venerdì 26 agosto 2011

Dibattito sul postmoderno

Nel ricordarvi di acquistare il numero di MicroMega in edicola (fino a lunedì, poi in libreria), segnalo qui la discussione aperta da MicroMega stessa sul suo sito, che raccoglie gli interventi apparsi in coda al dialogo pubblicato da Repubblica tra il sottoscritto e Maurizio Ferraris, L'addio al pensiero debole che divide i filosofi. Trascrivo qui, per i lettori di questo blog, gli articoli (in gran parte pubblicati da Repubblica in data odierna) in questione, firmati da Pierfranco Pellizzetti, Pier Aldo Rovatti, Paolo Flores d'Arcais, Paolo Legrenzi e Petar Bojanic. Un intervento di Giuliano Ferrara sugli stessi temi è uscito sul Foglio il 22 agosto ed è disponibile qui.



A che punto è il pensiero? Debole, forte o esistenziale? 
di Raffaella De Santis

Postmoderni o neorealisti? O anche: pensiero debole o pensiero forte? Interpretazioni o fatti? Sono alcuni degli interrogativi che stanno animando il dibattito filosofico, dopo la pubblicazione su Repubblica, lo scorso 8 agosto, del manifesto con cui Maurizio Ferraris ha presentato il New Realism, il "nuovo realismo" filosofico, con l'intento di sorpassare l'impasse del postmoderno e le sue "derive" ermeneutiche. Da quel primo intervento ne è scaturito un dialogo tra Ferraris e Gianni Vattimo, tra chi vuole riportare la concretezza della realtà al centro della riflessione e il padre del pensiero debole. Ed è allora partendo proprio da quel dialogo, pubblicato su queste pagine il 19 agosto, che abbiamo deciso di ospitare interventi di filosofi e studiosi. Scrive Paolo Legrenzi, psicologo cognitivo all' università Ca' Foscari di Venezia: «Oggi il vento è cambiato. Due grandi tradizioni di ricerca, l'evoluzionismo e lo studio del cervello, stanno occupando la scena». E Petar Bojanic, allievo di Derrida, tra i fautori di un ritorno al realismo filosofico, mette in guardia dagli eccessi delle interpretazioni, perché in questo modo finisce che «anche il passato può essere riscritto». Così se Pier Aldo Rovatti ricorda l'inizio di quel percorso che trent' anni fa portò alla nascita del pensiero debole, difendendo l' anima "politica" delle posizioni di allora: «Nasceva come uno strumento di lotta contro ogni violenza metafisica», Paolo Flores d'Arcais rintraccia in Abbagnano, Bobbio e Geymonat i precedenti che hanno avuto il merito di riportare la filosofia su un terreno neo-illuminista. Il New Realism sarà oggetto di una tavola rotonda il prossimo novembre a New York, all'Istituto Italiano di Cultura, mentre a primavera è previsto un convegno internazionale a Bonn, organizzato dallo stesso Ferraris insieme a Umberto Eco, John Searle, Markus Gabriel e Petar Bojanic.

Baruffe torinesi su favole e verità



Neo-Realismo vs. Postmoderno Debole? Insomma, Cesare Zavattini o Wim Wenders?
Il dibattito ferragostano tra Gianni Vattimo e Maurizio Ferraris, apparecchiato sulle pagine de La Repubblica il 19 agosto, potrebbe essere letto come una disputa interna alla famiglia accademica torinese, in cui il più giovane tra i due contendenti (Ferraris, già cucciolo della redazione che nel 1983 assiemò in volume la raccolta di saggi eponima del debolismo o, come lo chiama Carlo Augusto Viano, flebilismo) elabora ancora una volta il lutto dell'uccisione simbolica del padre accademico (appunto, Vattimo), tradito per i più up to date lidi del post-post-modernismo.

Chi scrive, d'istinto parteggerebbe per l'agonista under, certo più spiritoso dell'over e probabilmente – lui sì – ancora studioso, quando il suo antico maestro ormai campa di rendita; come risultò ancora una volta l'aprile scorso, nella performance vattimiana al Festival della Laicità di Reggio: la sua giustificazione dell'essere credente (in dio o Chavez?) era solo la deliberata volontà di prendersi gioco dell'uditorio o che altro?

