giovedì 11 luglio 2013
"Viva la CIA!"
mercoledì 3 luglio 2013
Corte Suprema USA favorevole alle nozze gay, Vattimo: "Abbiamo vinto noi, forse troppo"
venerdì 31 maggio 2013
Gianni Vattimo a Washington per la liberazione dei 5 cubani
martedì 17 luglio 2012
Gianni Vattimo (Europarlamentare IDV): “Grillo? Ha ragione su Israele e l'Iran”


venerdì 20 aprile 2012
Cinque Cubani in carcere negli Usa: intervento di Gianni Vattimo in seduta plenaria al Parlamento europeo
Sui 5 cubani in carcere negli USA
5 giorni a WASHINGTON e in tutto il mondo per i 5 cubani in carcere negli U.S.A. da 14 anni - 17-21 aprile 2012
intellettuali, docenti, religiosi, sindacalisti, attori e artisti...
fra gli altri Noam Chomsky, Danny Glover, Mike Farrell, Pete Seeger, Angela Davis, Tony Woodley, Rafael Cancel Miranda, Gayle McLaughlin (Sindaco di Richmond--CA), il Sacerdote Cattolico inglese Geoffrey Bottoms ...
fra le Organizzazioni: "Gremio Nazionale Avvocati", "Alleanza for Global Justice", "Osservatorio Scuola delle Americhe", "National Network on Cuba", "Center for Constitutional Rights"...
danno vita a manifestazioni, conferenze, eventi teatrali, mostre, attività di pressione su Congressisti e Senatori per rompere l'omertà che avvolge il vergognoso caso dei 5 antiterroristi cubani, oggetto di un processo nullo, quindi di una carcerazione abusiva, e per farsi sentire dal Presidente U.S.A.
OBAMA HA IL POTERE di mettere fine a questa ingiustizia con un INDULTO
La stessa voce si è alzata anche nel Parlamento Europeo, proprio nel giorno di apertura delle 5 giornate di Washington.
L'europarlamentare GIANNI VATTIMO - noto e importante filosofo, già testimonial nella campagna mondiale per la liberazione dei Cinque - ha chiesto ed ottenuto la parola per denunciare il caso, informare sull'Evento di Washington e sollecitare il Parlamento ad appoggiare la richiesta al presidente USA di porre rimedio a tanta ingiustizia e tanto dolore già consumati, concedendo l'indulto.
lunedì 19 marzo 2012
Interrogazione sulle attività USA e UE di data mining
Interrogazione sulle società private USA che detengono dati dei cittadini UE
alla
Commissione
Articolo 117
del regolamento
Gianni
Vattimo (ALDE)
Oggetto: Intimazioni degli Stati Uniti a società private che
detengono dati di cittadini dell'UE
Le autorità
statunitensi hanno emesso un'intimazione (“subpoena”) nei
confronti di SWIFT, imponendole di fornire dati finanziari,
presumibilmente a fini di antiterrorismo; ciò ha provocato una
controversia con l'UE, in seguito alla quale è stato negoziato e
adottato un trattato internazionale mirante a disciplinare tale
accesso e a tentare di garantire che le autorità statunitensi non
facciano un uso scorretto dei dati per scopi diversi, ad esempio per
controllare le aziende dell'UE a fini commerciali e industriali o per
spiare i dati finanziari dei cittadini dell’UE. È possibile che
siano state oggetto di intimazioni analoghe altre società private
che sono in possesso di dati privati di carattere personale di
cittadini dell'UE, quali società emittenti di carte di credito,
aziende di telecomunicazioni, fornitori di apparecchiature mobili,
fornitori di servizi Internet, banche, fornitori di motori di ricerca
Internet e di altre applicazioni, e società di media o social media.
Ciò sarebbe in contrasto con la tutela delle persone fisiche con
riguardo al trattamento dei dati personali prevista dalla direttiva
95/46/CE1
del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, nonché
con la Carta dei diritti fondamentali e con la Convenzione europea
dei diritti dell'uomo.
