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lunedì 19 maggio 2014

Ripresa?

di Gianni Vattimo

Vattimo e Cardile
D’accordo, molti di coloro che hanno letto il mio post sul blog del Fatto dei giorni scorsi ne hanno  rilevato il tono leggermente (?) nichilistico. E mi rimproverano di non dire nulla sul che fare immediatamente, anzitutto in relazione alle elezioni del 25 maggio. Come ho scritto nel blog, l’ultima idea che avevo coltivato era di candidarmi con il mio partito, IdV, alle elezioni regionali. Idea che non si è concretata, per le ragioni che ho esposto. Quanto al che fare, rimango convinto che mentre è molto problematico raggiungere l’impossibile – e forse incostituzionale – quorum del 4 per cento per il Parlamento Europeo, IdV ha sicuramente buone chance di entrare in consiglio regionale (del  resto proprio questo mi hanno rimproverato i più malevoli commenti al mio blog: attaccarsi a una poltroncina meno  difficile da raggiungere). Ebbene, avrei ricominciato volentieri dalla politica locale. Non si dimentichi che, dopo esser stato sconfitto alle elezioni europee nel 2004, mi candidai alla carica di sindaco di un comune calabro, San Giovanni  In Fiore. E lì era difficile accusarmi di avidità di stipendi - c’era la stessa volontà di ora di non abbandonare del tutto la politica.

mercoledì 31 marzo 2010

Vattimo in Argentina: l'accordo UE-Colombia, i diritti umani, e le elezioni regionali

(articoli tratti da AnsaLatina.com)
ACORDO ENTRE UE E COLÔMBIA DEPENDE DE RESPEITO AOS DIREITOS HUMANOS
BUENOS AIRES, 30 MAR (ANSA)
http://www.ansa.it/ansalatinabr/notizie/notiziari/colombia/20100330152135054464.html
- O deputado italiano no Parlamento Europeu Gianni Vattimo relacionou a assinatura de um Tratado de Livre Comércio (TLC) entre a União Europeia e a Colômbia com um compromisso do país sul-americano em adotar uma postura de respeito sobre os direitos humanos.
"A Europa deveria condicionar a assinatura do TLC a alguma iniciativa que o governo colombiano faça para demonstrar respeito aos direitos humanos. Se até os Estados Unidos se negam a referendar um TLC, alguma coisa deve haver", apontou Vattimo à ANSA.
Na opinião do italiano, que busca um consenso com outros deputados europeus em favor desse condicionamento, a medida pressionaria Bogotá, pois o acordo econômico "a interessa muito". Vattimo também recordou "a descoberta recente de uma fossa comum com dois mil cadáveres, próxima a uma base militar", localizada em La Macarena, no departamento [estado] de Meta. As declarações do filósofo italiano foram feitas durante um debate organizado pela sede da Universidade de Bolonha em Buenos Aires, denominado "Direitos Humanos, definí-los e defendê-los, o papel dos parlamentos regionais".
As eleições regionais realizadas na Itália nos últimos dois dias também foram analisadas por Vattimo, autor de "Não ser Deus" e "O fim da modernidade".
Para ele, os bons resultados obtidos pela Liga Norte (aliada do governista Povo da Liberdade), liderada por Umberto Bossi, "é um grande perigo para a Itália", pois "mescla sentimentos de autodefesa da pequena burguesia, homofóbica, xenófoba e contra a imigração".
(ANSA) 30/03/2010 15:21

FILOSOFO VATTIMO PIDE CONDICIONAR FIRMA TLC CON COLOMBIA
BUENOS AIRES, 29 (ANSA)
- Existen "muchas reservas sobre el respeto de los derechos humanos en Colombia", sostuvo el filósofo italiano Gianni Vattimo, quien como diputado del Parlamento Europeo propuso condicionar la firma del tratado comercial con ese país a un compromiso en ese sentido. Vattimo, autor de "No ser Dios" y "El fin de la modernidad" entre decenas de publicaciones, dijo además a ANSA que es "malo" el avance de la Liga Norte en las elecciones regionales celebradas en Italia el domingo y el lunes.
El filósofo y eurodiputado participó el lunes de un debate organizado por la sede en Buenos Aires de la Universidad de Boloña sobre "Derechos Humanos, definirlos y defenderlos, el rol de los parlamentos regionales", junto a la ex fiscal de La Haya Carla del Ponte, entre otros panelistas. También el eurodiputado mantenía hoy encuentros con colegas en su condición de miembro de Eurolat, la Asamblea Parlamentaria de Europa y América Latina, creada en 2006.
Vattimo dijo que trabaja para reunir consenso entre los demás legisladores europeos a su iniciativa de condicionar la firma del Tratado de Libre Comercio (TLC) entre Colombia y la Unión Europea -prevista en mayo- a un compromiso formal del gobierno de Bogota en el respeto a los derechos humanos.
Entre las "condiciones negativas" en el país suramericano, el filósofo citó "el hallazgo reciente de una fosa común con 2 mil cadáveres, cerca de una base militar", la mayor de América Latina en tiempos de democracia, situada en La Macarena, departamento del Meta.
Dado que al gobierno de Bogotá "le interesa mucho" la firma del acuerdo económico, "Europa debería condicionar la firma del tratado a alguna iniciativa que el gobierno haga para demostrar el respeto de los derechos humanos", explicó Vattimo.
"Si hasta Estados Unidos se niega a refrendar el TLC, alguna cosa que no va debe haber", ironizó sobre la resistencia de los demócratas norteamericanos a aprobar el acuerdo bilateral en el Parlamento por los crímenes reiterados de dirigentes sindicales colombianos, que siguen impunes.
Consultado sobre el resultado de las elecciones regionales en su país, que finalizaron el lunes, y donde la Liga Norte de Umberto Bossi logró un respaldo fuerte en el norte, Vattimo opinó que "es un gran peligro para Italia en cuanto mezcla sentimientos también de autodefensa pequeño burguesa, homofóbica, xenófoba y contra la inmigración".
El diputado por Italia de los Valores, fundado por el ex fiscal de "Manos Limpias" Antonio Di Pietro, explicó el triunfo de la fuerza de Bossi en el norte rico italiano en que durante la campaña "arengó sobre los peores sentimientos de autodefensa" de parte de la población.
GAT 30/03/2010 18:57

