
On. Arlacchi Pino
On. de Magistris Luigi
On. Iovine Vincenzo
On. Rinaldi Niccolò
On. Uggias Giommaria
On. Vattimo Gianni



iare sono solo la punta dell’iceberg). La Chiesa, cioè, come centro di potere. Quando Papa e vescovi stigmatizzano il nichilismo e il relativismo che «impediscono una vita autentica» (è il cardinale Caffarra citato da Armando Torno nel Corriere della Sera del 23 agosto) si preoccupano davvero della «insensatezza» dell’esistenza di relativisti e nichilisti, oppure del fatto che costoro non accettano un riferimento assoluto e cioè una autorità ultima - Dio e i suoi rappresentanti sulla terra?–Sigue siendo chavista.
–Sí, claro.
–¿Que opina de una medida redistributiva como la que intentó el gobierno argentino de cobrar retenciones a la soja pero que no prosperó ante una fuerte oposición?
–El problema de la transformación socialista de las sociedades se da porque tal vez las fuerzas reaccionarias resisten. Tal vez no tiene éxito porque los que quieren la reforma no la encuentran bastante reformista. Hay que tener en cuenta estos dos factores. De todas formas, me gustaría estudiar más el tema.
Radio Nacional Buenos Aires


En el Salón Dorado de la Casa de la Cultura hay gente de a pie y de pie, estudiantes de filosofía y un grupo de devotos vattimianos que leen los libros del filósofo italiano porque los “ayuda a ser mejores” y a ponerse en la ontología de presente, como dice su discípula española, la filósofa Teresa de Oñate. Gianni Vattimo, el hombre en cuestión, el centro de todas las miradas, el que sacude las orejas de la audiencia y mueve las manos, como si espantara un fantasma, cuando menciona a Berlusconi, comienza su charla sobre “Etica de la interpretación. Pensar y actuar en el post nihilismo”. Prefiere arrancar con una anécdota. Cuando fue un joven dirigente de la Acción Católica italiana y tenía un lenguaje técnico, acaso un tanto alambicado, lo enviaron a dar una ponencia en una parroquia de un campo remoto, donde había jóvenes campesinos. Al final el cura dijo: “Ahora voy a explicarles lo que el joven quiso decir”. La broma va dirigida a su discípula Oñate, quien hizo una chispeante presentación de la columna vertebral del pensamiento filosófico de Vattimo.
ar a alguien. Hay un dicho que asegura que de este lado del río, si matas a alguien eres un asesino, pero si lo haces del otro lado del río, eres un héroe", apuntó.
-Usted dice que volver a ser comunista es una utopía posible...

