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Vattimo e Cardile |
lunedì 19 maggio 2014
Ripresa?
mercoledì 31 marzo 2010
Vattimo in Argentina: l'accordo UE-Colombia, i diritti umani, e le elezioni regionali
ACORDO ENTRE UE E COLÔMBIA DEPENDE DE RESPEITO AOS DIREITOS HUMANOS
BUENOS AIRES, 30 MAR (ANSA)
http://www.ansa.it/ansalatinabr/notizie/notiziari/colombia/20100330152135054464.html
FILOSOFO VATTIMO PIDE CONDICIONAR FIRMA TLC CON COLOMBIA
BUENOS AIRES, 29 (ANSA)
Emiliano Morrone (Idv) ringrazia i suoi elettori
Morrone dichiara: “Abbiamo ottenuto 833 preferenze. Si tratta di voti liberi, che non provengono dalla 'ndrangheta, da accordi, scorrettezze o promesse vuote. Chi ha sostenuto il nostro progetto politico di lotta alla criminalità organizzata, controllo dei fondi pubblici, tutela dell'ambiente, sanità e scuola pubblica e investimento sulle nuove generazioni, lo ha fatto riconoscendone la purezza e bellezza”.
Morrone aggiunge: “Abbiamo ottenuto più consensi di politici navigati, come Eva Catizzone e Luigi Marrello. Il nostro risultato dimostra che c'è una voglia di cambiamento e un'attenzione per i contenuti che, in autonomia e coraggio, portiamo avanti come figli della Calabria, seguendo l'invito di Paolo Borsellino, il quale ci ha lasciato in eredità un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà”.
Morrone conclude: “L'affermazione regionale è solo l'inizio di un nuovo percorso culturale e politico insieme alla società civile. Saremo presenti con più forza, vigilanza e proposta nelle scuole, nelle piazze, sulla rete e in primo luogo fra i giovani. Uso il plurale persuaso che solo il coinvolgimento e la partecipazione degli onesti porteranno ad una Calabria emancipata e realmente moderna, nella quale non ci sia più l'emigrazione, la sottomissione, l'abbandono, la 'ndrangheta”.
venerdì 26 marzo 2010
Il mio voto per le Elezioni del Consiglio regionale del Piemonte: Mariacristina SPINOSA

Emiliano Morrone chiude la campagna elettorale

martedì 23 marzo 2010
Un intervento di Emiliano Morrone
In campagna elettorale c'è la convinzione, di candidati e fedelissimi, che uno slogan, un ritocco di foto, una buona comunicazione in generale, una socialità festaiola e leggera valgano a produrre consensi a pioggia, buoni a conquistare il palazzo, di pasoliniana memoria. Tutto fa brodo, allora: svanisce così ciò che conta, la storia del candidato e la sua visione del futuro.

Da Berlusconi in avanti, la politica è diventata «supercazzora», messaggio subliminale, solenne imperativo ipotetico, miraggio indecoroso, culto della propaganda, marketing. Questo nell'intera nazione, distratta dalle seduzioni del piccolo schermo, priva dell'identità di popolo e della consapevolezza della forza collettiva.
In Calabria, dove i fondi pubblici sono spariti come le persone, emigrate, perdute o schiacciate, è certamente ancora peggio. Scorrendo le liste, si trovano cari amici della 'ndrangheta, profittatori, furbetti riciclati, massoni trasversali, campioni dell'affarismo, mangioni santificati, tirapiedi e sognatori.
Giù nella mia terra, conoscendone le risorse, i drammi, il dolore e le logiche, piccolo ho deciso di candidarmi, conscio dei rischi e degli sviluppi d'un passo del genere. Non sono uno che se la tiene, non sopporto aggiustamenti, le azioni di nascosto, la legittimazione di metodi e figure che hanno tolto il sangue e il respiro alla mia gente, che l'hanno piegata, mortificata, distrutta nell'anima.
Vengo dalla società civile, dal mondo dei movimenti e, prima di tutto, sono un narratore. Come tutti i narratori, sogno, immagino un tempo migliore, cioè l'inizio del riscatto. Ma si può narrare solo se si vive, se si è scossi dalla rabbia per come siamo ridotti e per come potremmo essere, solo a volerlo. Si può narrare se si coglie ogni attimo l'inganno che continuiamo a subire: non siamo in democrazia, «Stato» è una parola come «caccia» o «pesca», se le regole si cambiano ad uso di pochi e se corre il sospetto, tante volte la certezza, che abbia tramato contro se stesso, mandando a morte o a rotoli i suoi servitori più integerrimi, i cittadini che lo alimentano col lavoro, l'impegno, il sacrificio.
Vengo dal Popolo delle Agende rosse, che, sorto spontaneamente per iniziativa di Salvatore Borsellino, raccogliendo l'eredità di suo fratello Paolo tenta dal basso d'organizzare quel movimento culturale, auspicato dal grande giudice siciliano, che s'opponga al puzzo del compromesso morale.