Emiliano Morrone (Idv) ringrazia i suoi elettori

Il giornalista antimafia Emiliano Morrone, candidato indipendente nella lista di Idv della circoscrizione elettorale di Cosenza, ringrazia profondamente i suoi elettori, a conclusione d'una campagna elettorale condotta insieme a giovani calabresi e di altre regioni, tutta dal basso.
Morrone dichiara: “Abbiamo ottenuto 833 preferenze. Si tratta di voti liberi, che non provengono dalla 'ndrangheta, da accordi, scorrettezze o promesse vuote. Chi ha sostenuto il nostro progetto politico di lotta alla criminalità organizzata, controllo dei fondi pubblici, tutela dell'ambiente, sanità e scuola pubblica e investimento sulle nuove generazioni, lo ha fatto riconoscendone la purezza e bellezza”.
Morrone aggiunge: “Abbiamo ottenuto più consensi di politici navigati, come Eva Catizzone e Luigi Marrello. Il nostro risultato dimostra che c'è una voglia di cambiamento e un'attenzione per i contenuti che, in autonomia e coraggio, portiamo avanti come figli della Calabria, seguendo l'invito di Paolo Borsellino, il quale ci ha lasciato in eredità un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà”.
Morrone conclude: “L'affermazione regionale è solo l'inizio di un nuovo percorso culturale e politico insieme alla società civile. Saremo presenti con più forza, vigilanza e proposta nelle scuole, nelle piazze, sulla rete e in primo luogo fra i giovani. Uso il plurale persuaso che solo il coinvolgimento e la partecipazione degli onesti porteranno ad una Calabria emancipata e realmente moderna, nella quale non ci sia più l'emigrazione, la sottomissione, l'abbandono, la 'ndrangheta”.

venerdì 26 marzo 2010

Il mio voto per le Elezioni del Consiglio regionale del Piemonte: Mariacristina SPINOSA

Alle Elezioni di domenica prossima, il mio voto per la scelta dei Consiglieri regionali andrà a Mariacristina SPINOSA, candidata a Torino e provincia nella lista dell’Italia dei Valori.

Mariacristina SPINOSA non solo è una donna, il che non è certo merito suo (e tuttvia in tempi di difficile affermazione dei pari diritti anche questo conta); ma è una donna ricca di cultura, avendo vissuto in paesi diversi imparandone le lingue e i costumi, e capace di fare tesoro di questa cultura traducendola in posizioni politiche aperte e attente ai diritti civili: delle minoranze, degli immigrati, degli stranieri in genere, di tutti i “diversi” che proprio come tali hanno bisogno di politici che li comprendano e difendano dai non rari soprusi delle maggioranze. Si presenta alle Elezioni Regionali del Piemonte nella lista di Italia dei Valori di Torino e provincia, mettendo il proprio impegno sotto la bandiera della difesa rigorosa della legalità e della Costituzione, minacciata oggi da troppe forze che vogliono ridurla a strumento del dominio di gruppi interessati solo alla difesa dei propri privilegi. Mariacristina si batte contro il nucleare (inutile, costoso e dannoso alla salute delle future generazioni), contro la privatizzazione dell’acqua (un pericolo imminente e molto vicino, se non si batte il Governo della destra), per i diritti fondamentali che sono anche di competenza della Regione: scuola, sanità, abitazioni a prezzi accessibili per tutti, difesa dell’ambiente dagli scempi della speculazione edilizia, mobilità urbana e interurbana che guardi soprattutto alle esigenze di chi si sposta quotidianamente per lavoro. Il lavoro, del resto, è al entro del suo programma, che intende spingere le politiche regionali verso una larga riqualificazione delle industrie piemontesi in vista di una produzione “verde” che aiuti sia a vincere la disoccupazione ormai endemica, sia a offrire sempre nuove possibilità per la difesa e il miglioramento (ecologia, energie rinnovabili, assistenza alle persone sfavorite) della qualità della vita. È il mio candidato ideale, che voterò e cercherò di far votare da tutti quelli a cui posso far arrivare la mia voce.