Giovedì 16 settembre il Parlamento di Strasburgo ha assegnato i suoi membri alle diverse delegazioni interparlamentari con i paesi terzi. Sono particolarmente orgoglioso, come sicuramente immaginano coloro che si sono interessati alle mie vicende politiche negli ultimi anni - e che magari hanno letto "Ecce Comu", nel quale raccontavo delle nuove esperienze dell'America Latina in termini di comunismo libertario - di essere stato eletto vicepresidente (insieme ad altri sei colleghi) della "Delegazione all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana", EUROLAT (http://www.europarl.europa.eu/intcoop/eurolat/default_en.htm). EUROLAT è l'organo parlamentare della Bi-regional Strategic Association creata nel 1999 nel quadro dei summit EU-LAC
Tratto da Radio Radicale, http://www.radioradicale.it/scheda/287097
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Torino, unioni civili: conferenza stampa di presentazione della proposta di iniziativa popolare per il riconoscimento di pari opportunità.
Venerdì 11 settembre, alle ore 11, presso il Comune di Torino (diritto di Tribuna).
(da http://www.radicali.it/view.php?id=145893)
Davanti ad un Governo e ad un Parlamento che hanno deciso di non riconoscere una situazione di fatto ormai ampiamente diffusa nella società italiana e nel vivere quotidiano, i cittadini e le cittadine di Torino hanno dimostrato di essere più governanti dei loro rappresentanti istituzionali, attribuendo, con la sottoscrizione, efficacia giuridica vincolante alla proposta di delibera di iniziativa popolare che chiede alla città di Torino il riconoscimento di pari opportunità per le unioni civili nelle materie di sua competenza (assistenza, case popolari, asili, cultura, diritti, politiche per i giovani e per gli anziani, formazione e scuola).
La proposta è stata presentata dalle associazioni torinesi: Associazione Radicale Satyagraha, Associazione Radicale Certi Diritti, Associazione Radicale Adelaide Aglietta, Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, Coordinamento Torino Pride, Casa delle Donne, Circolo evangelico Arturo Pascal, Comitato torinese per la laicità della scuola, Gruppo Lambda e ArciGay Torino, alla quale hanno poi aderito 31 associazioni torinesi.
L’appello alla sottoscrizione è stato sottoscritto da 57 personalità del mondo della cultura e dell’Università torinese, tra cui: Chiara Saraceno, Alfonso Di Giovine, Gianni Vattimo, Massimo Salvadori, Edoardo Tortarolo, Francesco Remotti, Carlo Augusto Viano, Franco Giampiccoli, Franco Sbarberi, Piera Egidi, Loredana Sciolla, Vincenzo Ferrone, Tullio Telmon.
Sono state raccolte oltre 2800 firme di cittadini e cittadine, residenti e votanti a Torino fra cui: Luciana Litizzetto, Franco Debenedetti, Maria Pia Brunato, Pietro Garibaldi, Nicola De Ruggero, Bianca Guidetti Serra, Elena Negri, Giorgio Ardito, Magda Negri, Antonio Boccuzzi, Stefano Esposito, Carmelo Palma, Emilia Rossi, Massimo Negarville, Rosanna Abbà, Laura Fornaro, Nicoletta Casiraghi, Gigi Brossa, Juri Bossutto.
A seguito della verifica formale dalle sottoscrizioni da parte dei competenti uffici comunali, sono state ritenute valide 2582 firme.
La proposta di delibera si fonda sull’esigenza di garantire a ciascuno, senza discriminazioni di sorta, i diritti civili e sociali statuiti agli artt. 2 e 3 della Costituzione.
Non si chiede, pertanto, al comune di Torino l’istituzione di un registro delle unioni civili, ma si vuole impegnare l’amministrazione comunale ad adottare delibere volte ad eliminare le disparità di trattamento fra le coppie coniugate e le convivenze che ottengono il rilascio del “certificato di famiglia anagrafica basato sul vincolo affettivo” inteso come reciproca assistenza morale e materiale ai sensi dell’articolo 4 del vigente regolamento anagrafico (DPR 223/1989), nei settori di competenza della medesima amministrazione comunale e quindi: casa (assegnazione di case popolari e di contributi a sostegno di acquisti ed affitti), servizi sociali e sanitari (le unioni civili devono diventare destinatarie delle politiche rivolte alle famiglie), anziani e minori (diritto di rappresentanza e tutela dei propri conviventi di fronte ai servizi pubblici), scuola, formazione ed educazione (interventi di informazione) diritti e partecipazione (sportello informativo per i conviventi).
Peraltro, già oggi, la famiglia anagrafica ha un riconoscimento pubblico: infatti, per gli interveti di natura socio-assistenziale gestiti dalla Città di Torino, i redditi dei conviventi fanno cumulo al fine dell’accertamento dei requisiti reddituali. Se pertanto, già oggi l’unione civile assume rilievo pubblicistico – negativo in quanto finalizzato a non riconoscere un sostegno – non si vede per quale motivo non debba assumere anche una valenza positiva, per l’attuazione di quanto statuito dagli artt. 2 e 3 Cost.
Se pertanto, già oggi la convivenza, l’unione civile, la famiglia anagrafica assume rilievo pubblicistico – che possiamo definire negativo in quanto finalizzato a negare un sostegno – non si vede per quale motivo non debba assumere anche una valenza positiva, per il riconoscimento dei diritti civili e sociali di cui agli artt. 2 e 3 Cost.
Abbiamo raggiunto il primo risultato, ma la lotta è ancora lunga: vi sono infatti troppe resistenze -basate su interessi personali, elettorali e di bottega – che vorrebbero negare i diritti della maggioranza dei cittadini e delle cittadine di ogni età, orientamento politico e fede.
I cittadini conviventi – che oggi hanno obblighi e doveri - chiedono diritti: gli amministratori devono decidere, assumendosi la responsabilità, anche, di negare tali richieste, di negare tali diritti!
La proposta di delibera – se approvata dal Consiglio Comunale - integrerebbe il primo riconoscimento pubblicistico delle coppie di fatto: un passo verso la modernità di un’Italia ancora troppo ancorata all’evo antico dei diritti.
Stefano Mossino – Tesoriere Associazione Radicale Satyagraha e portavoce del Comitato
Enzo Cucco – Associazione Radicale Certi Diritti
Jolanda Casigliani – Associazione Radicale Satyagraha
Sede del Comitato: 011.5212033 Mail: unioni.civili.torino@gmail.com

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a sua nomina, dieci anni fa. «Provare "timore e tremore" forse può parere eccessivo - commenta Gianni Vattimo, filosofo, un credente le posizioni del quale sono spesso in forte contrasto con quelle delle gerarchie cattoliche, e un torinese doc - ma dal punto di vista di un vescovo posso capirlo. La città di don Bosco e del beato Cafasso, di Gramsci e di Gobetti può mettere a dura prova: dalla tua parte ci sono esempi altissimi, dall'altra interlocutori di altrettanta statura. È vero anche il contrario: qui esiste una grande serietà morale, qualcosa che, anche negli anni Ottanta, rendeva Torino diversissima dalla rutilante "Milano da bere" del pre-Tangentopoli, e questo non può che far piacere a un vescovo». Ma la verità è che la Torino laica, con la quale pure il cardinal Severino Poletto ha cercato e talora trovato il dialogo – come sembrano testimoniare i ricordi dedicati all'incontro con Norberto Bobbio – ha un "nocciolo duro" difficile da convertire: «Non ci pentiamo facilmente, siamo sufficientemente radicati nelle nostre convinzioni per spaventarci o lasciarci addomesticare. Insomma, non siamo di quelli che alla prima difficoltà chiamano il prete – suggerisce Vattimo, che pure non si sottrae al dialogo quando è invitato in una parrocchia –. E non è tutto: questa è, o meglio era, anche la città della potenza economica, di un grande potere industriale col quale non era facile confrontarsi. Quando Poletto arrivò, gli anni dell'abbraccio tra Fiat e chiesa locale erano finiti da tempo, e anche movimenti come quello dove militavo da ragazzo, l'Azione Cattolica, avevano dato il loro bel contributo a un atteggiamento più critico sui temi sociali». Atterraggio duro, dunque, per il vescovo arrivato da Asti, in una città che – oltre a tutto il resto – non è proprio nota per l' allegria e la cordialità dei suoi abitanti. Ma Poletto deve averci fatto l'abitudine, se è vero come è vero che, dieci anni dopo, il dialogo con lui è considerato un passaggio-chiave, nel bene e nel male, per i politici di una delle ultime roccaforti del centrosinistra. E che, benché certe sintonie non siano più automatiche come un tempo, anche nelle fabbriche il cardinale è ormai di casa, che si tratti di ascoltare i cassintegrati che protestano o di benedire un nuovo stabilimento.