Quale l'oggetto dell’attuale contendere? Presto detto (si fa per dire): se, in campo ontologico, dunque riguardo ai modi di esistenza della realtà, valga solo l'interpretazione oppure si mantenga un nocciolo duro di fattualità. Discussione che entra almeno nel suo secondo secolo di vita, come ricerca di una via altra tra idealismo e positivismo. D'altro canto lo snobismo torinese ama il remake. Anche filosofico. Operazione in cui uno come lo scrivente, che bazzica marciapiedi infinitamente sottostanti al ciel dei cieli del pensiero che riflette su se stesso, evita accuratamente di addentrarsi; lascia senza troppi rimpianti o frustrazioni a tipi come John Searle le questioni sul misterico del "come può esserci un insieme epistemicamente oggettivo di affermazioni relative a una realtà che è ontologicamente soggettiva" (Creare il mondo sociale, Cortina, Milano 2010 pag. 21).

Eppure anche il rozzo frequentatore del fatto sociale bruto intuisce che la filosofia sarà pure un genere letterario, quanto l’economia, la sociologia o la teologia; ciò nonostante l’assunto dell’ermeneutica quale teoria della verità-storicità, che interpreta il Moderno producendo favole e miti, incontra qualche difficoltà a non evaporare davanti all’obiezione di Flores d’Arcais: “una favola può smentire un’altra favola?” (Almanacco di filosofia, MicroMega 2011).

Difatti, dopo l’overdose decostruttiva, dopo tanto accatastare nuvole postmoderniste, dopo i tanti appelli narcisistici alla condizione del nomadismo senza scopo, in cui il bla-bla benaltristico finiva per produrre lische di pesce consistenti quanto il fumo di una papier mais da intellettuale di Rive Gauche, l'estensore di queste note aveva apprezzato il tentativo di ritrovare un ancoraggio di senso/significati.

Ben venga – dunque – chi dice che "senza ontologia non ci possono essere né epistemologia né etica, perché la realtà (l'ontologia) è il fondamento della verità (l'epistemologia) e la verità è il fondamento della Giustizia (l'etica)”. (M. Ferraris, Ricostruire la decostruzione, Bompiani, Milano 2010 pag. 89).
Possiamo spingere – però – la nostra ricostruzione post decostruzione fino al punto di rinunciare a quella fondamentale ermeneutica del sospetto che chiamiamo "critica"? Ferraris lo nega. Però, quanto è conseguente laddove contesta l'affermazione che la realtà viene ricostruita comunicativamente e presentata sotto forma di illusione, forgiata – appunto – dal Potere come arma al servizio della propria autoperpetuazione? Può negare la grande mistificazione come gioco degli specchi (deformanti) linguistici, in nome di una irriducibile verità della realtà, quando tale verità-realtà viene condivisa linguisticamente? Può farlo dopo "le armi di distruzione di massa irachene" o il "ghe pensi mì" berlusconiano?

Il mondo (per qualcuno) sarà pure una favola, ma (per tutti noi) è anche il campo di battaglia dove eserciti d’occupazione combattono per la conquista di una legittimità gabellata quale naturalità, corrispondenza all’ordine naturale delle cose. E questo, prima dei filosofi decostruttori e affabulatori, ce lo prospetta proprio un uomo di guerra; il generale dei generali David H. Petraeus: “quello che i decisori politici pensano sia accaduto è ciò che conta, più di quanto sia effettivamente accaduto”.
Difatti nella sua (molto blasé, dunque torinese) querelle con l'ex maestro Vattimo, l’allievo le spara davvero grosse: "se diciamo che la cosiddetta verità è un affare di potere, perché abbiamo fatto i filosofi invece che i maghi?".

Non so Ferraris, ma altri continuano a ragionare sospettosamente sulla realtà sociale, proprio perché su di essa sono al lavoro tanti spudorati maghi illusionisti. Magari – per dirla alla Pierre Bourdieu – per "rendere problematico quello che appare scontato" e mostrare come l'evidente sia sempre costruito, a partire da poste in palio e rapporti di forza. La Forza, un punto da cui ripartire nelle faccende umane dopo tanta indefinitezza debolistica. Non un'inesitente forza dei fatti "veri", quanto l'intrinseca cogenza del dominio e della sottomissione. In tutta la loro materialità.