Potete visitare il suo sito internet per conoscerla, parlarle e incontrarla. Per votare Mariacristina, a Torino e provincia, potete fare una croce sul simbolo dell'Italia dei Valori e scrivere “SPINOSA” sulla riga a fianco.

Emiliano Morrone chiude la campagna elettorale

Ecco un'intervista al candidato al consiglio regionale calabrese Emiliano Morrone, che invito tutti voi a sostenere in queste elezioni.

SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) - Il 26 marzo, alle ore 21 presso l'Hotel Dino's di San Giovanni in Fiore (Cosenza), il giornalista antimafia Emiliano Morrone, candidato indipendente al consiglio regionale nella lista di Idv della circoscrizione di Cosenza, conclude la sua campagna elettorale. Lo fa in modo insolito, "per indurre - spiega - a una riflessione sul senso del voto e sull'inutile violenza della campagna elettorale in Calabria". Morrone precisa: "Con me ci saranno anzitutto i giovani del movimento 'Il coraggio della parola', che, con autonomia e indipendenza, seguendomi negl'incontri, anche insieme a ragazzi non elettori, hanno voluto dare un segnale di come si può fare politica dal basso, senza deturpare muri e ambiente con manifesti abusivi e affissioni selvagge".

Annunciando la presenza del sassofonista jazz Stefano "Cocco" Cantini, considerato tra i migliori del mondo, Morrone aggiunge: "Parlerà anzitutto la musica, suonata da un maestro del jazz. Seguirà la parola, di denuncia e prospettiva politica. Il nostro impegno è per il futuro dei giovani e il contrasto dell'emigrazione, imposta dalla criminalità e dalla politica del malaffare". Morrone riferisce: "In una realtà come quella calabrese, che nel tempo ha perduto il valore dell'unità e solidarietà, vogliamo dare anche nella forma un segnale di speranza. Ho chiesto quindi a Cantini di suonare pure 'Bocca di rosa', di De Andrè, un brano quasi evangelico che richiama per certi versi l'episodio della Maddalena. Questo per significare che è fondamentale la lotta alla 'ndrangheta, la quale non ha titolari. Col silenzio o con l'accettazione delle logiche del potere, diventiamo complici delle mafie. E' finito il tempo della paura, della schiavitù. La Calabria non è terra delle cosche, lo abbiamo detto anche ieri ad Amantea, in piazza, a voce alta".

Morrone conclude: "Avremo una diretta con i parlamentari europei Gianni Vattimo e Sonia Alfano. I due rappresentano, rispettivamente, la cultura e il movimento attivo e vivo, spontaneo. Alla nostra regione serve, appunto, un movimento culturale che vinca la mentalità del compromesso morale e che non abbia bandiere o colori ma si batta disinteressatamente per il bene d'una terra in ginocchio, i cui giovani sono obbligati a partire dopo gli studi. Con la vigilanza, la fermezza e l'aggregazione civile, impediremo l'uso indebito delle risorse pubbliche. E, mantenendo il coraggio della parola, racconteremo sempre dei problemi e drammi della nostra Calabria. Sono certo che vinceremo".

martedì 23 marzo 2010

Un intervento di Emiliano Morrone

Un intervento di Emiliano Morrone, candidato indipendente a consigliere regionale nella liste di Italia dei Valori della circoscrizione di Cosenza.

