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giovedì 5 aprile 2012

«Sono suicidi di Stato»

Vattimo e Bonomi sui gesti disperati di operai e imprenditori
Lettera43 29 marzo 2012
di Antonietta Demurtas

Come una Cassandra, il sociologo Aldo Bonomi lo va dicendo da mesi: «State attenti che i lavoratori, soprattutto i piccoli imprenditori che non riescono ad attraversare questa crisi, vedono rotta la simbiosi con l'impresa, che per loro è un progetto di vita». Una rottura davanti alla quale non resta più nulla se non «la paura, la vergogna del fallimento, la disperazione», dice a Lettera43.it.
SOS INASCOLTATO DEI LAVORATORI. Ma a quell'Sos nessuno sembra aver prestato troppa attenzione. E così davanti all'ennesimo gesto disperato di un operaio edile di origine marocchina che il 29 marzo si è dato fuoco davanti al municipio di Verona perché senza stipendio da mesi, l'ottimismo manifestato solo il giorno prima dal presidente della Repubblica grida vendetta.
IL GESTO DISPERATO DI BOLOGNA. Proprio mentre Giorgio Napolitano diceva: «Credo ci sia una straordinaria consapevolezza tra gli italiani, non vedo esasperazione cieca e ho molta fiducia sulla capacità di comprensione di un momento difficile», un artigiano bolognese si dava fuoco all'interno della sua macchina davanti alla sede dell'Agenzia delle Entrate. «Pago le tasse, ora non ce la faccio più...», ha scritto in una delle lettere d'addio.
«NAPOLITANO SI AFFACCI ALLA FINESTRA». Parole davanti alle quali il filosofo Gianni Vattimo si chiede: «Se non sono suicidi di Stato questi cosa sono?». E invita Napolitano «ad affacciarsi alla finestra del Quirinale per vedere se davvero non ci sono italiani esasperati».
«C'è una differenza tra esasperati e disperati», continua il filosofo torinese. «Forse Napolitano e Monti non considerano i disperati perché tanto quelli si tolgono di mezzo da soli, invece gli esasperati possono protestare e ribellarsi».

Vattimo: «Indignato dall'indifferenza di questa classe dirigente»

Gianni Vattimo.
(© La Presse) Gianni Vattimo.

Vattimo è esasperato, e questa volta non ci sta ad accettare che i problemi vengano sottovalutati. «Sono indignato dall'indifferenza di questa classe dirigente», spiega, «stanno facendo di tutto per stimolare ogni genere di rivolta».
Ma per ora le forze sembrano mancare. E così non resta che l'autolesionismo: «Queste persone hanno perso la fiducia, non vedono nessuno che possa portare la bandiera per loro, hanno perso tutto». E basta guardare le cause che hanno portato a gesti così estremi «per capire di chi sono le responsabilità».
«STRETTI TRA TASSE E STIPENDI RIDICOLI». «Tasse, stipendi ridicoli, stretta creditizia, tutto scaricato sulle spalle degli operai e dei piccoli imprenditori», denuncia Vattimo.
«Su cui si aggiungono le ganasce di Equitalia, l'impossibilità di pagare i propri dipendenti e l'imposizione fiscale», osserva Bonomi. «Per questo spero che questi problemi entrino nell'agenda della politica, delle istituzioni, dell'Agenzia delle Entrate. Ma ne dubito».
LO SPETTRO DEGLI ANNI 70. In fondo, ricorda il sociologo, «già negli Anni 70 avevamo conosciuto questo fenomeno dei suicidi tra i cassintegrati della Fiat che avevano perso il lavoro e con esso il loro luogo di appartenenza». Ma ovviamente anche allora «tutto fu nascosto come la polvere sotto il tappeto».
DAGLI OPERAI AI PICCOLI IMPRENDITORI. Da allora i cambiamenti sono stati pochi. Prima i protagonisti di questa strage silenziosa «erano soprattutto gli operai. Poi è emerso il capitalismo molecolare e il fenomeno ha iniziato a riguardare anche i piccoli imprenditori», spiega Bonomi.
«L'ASSENZA DELLA POLITICA». Una situazione talmente drammatica, «che mi stupisce che ne muoiono ancora così pochi. Forse gli altri moriranno di fame», dice Vattimo, «ma anche allora la politica farà finta di nulla, per paura di esasperare un clima già asfissiante. Per non riconoscere questi suicidi di Stato».
«Non dimentichiamo», ricorda Bonomi, «che spesso sono proprio le istituzioni a non pagare le fatture e a mettere in difficoltà i piccoli imprenditori e i loro dipendenti». Lo dimostrano i dati della Cgia di Mestre, secondo cui gli imprenditori italiani sono creditori dello Stato per oltre 70 miliardi di euro.