La
Commissione è in possesso di informazioni, di qualsiasi fonte, in
merito ad altre intimazioni (“subpoena”) emesse dalle autorità
statunitensi nei confronti di aziende private che detengono dati di
cittadini dell'UE?
In caso
affermativo, come giudica la compatibilità di tali richieste
statunitensi con i trattati, con la Carta dei diritti fondamentali e
con la legislazione dell'UE sulla protezione dei dati, tra cui la
direttiva 95/46/CE, e che cosa intende fare se tale comportamento
risulta contrario ai valori, ai principi e all’ordinamento dell'UE?
Se la
Commissione non è al corrente di altre intimazioni (“subpoena”),
intende chiedere alle autorità statunitensi di fornire tali
informazioni alle autorità dell'UE? E quale azione intende adottare
qualora tale trattamento di dati personali sia contrario al diritto
dell'UE?
1
GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31.
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lunedì 20 febbraio 2012
La questione gay e il disciplinamento ai tempi dei governi tecnici
martedì 31 gennaio 2012
No alla guerra contro Iran e Siria: l'appello
La guerra psicologica, multimediale e ideologica è in effetti già cominciata e ha già messo in campo le armi della disinformazione e della criminalizzazione dell'avversario ma ha anche già proiettato sul terreno i primi corpi d'elite. Questo appello, che invitiamo a sottoscrivere, è stato originariamente lanciato ai primi di gennaio in Germania, paese nel quale ha raccolto l'adesione di 5 parlamentari nazionali. Il testo è stato pubblicato e diffuso in molte lingue. Sul blog Freundschaft mit Valjevo e.V. la versione originale e le diverse traduzioni.
Fermare i preparativi di guerra! Mettere fine all'embargo! Solidarietà con il popolo iraniano e siriano!
Decine di migliaia di morti, una popolazione traumatizzata, un'infrastruttura largamente distrutta e uno Stato disintegrato: questo il risultato della guerra condotta dagli Usa e dalla Nato per poter saccheggiare la ricchezza della Libia e ricolonizzare questo paese. Ora preparano apertamente la guerra contro l'Iran e la Siria, due paesi strategicamente importanti e ricchi di materie prime che perseguono una politica indipendente, senza sottomettersi al loro diktat. Un attacco Nato contro Siria o Iran potrebbe provocare un diretto confronto con Russia e Cina - con conseguenze inimmaginabili.
Con continue minacce di guerra, con lo schieramento di forze militari ai confini dell'Iran e della Siria, nonché con azioni terroristiche e di sabotaggio da parte di "unità speciali" infiltrate, gli Usa e altri Stati della Nato impongono uno stato d'eccezione ai due paesi al fine di fiaccarli. (...) Al fine di procurarsi un pretesto per l'intervento militare da tempo pianificato cercano di acutizzare i conflitti etnici e sociali interni e di provocare una guerra civile. A questa politica dell'embargo e delle minacce di guerra contro l'Iran e la Siria collaborano in misura notevole la Ue e il governo italiano
Facciamo appello a tutti i cittadini, alle chiese, ai partiti, ai sindacati, al movimento pacifista perché si oppongano energicamente a questa politica di guerra. Chiediamo al governo italiano: di revocare senza condizioni e immediatamente le misure di embargo contro l'Iran e la Siria; di chiarire che non parteciperà in nessun modo a una guerra contro questi Stati e che non consentirà l'uso di siti italiani per un'aggressione da parte degli Usa e della Nato; di impegnarsi a livello internazionale per porre fine alla politica dei ricatti e delle minacce di guerra contro l'Iran e la Siria. (...)
Domenico Losurdo, Gianni Vattimo, Margherita Hack, Franco Cardini, Giulietto Chiesa, Costanzo Preve, seguono altre firme
domenica 20 novembre 2011
Nine Eleven, la nostra conferenza

Imposimato ha deciso di denunciare alla Corte Internazionale dell’Aja i vertici degli Stati Uniti d’America perchè sapevano e non hanno fatto nulla per impedire la tragedia dell’11/9.