Devo riferire pubblicamente, senza nascondere nulla o ricorrere a tatticismi politici, che ho delle perplessità sul progetto di rinnovamento in Calabria che ha in Filippo Callipo il suo riferimento. Perplessità che vanno sciolte senza esitazioni.
Non avrei mai accettato d'affrontare le elezioni, lo sa bene Sonia Alfano con cui ho discusso a lungo, se avessimo ceduto ad Agazio Loiero, che non ho mai condiviso e che ha la responsabilità politica d'aver sciupato cinque anni di governo non producendo il minimo cambiamento nella nostra terra; sempre identica a se stessa, sempre vinta, sempre travagliata e oggi pronta ad essere conquistata da nuovi, si fa per dire, predatori patentati.
Ho il dovere di spiegare apertamente i miei dubbi su Callipo, il quale, mi risulta da una verifica, non ha partecipato a una mia iniziativa elettorale a San Giovanni in Fiore (Cosenza) pur venendo lo stesso giorno nella mia città d'origine e andando in giro con Tommaso Durante, personaggio candidato in una lista comunale di Mario Pirillo, politico che ho sempre avversato per i suoi metodi, perfino denunciandone in rete delle operazioni moralmente riprovevoli a ridosso dell'ultimo voto europeo.
Non me ne abbia nessuno: se Callipo smentisce subito e pubblicamente quanto con carattere di certezza si continua a dire nella comunità di San Giovanni in Fiore, e cioè che la sua mancanza al mio incontro elettorale del 13 marzo scorso, presente in sala Gianni Vattimo e Luigi de Magistris in diretta telefonica, non è stata determinata da diversi orientamenti, da una vicinanza a Durante e Pirillo, io gli confermo con tutto il cuore il mio consenso, la considerazione che gli ho riservato nel mio discorso di quella serata (su You Tube in tre parti, inserito nel canale di Enzo Gigliotti).
Il principio è che noi giovani dell'antimafia civile non possiamo essere servi di nessuno e dobbiamo dare l'esempio reale d'autonomia e fermezza. Nessuno può mandarci in prima linea, usando strumentalmente le nostre facce e le nostre denunce per diffondere l'idea d'un fresco profumo di libertà che per conto nostro perseguiamo senza mezzi, con la semplice passione e la convinzione che vale la pena parlare, scrivere, manifestare, piuttosto che restare indifferenti o in attesa di piccole grazie, facendoci quindi complici d'un sistema marcio.
Perciò, non vorrei essere frainteso: ho solo bisogno d'una netta dichiarazione pubblica di Callipo in merito alla vicenda di San Giovanni in Fiore. Dica che con Pirillo non ha nulla da spartire, punto.
In tempi difficili e problematici per la Calabria, regione a se stante, ciò libererebbe il campo da ogni equivoco e darebbe più coesione e fiducia ai tanti giovani che, come me, scommettono nel valore delle idee e della verità, per cui abbiamo deciso d'appoggiare Callipo, senza alcuna pretesa o calcolo opportunistico.
giovedì 18 marzo 2010
Il centro-sinistra e Italia dei Valori contro il populismo autoritario
"IL CENTROSINISTRA E ITALIA DEI VALORI
CONTRO IL POPULISMO AUTORITARIO"
SABATO 20 MARZO 2010
venerdì 12 marzo 2010
Fermare l’emigrazione, riprendiamoci la Calabria: incontro a San Giovanni in Fiore
I giovani di "Il coraggio della parola" sostengono il progetto politico, dal basso, del giornalista antimafia Emiliano Morrone

In merito a questo appuntamento, Morrone anticipa: “Con i giovani di ’Il coraggio della parola’, abbiamo voluto dare un segnale forte alla comunità di San Giovanni in Fiore, probabilmente il comune con il più alto tasso di emigrazione e disoccupazione a livello europeo, e all’intera Calabria”.
Morrone aggiunge: ”E’ proprio dalle urgenze dei territori che dobbiamo partire, riconoscendo collettivamente l’esistenza di un rovinoso sistema generale e trasversale di clientele, favori e condizionamento del voto, per cambiare la politica, alimentando il coraggio dell’azione e della svolta radicale”.
Ancora, Morrone dichiara: “La determinazione dei giovani, che comprendono l’importanza di lottare per il futuro della Calabria, la fermezza delle scelte politiche di Callipo, Vattimo e De Magistris e il bisogno diffuso di giustizia, trasparenza e concretezza costituiscono la base fondamentale del nostro progetto politico, che ha l’obiettivo di arginare l’emigrazione, responsabilizzare la società civile, combattere culturalmente la ’ndrangheta, sconfiggere la politica del malaffare che ha devastato e paralizzato la nostra terra”.