Bonomi: «Non collegare direttamente il Noi e i traumi dell'Io»

Un tema delicato che Bonomi rimanda a quel complesso intreccio «tra i fenomeni che riguardano il Noi e i traumi dell'Io». E su cui, avverte, è sempre «problematico fare un link automatico».  Non c'è però dubbio che «tra i drammi collettivi come la crisi economica e il dramma personale di chi sceglie di compiere un gesto estremo esiste un collegamento».
LE RESPONSABILITÀ DELLA STAMPA. E, secondo Vattimo, la responsabilità è anche di «quella stampa “indipendente” che ha pompato Mario Monti come il salvatore e invece ora anziché ricredersi continua a non collegare i fatti».
E i fatti raccontano di «piccoli imprenditori abbandonati dallo Stato che vedono come unica soluzione ai loro problemi il suicidio». Un gesto che «di certo non sta meditando di compiere Sergio Marchionne», aggiunge Vattimo.
LA MORIA DI AZIENDE. Perché ancora una volta i più deboli cadono sotto i colpi dei grandi. «In Piemonte», fa notare il filosofo, «vedo ogni giorno centinaia di piccole aziende che chiudono nel silenzio generale».
E così un pensiero assilla Vattimo: «Chissà quando inizieremo a contare anche i suicidi degli esodati. E chissà se anche allora chi sta al potere non sentirà sulle proprie spalle il peso di quelle morti».

sabato 24 marzo 2012

Interrogazione sulla legge ungherese sui media

6 marzo 2012
E-002533/2012
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione

Articolo 117 del regolamento
Renate Weber (ALDE) , Sonia Alfano (ALDE) , Gianni Vattimo (ALDE) , Louis Michel (ALDE) , Cecilia Wikström (ALDE) , Jan Mulder (ALDE) , Stanimir Ilchev (ALDE) e Baroness Sarah Ludford (ALDE)

 Oggetto: Legge ungherese sui media
La situazione in Ungheria sta sollevando gravi preoccupazioni a livello europeo e internazionale in seguito alle modifiche apportate dal governo alla Costituzione e all'approvazione di «leggi cardinali» e di misure legislative, che impongono il controllo del governo sul Parlamento, sulla magistratura e sull'economia, nonché sui mezzi di comunicazione. Il Parlamento ha approvato tre risoluzioni concernenti l'Ungheria, in cui invita a intraprendere azioni volte a evitare una crisi politica che potrebbe coinvolgere l'intera Unione europea. Inoltre la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo ha organizzato un'audizione sulla situazione in Ungheria il 9 febbraio 2012, alla quale hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del governo ungherese.
Nel corso di tale audizione il vice Primo ministro ungherese, Tibor Navracsics, ha dichiarato che, in seguito alla sentenza della Corte costituzionale ungherese in merito alla legge sui media, quest'ultima sarà modificata e il governo ungherese provvederà a inviare i progetti di emendamento al Consiglio d'Europa per una valutazione.
1. Risulta alla Commissione che il Consiglio d'Europa sia già stato invitato a effettuare una valutazione della legge sui media e che le autorità ungheresi abbiano già inviato la legge in questione e i relativi emendamenti al Consiglio d'Europa e, in particolare, alla Commissione di Venezia?
2. Nel corso dell'audizione e in seguito ad essa alcuni membri della delegazione Fidesz presso il Parlamento europeo, tra cui József Szájer(1), Lívia Járóka(2) e Kinga Gál(3), hanno pubblicamente espresso le loro critiche nei confronti delle osservazioni formulate dal commissario Kroes in tale occasione. Qual è la reazione della Commissione di fronte a tali critiche?
(1)http://www.politics.hu/20120213/fidesz-mep-szajer-accuses-eu-media-commissioner-kroes-of-overstepping-authority/.
(2)http://www.politics.hu/20120217/fidesz-mep-asks-eu-commissioner-kroes-to-respect-facts/.
(3)http://www.europeanvoice.com/article/2012/february/kroes-has-grave-concerns-about-hungarian-media-laws/73557.aspx.

mercoledì 27 aprile 2011

Santíssima Páscoa e beata TV. Entrevista com Gianni Vattimo

Santíssima Páscoa e beata TV. Entrevista com Gianni Vattimo

Istituto Humanitas Unisinos

Do ecumenismo um pouco reacionário do Papa Wojtyla ao pós-modernismo de Joseph Ratzinger, o Papa teólogo que aparece ao vivo no canal italiano Rai Uno e que fala com os astronautas em órbita na astronave Shuttle. Conversamos a respeito com Gianni Vattimo, antes da transmissão do programa com Bento XVI.

