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giovedì 11 agosto 2011

Gianni Vattimo: “Europe has to defend the European model of public education”


dal sito di Nadja Hirsch, collega dell'Alde al Parlamento europeo.

Gianni Vattimo: “Europe has to defend the European model of public education”

Next to being a member of the European Parliament, Gianni Vattimo is a renowned philosopher and author of numerous publications. He was a professor at the University of Turin, as well as visiting professor at a number of American universities. Within the European Parliament, he is amongst others a member of the committee on culture and education, the delegations for relations with the countries of Central America, as well the vice-chair of the Euro-Latin American Parliamentary Assembly.

Let’s see what Mr Vattimo had to say:

1. You have criticised the police violence used in order to put down peaceful demonstrators – as we have witnessed most recently in Spain. What concrete measures, if any, should the EU take in order to protect the right to peaceful assembly?

What the European Union can do in order to protect the right to peaceful demonstrations everywhere on the Continent is strongly conditioned by the till now very poor powers of the Union on the policies of the different member countries. Not only in terms of rights to demonstrate, bur in many other aspects of the social life, such as bioethics (the example of Italy depending on the Vatican approval on these themes is so eclatant) the laws and rules of the Union deserve to be more clearly enforced.

2. As member of the culture and education committee, you have been dealing extensively with the Bologna Process. In your opinion, what is the greatest challenge that the European Higher Education Area still faces today?

In the field of education, research and university, Europe has to defend the European model of public education, against the persistent temptation of “americanizing” it, namely of leaving education and scientific research in the hands of private capital which is fatally interested in short-term and commercial results, without any, or with very poor, attention to the basic research and to the civil implications of education.

3. You are an internationally recognised philosopher and political thinker: how has this theoretical approach helped – or hindered – you in the political (and thus perhaps more pragmatic) arena?

I don’t feel “exiled” from philosophy, being engaged in my activity as MEP. Probably, I have to confess that the experience of the European Parliament (and of the electoral campaigns, the relationships with my constituency etc.) have marked my recent philosophical activity pushing me towards a more and more intense consideration of the ontological meaning of the praxis. Following Heidegger, Being is Ereignis, Event. Also the results of an election are something of the kind.

4. As a Member of the European Parliament representing Italy and its citizens, what major challenge or opportunity does the EU provide for your country or region?

When I came for the first time to the European Parliament I was persuaded that the problem of Italy was to reach the civil level of the other European countries, especially in the field of civil rights, secularity of politics, etc. Now I still believe that, but I realize that Italy has also a specific original contribution to offer to the rest of Europe, namely the importance of the humanistic tradition in the school and the heritage of the social struggles for better labour rights and social welfare.

5. If you were to convince the citizens of Bavaria in two sentences about why they should come and visit your constituency, what would be your answer?

The reasons mentioned above may help also in relation to the Bavarian citizens. With a special accent on the secularity of the civil power. It’s not a matter of being less “christian” because in Italy (and may be in Bavaria) we have too much Church-power. Rather, it’s a matter of interpreting Christianity, also in virtue of our historical experience, in more spiritual terms (I think of Joachim de Flore…): Less Vatican, more Christianity.



domenica 17 aprile 2011

La libertà di amare nelle società democratiche

Un articolo sull'incontro organizzato dalla Biennale della Democrazia 2011 (Torino, 13-17 aprile 2011)

La libertà di amare nelle società democratiche

Si possono definire realmente democratiche società dove non è possibile esprimere a pieno la propria affettività? Questa la domanda che ha rappresentato il filo conduttore dell’incontro al Teatro Gobetti dal titolo “Liberi di amare. Omosessualità e transgenderismo nella società multiculturale”. Voci del dibattito Gianni Vattimo, Vladimir Luxuria e Franco Buffoni.

