venerdì 2 settembre 2011

Chiaberge e il dibattito sul postmoderno

Severino e i filosofi di Don Verzé
Il Fatto Quotidiano - Saturno, 2 settembre 2011. Di Riccardo Chiaberge
Don Verzé
Come in un convivio platonico, il futuro della filosofia mondiale si decide a tavola. Quest’estate, dopo un incontro alla Milanesiana, Emanuele Severino si è trovato a cenare con Umberto Eco e Maurizio Ferraris. «A un certo punto – racconta sul Corriere il pensatore bresciano – il discorso è caduto sul modo di intendere i ‘“fatti”. Molto difesi da Eco e Ferraris». Avete letto bene: i fatti, non i piatti, come sarebbe stato più logico: «Caro Umberto, tu come intendi questi paccheri allo scorfano?» «Eccellenti». «A me sembrano un po’ insipidi». Replica di Ferraris: «Non fare il nichilista, Emanuele, realisticamente sono i migliori paccheri che abbia mai mangiato». Attaccato ai fianchi dai due rivali, Severino si agitava sulla sedia: «Il loro primo bersaglio era l’affermazione di Nietzsche che “non esistono fatti (e dunque neanche piatti) ma solo interpretazioni”. Nietzsche non è un ‘“realista”. Ma implicitamente il bersaglio si allargava a Heidegger e a Gadamer e anche a chi, come Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti, ha lavorato sulla scia di questi pensatori». Un convivio davvero affollato, insomma, e chissà se c’erano paccheri per tutti, o se Heidegger si è dovuto accontentare del solito wurstel con crauti, magari interpretato da qualche chef ermeneutico. In realtà, prosegue Severino, quella cena non era che il preludio di un tormentone estivo che ha appassionato le folle di bagnanti da Rimini alla Costa Smeralda, in seguito a un accorato appello di Ferraris su Repubblica: buttiamo a mare i postmodernisti (quei mattacchioni francesi che negavano l’esistenza della verità), cavalchiamo l’onda del “new realism”. Il neorealismo? Vabbè che il debito ci ha messo in brache di tela, ma non siamo ancora tornati ai tempi di Sciuscià e di Ladri di biciclette. E poi, con buona pace di Ferraris, il pensiero debole è più vivo che mai: basta vedere la faccia di Sacconi quando tenta di concentrarsi su un’idea. E comunque se il pensiero è debole, l’ego è forte, anzi fortissimo. Parliamo dell’ego dei filosofi di ogni tendenza. Siamo nell’era dell’egosofia. I filosofi volano da un festival all’altro come rockstar. In questi giorni si radunano a Milano, all’università Vita-Salute San Raffaele, i big della filosofia analitica, storici rivali dei “continentali”. A dire il vero, più che i continentali, erano gli incontinenti (sul piano finanziario) a turbare i sonni di Don Verzé. E oggi, prima che di filosofi analitici, servirebbero buoni analisti di bilancio. Possibilmente neorealisti: come il De Sica di Miracolo a Milano.

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