Atteggiamento laico e critico, cui faceva appello una altro torinese (lui – però – ben poco snob; semmai severo come gli antichi maestri alla Gaetano Salvemini) – il buon Viano – quando bastonava in un libello einaudiano, dell'Einaudi del bel tempo che fu (Va' pensiero, 1985), la combriccola dei "flebili". Appunto, dal Vattimo al Ferraris.

(25 agosto 2011)




L’idolatria dei fatti
di Pier Aldo Rovatti, da Repubblica, 26 agosto 2011

Il pensiero debole, nato 30 anni fa grazie a un reading curato da Gianni Vattimo e da me, ha avuto una imprevedibile diffusione internazionale. Certo, anche le sciocchezze possono andare in giro per il mondo e trovare ascolto. Non so se questo sia il caso, e comunque non mi affretterei a darlo per morto.

In autonomia dallo stesso Vattimo, con il quale tuttora condivido lo stile, la funzione e il senso di questo modo di pensare, e soprattutto la sua potenzialità emancipatoria, ci ho lavorato sopra da allora, puntando sui temi del gioco e del paradosso, senza di cui credo che si possa capire poco della difficile realtà in cui viviamo (e spesso ci dibattiamo).


L'amico Ferraris lavorava gomito a gomito con me e con Vattimo, poi ha ritenuto opportuno andare per la sua strada che oggi chiama "nuovo realismo". Ho letto con molta attenzione il suo dialogo con Vattimo e sono rimasto – come molti – alquanto perplesso. Vi ho trovato un'eccessiva semplificazione. Come accade quando si vuole tirare troppo la coperta dalla propria parte, si rischia di deformare un poco le cose.


Innanzi tutto, pensiero debole e postmodernità non possono essere sovrapposti. Forse la postmodernità ha fatto il suo tempo, mentre il pensiero debole era e rimane una maniera di leggere l'intera filosofia, mettendovi decisamente al centro la questione del potere. Nasceva infatti come uno strumento di lotta contro ogni violenza metafisica e di conseguenza sospettava di ogni fissazione oggettivistica della Verità (con la iniziale maiuscola). Non si presentava come un semplice discorso teorico, aveva una valenza esplicitamente "politica", e il carattere di una mossa etica che Vattimo chiamava pietas (cioè, sostanzialmente, un ascolto del diverso) e che per me era un contrasto tra pudore e prepotenza per guadagnare uno spazio di gioco nelle maglie strette dell'uso dominante della teoria.


Quando, oggi, si riduce tutto ciò a una querelle semplificata tra fatti e interpretazioni, si corre il pericolo di evacuare proprio questa sostanza etico-politica e di ridurre il pensiero debole a una specie di barzelletta. Non esistono fatti nudi e crudi che non abbiano a che fare con qualche interpretazione, questo è un fatto, così come sono fatti (duri e provvisti di effetti) le singole interpretazioni. Che oggi ci sia il sole o piova non mi dice niente sulla realtà in cui stiamo vivendo e nella quale temiamo di soccombere. Anzi, c'è da chiedersi perché qualcuno abbia bisogno di costruirsi questo paraocchi lasciando fuori dalla vista le cose più importanti. Il pensiero debole nasceva, poi, in una particolare consonanza con il pensiero critico di Michel Foucault e con le sue analisi del potere microfisico e della società disciplinare. Ora, che abbiamo potuto conoscere meglio le sue ultime ricerche, il debito si è allargato, e non è un caso che Foucault non trovi nessuna cittadinanza nel cosiddetto new realism di Ferraris.


Un punto fa da spartiacque, e riguarda la verità. Foucault ci ha insegnato, con un gesto nietzschiano, che la storia (sì, la storia!) è un susseguirsi di giochi di verità, il che significa che i valori del vero e del falso si trasformano, sono la posta in gioco di un pesante e determinato conflitto, vengono di volta in volta innalzati sulle bandiere dentro una lotta di posizioni e per ottenere vantaggi. Dal dispositivo di potere (reale) non si evade con un semplice colpo di filosofia, e quando si eternizzano le categorie, cercando di fissare cosa è veramente reale, non si fa altro che assumere una posizione dentro il dispositivo, che lo sappiamo oppure no. Mi chiedo cosa abbia da dire il nuovo realismo a questo riguardo, una volta che si sia sgombrato il campo da contrapposizioni un po' di scuola e un po' artificiose, dato che nessuno dubita che la realtà abbia una consistenza e produca effetti. Sicuramente non lo dubitano coloro che hanno trovato nel pensiero debole molti attrezzi per la loro cassetta.