La politica italiana è fatta di strategie, ordini di scuderia, contraddizioni, incoerenza, facciata, forma. È l'altro, palese aspetto che la caratterizza, oltre alla promozione di clown, ballerine, lustrini, vuotezza.
In campagna elettorale c'è la convinzione, di candidati e fedelissimi, che uno slogan, un ritocco di foto, una buona comunicazione in generale, una socialità festaiola e leggera valgano a produrre consensi a pioggia, buoni a conquistare il palazzo, di pasoliniana memoria. Tutto fa brodo, allora: svanisce così ciò che conta, la storia del candidato e la sua visione del futuro.
Da Berlusconi in avanti, la politica è diventata «supercazzora», messaggio subliminale, solenne imperativo ipotetico, miraggio indecoroso, culto della propaganda, marketing. Questo nell'intera nazione, distratta dalle seduzioni del piccolo schermo, priva dell'identità di popolo e della consapevolezza della forza collettiva.
In Calabria, dove i fondi pubblici sono spariti come le persone, emigrate, perdute o schiacciate, è certamente ancora peggio. Scorrendo le liste, si trovano cari amici della 'ndrangheta, profittatori, furbetti riciclati, massoni trasversali, campioni dell'affarismo, mangioni santificati, tirapiedi e sognatori.
Giù nella mia terra, conoscendone le risorse, i drammi, il dolore e le logiche, piccolo ho deciso di candidarmi, conscio dei rischi e degli sviluppi d'un passo del genere. Non sono uno che se la tiene, non sopporto aggiustamenti, le azioni di nascosto, la legittimazione di metodi e figure che hanno tolto il sangue e il respiro alla mia gente, che l'hanno piegata, mortificata, distrutta nell'anima.
Vengo dalla società civile, dal mondo dei movimenti e, prima di tutto, sono un narratore. Come tutti i narratori, sogno, immagino un tempo migliore, cioè l'inizio del riscatto. Ma si può narrare solo se si vive, se si è scossi dalla rabbia per come siamo ridotti e per come potremmo essere, solo a volerlo. Si può narrare se si coglie ogni attimo l'inganno che continuiamo a subire: non siamo in democrazia, «Stato» è una parola come «caccia» o «pesca», se le regole si cambiano ad uso di pochi e se corre il sospetto, tante volte la certezza, che abbia tramato contro se stesso, mandando a morte o a rotoli i suoi servitori più integerrimi, i cittadini che lo alimentano col lavoro, l'impegno, il sacrificio.
Vengo dal Popolo delle Agende rosse, che, sorto spontaneamente per iniziativa di Salvatore Borsellino, raccogliendo l'eredità di suo fratello Paolo tenta dal basso d'organizzare quel movimento culturale, auspicato dal grande giudice siciliano, che s'opponga al puzzo del compromesso morale.
Devo riferire pubblicamente, senza nascondere nulla o ricorrere a tatticismi politici, che ho delle perplessità sul progetto di rinnovamento in Calabria che ha in Filippo Callipo il suo riferimento. Perplessità che vanno sciolte senza esitazioni.
Non avrei mai accettato d'affrontare le elezioni, lo sa bene Sonia Alfano con cui ho discusso a lungo, se avessimo ceduto ad Agazio Loiero, che non ho mai condiviso e che ha la responsabilità politica d'aver sciupato cinque anni di governo non producendo il minimo cambiamento nella nostra terra; sempre identica a se stessa, sempre vinta, sempre travagliata e oggi pronta ad essere conquistata da nuovi, si fa per dire, predatori patentati.
Ho il dovere di spiegare apertamente i miei dubbi su Callipo, il quale, mi risulta da una verifica, non ha partecipato a una mia iniziativa elettorale a San Giovanni in Fiore (Cosenza) pur venendo lo stesso giorno nella mia città d'origine e andando in giro con Tommaso Durante, personaggio candidato in una lista comunale di Mario Pirillo, politico che ho sempre avversato per i suoi metodi, perfino denunciandone in rete delle operazioni moralmente riprovevoli a ridosso dell'ultimo voto europeo.
Non me ne abbia nessuno: se Callipo smentisce subito e pubblicamente quanto con carattere di certezza si continua a dire nella comunità di San Giovanni in Fiore, e cioè che la sua mancanza al mio incontro elettorale del 13 marzo scorso, presente in sala Gianni Vattimo e Luigi de Magistris in diretta telefonica, non è stata determinata da diversi orientamenti, da una vicinanza a Durante e Pirillo, io gli confermo con tutto il cuore il mio consenso, la considerazione che gli ho riservato nel mio discorso di quella serata (su You Tube in tre parti, inserito nel canale di Enzo Gigliotti).
Il principio è che noi giovani dell'antimafia civile non possiamo essere servi di nessuno e dobbiamo dare l'esempio reale d'autonomia e fermezza. Nessuno può mandarci in prima linea, usando strumentalmente le nostre facce e le nostre denunce per diffondere l'idea d'un fresco profumo di libertà che per conto nostro perseguiamo senza mezzi, con la semplice passione e la convinzione che vale la pena parlare, scrivere, manifestare, piuttosto che restare indifferenti o in attesa di piccole grazie, facendoci quindi complici d'un sistema marcio.
Perciò, non vorrei essere frainteso: ho solo bisogno d'una netta dichiarazione pubblica di Callipo in merito alla vicenda di San Giovanni in Fiore. Dica che con Pirillo non ha nulla da spartire, punto.
In tempi difficili e problematici per la Calabria, regione a se stante, ciò libererebbe il campo da ogni equivoco e darebbe più coesione e fiducia ai tanti giovani che, come me, scommettono nel valore delle idee e della verità, per cui abbiamo deciso d'appoggiare Callipo, senza alcuna pretesa o calcolo opportunistico.
Emiliano Morrone

giovedì 18 marzo 2010

Il centro-sinistra e Italia dei Valori contro il populismo autoritario

"IL CENTROSINISTRA E ITALIA DEI VALORI

CONTRO IL POPULISMO AUTORITARIO"


SABATO 20 MARZO 2010

ORE 21.OO
SALA CUPOLA
CENTRO CULTURALE "LA SERRA"
CORSO BOTTA, 30
IVREA (To)

Interventi di
Mariacristina SPINOSA
Consigliera regionale del Piemonte (IDV)
e candidata alle elezioni regionali
Gianni VATTIMO
Filosofo ed europarlamentare (IDV)
Nicola TRANFAGLIA
Responsabile nazionale per la Cultura (IDV)
Professore emerito di Storia dell′Europa (Università di Torino)
Modera l'incontro
Diletta Berardinelli
Sociologa
Italia dei Valori (Torino)
Per info: 333-72.48.215 - 011.48.47.94

venerdì 12 marzo 2010

Fermare l’emigrazione, riprendiamoci la Calabria: incontro a San Giovanni in Fiore

"Fermare l’emigrazione, riprendiamoci la Calabria", incontro pubblico il 13 marzo a San Giovanni in Fiore (Cs) con De Magistris, Callipo, Vattimo ed Emiliano Morrone
I giovani di "Il coraggio della parola" sostengono il progetto politico, dal basso, del giornalista antimafia Emiliano Morrone

"La Voce di Fiore", sabato 13 marzo 2010.