Morrone conclude: “Ringrazio profondamente i tanti ragazzi, che, attraverso la rete, mi hanno chiesto d’impegnarmi politicamente ed è soprattutto con loro e per loro che mi spenderò, mai per mio utile, affinché ci siano le condizioni effettive per il lavoro, l’autonomia degl’individui e la possibilità, quindi, di scegliere liberamente da chi farci amministrare, sulla base del curriculum dei singoli, della loro onestà, della loro passione civile, della loro competenza. L’affrancamento dal bisogno e la libertà individuale sono le condizioni essenziali per una legalità reale ed un futuro senza mafie, armate o bianche”.
martedì 9 marzo 2010
Quale istruzione per quale società?
presso la sede elettorale di Mariacristina Spinosa,
Incontro pubblico sul tema
QUALE ISTRUZIONE PER QUALE SOCIETÀ?
Interventi di
Mariacristina Spinosa
consigliere regionale del Piemonte Italia dei Valori
Scuola bene collettivo fondamentale: un diritto di tutti un dovere per tutti
Gianni Vattimo
filosofo ed europarlamentare Italia dei Valori
Il valore dell’istruzione in un paese democratico: quel che sta accadendo in Italia, quel che accade in Europa
Giuseppe Bertero
dirigente scolastico Liceo Artistico R. Cottini - Torino
Gli insegnanti: risorsa o spreco?
Teresa Olivieri
segretaria provinciale Cisl Scuola
Il quadro attuale della scuola pubblica e le prospettive di sviluppo del paese
PER INFO: 333-7248215 011/484794 contattami@cristinaspinosa.it
domenica 21 febbraio 2010
Non voto Bresso nemmeno sotto tortura
Il Giornale, 20 febbraio 2010
di Paolo Bracalini
Professor Vattimo, già stufo di Di Pietro?
Appello per il voto disgiunto.
Con che faccia il comunista Chieppa si presenta nel listino (il meccanismo che garantisce l’elezione, senza preferenze, se vince il capolista) insieme alla zarina della Tav Mercedes Bresso? I comunisti, e tutta la sinistra ancora degna del nome, hanno la possibilità del VOTO DISGIUNTO: per il Consiglio, la candidata dell’IdV Mariacristina Spinosa; per la presidenza, il candidato di qualche lista di sinistra (Ferrando?), ma mai la zarina della cosca affaristica della TAV.
Gianni Vattimo, Deputato Europeo IdV
giovedì 18 febbraio 2010
Vicenda Tav: 17 febbraio, due fatti inaccettabili
(Comunicato stampa di Gianni Vattimo sui fatti del 17 febbraio - Tav)
La vera e propria truffa che i responsabili italo-piemontesi della TAV stanno cercando di perpetrare ai danni dell’Unione Europea, e ai danni dei cittadini della Valsusa, va avanti con sempre più particolari che indignano e non possono più essere nascosti da un sistema di massmedia del tutto asservito. Dunque, il 17 febbraio registra due nuovi fatti entrambi inaccettabili.
1) La trivella di Col di Mosso, che doveva procedere a un carotaggio per il quale il capo dell’osservatorio arch. Virano aveva previsto lavori di una settimana e mezza ha lavorato ieri per circa tre ore (se si tolgono i tempi per l’installazione e la rimozione già avvenuta), considerando con ciò compiuta la sua parte. L’Unione Europea che deve sborsare gli ingenti fondi considererà adempiuto questo aspetto del lavoro preliminare?
2) Le forze del cosiddetto ordine ieri hanno adottato un comportamento nuovo e assai più violento, sotto la guida del questore Spartaco Mortola, già noto per i fatti del G8 di Genova. Per ora, a parte i feriti che si sono fatti medicare privatamente per ovvi motivi di autoconservazione, si registra un giovane con la testa rotta da qualche manganellata, ricoverato alla Molinette di Torino con prognosi riservata: e una signora quarantacinquenne (ospedale di Susa) con la faccia fratturata, arretramento del setto nasale, fratture di costole e in varie altre parti del corpo, e un’ovaia spappolata. Soprattutto questo ultimo fatto mostra che le “cariche di alleggerimento” non si sono limitate ad allontanare i dimostranti: i danni provocati alla signora citata testimoniano di un accanimento che si è esercitato su di lei quando era ovviamente già a terra, non si sa se solo con manganelli o anche con scarponi. Come spiegare questo crescendo di violenza? I testimoni oculari parlano di sassaiole (due agenti feriti), di lanci di sacchetti di plastica pieni d’acqua (la polizia e chi la comanda non hanno rinvenuto alcuna bottiglia molotov – non è più, finora, come a Genova...). C’entra il clima elettorale? Bisogna a tutti i costi spaventare gli elettori? O forse le varie mafie che vogliono spartirsi il bottino della TAV cominciano a premere per vedere qualcosa di più concreto?
