati di libertà. La cosiddetta liberazione della Libia è solo l’ennesimo atto del colonialismo occidentale che usa la Nato come propria polizia privata per difendere gli interessi economici del grande capitale multinazionale. Sono forse gli interessi dei popoli europei frustati dalla crisi della finanza? Non lo sappiamo, ci sarà certo un po’ di lavoro in più per la cosiddetta ricostruzione (affidata poi alle ditte di Cheney, come in Iraq?). Le borse, come si sa, hanno reagito benissimo alla caduta di Gheddafi. Il senso di questa lotta “popolare” è tutto lì, e le tante vittime civili sono alla fine servite a far salire di qualche punto il valore delle azioni di tante compagnie. Alla salute della democrazia!

Gianni Vattimo