Imposimato inizia in maniera dirompente: “quei fatti hanno avuto ripercussioni gravissime sul nostro destino. Il mio lavoro mi obbliga ad avere elementi concreti per accusare. Ma non voglio far questo – dice Imposimato – voglio invece esporre i fatti, provati.”
Ed eccoli qui, alcuni di essi: “l’11/9 era prevedibile! Io scrissi 4 articoli a riguardo prima che avvenisse l’attentato. Invece gli americani cosa dicono? Che sono stati completamente colti di sorpresa! Io ho studiato a fondo questa vicenda e mi sono trovato di fronte una valanga di prove che la CIA sapeva dell’attacco alle Twin Towers e non fece nulla per evitarlo.”
“Mohamed Atta, uno dei 4 uomini del commando dell’11/9 ebbe numerosi contatti con altri terroristi e disse apertamente che avrebbe attaccato gli USA. I servizi americani sapevano tutto ciò, poichè lo pedinavano. Nel 2000 Atta va in Florida ad addestrarsi per pilotare gli aerei ma vi arriva con un visto irregolare, ottenuto a Jeddah, in Arabia Saudita. Su questa vicenda c’è la testimonianza di un funzionario della CIA il quale ha detto che era proprio la CIA che rilasciava tali visti. Ed il consolato americano, in Arabia Saudita, era sempre controllato dalla CIA! Praticamente Mohamed Atta entrava e usciva dall’America con un visto irregolare e ricordo che era sempre sorvegliato dalla CIA” . Imposimato ora passa ad un particolare più delicato della vicenda, riguardante un passaggio di denaro: “Atta riceve 109.000 dollari da uno sceicco inglese di origine Pakistana, per pagare l’addestramento in Florida dei terroristi. Ma chi diede l’input per dare questi soldi ad Atta? Secondo 4 agenzie di stampa (mai smentite) fu il capo dell’ISI che era un uomo della CIA! Quindi perchè questi signori non sono stati arrestati? Semplicemente perchè sia il capo della CIA che il capo dell’ISI, sapevano tutto della complicità dei vertici USA. E, se non bastasse, pochi mesi prima dell’attentato alle Twin Towers, un’agente della CIA incontrò proprio Osama Bin Laden”
(Maggiori informazioni sono contenute nel libro “ZERO²” di Giulietto Chiesa)
lunedì 31 ottobre 2011
Nuova indagine sull'11 settembre: conferenza a Roma (3 novembre)
- il primo con l’avvio di una procedura che potrebbe consentire di istituire, negli Stati Uniti, una Commissione d’inchiesta per riaprire il “caso” dell’11 settembre, dotata di poteri inquirenti e in grado di interrogare “sotto giuramento”;
- il secondo per chiamare l’Amministrazione Bush a difendersi, tra l’altro, dall’accusa di “concorso in strage” di fronte al Tribunale Penale Internazionale dell’Aja.
Lo faranno insieme, in pubblico, a Roma, il 3 novembre, alle ore 11 nella Sala delle Bandiere della rappresentanza dell’Unione Europea a Roma, via IV novembre, invitati da Gianni Vattimo, dall’ex senatore Fernando Rossi e dal sottoscritto (per inciso gli unici tre parlamentari italiani che hanno dichiarato in questi anni di non credere alla versione ufficiale della tragedia).
Immaginando le inevitabili geremiadi sul “complottismo” (ma definire Gravel e Imposimato in questo modo non sarà facile), vorrei qui riportare alcune citazioni di ben noti non complottisti DOC. Eccole:
Governatore Thomas Kean, presidente della Commissone ufficiale sull’11 settembre: “Noi pensiamo che la Commissione, in molti modi, fu costituita in modo tale da farla fallire. Perché non avemmo abbastanza denaro, non avemmo abbastanza tempo, e fummo nominati dalle più faziose persone a Washington”.
Membro del Congresso Lee Hamilton, co-presidente della stessa Commissione: “Io non credo un solo minuto che noi abbiamo ottenuto tutte le cose vere (…) La Commissione è stata istituita perché fallisse (…) la gente dovrebbe cominciare a porsi delle domande sull’11/9 (…)”.