Il prossimo 13 Marzo, nella sala convegni dell’Hotel Dino’s di San Giovanni in Fiore (Cs), si terrà l’incontro pubblico “Fermare l’emigrazione, riprendiamoci la Calabria”, promosso dai giovani del movimento “Il coraggio della parola”, i quali sostengono, autonomamente dai partiti, il giornalista antimafia Emiliano Morrone come candidato indipendente in IdV al consiglio regionale della Calabria, nella circoscrizione elettorale di Cosenza. Interverranno all’iniziativa l’imprenditore Pippo Callipo, candidato alla presidenza della Regione Calabria, il deputato europeo Luigi De Magistris, presidente della Commissione per il controllo dei bilanci in seno al Parlamento UE, il filosofo ed eurodeputato Gianni Vattimo e lo stesso Morrone.
In merito a questo appuntamento, Morrone anticipa: “Con i giovani di ’Il coraggio della parola’, abbiamo voluto dare un segnale forte alla comunità di San Giovanni in Fiore, probabilmente il comune con il più alto tasso di emigrazione e disoccupazione a livello europeo, e all’intera Calabria”.
Morrone aggiunge: ”E’ proprio dalle urgenze dei territori che dobbiamo partire, riconoscendo collettivamente l’esistenza di un rovinoso sistema generale e trasversale di clientele, favori e condizionamento del voto, per cambiare la politica, alimentando il coraggio dell’azione e della svolta radicale”.
Ancora, Morrone dichiara: “La determinazione dei giovani, che comprendono l’importanza di lottare per il futuro della Calabria, la fermezza delle scelte politiche di Callipo, Vattimo e De Magistris e il bisogno diffuso di giustizia, trasparenza e concretezza costituiscono la base fondamentale del nostro progetto politico, che ha l’obiettivo di arginare l’emigrazione, responsabilizzare la società civile, combattere culturalmente la ’ndrangheta, sconfiggere la politica del malaffare che ha devastato e paralizzato la nostra terra”.
Morrone conclude: “Ringrazio profondamente i tanti ragazzi, che, attraverso la rete, mi hanno chiesto d’impegnarmi politicamente ed è soprattutto con loro e per loro che mi spenderò, mai per mio utile, affinché ci siano le condizioni effettive per il lavoro, l’autonomia degl’individui e la possibilità, quindi, di scegliere liberamente da chi farci amministrare, sulla base del curriculum dei singoli, della loro onestà, della loro passione civile, della loro competenza. L’affrancamento dal bisogno e la libertà individuale sono le condizioni essenziali per una legalità reale ed un futuro senza mafie, armate o bianche”.

martedì 9 marzo 2010

Quale istruzione per quale società?

Giovedì 11 marzo 2010, ore 21.00
presso la sede elettorale di Mariacristina Spinosa,
Via Principessa Clotilde 38/40 (ang. Via Vagnone), Torino

Incontro pubblico sul tema
QUALE ISTRUZIONE PER QUALE SOCIETÀ?

Interventi di

Mariacristina Spinosa
consigliere regionale del Piemonte Italia dei Valori
Scuola bene collettivo fondamentale: un diritto di tutti un dovere per tutti

Gianni Vattimo
filosofo ed europarlamentare Italia dei Valori
Il valore dell’istruzione in un paese democratico: quel che sta accadendo in Italia, quel che accade in Europa

Giuseppe Bertero
dirigente scolastico Liceo Artistico R. Cottini - Torino
Gli insegnanti: risorsa o spreco?

Teresa Olivieri
segretaria provinciale Cisl Scuola
Il quadro attuale della scuola pubblica e le prospettive di sviluppo del paese

PER INFO: 333-7248215 011/484794 contattami@cristinaspinosa.it

domenica 21 febbraio 2010

Non voto Bresso nemmeno sotto tortura

Non voto Bresso nemmeno sotto tortura
Il Giornale, 20 febbraio 2010
di Paolo Bracalini