(26 agosto 2011)




Per farla finita con il postmoderno




La visione che ci restituisce il mondo
di Paolo Legrenzi, da Repubblica, 26 agosto 2011


Nella psicologia è circolata per molto tempo l'idea che quel che conta sono le interpretazioni, e non i fatti. Anzi, sono le interpretazioni stesse a creare i fatti. In una variante di psichiatria sociale, il matto era, semplificando (ma non tanto), il risultato di chi lo classificava come tale. Cambiata la società, eliminata l'etichetta, trattati i matti da persone normali, il problema si sarebbe ridotto, se non dissolto. In forme meno grossolane, questa stessa idea permeava altre scienze umane.

Oggi il vento è cambiato. Due grandi tradizioni di ricerca, l'evoluzionismo e lo studio del cervello, anche grazie a nuove tecniche di osservazione, stanno occupando la scena. L'uomo è un pezzo della natura biologica, e non è poi così speciale. L'idea che sia lui a costruire il mondo, con le sue categorie di osservazione e d'interpretazione, è al tramonto. Si celebra così la fine del presunto primato dell'interpretazione sui fatti. Non ci si era mai spinti ad affermare che leggi scientifiche – come, poniamo, la legge dei gas –, fossero interpretazioni del comportamento dei gas. E tuttavia per le scelte individuali e le società era così. Circola poi, ancor oggi, una variante politica, nel senso che chi detiene il potere politico e i media può "costruire" la realtà. Era questo cui alludeva Donald Rumsfeld, il segretario alla difesa del secondo Bush, quando affermava, dopo la caduta del comunismo: «Ora il mondo lo facciamo noi».

Questa versione "forte" del credo "interpretativo" è fallita miseramente. I fatti si vendicano nella politica estera americana. I fatti presentano il conto. Il potere politico può, anche per molto tempo, far sì che l'opinione pubblica riconosca un fenomeno "da un certo punto di vista", ma non può fare di più.

Quando s'insegna psicologia, al primo anno di studi, si deve contrastare lo spontaneo "realismo ingenuo" degli studenti. Esso consiste nel pensare che noi vediamo il mondo così com'è, semplicemente perché è fatto così. In realtà il nostro sistema percettivo è un intreccio di meccanismi inconsapevoli che ci "restituisce" il mondo in seguito a una complessa elaborazione di ipotesi su quello che c'è là fuori. E anche il pensiero umano funziona così. Questo però non implica sposare la tesi che la mente crea il mondo. Al contrario, la mente dell'uomo e degli altri animali fa ipotesi su come funziona il mondo e le aggiorna continuamente perché l'azione umana cambia il mondo. Questa è la tensione che sbrigativamente si etichetta con il binomio natura/cultura.

Agli psicologi cognitivi piace che in filosofia stia emergendo una posizione chiamata "nuovo realismo". Non possono concordare né con il realismo ingenuo, né con la rozza idea che siamo noi a creare i fatti con le nostre interpretazioni. Per quanto concerne la versione politica, questa tesi si è sconfitta da sola. 




Perché serve una prospettiva diversa
di Petar Bojanic, da Repubblica, 26 agosto 2011



Nel gennaio scorso Ferraris e io eravamo a Parigi, e al termine di una sua conferenza sul futuro della decostruzione qualcuno gli ha chiesto: «Ma perché senti tutta questa necessità di richiamarti al realismo e ai fatti? In fondo, le interpretazioni possono dare libertà». Ferraris ha risposto: «È vero. Ma possono anche negare tutto, comprese le peggiori tragedie della storia». Ripensandoci, è lì che è nata l'idea di un convegno sul "New Realism".