A reportagem é de Iaia Vantaggiato, publicada no jornal Il Manifesto, 22-04-2011. A tradução é de Moisés Sbardelotto.

Filósofo e político italiano, Vattimo é conhecido como o mentor da filosofia do "pensamento fraco". Escreveu inúmeras obras, das quais destacamos Acreditar em acreditar (Lisboa: Relógio D’Água, 1998) e Depois da cristandade. Por um cristianismo não religioso (São Paulo: Record, 2004).

Eis a entrevista.

Está pronto para a transmissão ao vivo? O Papa vai ao ar às 14h10, mas não sabemos se antes ou depois das propagandas.

Ao vivo até certo ponto. Porém, eu estou prevenido, porque não arrisco a levar a sério esse Papa. Ou melhor, dizendo a verdade, o levo muito a sério. Não gosto do modo que ele tem para gerir a sua "papalidade", a sua "papagem". Além disso, não sei nem se conseguiria opor-lhe um outro.

João XXIII, essa é fácil.

Certo. Se penso a respeito, o único que me agradava verdadeiramente era justamente João XXIII.

Wojtyla não?

Humanamente simpático, mas também um grande reacionário. Desmontou o Concílio Vaticano II e destruiu a teologia da libertação. E Ratzinger sempre foi a sua alma obscura.

E a alma obscura hoje aporta na TV. Nem um pouco de emoção ou pelo menos de estupor?

Poderia estar contente se o Papa respondesse às perguntas dos fiéis diretamente. Mas isso não acontece e, então, que não se finja. É como quando ele queria ir à Universidade de Roma para falar com os acadêmicos. Uma pena que ele chegava em liteira e não permitia que ninguém falasse. Dizia as suas coisas, isso sim, coisas também razoáveis, mas não "discutíveis". Era a mesma coisa que dizê-las no Vaticano, sem se incomodar indo até a universidade.

A questão é que hoje o pontífice não vai à universidade, mas à televisão. É diferente, não?

Certamente. Aqui há o espetáculo, a utilização de tecnologias e também o fato de que, em maio, ele irá falar com os astronautas. Mas há algum outro chefe de religião, sei lá, algum pároco que faça isso?

Digamos assim: há um Papa teólogo que abre à ciências as cancelas do Vaticano e se põe em contato com a Shuttle.

Eu acredito que o que mais chama a atenção não é que o Papa fale com os astronautas, senão, sempre é possível evocar Khrushchev quando dizia que Gagarin havia ido ao céu, não havia encontrado deus e, portanto, deus não existia.

Khrushchev à parte, já vimos muitas vezes pontífices na televisão, mas um Papa que vai até "ao vivo" chama um pouco mais a atenção.

Certamente chama a atenção, porque o uso desses instrumentos implica em uma aceitação do sistema de poder que está por trás da ciência e da tecnologia. Jamais imaginaria Jesus Cristo assim, "ao vivo" na Rai Uno.

No fundo, se poderia ler isso como uma missão evangélica.

Não definiria como evangélica a missão de quem vai por aí convertendo as pessoas. Preferiria deixar cada um na sua fé. Mas depois utilizar até os instrumentos que os poderosos da terra usam... A meu ver, isso não cabe nem ao Dalai Lama. Muitos pontífices viajaram nas últimas décadas e o fizeram sempre com espírito "missionário". Aquele mesmo espírito missionário que guiava as obras dos Conquistadores.

Enfim, o senhor aboliria as "missões" ao exterior e, nesse caso específico, também ao espaço.

Os pontífices não viajam a pé, viajam com a Alitalia. E por que não a pé? Por quê? O Papa quem é? É um soberano terreno. É um poderoso. Como faria para falar com os astronautas, por outro lado, se fosse um pobre evangélico?

Uma semana de paixão. Também para os palimpsestos televisivos.

Sim, e na Itália tudo acaba se tornando um pouco entediante. Até a Semana Santa que, nos telejornais, é dada como segundo ou até primeira notícia. Mas quem pode acreditar em uma religião tão envolvida nos sistemas de poder?

