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lunedì 21 giugno 2010

Bruxelles mette sotto processo il ddl sulle intercettazioni


La Stampa, giovedì 17 giugno 2010
Bruxelles mette sotto processo il ddl
I liberali chiedono alla Ue di prendere posizione: «Indebolita la lotta alla criminalità»
Marco Zatterin
«Dear Presidents, dear Prime Ministers». Comincia con la più classica delle formule di protocollo l'appello del gruppo Liberaldemocratico del Parlamento europeo ai capi di stato e di governo dell`Ue perché accendano un faro sul ddl intercettazioni. Primo firmatario è il capogruppo Guy Verhofstadt, ex premier belga. E' una cartella e mezzo di accuse infiocchettate da garbata retorica. Il senso è che il provvedimento «è sproporzionato, corre il rischio di non essere conforme con gli standard Ue per la libertà di informazione, indebolisce seriamente l'obiettivo della lotta alla criminalità in Italia e in Europa». Fate qualcosa, è il messaggio per tutti i Merkel e Sarkozy d`Europa.
E «fatelo subito!» La protesta scatta alla vigilia del vertice dei leader a dodici stelle che si apre oggi a Bruxelles e scatena una ridda di dichiarazioni fra gli italiani di Strasburgo. Il gruppo liberaldemocratico (Alde, terza forza dell`assemblea), è la componente che accoglie l'Italia dei Valori, da giorni impegnata a studiare un modo per attirare l'attenzione sul processo e convinta che «imbavagliare l`informazione è come armare ancora di più la criminalità che tentiamo di sradicare». «Attaccare un provvedimento ancora all`esame del Parlamento italiano è un tentativo di pesante condizionamento perpetrato ai danni delle istituzioni», risponde piccato il capogruppo Pdl, Mario Mauro.
In realtà i dipietristi avevano in mente qualcosa di più rumoroso. La pasionaria Sonia Alfano e il leader ombra dell'Idv, Luigi De Magistris, risultano aver sondato il terreno per inserire un punto legato alle intercettazioni all'ordine del giorno della sessione europarlamentare iniziatasi lunedì. All'ultimo, hanno frenato. «Potevamo anche farcela - racconta un parlamentare -, ma c'era un rischio alto che la questione non fosse capita, una elevato probabilità di sconfitta. Così sui giornali sarebbero usciti titoloni sul tema "l'Europa dà ragione a Berlusconi"».
L'intenzione, aggiunge la fonte, è ora quella di «lavorarci meglio e attendere la plenaria di luglio, così da coinvolgere anche quella parte dello schieramento popolare che potrebbe accettare di sostenere una proposta di ampio respiro». Cauto sul comportamento da tenere in sede europea anche il capogruppo della delegazione Pd, David Sassoli: «Siamo impegnati dentro e fuori il parlamento italiano in una dura opposizione alla legge e faremo ogni sforzo perchè sia cambiata. Finito l'iter valuteremo la compatibilità con la normativa europea».
Nell'attesa, c'è la lettera dell'Alde (firmata anche da Arlacchi, Rinaldi e Vattimo) e il cantiere di un sito web battente bandiera belga che i dipietristi metteranno a disposizione per pubblicare le intercettazioni fuori dall'Italia. Il testo siglato da Verhofstadt sottolinea che la cosiddetta «legge bavaglio» ha sollevato «forte preoccupazione in Italia e fuori», attirando la problematica attenzione dell'Osce - l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, La quale, a ancora ieri, ha bollato il ddl come «non in ottemperanza ai nostri standard». E chiude con l'invito «ad avviare un'azione europea che assicuri la libertà di informazione e una efficace lotta al crimine organizzato».
Detto che la Commissione Ue si barcamena come il solito («sosteniamo il pluralismo dei media»), resta la protesta degli azzurri Mauro e Iacolino che etichettano l'uscita di Verhofstadt & Co. come «paradossale». Il ddl, affermano, «non contiene alcuna limitazione dei reati per i quali possono essere disposte le intercettazioni; si vuole invece evitare che chiunque possa essere intercettato e finire poi alla gogna mediatica». Lo scontro continua. Appuntamento probabile per luglio a Strasburgo.

martedì 15 giugno 2010

Interrogazione alla Commissione sulla Legge bavaglio

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione
Articolo 115 del regolamento
Sonia Alfano, Sophia in 't Veld, Luigi de Magistris, Marietje Schaake, Cecilia Wikström, Leonidas Donskis, Nathalie Griesbeck, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE
9 giugno 2010

Oggetto: "Legge bavaglio" in Italia
Il Parlamento italiano sta esaminando una proposta del governo Berlusconi intesa a modificare la legge sulle intercettazioni (in particolare per quanto riguarda i criteri e le procedure per l'autorizzazione, i tipi di reati interessati, la sorveglianza elettronica, la durata dell'autorizzazione per le intercettazioni, l'uso di informazioni provenienti da intercettazioni in relazione ad altri reati e le eccezioni per i deputati e i religiosi) e a limitare la possibilità di pubblicare le trascrizioni delle intercettazioni comminando sanzioni severe ai mezzi di comunicazione – inclusi i nuovi media – che forniscono informazioni sulle inchieste giudiziarie prima della fase delle udienze preliminari, periodo che, in Italia, può andare da tre a sei anni, e in alcuni casi fino a 10 anni.
In Italia il nuovo progetto di legge ha suscitato gravi preoccupazioni: l'Associazione Nazionale Magistrati teme che esso determinerà un indebolimento degli strumenti atti a contrastare la criminalità e a proteggere la sicurezza dei cittadini. La Federazione Italiana Editori Giornali, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l'Associazione Giornalisti hanno denominato tale progetto "legge bavaglio" e criticano in particolare le elevate sanzioni proposte. Anche le autorità statunitensi, tra cui il sottosegretario del Dipartimento della Giustizia Lanny Breuer, hanno espresso preoccupazioni riguardo alle modifiche proposte.
1. Ritiene la Commissione che le modifiche proposte alla legge sulle intercettazioni in Italia siano proporzionate e in linea con le norme europee sulla libertà di informazione, la libertà dei mezzi di comunicazione e il diritto dei cittadini di ricevere informazioni, così come garantito dall'articolo 11 della Carta di diritti fondamentali dell'Unione europea e dall'articolo 10 della Convezione europea dei diritti dell'uomo e dalla giurisprudenza correlata?
2. Ritiene la Commissione che le modifiche proposte siano compatibili con gli obiettivi dell'UE di lottare contro la criminalità in Europa?
3. Reputa la Commissione che le modifiche proposte – i cui obiettivi dichiarati sono di prevenire le violazioni della segretezza dei processi penali e di proteggere la privacy – siano proporzionate rispetto all'effetto pratico che avranno, ossia di limitare gravemente l'azione dello Stato nel far applicare la legge al fine di garantire la sicurezza dei cittadini mediante la prevenzione e la repressione della criminalità, nonché di limitare la libertà di informazione?
4. Quali misure intende adottare la Commissione per garantire che la libertà di informazione, la libertà di espressione e la libertà di stampa siano garantite in Italia e nell'Unione europea e che la lotta contro la criminalità organizzata in Italia e nell'UE sia efficace?