Il realismo è la grande novità filosofica dopo trent'anni di postmoderno, ed è un punto a cui sono arrivato, per parte mia, lavorando su una "fenomenologia dell'istituzionale" che, rispetto a Ferraris, è più aperta alle proposte di Foucault. Sull'essenziale però siamo d'accordo. Derrida, il nostro comune maestro, ci ha resi attenti alla necessità di decostruire, di smontare, di non fermarsi alle apparenze (perché ovviamente non tutto quello che appare è reale, ci sono anche le allucinazioni, lo sappiamo bene). Ma di farlo con una prospettiva di speranza, la speranza, appunto, che la decostruzione potesse portare emancipazione e verità. Se trascuriamo questa circostanza, si finisce nel nichilismo, una posizione che costituisce un problema non solo dal punto di vista teorico (perché è una negazione del sapere) ma anche, e soprattutto, dal punto di vista morale, perché se si sostiene che tutto è fluido e tutto è interpretabile anche il passato può essere riscritto.

C'è un altro segnale importante che, secondo me, viene dal "Nuovo Realismo", e che è particolarmente significativo per chi, come me, si è trovato a vivere e a lavorare in situazioni culturali molto diverse e a volte contrapposte (dall'Inghilterra alla Francia alla Serbia). Il postmodernismo, malgrado la sua pretesa di cosmopolitismo filosofico, era in effetti una teoria che si limitava alla cosiddetta "filosofia continentale". Con la svolta realistica si sta facendo esperienza di un dialogo tra scompartimenti un tempo non comunicanti, per esempio fra temi che vengono da filosofi analitici, come Searle, e temi che vengono da filosofi continentali, come Derrida.

Questo aspetto non mi sembra puramente formale, e tocca la sostanza del lavoro filosofico. Perché "Nuovo Realismo" significa confrontarsi sulle cose, senza limitarsi a chiedersi l'un l'altro "da dove parli?", il gioco postmoderno che spesso riduceva i confronti filosofici alla deferenza nei confronti dei rituali della propria tribù di appartenenza.

9 commenti:

http://www.tulliomarra.it ha detto...

Ecco dove ripartire per centrare il bersaglio. Ad una prima lettura che occorre meditare ed approfondire paiono più solide le argomentazioni di Vattimo rispetto a quelle di Paolo Flores d'Arcais e Maurizio Ferraris. Il motore dell'aereo è riferimento poco opportuno e dialetticamente furbesco, occorre ripartire dal mito della caverna di Platone per centrare il bersaglio, e quindi comprendere in pieno il concetto espresso da Gianni Vattimo.

trading on line ha detto...

Ciò non sarebbe forse una cattiva cosa se si potesse cancellare certi fatti della nostra Storia e delle nostre scoperte scientifiche ed altri e ripartire di zero... Ma, questo realista è?!

Unknown ha detto...


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http://jenkins-ci.361315.n4.nabble.com/BASTARDO-CRIMINALE-PAOLO-COGNO-FRUIMEX-ALBA-TORINO-CON-SUA-SORELLA-NOTA-PUTTA-N-AZISTA-ELISA-COGNO-E-td4894645.html

NOTO PEDERASTA NAZISTA, SUPER LAVA EURO KILLER, VICINISSIMO A FAMOSO " NDRANGHETISTA PADANO" DOMENICO BELFIORE DI TORINO E GIOIOSA JONICA. COME DETTO, STI VERMI SON TUTTI SATANISTI, ANZI, SATA-N-AZISTI, CHE HAN INDOTTO AL SUICIDIO TANTISSIME PERSONE ( E SPESSO HANNO "SUICIDATO", OSSIA HANNO AMMAZZATO & THAT'S IT). FRA CUI 5 RAGAZZI QUI
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/29/piemonte-5-ragazzi-suicidi-in-sette-anni-pm-indagano-sullombra-delle-sette-sataniche/608837/
http://www.targatocn.it/2013/05/27/leggi-notizia/argomenti/cronaca-1/articolo/satanismo-dietro-a-5-suicidi-di-studenti-saluzzo-potrebbe-scoprirsi-quella-che-non-sapeva-desser.html
E CHE PARTECIPAVANO AD ORGE DEMONIACHE, QUI
http://www.direttanews.it/2017/03/15/meraglia-orge-sataniche-torino/

Unknown ha detto...