O senhor pensa em uma transmissão blindada?

A transmissão é blindada, e o Papa está embedded [embutido].

Como Berlusconi quando vai de Vespa? Comparação pesada e blasfema.

Se Ratzinger usa os mesmos meios de Berlusconi, ele é atingido pela mesma suspeita de mentira.

Os meios podem ser os mesmos, mas os fins não.

Desde quando as pessoas participam pouco das greves? Desde quando elas são anunciadas pela televisão. Se a televisão o diz, já basta. Faz parte da ritualidade social.

Mas também uma modalidade de participação diferente.

Até que ponto pode se falar de religião senão tu-a-tu ou em pequenas comunidades?

Chegamos ao Papa na época de sua reprodutibilidade técnica?

O Papa na época da sua reprodutibilidade técnica e a Igreja na época da comunicação generalizada ainda têm sentido. McLuhan havia dito que o meio é a mensagem, o meio condiciona muito profundamente a mensagem. O Papa que dá a benção urbi et orbi, a missa na televisão no domingo não tem o mesmo valor de cumprir um preceito. Certamente, a benção é um espetáculo, mas não posso me sentir abençoado pelo Papa porque falta algum sentido de proximidade.

Ama o teu "próximo"?

Amar o próximo é amar o próximo. Se depois tu amas todos, praticamente não amas ninguém.

O sofrimento será o tema da transmissão.

Quando o Papa fala do sofrimento como valor, é como se falasse das indulgências, aquelas que os Papas do Renascimento colocavam à venda. O sofrimento jamais foi um mérito para ninguém, no máximo é uma prova moral. E esse discurso sobre o sofrimento também é uma pretensão de autoridade. Porque nós não dispomos desse patrimônio de méritos sobrenaturais – o sofrimento, justamente. É o Papa que dele dispõe.

venerdì 22 aprile 2011

Santissima Pasqua e benedetta tv

Santissima Pasqua e benedetta tv
Il Manifesto, 14 aprile 2011. Di Iaia Vantaggiato

Per la prima volta nella storia della Chiesa e del piccolo schermo, il papa risponderà ai fedeli in un programma televisivo. Un’inedita strategia comunicativa ma anche di potere. Gianni Vattimo: «È un potente come gli altri. Io Gesù Cristo in tv non me lo immaginerei mai. Ma il papa è un sovrano, non un missionario» Il pontefice postmoderno abbandona la teologia e sfonda gli schermi. In attesa di approdare nello spazio