Il senatore Max Cleland (che si dimise dalla Commissione in segno di protesta): “E’ uno scandalo nazionale”.
John Farmer, ex Procuratore generale del New Jersey, che guidò lo staff degl’inquirenti: “A un certo livello nel governo, a un certo momento (…) ci fu una qualche intesa, di non dire la verità su ciò che era accaduto (…) Io fui sbalordito per la così grande differenza tra la verità e il modo in cui essa veniva raccontata (…) I nastri dicevano una storia radicalmente diversa da quella che ci veniva raccontata, a noi e al pubblico per ben due anni (…) C’erano interviste fatte dal centro di New York della Federal Aviation Administration la notte del 9/11, ma quei nastri vennero distrutti. I nastri della CIA sugli interrogatori furono distrutti. La vicenda del 9/11, per dirla con un eufemismo, è stata distorta e fu completamente diversa da come andò effettivamente”.
L’incontro di Mike Gravel e Ferdinando Imposimato con giornalisti e parlamentari, italiani e europei, è aperto al pubblico.
lunedì 11 luglio 2011
Un libro per l'estate. Alberto Arbasino, "America amore"
Ricordi di Gianni Vattimo
La folla solitaria

Le pagine su Boston e Cape Cod, sulla New York dei teatri off Broadway, sulla West Coast, sono esempi del miglior Arbasino narratore. Dilettevole, e più che utile: sostanziale; ci siamo dentro tutti, niente di meglio che riconoscersi con la guida sapiente e leggera di un (grande) scrittore.
Alberto Arbasino: "America amore" (Adelphi, pp. 867, euro 19)
martedì 5 luglio 2011
Interrogazione alla Commissione sul rischio di pena di morte negli Usa per vittime consegne straordinarie Cia e prigioni segrete in Polonia
Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione Articolo 115 del regolamento Baroness Sarah Ludford, Sophia in 't Veld, Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Ramon Tremosa i Balcells, Louis Michel, Jens Rohde, a nome del gruppo ALDE 28 giugno 2011 Oggetto: Rischio di pena di morte negli Stati Uniti per le vittime delle consegne straordinarie della CIA e le prigioni segrete in Polonia | ||||||||||||||||||
Abd al-Rahim al-Nashiri, che è stato detenuto nelle carceri americane per nove anni e si trova attualmente nel carcere di Guantanamo, sta rischiando la vita, in quanto potrebbe essere condannato alla pena capitale da una commissione militare americana(1). Egli ha affermato di essere stato detenuto e torturato, nel 2002-2003, in un centro di detenzione segreto della CIA in Polonia, di cui anche le relazioni Marty e Fava presumevano l'esistenza(2). Il 27 ottobre 2010 il pubblico ministero polacco ha ufficialmente riconosciuto al-Nashiri, com'è poi avvenuto anche il 20 gennaio 2011 per Abu Zubaydah, come vittima nel quadro di un'indagine sulle prigioni segrete della CIA in Polonia(3). Il 10 maggio 2011 al-Nashiri si è appellato alla Corte europea dei diritti dell'uomo, chiedendo alla Corte di ordinare al governo polacco di intervenire presso le autorità statunitensi per cercare di impedire che, nel procedimento giudiziario in atto, la commissione militare chiedesse l'applicazione della pena capitale(4). Il 24 maggio le autorità polacche hanno rimosso il pubblico ministero Jerzy Mierzewski dal caso delle presunte torture inflitte ad al-Nashiri e ad Abu Zubaydah, adducendo un "rimpasto amministrativo", mentre il suo immediato superiore Robert Majewski è stato deposto dalle sue funzioni(5). Secondo quanto riferito dai mezzi d'informazione, essi hanno valutato l'ipotesi di denunciare i membri del governo dell'epoca, compresi l'ex primo ministro Leszek Miller e l'allora Presidente Aleksander Kwasniewski, per violazione della costituzione polacca, connivenza nella detenzione illegale di una serie di persone e complicità in crimini contro l'umanità(6). Il 3 giugno le autorità polacche hanno avviato un'indagine sui mezzi d'informazione per divulgazione di segreti di Stato(7). Il 18 giugno i media hanno riportato che l'allora Presidente Kwasniewski, in base alle sue dichiarazioni, non sarebbe stato a conoscenza dei centri di detenzione della CIA e, alla scoperta della loro esistenza, avrebbe ordinato la loro chiusura, e che i pubblici ministeri stavano proseguendo le indagini, anche sul caso di Khalid Sheikh Mohammed(8). È la Commissione a conoscenza di questi fatti? Quali passi ha intrapreso per esprimere l'opposizione dell'UE alla pena capitale nel caso di al-Nashiri? Concorda la Commissione sul fatto che l'UE dovrebbe esercitare pressioni sulle autorità polacche in vista di un intervento congiunto, in modo da proteggere tutti gli individui dalla pena di morte, la tortura, la detenzione arbitraria e le sparizioni forzate, garantendo fra l'altro che le inchieste su presunte violazioni dei diritti umani non siano bloccate e che i responsabili siano assicurati alla giustizia? Quali misure sta adottando la Commissione per garantire che sia fatta giustizia in Europa per le vittime dei programmi di consegne straordinarie e di detenzione segreta della CIA in Polonia e in altri Stati membri dell'Unione, tra cui la Romania e la Lituania?