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CON SATA-N-AZISTE PIERA CLERICO ED ELISA COGNO, ZOCCOLONE MADRE E FIGLIA, CHE PARTECIPAVANO ALLA STESSA ORGIA E LESBICAVANO ALLA STESSA ORGIA. MADRE E FIGLIA, CHE SCHIFO ( D'ALTRONDE, FURONO CENTINAIA E CENTINAIA LE VOLTE CHE LE MEGA MGNOTTE ELISA COGNO E PIERA CLERICO DELLA CRIMINALISSIMA FRUIMEX DI ALBA E TORINO, PARTECIPARONO AD ORGE AD HARCORE-ARCORE, DAI PEDOFILI, STRAGISTI SPAPPOLA MAGISTRATI, SEMPRE SODOMIZZATI PAOLO E SILVIO BERLUSCONI
http://www.secoloditalia.it/2015/07/glielo-misi-in-quel-posto-triste-scoop-travaglio-stile-youporn-berlusconi-sodomizzato/
http://www.vnews24.it/2015/07/03/ruby-orgia-berlusconi/
http://www.ansa.it/puglia/notizie/2014/11/27/daddario-ho-sempre-detto-verita_6ba94260-f3d9-48f4-a264-941f7a4a2d9b.html )

LA CRIMINALISSIMA FAMIGLIA COGNO PUO' INTERAMENTE FINIRE IN GALERA DA UN MOMENTO ALL'ALTRO, HANNO PM DI SEI PROCURE PIEMONTESI ADDOSSO. SPERIAMO CHE CI FINISCANO IN CARCERE E SUBITO O FARANNO UCCIDERE DECINE E DECINE DI ALTRE PERSONE. DI QUESTO GRUPPO MAFIOSAMENTE E "SATA-N-AZISTAMENTE" ASSASSINO, FANNO OVVIAMENTE PARTE, PURE, IL GIA' PLURI CONDANNATO AL CARCERE, ACCLARATO PEDOFILO E FREQUENTISSIMO MANDANTE DI OMICIDI, PAOLO BARRAI DI FALLIMENTARE BLOG MERCATO "MERDATO" LIBERO!

IL GIA' 3 VOLTE IN CARCERE PAOLO PIETRO BARRAI NATO A MILANO IL 28.6.1965
http://jenkins-ci.361315.n4.nabble.com/VERME-TRUFFATORE-PAOLO-BARRAI-GIA-IN-MANETTE-NON-IN-WIKIPEDIA-INDAGATO-DA-PROCURA-DI-LUGANO-COME-DA--td4897021.html
DI MEGA RICICLA SOLDI MAFIOSI, CRIMINALISSIMA CRYPTOLAB, CRIMINALISSIMA BITINCUBATOR, CRIMINALISSIMA CRYPTOPOLIS, CRIMIONALISSIMA BLOCKCHAIN INVEST! COME DI CRIMINALISSIMA WMO SA PANAMA, CRIMINALISSIMA WMO SAGL LUGANO, CRIMINALISSIMA WORLD MAN OPPORTUNITIES LUGANO E CRIMINALISSIMA BSI ITALIA SRL DI VIA SOCRATE 26 MILANO. OLTRE CHE, COME CITATO, DI MEGA TRUFFATORE BLOG MERCATO LIBERO, NOTO IN TUTTO IL MONDO, COME "MERDATO" LIBERO. INSIEME AD UN ALTRETTANTO PEDOFILO KILLER, SEMPRE A BANGKOK A STUPRARE ED UCCIDERE BAMBINI, COME A LAVARE CASH SUPER MAFIOSO DI ROBERTO PALAZZOLO, VERME BASTARDAMENTE ASSASSINO MAURIZIO BARBERO DI TECHNO SKY MONTE SETTEPANI
https://pbs.twimg.com/profile_images/698221802565279744/7hEZuIO_.jpg
https://groups.google.com/forum/#!topic/free.it.citta.genova/fy8Cv0GmJh4
https://productforums.google.com/forum/#!msg/gmail/fgN4XZ5CNBw/8XD9hByjRVMJ
E MERCATO LIBERO NEWS ALIAS "MERDATO" LIBERO NEWS ( ALTRO ASSASSINO SATA-NAZ-ISTA DI ALBA). DEL GRUPPO OMICIDA FA STRA PARTE, PURE, IL NOTO PEDERASTA CHE INVOCA LA PEDOFILIA LIBERA, L'INCULA BAMBINI, LO STUPRA BAMBINI STEFANO BASSI DI TORINO E DE IL GRANDE BLUFF.
https://i.ytimg.com/vi/V6Hl3-I-Jb0/hqdefault.jpg?sqp=-
https://groups.google.com/forum/#!topic/alt.sys.pc-clone.dell/O9u75KVnVcI