Dall’ecumenismo un po’ reazionario di papa Wojtyla al postmodernismo di Joseph Ratzinger, il papa teologo che va in diretta su Rai Uno e parla con gli astronauti in orbita sullo Shuttle. Ne parliamo con Gianni Vattimo.
E’ pronto per la diretta? Il papa va in onda alle 14,10 ma non sappiamo se prima o dopo lo stacco pubblicitario.
Diretta sino a un certo punto. E comunque io sono prevenuto perché non riesco a prendere sul serio questo papa. Anzi, a dir la verità, lo prendo troppo sul serio. Non mi piace il modo che ha di gestire la sua «papalità», il suo «papaggio». Del resto non so nemmeno se riuscirei a opporgliene un altro.
Giovanni XXIII, questa è facile.
Certo, se ci penso l’unico che mi piaceva davvero era proprio Giovanni XXIII.
Wojtyla no?
Umanamente simpatico ma anche un grande reazionario. Ha smontato il Concilio Vaticano II e distrutto la teologia della Liberazione. E Ratzinger è sempre stato la sua anima nera.
E l’anima nera oggi approda in tv. Neanche un po’ di emozione o almeno di stupore?
Potrei essere contento se il papa rispondesse alle domeande dei fedeli direttamente. Ma questo non succede e allora non faccia finta. E’ come quando voleva andare all’università di Roma a parlare con gli accademici. Peccato che arrivava in sedia gestatoria e non permetteva a nessuno di parlare. Diceva le sue cose, questo sì, cose anche ragionevoli ma non «discutibili». Tanto valeva dirle in Vaticano senza scomodarsi andando all’università.
Il punto è che oggi il pontefice non va all’università ma in televisione. E’ diverso, no?
Certo, qui c’è lo spettacolo, il dispiego di tecnologie e pure il fatto che a maggio parlerà con gli astronauti. Ma c’è qualche altro capo di religione, che so, qualche parroco che fa questo?
Mettiamola così. C’è un papa teologo che apre alla scienza i cancelli del Vaticano e si mette in contatto con lo Shuttle.
Io credo che quello che colpisce di più non è che il papa parli con gli astronauti se no si può sempre evocare Krusciov quando diceva che Gagarin era andato in cielo, non aveva trovato dio e dunque dio non esisteva.
Krusciov a parte, pontefici in televisione ne abbiamo visti spesso ma un papa che va addirittura «in onda» colpisce un po’.
Certo che colpisce perché l’uso di questi strumenti implica un’accettazione del sistema di potere che sta dietro alla scienza e alla tecnologia. Gesù Cristo non me lo immaginerei mai così, «in diretta» su Rai Uno.
In fondo la si potrebbe leggere come una mission evangelica.
Non definirei evangelica la missione di chi va in giro a convertire la gente. Preferirei lasciare ciascuno nelle sua fede. Ma poi utilizzare addirittura gli strumenti che usano i potenti della terra. Secondo me non capita nemmeno al Dalai Lama. Molti pontefici hanno viaggiato negli ultimi decenni. E lo hanno fatto sempre con spirito «missionario». Quello stesso spirito missionario che guidava le imprese dei Conquistadores.
Insomma, lei abolirebbe le «missioni» all’estero e nel caso specifico anche nello spazio.
I pontefici non viaggiano a piedi, viaggiano con l’Alitalia. E perché non a piedi? Perché, il papa chi è? E’ un sovrano terreno. E’ un potente. Come farebbe a parlare con gli astronauti, del resto, se fosse un povero evangelico?
Una settimana di passione. Anche per i palinsensti televisivi.
Sì, e in Italia tutto finisce per diventare un po’ stucchevole. Anche la settimana santa che nei telegiornali viene data come seconda o addirittura prima notizia. Ma chi può credere a una religione cosi avviluppata ai sistemi di potere?
Lei pensa a una trasmissione blindata?
La trasmissione è blindata e il papa è embedded.
Come Berlusconi quando va da Vespa?Paragone pesante e blasfemo.
Se Ratzinger usa gli stessi mezzi di Berlusconi viene colpito dallo stesso sospetto di menzogna.
I mezzi saranno gli stessi ma i fini no.
Da quando la gente partecipa poco agli scioperi? Da quando li annuncia la televisione. Se lo dice la televisione, basta. Fa parte della ritualità sociale.
Ma anche una diversa modalità di partecipazione.
Fino a che punto si può parlare di religione se non a tu per tu o in piccole comunità?
Siamo arrivati al papa nell’epoca della sua riproducibilità tecnica?
Il papa nell’epoca della sua riproducibilità tecnica e la Chiesa nell’epoca della comunicazione generalizzata. Ha ancora senso. Mc Luhan aveva detto che il mezzo è il messaggio, il mezzo condiziona molto profondamente il messaggio. Il papa che dà la benedizione urbi et orbi la messa in televisione la domenica non hanno lo stesso valore dell’adempiere a un precetto. Certo la benedizione è uno spettacolo ma non posso sentirmi benedetto dal papa perché manca qualsiasi senso di vicinanza.
Ama il tuo «prossimo»?
Amare il prossimo è amare il prossimo, se poi tu ami tutti praticamente non ami nessuno.
La sofferenza sarà il tema della trasmissione.
Quando il papa parla della sofferenza come valore è come se parlasse delle indulgenze, quelle che i papi del rinascimento mettevano in vendita. La sofferenza non è mai stata un merito per nessuno, al limite è una prova morale. E anche questo discorso sulla sofferenza è una pretesa di autorità. Perché di quel patrimonio di meriti soprannaturali – la sofferenza, appunto – noi non disponiamo, ne dispone il papa.

lunedì 28 febbraio 2011

Proposta di risoluzione comune sulla legge ungherese sui media


Proposta di risoluzione comune


presentata a norma dell'articolo 110, paragrafo 4, del regolamento

in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:

Verts/ALE (B7‑0103/2011)

ALDE (B7‑0104/2011)

GUE/NGL (B7‑0107/2011)