Le rivendicazioni di diritti della gay community sono spesso appelli di tipo culturale. Sono l’espressione di un desiderio di democrazia: poter vivere a pieno la propria vita senza discriminazioni. Vladimir Luxuria, politica e attivista dei diritti Lgbt (Lesbian, gay, bisexual and transgender) spiega: “libertà di amare non significa solamente potersi innamorare di qualcuno, ma anche poter esternare questo amore. Fino alla libertà di sentirsi uguali agli altri, di poter fare progetti, di essere riconosciuti dallo stato”.

Secondo Vattimo, filosofo e politico torinese, le questioni intorno ai Lgbt sono frutto di decenni di repressione, i cui responsabili sono le tradizioni culturali locali e la Chiesa. Bisogna capire fino a che punto i rapporti con la comunità di appartenenza condizionano le persone. Un omosessuale può “infischiarsene di ciò che si pensa di lui, ma allo stesso tempo soffre perché appartiene ad un gruppo in cui non si riconosce”. La soluzione spesso è la fuga. Scappare da una “società legalmente repressiva, ma giuridicamente intollerabile”. Dalle città di provincia verso le metropoli, dall’Italia verso Paesi più tolleranti. “È un fatto democratico – continua Vattimo – non avere il diritto di organizzarsi una vita affettiva secondo ciò che detta il proprio cuore? Dov’è finito il diritto alla felicità?”.

La gay community sta vivendo una battaglia culturale, contro gli stereotipi e i preconcetti radicati nella nostra società. È una lotta che inizia nell’ambito famigliare. “La barzelletta meglio essere neri che gay, almeno non devi dirlo alla mamma è ancora valida” – conclude il filosofo.

Secondo Buffoni internet può rappresentare una chiave di svolta per educare i giovani alla cultura della diversità. E per aggiornare una legislazione antiquata, non al passo con i tempi.

Luxuria conclude con una nota sentimentale. Per ora, non essendoci una legge che riconosca le coppie di fatto, c’è solo un positivo per le coppie gay: esse vivono un sentimento intenso, un amore romantico, avversato. Quell’amore descritto da Shakespeare in Romeo e Giulietta e da Manzoni nei Promessi Sposi.

Francesca Dalmasso, Master in Giornalismo di Torino

mercoledì 6 aprile 2011

Interrogazione sulla revisione della Costituzione ungherese

Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione e al Consiglio
30 marzo 2011
Articolo 115 del regolamento
Renate Weber, Cecilia Wikström, Sophia in 't Veld, Baroness Sarah Ludford, Sonia Alfano, Norica Nicolai, Gianni Vattimo, Louis Michel, Nathalie Griesbeck, Leonidas Donskis, Alexander Alvaro, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE

Oggetto: Revisione della Costituzione ungherese

Le autorità ungheresi hanno presentato al Parlamento un progetto di Costituzione(1) che fa riferimento a "un'idea di unità nazionale dell'Ungheria" per quanto riguarda gli ungheresi che vivono all'estero(2), che limita i poteri della Corte costituzionale(3), modifica il mandato dei membri della Corte costituzionale, del presidente della Corte dei conti e del governatore della Banca centrale, definisce i concetti di matrimonio e famiglia, escludendo le famiglie monoparentali, le coppie conviventi e dello stesso sesso(4), vieta la discriminazione salvo che per motivi di orientamento sessuale, età e caratteristiche genetiche(5), abolisce e accorpa gli organi per la difesa dei diritti umani(6), stabilisce che "la vita del feto" è "tutelata fin dal momento del concepimento"(7), fa riferimento ai valori religiosi del Cristianesimo e al loro ruolo nella difesa della nazionalità(8) e prevede la possibilità di estendere il diritto di voto previsto per i minori o le loro madri(9), nonché per gli ungheresi che risiedono all'estero(10). I partiti di opposizione e le organizzazioni non governative(11) contestano la riforma costituzionale, criticando la mancata trasparenza delle procedure, la consultazione inadeguata e le rigide scadenze nonché i contenuti che smantellano freni e contrappesi democratici(12). La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (Commissione di Venezia) ha invitato le autorità ungheresi a garantire maggiore flessibilità, apertura e spirito di compromesso e ha formulato alcune raccomandazioni, mentre il 25 marzo l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa(13) le ha invitate a presentare un parere a pieno titolo. Il progetto di Costituzione dovrebbe essere adottato nella seconda metà di aprile(14).