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Guantanamo: decisione imminente di pena capitale. Proposta di risoluzione comune (Parlamento europeo)
Parlamento europeo
Proposta di risoluzione comune
presentata a norma dell'articolo 122, paragrafo 5, del regolamento in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
S&D (B7‑0362/2011) PPE (B7‑0371/2011) ALDE (B7‑0374/2011) Verts/ALE (B7‑0375/2011)
8 giugno 2011
Guantanamo: decisione imminente di pena capitale
Ioannis Kasoulides, Eduard Kukan, Cristian Dan Preda, Bernd Posselt, Mario Mauro, Michèle Striffler, Tunne Kelam, Eija-Riitta Korhola, Monica Luisa Macovei, Sari Essayah, Giovanni La Via
a nome del gruppo PPE
Véronique De Keyser, Ana Gomes, Claude Moraes, Richard Howitt
a nome del gruppo S&D
Sarah Ludford, Renate Weber, Sophia in 't Veld, Izaskun Bilbao Barandica, Marielle De Sarnez, Marietje Schaake, Kristiina Ojuland, Louis Michel, Ramon Tremosa i Balcells, Alexandra Thein, Ivo Vajgl, Sonia Alfano, Gianni Vattimo
a nome del gruppo ALDE
Barbara Lochbihler, Heidi Hautala, Ulrike Lunacek, Judith Sargentini, Raül Romeva i Rueda
a nome del gruppo Verts/ALE
Rui Tavares
Risoluzione del Parlamento europeo su Guantanamo: decisione imminente di pena capitale
Il Parlamento europeo,
– visti gli strumenti internazionali, europei e nazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali e quelli concernenti la proibizione della detenzione arbitraria, delle sparizioni forzate e della tortura, quali il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 16 dicembre 1966 e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 10 dicembre 1984 e i relativi protocolli,
– viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 62/149 del 18 dicembre 2007, che chiede una moratoria delle esecuzioni capitali, e 63/168 del 18 dicembre 2008, che chiede l'attuazione della risoluzione 62/149 dell'Assemblea generale,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla pena di morte, in particolare quelle del 7 ottobre 2010 sulla Giornata mondiale contro la pena di morte[1] e del 10 luglio 2008 sulla pena di morte e in particolare sul caso di Troy Davis[2]; su Guantanamo, in particolare quelle del 13 giugno 2006 sulla situazione dei prigionieri a Guantanamo[3], e del 10 marzo 2004 sul diritto a un equo processo dei prigionieri di Guantanamo[4], e sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di persone, in particolare la risoluzione contenuta nella relazione della sua commissione temporanea, approvata il 14 febbraio 2007[5],
– vista la sua risoluzione del 4 febbraio 2009 sul ritorno e il reinsediamento dei detenuti del centro di Guantanamo[6],
– vista la lettera inviata dal suo Presidente ai parlamenti nazionali sul seguito dato dagli Stati membri alla risoluzione del Parlamento del 14 febbraio 2007,
– visto il protocollo n. 6 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali relativo all'abolizione della pena di morte, del 28 aprile 1983,
– visto il secondo protocollo facoltativo all'ICCPR, del 15 dicembre 1989, che mira all'abolizione della pena di morte,
A. considerando che il governo USA intende chiedere la pena di morte al prossimo processo della commissione militare a carico del saudita Abd al-Rahim Hussayn Muhammed al-Nashiri, che è attualmente detenuto nel carcere americano della Baia di Guantanamo; che per poter procedere occorre l'approvazione di un ufficiale noto come la "convening authority", la cui decisione è attesa nel giro di qualche settimana,
B. considerando che al-Rahim al-Nashiri è stato detenuto nelle carceri americane per quasi nove anni e che, nonostante il suo nome figuri su un atto di incriminazione presentato a un tribunale federale USA solo pochi mesi dopo il suo arresto avvenuto nel 2002, non è stato portato subito dinanzi al giudice e processato senza ingiustificati ritardi, come prescritto dal diritto internazionale, ma è stato tenuto in custodia segreta fino al trasferimento a Guantanamo nel 2006,