S&D (B7‑0112/2011)


sulla legge ungherese sui media


Martin Schulz, Hannes Swoboda, Maria Badia i Cutchet, Claude Moraes, Juan Fernando López Aguilar, Csaba Sándor Tabajdi a nome del gruppo S&D
Renate Weber, Sophia in 't Veld, Sonia Alfano, Alexander Alvaro, Louis Michel, Cecilia Wikström, Jens Rohde, Norica Nicolai, Marielle De Sarnez, Alexander Graf Lambsdorff, Ramon Tremosa i Balcells, Charles Goerens, Marietje Schaake, Frédérique Ries, Gianni Vattimo, Nathalie Griesbeck, Luigi de Magistris a nome del gruppo ALDE
Daniel Cohn-Bendit, Rebecca Harms, Judith Sargentini, Helga Trüpel, Christian Engström, Hélène Flautre, Raül Romeva i Rueda, Eva Lichtenberger a nome del gruppo Verts/ALE
Lothar Bisky, Rui Tavares, Eva-Britt Svensson, Patrick Le Hyaric, Willy Meyer, Jean-Luc Mélenchon, Jürgen Klute, Marie-Christine Vergiat a nome del gruppo GUE/NGL

14 febbraio 2011

Risoluzione del Parlamento europeo sulla legge ungherese sui media

Il Parlamento europeo,

– visti gli articoli 2, 3, 6 e 7 del trattato sull'Unione europea (TUE), gli articoli 49, 56, 114, 167 e 258 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), l'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) relativi al rispetto, la promozione e la tutela dei diritti fondamentali, in particolare alla libertà di espressione e di informazione nonché al diritto al pluralismo, nell'ambito dei media,

– vista la direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 marzo 2010, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi - DSMAV) (1),

– visti la Carta europea per la libertà di stampa, del 25 maggio 2009, il documento di lavoro della Commissione sul pluralismo dei media negli Stati membri dell'Unione europea (SEC(2007)0032), "l'approccio in tre tappe in tema di pluralismo dei media", definito dalla Commissione, e lo studio indipendente realizzato per conto della stessa istituzione e ultimato nel 2009,

– viste le sue risoluzioni del 22 aprile 2004 sui rischi di violazione, nell'UE e particolarmente in Italia, della libertà di espressione e di informazione (articolo 11, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali) (2), del 25 settembre 2008 sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi di informazione nell'Unione europea(3) e del 7 settembre 2010 sul giornalismo e i nuovi media – creare una sfera pubblica in Europa(4),

– viste le dichiarazioni della Commissione, le interrogazioni parlamentari presentate nonché le discussioni sulla libertà d'informazione in Italia, tenutesi al Parlamento europeo nell'ottobre 2009 e nel settembre 2010, e sulla legge ungherese sui media tenutesi in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni il 17 gennaio 2011,

vista la decisione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni di chiedere all'Agenzia per i diritti fondamentali di elaborare una relazione comparativa annuale, che comprenda appositi indicatori, sulla situazione della libertà, del pluralismo e dell'indipendenza della governance dei media negli Stati membri dell'UE,

– vista la Convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, in particolare gli articoli 5, paragrafo 2, 7 e 11 della stessa,

– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che l'Unione europea è fondata sui valori della democrazia e dello Stato di diritto, quali definiti all'articolo 2 del TUE, e pertanto garantisce e promuove la libertà di espressione e d'informazione, sancita dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dall'articolo 10 della CEDU, e riconosce il valore giuridico dei diritti, delle libertà e dei principi stabiliti nella Carta dei diritti fondamentali, fatti dimostrati anche dall'adesione alla CEDU, ai sensi della quale la libertà e il pluralismo dei media sono requisiti preliminari essenziali; considerando altresì che i citati diritti comprendono la libertà di opinione e la libertà di ricevere e di comunicare informazioni senza controlli, interferenze né pressioni da parte delle autorità pubbliche,

B. considerando che il pluralismo e la libertà dei media continuano a destare grande preoccupazione nell'UE e nei suoi Stati membri, in particolare in Italia, Bulgaria, Romania, Repubblica ceca ed Estonia, come dimostrano le recenti critiche nei confronti della legge sui media e le modifiche costituzionali introdotte in Ungheria fra giugno e dicembre 2010, formulate da organizzazioni internazionali come l’OSCE e dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, da numerose organizzazioni internazionali e nazionali di giornalisti, da redattori ed editori, da ONG per la difesa dei diritti umani e delle libertà civili, nonché dagli Stati membri e dalla Commissione europea,