Sta la Commissione (il Consiglio) seguendo il processo di riforma costituzionale dell'Ungheria per verificare che le riforme previste siano conformi ai trattati e al diritto dell'UE, in particolare agli articoli 2, 6, e 7 del TUE, ai comuni principi costituzionali democratici e alle norme sul diritto di voto per le elezioni del Parlamento europeo? Come valuta il processo di riforma e quali azioni intende mettere in atto? Ritiene che la riforma possa comportare un rischio di discriminazione in base alla nazionalità, all'etnia, all'orientamento sessuale, alla religione o alle convinzioni personali e costituisca una violazione del principio della parità di trattamento? Intende invitare le autorità ungheresi ad attendere il parere della Commissione di Venezia e ad adeguarsi alle sue raccomandazioni prima di adottare il progetto di Costituzione?

(1) La versione inglese del testo messo a disposizione dalle autorità ungheresi è disponibile all'indirizzo http://www.euractiv.com/sites/all/euractiv/files/CONSTITUTION_in_English__DRAFT.pdf; il preambolo della Costituzione non è stato divulgato dalle autorità ungheresi ma è disponibile all'indirizzo http://www.euractiv.com/sites/all/euractiv/files/BRNEDA224_004970.pdf.
(2) Articolo D
(3) In materia di bilancio, imposte, tasse e dogane: articolo 24 paragrafo 4, la versione in inglese divulgata dalle autorità ungheresi differisce da quella fornita dalle Ong; l'actio popularis è abolita.
(4) Articolo M e Preambolo: "I riferimenti più importanti per la nostra coesistenza sono la famiglia e la nazione, i cui valori fondamentali che ci uniscono sono lealtà, fede e amore" (traduzione fornita dalle autorità ungheresi); la famiglia è "la base per la sopravvivenza della nazione".
(5) Articolo XIV, paragrafo 2: "L'Ungheria garantisce i diritti fondamentali a tutti i cittadini, senza discriminazioni in base a sesso, etnica, colore della pelle, origine etnica o sociale, origine nazionale, handicap, lingua, religione, orientamento politico o di altro tipo, proprietà, nascita o altre condizioni" (versione fornita dalle autorità ungheresi).
(6) Ad esempio il mediatore per le minoranze e il commissario parlamentare per la protezione dei dati e della libertà d'informazione.
(7) Articolo II: "... la vita del feto sarà tutelata a partire dal concepimento" (versione fornita dalle autorità ungheresi).
(8) Preambolo: "Riconosciamo il ruolo del Cristianesimo nella tutela della nazionalità"..."Il re Stefano...ha fatto sì che il nostro paese fosse parte dell'Europa cristiana" (traduzione fornita dalle autorità ungheresi); la Costituzione stabilisce che essa deve essere interpretata in base a tale preambolo: articolo Q, paragrafo 3.
(9) O per un'altra persona o legale rappresentante: articolo XXI, paragrafo 2; la traduzione delle autorità ungheresi differisce da quella delle ONG.
(10) Articolo XXI, paragrafo 1: la traduzione delle autorità ungheresi differisce da quella delle ONG. Sono previste inoltre norme estensive sullo stato d'emergenza e la sospensione dei diritti fondamentali. Nella Carta costituzionale non si cita alcun riferimento al divieto di effetti giuridici retroattivi. È introdotto l'ergastolo: articolo IV, paragrafo 1. Versione originale della Costituzione tradotta dalle ONG; l'attuale Costituzione è dichiarata nulla.
(11) Hanno deciso di boicottare il dibattito sulla questione quando il Governo ha ridotto i poteri della Corte costituzionale, in seguito a un giudizio non gradito emesso da quest'ultima.
(12) È possibile ad esempio consultare gli studi dell'Hungarian Civil Liberties Union (HCLU), dell'Eötvös Károly Policy Institute e del Comitato di Helsinki ungherese: http://helsinki.hu/Friss_anyagok/htmls/820
(13) Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
(14) Da una maggioranza di 2/3 dell'attuale Assemblea parlamentare, in seguito all'abolizione della regola del voto a maggioranza di 4/5 in Parlamento. Non sono previste consultazioni referendarie.