C. considerando che per quasi quattro anni Abd al-Rahim risulta essere stato prigioniero della CIA e tenuto in segregazione senza possibilità di comunicare (incommunicado) in località imprecisate e, a quanto sembra, sottoposto a tortura, anche con il metodo del quasi annegamento (water-boarding),
D. considerando che il 20 aprile 2011 il dipartimento americano della Difesa ha annunciato che Abd al-Rahim al-Nashiri è stato accusato in base al Military Commission Act del 2009 anche per i reati di "omicidio in violazione del diritto di guerra" e "terrorismo" per essere stato l'artefice principale dell'attentato all'USS Cole perpetrato nello Yemen il 12 ottobre 2000, in cui hanno perso la vita 17 marinai americani e ne sono rimasti feriti 40, e nell'attacco alla petroliera francese MV Limburg compiuto nel Golfo di Aden il 6 ottobre 2002, in cui ha perso la vita un membro dell'equipaggio,
E. considerando che il caso di Abd al-Rahim al-Nashiri, cittadino saudita, sarà il primo ad essere giudicato da una corte marziale da quando il Presidente Obama ha ordinato la ripresa di questi processi; che non è stata ancora fissata alcuna data per l'udienza e che l'accusa ha raccomandato che la pena di morte sia una possibile opzione, subordinatamente alla sua approvazione da parte della convening authority della commissione militare, un ufficiale nominato dal segretario della Difesa americano,
F. considerando che la convening authority ha indicato di essere disposta a ricevere contributi scritti sulla questione della pena di morte fino al 30 giugno 2011 e che prenderà la sua decisione dopo tale data,
G. considerando che l'Unione europea è fortemente impegnata a ottenere, in un primo tempo, una moratoria sull'applicazione della pena capitale da parte dei paesi terzi e, successivamente, la sua abolizione universale e che si batte per ottenere l'approvazione generale di tale principio,
H. considerando che le norme internazionali sui diritti umani riconoscono che alcuni paesi possono mantenere la pena capitale, ma vietano di comminare ed eseguire la pena di morte sulla base di un processo non rispondente ai più elevati standard di giustizia,
I. considerando che questo Parlamento ha già espresso critiche al riguardo e ha invitato gli Usa a rivedere il sistema delle commissioni militari, che non è conforme alle norme internazionali sul giusto processo,
J. considerando che nel 2007 il relatore speciale dell'ONU sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali ha chiesto agli Usa di abolire le commissioni militari e che nel 2009 il relatore speciale dell'ONU sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie li ha sollecitati a non chiedere la pena capitale dinanzi a commissioni militari,
K. considerando che Abd al-Rahim al-Nashiri ha dichiarato di essere stato tenuto in custodia segreta in Polonia dalla CIA per molti mesi fra il 2002 e il 2003 e di essere stato sottoposto a torture nello stesso periodo, e che il 10 maggio 2011 ha presentato ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo con il sostegno delle ONG specializzate nei diritti umani,
L. considerando che nonostante le evidenze che dimostrano come nel quadro della lotta al terrorismo siano stati perpetrati atti che violano assai gravemente i diritti umani e reati punibili in base al diritto internazionale, come torture, maltrattamenti, detenzioni incommunicado, e "sparizioni forzate", ben poche persone sono state assicurate alla giustizia per tali fatti, né negli USA né nell'Unione europea,