C. considerando che la Commissione ha espresso preoccupazioni e chiesto informazioni al governo ungherese quanto alla conformità della legge sui media con la DSMAV e con l'acquis in generale, segnatamente in relazione all’obbligo di offrire una copertura equilibrata applicabile a tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi, sollevando anche dubbi sulla conformità della legge con il principio di proporzionalità e il rispetto del diritto fondamentale alla libertà di espressione e di informazione, quale sancito dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con il principio del paese d’origine e i requisiti di registrazione; considerando che il governo ungherese ha risposto fornendo ulteriori informazioni e dichiarando la propria disponibilità a rivedere e a modificare la legge,

D. considerando che l'OSCE ha espresso notevoli perplessità circa la portata (materiale e territoriale) delle disposizioni legislative ungheresi, la libertà di espressione e la disciplina dei contenuti, la nomina di un unico responsabile sia per i media che per le telecomunicazioni nazionali e la conformità ai principi che disciplinano l'emittenza pubblica(5), indicando che la nuova legge nuoce al pluralismo dei media, sopprime l'indipendenza politica e finanziaria dei media di servizio pubblico e consolida gli elementi negativi per la libertà dei media nel lungo periodo, e che l'Autorità e il Consiglio responsabili dei media sono politicamente omogenei(6) ed esercitano un controllo politico e governativo pervasivo e centralizzato su tutti i media; considerando che tra gli ulteriori motivi di preoccupazione figurano il carattere sproporzionato delle sanzioni, estremamente severe per ragioni discutibili e non definite, la mancanza di una sospensione automatica delle sanzioni in caso di ricorso contro una sanzione dell'autorità responsabile dei media, la violazione del principio della riservatezza delle fonti giornalistiche, la tutela dei valori della famiglia, ecc.;

E. condividendo le gravi riserve formulate dall’OSCE e concernenti l’Autorità e il Consiglio responsabili dei media e considerando il fatto che le caratteristiche più problematiche della legge sono contrarie alle norme OSCE e a quelle internazionali sulla libertà di espressione, come, ad esempio, la soppressione dell'indipendenza politica e finanziaria dei media di servizio pubblico, l'ambito di applicazione (materiale e territoriale) della legge e la decisione di non definire i termini chiave, mettendo i giornalisti nell’impossibilità di sapere quando potrebbero infrangere la legge,

F. considerando che il Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa ha invitato le autorità ungheresi a tener conto, in sede di revisione della legge sui media, delle norme del Consiglio d’Europa sulla libertà di espressione e il pluralismo dei media, nonché delle pertinenti raccomandazioni del comitato dei ministri e dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e, in particolare, delle norme vincolanti della CEDU e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; considerando che il Commissario ha fatto riferimento all’uso di definizioni poco chiare che possono essere interpretate erroneamente, alla creazione di un meccanismo di regolamentazione politicamente non equilibrato con poteri sproporzionati e non subordinato a un controllo giudiziario completo, a rischi per l’indipendenza dei media audiovisivi di servizio pubblico e all’indebolimento della tutela delle fonti giornalistiche; considerando che lo stesso commissario ha sottolineato la necessità di consentire una reale partecipazione di tutte le parti interessate, compresi i partiti all'opposizione e la società civile, alla revisione della citata normativa che regola un aspetto fondamentale del funzionamento di una società democratica come quello in questione(7),

G. considerando che, di conseguenza, la legge ungherese sui media dovrebbe essere urgentemente sospesa e sottoposta a revisione sulla base delle osservazioni e delle proposte della Commissione, dell'OSCE e del Consiglio d'Europa, in modo da garantire la sua piena conformità al diritto dell'UE e alle norme e ai valori europei in materia di libertà, pluralismo e indipendenza della governance dei media,

H. considerando che, nonostante i ripetuti inviti del Parlamento a proporre una direttiva sulla libertà, il pluralismo e l'indipendenza della governance dei media, la Commissione ha finora posticipato tale proposta, divenuta sempre più necessaria e urgente,

I. considerando che, in materia di libertà di stampa e di espressione, tutti gli Stati membri dell'Unione europea sono tenuti a rispettare i criteri di Copenaghen per l'adesione all'UE, definiti nel giugno del 1993 in occasione del Consiglio europeo di Copenaghen, e che tali criteri devono essere attuati attraverso la legislazione pertinente dell'Unione europea,

J. considerando che la Corte di giustizia, nelle cause riunite C-39/05 P e C-52/05 P, ha stabilito ai paragrafi 45 e 46 che l'accesso all'informazione migliora la partecipazione dei cittadini al processo decisionale e garantisce una maggiore legittimità, efficienza e responsabilità dell'amministrazione nei confronti dei cittadini in un sistema democratico, e che tale accesso costituisce una "condizione per l'esercizio effettivo, da parte di questi ultimi, dei loro diritti democratici",