venerdì 25 febbraio 2011

11 marzo, sciopero generale: l'appello


L’11 marzo è stato convocato uno sciopero generale per sostenere esigenze e diritti di lavoratori e ceti popolari, contro le politiche del governo e i diktat di Confindustria, che pretendono ormai di negare loro ogni rappresentanza e centralità mentre la crisi economica avanza.

Proprio l’11 e 12 marzo i governi europei vareranno regole pesantissime per il rientro forzato del debito pubblico dei paesi membri; regole che, per l’Italia, significheranno ulteriori e devastanti misure antisociali sui servizi, i salari, la previdenza, i beni comuni.

Il governo italiano ha già fatto sapere che intende adeguarsi ai nuovi parametri, accentuando i provvedimenti già avviati in questi anni.

Crescita delle disuguaglianze sociali, sottrazione di reddito e diritti ai lavoratori, abbassamento generale delle aspettative sociali e culturali del paese, indicano che - dentro la crisi – sono lavoratori, precari, disoccupati, utenti dei servizi pubblici a pagare i costi più elevati. E a vedersi negata persino la possibilità di resistere sul piano della democrazia e della rappresentanza sindacale.

Di tale scenario e di tale futuro si sono rivelate ben consapevoli le piazze degli studenti, dei precari, dei metalmeccanici, che ormai da troppo tempo chiedono uno sciopero generale e generalizzato che mandi un segnale chiaro e forte al governo italiano ed a quelli europei, alla Fiat e Confindustria, per contrastare apertamente la “lotta di classe dall’alto” dichiarata da Marchionne e dal sistema delle imprese.

Non c'è più da attendere. È tempo che questo sciopero generale e generalizzato si faccia il prima possibile.

Riteniamo per questo che lo sciopero proclamato per l’11 marzo raccolga questa esigenza e segni un primo punto di rilancio a tutto campo del conflitto sociale nel nostro paese; per riaffermare come irrinunciabili i diritti, la democrazia, i salari e la dignità di lavoratori, precari, disoccupati, studenti e utenti dei servizi.


Primi firmatari:
Valerio Evangelisti (scrittore); Gianni Vattimo (eurodeputato); Angelo D'Orsi (docente universitario, Torino) ; Manlio Dinucci (saggista e giornalista); Margherita Hack (astrofisica)
Giorgio Gattei (docente università, Bologna); Claudio De Fiores (costituzionalista); Pietro Adami (giurista); Franco Russo (giurista); Annamaria Rivera (docente universitaria); Antonia Sani (insegnante, comitato Scuola e Costituzione); Fabio Marcelli (giurista); Enrico Campofreda (giornalista); Luciano Vasapollo (docente universitario); Vittorio Agnoletto (medico); Franco Ragusa (giurista); Emilio Molinari (campagna mondiale per l'acqua); Isidoro Malandra (giurista)
Nella Ginatempo (docente universitaria, Messina); Maurizio Donato (docente Università di Teramo)

venerdì 21 gennaio 2011

L'Europarlamento alla Lituania: no alla legge anti-gay

L'Europarlamento alla Lituania: no alla legge anti-gay

(da: http://www.queerblog.it/post/10109/leuroparlamento-alla-lituania-no-alla-legge-anti-gay)

In Europa non c’è spazio per l’omofobia, men che meno per quella di Stato. Almeno così la pensa il Parlamento europeo che ha votato ieri una risoluzione presentata dai gruppi S&D (Socialisti & democratici), Alde (liberaldemocratici), Verdi e Gue (sinistra). Tra i firmatari c’erano anche gli italiani Sonia Alfano e Gianni Vattimo, eletti con l’Italia dei Valori e membri dell’Alde.