1. nota che le strette relazioni transatlantiche si basano su un nucleo di valori condivisi e sul rispetto dei diritti umani fondamentali, che sono universali e non negoziabili, come il diritto a al giusto processo e il divieto di detenzione arbitraria; saluta con favore gli stretti rapporti di cooperazione transatlantica su un'ampia serie di problematiche internazionali attinenti ai diritti dell'uomo;
2. riafferma la propria indignazione e riprovazione dinanzi agli attentati terroristici di massa ed esprime solidarietà alle vittime e partecipazione per il dolore e le sofferenze inflitte alle famiglie, ai parenti, agli amici; ribadisce tuttavia che la lotta al terrorismo non può essere combattuta a scapito di valori fondamentali consolidati e condivisi, come il rispetto dei diritti dell'uomo e il principio di legalità;
3. ribadisce la propria opposizione di lunga data al ricorso alla tortura, ai maltrattamenti e alla pena di morte, in tutti i casi e in tutte le circostanze, e sottolinea ancora una volta che l'abolizione della pena capitale contribuisce a promuovere la dignità umana e a far progredire i diritti dell'uomo;
4. chiede alle autorità americane di non comminare la pena di morte ad Abd al-Rahim al-Nashiri e invita l'Alto rappresentante Catherine Ashton, la Presidenza del Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a sollevare urgentemente la questione con le autorità USA e a significare con fermezza all'amministrazione americana l'opportunità di non eseguire la pena capitale nei confronti di Abd al-Rahim al-Nashiri;
5. rinnova il proprio invito alle autorità Usa a rivedere il sistema delle commissioni militari in modo da garantire l'equità dei processi, di vietare in ogni circostanza il ricorso alla tortura, ai maltrattamenti e alla detenzione incommunicado, alla detenzione a tempo indeterminato senza processo e alle sparizioni forzate, e rammenta alle istituzioni dell'Unione europea e agli Stati membri il loro dovere di non prestare collaborazione o copertura per atti vietati dal diritto internazionale, europeo e nazionale;
6. esprime rincrescimento per la decisione del Presidente USA del 7 marzo 2011 di firmare l'ordine esecutivo di detenzione e la revoca dell'interdizione sui tribunali militari; è persuaso che i normali processi penali soggetti alla giurisdizione civile siano il modo migliore per definire lo status dei detenuti di Guantanamo; insiste affinché al-Nashiri e tutti gli altri detenuti nelle carceri USA siano subito accusati e processati secondo gli standard internazionali dello stato di diritto oppure rilasciati; sottolinea in tale ambito che gli stessi standard in fatto di equo processo devono applicarsi erga omnes, senza discriminazioni;
7. invita l'Unione europea e le autorità degli Stati membri come pure le autorità statunitensi a garantire che per le violazioni dei diritti umani e i reati contemplati dal diritto internazionale, europeo e nazionale siano svolte inchieste e indagini accurate, efficaci, indipendenti e imparziali e che i responsabili vangano assicurati alla giustizia, anche quando si tratti di "consegne straordinarie" (extraordinary renditions) e di programmi di custodia segreta in ambito CIA;
8. saluta con favore il fatto che un certo numero di Stati membri abbiano accolto prigionieri di Guantanamo, ed invita gli Stati membri a cooperare a tal fine con il governo USA;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Convening Authority for Military Commissions, al Segretario di Stato, al Presidente, al Congresso e al Senato degli Stati Uniti, al Vicepresidente/Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea, al Segretario generale dell'ONU, al Presidente dell'Assemblea generale dell'ONU e ai governi degli Stati membri delle Nazioni Unite.