Poiché dal governo italiano non possiamo aspettarci nessun comportamento democratico – del resto, già le patenti violazioni di ogni regola che si sono viste fin qui da parte sia del governo centrale sia di quello regionale (parliamo dell’esautoramento della comunità montana) sono assai eloquenti – cercheremo aiuto in Europa: anzitutto denunciando i comportamenti truffaldini che mirano a ottenere i fondi senza adempiere agli obblighi preliminari; e poi denunciando in sede europea la violenza con cui si tenta di piegare la chiara volontà dei cittadini della Valsusa che sono minacciati da un’opera costosa, inutile, dannosa per la salute e l’ecologia della Valle. La signora Bresso sentirà il dovere di portare la sua solidarietà alle vittime dei pestaggi del 17 febbraio? E anche Italia dei Valori che intende sostenerla avrà qualcosa da dire in proposito? Come indipendente eletto al Parlamento europeo nella lista di IdV non sono sicuro che avrò il coraggio di votare per una lista alleata della attuale governatrice, soprattutto se proseguirà nella sua politica ditacitamento autoritario della Comunità Montana e se non prenderà esplicitamente le distanze dalle violenze poliziesche.
Gianni Vattimo
mercoledì 10 febbraio 2010
Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»
Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»
il Piccolo — 10 febbraio 2010
martedì 9 febbraio 2010
Meglio il carisma di un capo
Meglio il carisma di un capo
La Stampa, 9 febbraio 2010
Vista dall’interno, o comunque da vicino (io sono un indipendente eletto in Italia dei Valori, non iscritto, almeno per ora), l’alternativa Di Pietro-De Magistris è molto meno marcata di quanto venga fatta apparire sui media. Il partito di Di Pietro è sempre stato più un movimento che un partito; la leadership carismatica del suo presidente lo ha condotto alle affermazioni recenti (fino all’8 per cento alle elezioni europee) e non avrebbe senso rinunciarvi completamente in nome di una “democratizzazione” – tessere, congressi locali e nazionali, mozioni e contro mozioni – tendente a omologarne la struttura a quella – fallimentare – dei partiti tradizionali. Con tutto ciò, sia il nuovo statuto sia la celebrazione del primo congresso nei giorni scorsi erano passi da fare, e Di Pietro ha fatto bene a portarli a termine con caparbia decisione. I tratti del movimento e i “vantaggi” in termini politici che essi assicurano – apertura alla società civile, stretto contatto con le tante aree di cittadini “anti-partito” (Grillo, per esempio), presenza costante nelle piazze – non vanno assolutamente buttati a mare. De Magistris si sente ed è – anche per i suoi risultati elettorali – il rappresentante-custode di questo aspetto movimentista essenziale al partito. Che è anche il suo spirito di sinistra, quello per il quale io, per esempio, mi dichiaro un suo adepto.
La questione della candidatura di De Luca, su cui si è manifestato il dissenso di De Magistris, non è però tale da dar ragione a chi parla di una spaccatura tra i due leader dell’IdV. Non voglio chiamarla un gioco delle parti, perché entrambe le posizioni sono assolutamente sincere; ma dal punto di vista tattico è qualcosa di molto simile.
Il punto però è un altro: accettando anche al prezzo di De Luca l’accordo con il PD alle regionali, Di Pietro sta portando il partito verso le rive desolate e sterili della “cultura di governo” che ha distrutto ogni prospettiva del centro-sinistra? Sia Di Pietro sia, per quanto ne sappiamo, Vendola, sia lo stesso De Magistris sono d’accordo sul fatto che è un rischio da correre. Soprattutto, non aveva senso, alla vigilia delle elezioni regionali, tentare una operazione come quella proposta per la Campania da De Magistris: una formazione che raccogliesse la società civile, movimenti, e i resti di chi ancora guarda a una sinistra vera. Per rimediare ai danni dell’Arcobaleno, non minori di quelli prodotti dalla tattica suicida del PD, ci vuole più tempo; ci si può pensare per il 2013 e proprio facendo perno su una IdV capace di rafforzarsi sia sul fronte della protesta sia su quello della partecipazione costruttiva al lavoro istituzionale, mantenendo cioè la sua fisionomia di movimento e di partito. Decisivi per capire come muoversi, saranno per Di Pietro i risultati delle elezioni regionali, ai quali dipenderà anche il rinnovamento delle dirigenze locali, oggi ancora talvolta infette dal “familismo” che non preoccupa solo Pancho Pardi. Ma in ogni caso, il carisma del “capo” è assai meglio che i finti carismi dei piccoli signori delle tessere di questa o quella periferia. Su questo, alla fin fine, si fonda il carattere esemplare e rinnovatore che Italia dei Valori giustamente rivendica.
Gianni Vattimo