Professor Vattimo, già stufo di Di Pietro?
«Io stimo Di Pietro perché è l’unico di sinistra in Italia, però non posso stare con la banda di trafficanti della Tav che l’Idv sostiene».
Traduco: in Piemonte voterà contro il suo partito, che sostiene la Bresso, famosa pro-Tav.
«Esattamente, farò il voto disgiunto e invito anche gli elettori piemontesi dell’Italia dei valori a fare altrettanto. Ho individuato una candidata al consiglio regionale dell’Idv che mi piace e che voterò, ma non voterò mai la Bresso, nemmeno se mi torturano».
E chi vota?
«Ma, vediamo, il candidato presidente di una lista di sinistra minoritaria per esempio...».
Ci risiamo, non è che ritorna a sinistra?
«Per adesso sono un indipendente dell’Idv e quindi ho anche posizioni divergenti da Di Pietro».
Se fosse in Campania farebbe lo stesso, non voterebbe l’indagato De Luca candidato presidente anche dall’Idv?
«Sì, anche se mi dicono che i reati che gli contestano sono reati, diciamo così, di assistenza politica per gruppi di disoccupati. Insomma c'è reato e reato, bisogna distinguere. Anche Tartaglia, che è indagato per aver tirato la statuetta del Duomo in faccia a Berlusconi...».
Poco grave.
«Se Tartaglia avesse delle altre buone ragioni per essere candidato, se per esempio fosse esperto di acque potabili o di infrastrutture, io non baderei assolutamente al fatto che è indagato».
Fosse per lei lo candiderebbe.
«Ripeto, lo farei se avesse altri titoli oltre ad aver tirato il Duomo in testa al Cavaliere, anche se tutto sommato...».
Anche quello...
«Anche quello mi sembra un merito».
Suvvia, non dirà sul serio.
«Non dico che è un merito politico sufficiente per farne un candidato, ma ecco non potrei dire di essere profondamente addolorato per l’aggressione a Berlusconi...».
Allora sarà anche d’accordo con Genchi che al congresso Idv ha sostenuto che l’aggressione era tutta una montatura organizzata dal premier. Teorie del complotto da siti internet, ma lei è europarlamentare...
«Intanto io mi fido più di Genchi che di altre forme di informazioni. Poi sul caso Tartaglia ho la stessa posizione che ho sempre avuto sull’11 settembre. Cioè come Bush ha sfruttato l’11 settembre a suo favore, anche Berlusconi ha utilizzato straordinariamente bene la vicenda Tartaglia, talmente bene che, conoscendo i miei polli, posso sospettare che lo abbiano organizzato».
Parla come un grillino.
«Non sono grillino, sono un marxista che sta con Di Pietro. Ecco, semmai lui deve stare attento a non diventare troppo amico del Pd, chi lo vota potrebbe cambiare idea. Il test saranno le regionali, se sarà negativo vorrà dire che Di Pietro deve cambiare rotta rispetto ai De Luca».
Non è che sosterrà anche lei la corrente di De Magistris?
«Ma per ora c’è Di Pietro e va bene così, De Magistris mi piace, è anche un bell’uomo, anche se non è il mio tipo e quindi non lo dico per fargli la corte».
Ma non le piacerebbe uno più a sinistra?
«Mi piacerebbe ma non c’è».
C’è Vendola, è anche difensore dei diritti omosessuali.
«Per carità, questi come Vendola e Ferrero si sono suicidati con le loro mani per difendere i poteri delle loro piccole burocrazie. Se qualcuno mi spiega una differenza di visione politica tra Vendola e Ferrero gliene sarò grato, ma non ne vedo nessuna».
Lei si dice marxista, Di Pietro però no, almeno per ora.
«Io sono marxista, leninista e non mi è nemmeno antipatico Stalin, che ci ha salvato da Hitler, più degli Stati Uniti. Di Pietro non lo è? Peccato, però mi fido lo stesso. Gli darei anche le chiavi di casa».

Appello per il voto disgiunto.

Appello per il voto disgiunto.

Con che faccia il comunista Chieppa si presenta nel listino (il meccanismo che garantisce l’elezione, senza preferenze, se vince il capolista) insieme alla zarina della Tav Mercedes Bresso? I comunisti, e tutta la sinistra ancora degna del nome, hanno la possibilità del VOTO DISGIUNTO: per il Consiglio, la candidata dell’IdV Mariacristina Spinosa; per la presidenza, il candidato di qualche lista di sinistra (Ferrando?), ma mai la zarina della cosca affaristica della TAV.
Gianni Vattimo, Deputato Europeo IdV

giovedì 18 febbraio 2010

Vicenda Tav: 17 febbraio, due fatti inaccettabili

(Comunicato stampa di Gianni Vattimo sui fatti del 17 febbraio - Tav)

La vera e propria truffa che i responsabili italo-piemontesi della TAV stanno cercando di perpetrare ai danni dell’Unione Europea, e ai danni dei cittadini della Valsusa, va avanti con sempre più particolari che indignano e non possono più essere nascosti da un sistema di massmedia del tutto asservito. Dunque, il 17 febbraio registra due nuovi fatti entrambi inaccettabili.

1) La trivella di Col di Mosso, che doveva procedere a un carotaggio per il quale il capo dell’osservatorio arch. Virano aveva previsto lavori di una settimana e mezza ha lavorato ieri per circa tre ore (se si tolgono i tempi per l’installazione e la rimozione già avvenuta), considerando con ciò compiuta la sua parte. L’Unione Europea che deve sborsare gli ingenti fondi considererà adempiuto questo aspetto del lavoro preliminare?

2) Le forze del cosiddetto ordine ieri hanno adottato un comportamento nuovo e assai più violento, sotto la guida del questore Spartaco Mortola, già noto per i fatti del G8 di Genova. Per ora, a parte i feriti che si sono fatti medicare privatamente per ovvi motivi di autoconservazione, si registra un giovane con la testa rotta da qualche manganellata, ricoverato alla Molinette di Torino con prognosi riservata: e una signora quarantacinquenne (ospedale di Susa) con la faccia fratturata, arretramento del setto nasale, fratture di costole e in varie altre parti del corpo, e un’ovaia spappolata. Soprattutto questo ultimo fatto mostra che le “cariche di alleggerimento” non si sono limitate ad allontanare i dimostranti: i danni provocati alla signora citata testimoniano di un accanimento che si è esercitato su di lei quando era ovviamente già a terra, non si sa se solo con manganelli o anche con scarponi. Come spiegare questo crescendo di violenza? I testimoni oculari parlano di sassaiole (due agenti feriti), di lanci di sacchetti di plastica pieni d’acqua (la polizia e chi la comanda non hanno rinvenuto alcuna bottiglia molotov – non è più, finora, come a Genova...). C’entra il clima elettorale? Bisogna a tutti i costi spaventare gli elettori? O forse le varie mafie che vogliono spartirsi il bottino della TAV cominciano a premere per vedere qualcosa di più concreto?