1. invita le autorità ungheresi a ripristinare l’indipendenza della governance dei media e a porre fine alle interferenze dello Stato che recano pregiudizio alla libertà di espressione e a una copertura equilibrata dei media; reputa che la regolamentazione eccessiva dei media sia controproducente e metta a repentaglio il pluralismo effettivo nella sfera pubblica;

2. accoglie con favore l’iniziativa della Commissione di chiedere chiarimenti sulla legge ungherese sui media e la sua conformità con i trattati e il diritto dell’UE, nonché l’annuncio delle autorità magiare che si dichiarano disposte a modificare la legge;

3. si rammarica per il fatto che, per quanto concerne l'adesione all'acquis da parte dell'Ungheria, la Commissione abbia deciso di concentrarsi solo su tre aspetti e abbia omesso qualsiasi riferimento all'articolo 30 della DSMAV, limitando così le proprie prerogative al semplice controllo sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea in sede di attuazione del diritto dell'Unione, da parte dell'Ungheria; esorta la Commissione a verificare che l'Ungheria rispetti il regime di responsabilità di cui alla direttiva 2000/31/CE sul commercio elettronico nonché a esaminare il recepimento in Ungheria delle decisioni quadro dell'Unione europea sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale (2008/913/GAI) e sulla lotta al terrorismo (2008/919/GAI), che contengono riferimenti alla libertà di espressione e alle elusioni delle norme sulla libertà dei media;

4. invita la Commissione a procedere in modo rapido e tempestivo nell’esame approfondito della questione di adeguare la legge ungherese sui media alla legislazione europea, in particolare alla Carta dei diritti fondamentali, a fissare un termine ravvicinato entro il quale le autorità ungheresi devono modificare la legge e, in caso di mancato rispetto del termine, ad avviare una procedura di infrazione;

5. invita le autorità ungheresi a coinvolgere tutte le parti interessate nel processo di revisione della legge e della Costituzione, che rappresenta la base di una società democratica fondata sullo Stato di diritto, per mezzo di un equilibrio dei poteri, al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali della minoranza contro il rischio di una tirannia della maggioranza;

6. chiede alla Commissione di agire in base dell'articolo 265 del TFUE presentando, entro la fine dell'anno, una proposta legislativa a norma dell'articolo 225 del TFUE, in materia di libertà, pluralismo e indipendenza della governance dei media, al fine di colmare le lacune del quadro normativo dell'UE sui media, utilizzando le sue competenze nei settori del mercato interno, della politica audiovisiva, della concorrenza, delle telecomunicazioni, degli aiuti di Stato, dell'obbligo di servizio pubblico e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini residenti nel territorio dell'UE, nella prospettiva di definire almeno i requisiti minimi essenziali che tutti gli Stati membri sono tenuti a soddisfare e a rispettare, anche nell'ambito della legislazione nazionale, per assicurare, garantire e promuovere la libertà di informazione, un adeguato livello di pluralismo e l'indipendenza della governance dei media;

7. invita le autorità ungheresi, nel caso in cui la legge sui media sia ritenuta incompatibile con la lettera e lo spirito dei trattati e con il diritto dell’UE, in particolare con la Carta dei diritti fondamentali, ad abrogare e a non applicare tale legge o quegli elementi della stessa che sono ritenuti incompatibili, conformemente alle osservazioni e alle proposte formulate dal Parlamento europeo, dalla Commissione, dall’OSCE e dal Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d'Europa, alle raccomandazioni del comitato dei ministri e dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e alla giurisprudenza della Corte di giustizia europea e della Corte europea dei diritti dell'uomo;

8. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio d'Europa nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Agenzia per i diritti fondamentali e all'OSCE.

(1)

GU L 95 del 15.4.2010, pag. 1.

(2)

GU C 104 E del 30.4.2004, pag. 1026.

(3)

Testi approvati, P6_TA(2008)0459.

(4)

Testi adottati, P7_TA-PROV(2010)0307.

(5)

Analisi e valutazione di un pacchetto di atti e progetti legislativi ungheresi sui media e le telecomunicazioni, a cura del dott. Karol Jakubowicz per l’OSCE.

(6)

Lettera del 14 gennaio 2010 del rappresentante per la libertà dei media dell'OSCE al presidente della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

(7)

http://www.coe.int/t/commissioner/News/2011/110201Hungary_en.asp