Il documento chiede al Parlamento lituano di respingere il progetto di legge che punirebbe “la promozione pubblica delle relazioni omosessuali” e chiede alla presidente Dalia Grybauskaitė - che ha già contestato i contenuti del progetto - di porre il veto, se la legge venisse realmente approvata.

La legge in questione punirebbe la “pubblica promozione delle relazioni omosessuali” con una multa tra i 580 e i 2.900 euro, con la conseguenza di poter “criminalizzare qualsiasi espressione pubblica, rappresentazione o informazione sull’omosessualità”.

Per questo il testo approvato richiama sia la Costituzione della Lituania sia i principi europei (Trattato Europeo e Carta dei diritti) e i pronunciamenti dell’Europarlamento. E ribadisce che l’Unione Europea sostiene i diritti umani, a partire da quelli delle minoranze.

Oltre alle richieste al Parlamento lituano e alla Presidente, l’Europarlamento si rivolge anche alla Commissione e le chiede di

intraprendere una valutazione giuridica dei proposti emendamenti al codice di reati amministrativi e di pubblicare una tabella di marcia dell’UE contenente misure concrete contro l’omofobia e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.

lunedì 3 gennaio 2011

La campagna di Micromega a sostegno della Fiom

Riporto qui il post di Carmine Saviano sul suo blog (Repubblica) "Movimenti", che dà notizia della campagna di Micromega a sostegno della Fiom e del suo rifiuto di firmare l'accordo marchionnesco.

Una civile indignazione. Restituire centralità politica al lavoro. Riportarlo in cima all’agenda politica. Si moltiplicano gli appelli per sostenere la battaglia della Fiom contro “i diktat di Marchionne”. Da domani parte la campagna di Micromega “Si ai diritti, no ai ricatti. La società civile con la Fiom”. Tre le prime adesioni: Camilleri, Flores D’Arcais, Margherita Hack. Ed è già in rete il manifesto di “Lavoro e Libertà”, la nuova associazione costituita, tra gli altri, da Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Rossana Rossanda e Aldo Tortorella. Il punto di partenza e gli obiettivi sono comuni: una civile indignazione per sostenere il sindacato dei metalmeccanici.

L’appello di Micromega. L’accordo proposto dalla Fiat “contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto”. Una clausola che presuppone “l’annientamento di un diritto costituzionale inalienabile”. E l’appello di Micromega ha già raccolto tante adesioni. Tra queste: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Valeria Parrella, Lidia Ravera e Alberto Asor Rosa.

Lavoro e Libertà. E’ possibile sottoscrivere l’appello di Lavoro e Libertà sul sito di Articolo 21. Tra le critiche espresse al sistema Marchionne: la riduzione del grado di democraticità del mondo del lavoro, il mancato rafforzamento di meccanismi pubblici in grado di fare da contrappeso alle scelte operate nel campo economico, il prevalere di interessi di parte – quelli delle aziende – sui diritti dei lavoratori. “Siamo stupefatti, ancor prima che indignati, dal fatto che non si eserciti, con rilevanti eccezioni quali la manifestazione del 16 ottobre, una assunzione di responsabilità che coinvolga il numero più alto possibile di forze sociali, politiche e culturali per combattere, fermare e rovesciare questa deriva autoritaria”. Poi la domanda: “Come è possibile che di fronte alla distruzione sistematica di un secolo di conquiste di civiltà sui temi del lavoro non vi sia una risposta all’altezza della sfida?”.