Poiché dal governo italiano non possiamo aspettarci nessun comportamento democratico – del resto, già le patenti violazioni di ogni regola che si sono viste fin qui da parte sia del governo centrale sia di quello regionale (parliamo dell’esautoramento della comunità montana) sono assai eloquenti – cercheremo aiuto in Europa: anzitutto denunciando i comportamenti truffaldini che mirano a ottenere i fondi senza adempiere agli obblighi preliminari; e poi denunciando in sede europea la violenza con cui si tenta di piegare la chiara volontà dei cittadini della Valsusa che sono minacciati da un’opera costosa, inutile, dannosa per la salute e l’ecologia della Valle. La signora Bresso sentirà il dovere di portare la sua solidarietà alle vittime dei pestaggi del 17 febbraio? E anche Italia dei Valori che intende sostenerla avrà qualcosa da dire in proposito? Come indipendente eletto al Parlamento europeo nella lista di IdV non sono sicuro che avrò il coraggio di votare per una lista alleata della attuale governatrice, soprattutto se proseguirà nella sua politica ditacitamento autoritario della Comunità Montana e se non prenderà esplicitamente le distanze dalle violenze poliziesche.

Gianni Vattimo

mercoledì 10 febbraio 2010

Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»


Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»
il Piccolo — 10 febbraio 2010
di ROBERTA GIANI
Antonio Di Pietro? «Un leader carismatico ma senza ducismo».
Luigi De Magistris? «Sono un suo adepto».
Gioacchino Genchi? «È un mio amico, e non solo per paura».
I candidati inquisiti? «Non sono tutti uguali. Se sono inquisiti per aver lanciato una statuetta, a mio avviso possono correre».
Gianni Vattimo provoca, disarma, irride. E alla fine, dal suo ufficio di Strasburgo, invoca clemenza: «Non mi faccia querelare, mi raccomando». Ma il grande filosofo, "fiore all’occhiello" della pattuglia di eurodeputati indipendenti dell’Italia dei valori, non scherza sul suo Paese. E nemmeno sul suo futuro: «Ci vuole un Cln per liberarci da Silvio Berlusconi. Sono pronto ad allearmi persino con Pierferdinando Casini».
Professore, ora che l’Italia dei valori si riorganizza, prenderà la tessera?
Non saprei. Sono stato eletto come indipendente ma, facendo parte del comitato nazionale del partito, mi sono sentito di chiedere a Di Pietro se voleva che mi iscrivessi.
Risposta?
«Aspetta».
E lei?
Sono un obbediente.
Tutti parlano della svolta di Di Pietro. Lei avverte: la democratizzazione del partito va bene, ma non deve mettere a rischio il carisma del capo. Che significa?
Di Pietro vuole realizzare la più ampia democrazia interna, e lo capisco. Ma deve evitare di imitare i partiti tradizionali di oggi - una desolazione - perché l’Italia dei valori non può perdere né le sue aperture anarchiche né il carisma del suo capo.
Come si fa a essere partito leaderistico e democratico?
Difficile. È un po’ la quadratura del cerchio ma è una questione cruciale: attiene alla democrazia.
Addirittura?
Ci sono diverse esperienze che ci fanno pensare che la democrazia tende a soffocarsi a causa dei suoi meccanismi eccessivamente complessi.
Il leader ha una sorta di potere salvifico?
Me lo faccia dire con la dovuta cautela, siamo nell’Italia di Berlusconi, ma è abbastanza vero. Molti si precipitano nelle sezioni dell’Italia dei valori perché c’è Di Pietro, mica perché ci sono tessere, correnti, apparati.
Di Pietro, quindi, è un vero leader carismatico?
Lo è fortemente. Ma senza nessun ducismo.
Sicuro?
Un esempio. Si presenta come il contadino di Montenero di Bisaccia non per stupida umiltà, ma perché non pretende di essere il faro della civiltà, come invece Mussolini e Berlusconi.
Il tratto più forte di Di Pietro?
La testardaggine. Non vorrei mai averlo come nemico: dice quello che fa, fa quello che dice, e va sempre sino in fondo.
Nessun dubbio? L’ultimo episodio ”strano” sono le foto con Bruno Contrada...
Le hanno pubblicate per screditarlo, ovvio, è l’ennesima porcata. Ma le spiegazioni di Di Pietro sono state adamantine.
Meglio Di Pietro o De Magistris?
Mi sento vicino a tutti e due. E non saprei chi scegliere se fossero in contrasto.
Sembrano esserlo, in verità.
Non lo sono. Ho persino il sospetto di un gioco delle parti: De Magistris fa il rivoluzionario-movimentista e Di Pietro, in questa fase, il più istituzionale.
Non è che si sta ammorbidendo?
Il giustizialismo e l’antiberlusconismo sono nel suo carattere. La svolta, se vogliamo chiamarla così, è legata al suo senso di responsabilità: non vuole continuare a chiedere ai suoi un impegno per la sola opposizione. E quindi tenta nuove vie politiche. Io stesso, seppur senza entusiasmo, voterò in Piemonte Mercedes Bresso.
In Campania, però, c’è l’inquisito Vincenzo De Luca.
Non conosco bene la sua vicenda e do credito a De Magistris. Ma, al contempo, do atto a Di Pietro di aver sterilizzato la questione: De Luca dovrà dimettersi, se verrà condannato. Io aggiungo: già in primo grado.
Molti, da Travaglio al popolo della rete, protestano. Non è impresa ardua tenere insieme la piazza e il palazzo?
Se non si riesce a farlo, è un guaio. Se si accetta l’impossibilità di tenere insieme piazza e palazzo, ci si deve ritirare dalle istituzioni.
Come si costruisce un’alternativa di governo credibile?
Serve un Comitato di liberazione nazionale. Dobbiamo liberarci da Berlusconi.
Porte aperte all’Udc?
Sono pronto persino a votare Casini, e io so quanto mi è indigesto, purché gli accordi preventivi siano inequivocabili e impediscano ogni possibile azione corruttiva e clientelare.
L’Italia dei valori deve aprire alla sinistra?
Sicuramente. Ben venga Nichi Vendola, tanto per cominciare.
In prospettiva, con il Pd, che rapporti ci devono essere?
Il Pd dovrebbe confluire nell’Italia dei valori, più che l’opposto.
Genchi al congresso. Presenza opportuna?
Lo trovo simpatico e divertente. Sono diventato suo amico, e non solo per paura.
Intercettava anche lei?
Gliel’ho chiesto, mi ha detto di no. Non sono così importante.

martedì 9 febbraio 2010

Meglio il carisma di un capo

Meglio il carisma di un capo

La Stampa, 9 febbraio 2010

Vista dall’interno, o comunque da vicino (io sono un indipendente eletto in Italia dei Valori, non iscritto, almeno per ora), l’alternativa Di Pietro-De Magistris è molto meno marcata di quanto venga fatta apparire sui media. Il partito di Di Pietro è sempre stato più un movimento che un partito; la leadership carismatica del suo presidente lo ha condotto alle affermazioni recenti (fino all’8 per cento alle elezioni europee) e non avrebbe senso rinunciarvi completamente in nome di una “democratizzazione” – tessere, congressi locali e nazionali, mozioni e contro mozioni – tendente a omologarne la struttura a quella – fallimentare – dei partiti tradizionali. Con tutto ciò, sia il nuovo statuto sia la celebrazione del primo congresso nei giorni scorsi erano passi da fare, e Di Pietro ha fatto bene a portarli a termine con caparbia decisione. I tratti del movimento e i “vantaggi” in termini politici che essi assicurano – apertura alla società civile, stretto contatto con le tante aree di cittadini “anti-partito” (Grillo, per esempio), presenza costante nelle piazze – non vanno assolutamente buttati a mare. De Magistris si sente ed è – anche per i suoi risultati elettorali – il rappresentante-custode di questo aspetto movimentista essenziale al partito. Che è anche il suo spirito di sinistra, quello per il quale io, per esempio, mi dichiaro un suo adepto.
La questione della candidatura di De Luca, su cui si è manifestato il dissenso di De Magistris, non è però tale da dar ragione a chi parla di una spaccatura tra i due leader dell’IdV. Non voglio chiamarla un gioco delle parti, perché entrambe le posizioni sono assolutamente sincere; ma dal punto di vista tattico è qualcosa di molto simile.
Il punto però è un altro: accettando anche al prezzo di De Luca l’accordo con il PD alle regionali, Di Pietro sta portando il partito verso le rive desolate e sterili della “cultura di governo” che ha distrutto ogni prospettiva del centro-sinistra? Sia Di Pietro sia, per quanto ne sappiamo, Vendola, sia lo stesso De Magistris sono d’accordo sul fatto che è un rischio da correre. Soprattutto, non aveva senso, alla vigilia delle elezioni regionali, tentare una operazione come quella proposta per la Campania da De Magistris: una formazione che raccogliesse la società civile, movimenti, e i resti di chi ancora guarda a una sinistra vera. Per rimediare ai danni dell’Arcobaleno, non minori di quelli prodotti dalla tattica suicida del PD, ci vuole più tempo; ci si può pensare per il 2013 e proprio facendo perno su una IdV capace di rafforzarsi sia sul fronte della protesta sia su quello della partecipazione costruttiva al lavoro istituzionale, mantenendo cioè la sua fisionomia di movimento e di partito. Decisivi per capire come muoversi, saranno per Di Pietro i risultati delle elezioni regionali, ai quali dipenderà anche il rinnovamento delle dirigenze locali, oggi ancora talvolta infette dal “familismo” che non preoccupa solo Pancho Pardi. Ma in ogni caso, il carisma del “capo” è assai meglio che i finti carismi dei piccoli signori delle tessere di questa o quella periferia. Su questo, alla fin fine, si fonda il carattere esemplare e rinnovatore che Italia dei Valori giustamente rivendica.

Gianni Vattimo