ED IL COLLETTO LERCIO, MEGA RICICLA SOLDI CRIMINALISSIMI A ROMA (GIRI SCHIFOSISSIMI DI MAFIA CAPITALE E DELLA EX BANDA DELLA MAGLIANA), NONCHE' SEMPRE CANNANTE IN BORSA, MEGA AZZERA RISPARMI FEDERICO IZZI, NOTO COME " ER ZIO ROMOLO CHE VIA CRIMINALISSIMO BITCOIN TE FA' PERDE TUTTO QUELLO CHE HAI E TE LASCIA EN MUTANDE" ( SE VI E' UN PO' DI IRONIA, ANZI, PICCOLA SDRAMMATIZZAZIONE, IN QUESTA PARTE FINALE DEL TESTO, VI ASSICURO CHE IL RESTO E' TUTTO VERISSIMO E SERISSIMO)!

Anonimo ha detto...

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MAURO PASTORE ha detto...

Forse titolare del Blog aveva preferito abbandonarlo ai pirati o Blog abbandonato.

Nuovo Realismo inversamente da pretese del prof. Ferraris, adatto per esteri, ad interni nessun riferimento ha avuto sorte. Questo lasciava i pedissequi troppo perplessi e le perplessità facevano emergere i vuoti del passato, ora in mondo assai cambiato divenuti direttamente rischi di cadute. Quelle religiose estinte.

Anni orsono nevicò (a...) in pieno agosto, tre giorni polari; vidi un poliziotto sognare di non sapere più il calendario. Ugualmente, altri temono la influenza cinese e notando virus influenzale su cadaveri e forse prima, ne attribuiscono causa di morte. Dove la vera scienza? Occultata dalle museruole che chiamano "mascherine", dopo le torture con le ruberie ai reparti ortopedici e le protezioni trasformate in costrizioni; a chi in grado di evitarne, recitavano davanti o in disparte, ora fanno il lutto degli ignoranti del proprio destino.

Le scienze progrediscono ancora, politica molto assente invece in posti di potere; e spesso su Internet si può arguire crescente impulsività di taluni, antiumanitaria antinaturale.
Se tradizione filosofica e parole dirette, se non ridotte tematiche, c'è chi finge altro e tenta di bloccare messaggi preziosi anche per intero mondo...
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Pensiero Debole e Relativismo non sono arbitrarietà logica; notandone, io scrissi perché lo si notasse e si rifiutasse arbitrarietà aggiunta senza giustezza; ugualmente accadde in altra epoca al Pensiero Forte e ad Assolutezze, quando queste urgevano, in non ultima Modernità, dopo predoni tentando fatalità senza senno.
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La immagine di mani e piedi di intrusi che non voglion più trovarsi il corpo e si dissolvono, è apparsa ripetutamente in civiltà e società proprio perché queste "normali" come desideravano masse volontarie incapaci di usare gli agi per vivere... Ma in questi casi, come si suol dire, si conforta il diavolo... e si rattrista chi vede orfani improvvisi, anche in spettacoli televisivi parsi commedie con effetti speciali.



MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio precedente commento tiravo la somma da ultima trafila in elenco.

Oggi ad energie ridotte causa imposizione farmaceutica commessami, ho letto penultima trafila, della Legrenzi, con rinnovata attenzione.


Psicologia empirica tratta ingenuità intellettuale, percosiddire ipo-ermeneutica, senza prassi, altrimenti ne soccomberebbe perché disciplina logica non sofica; psicologia filosofica adotta prassi ma vuota a riguardo.

La psicologia empirica è quella professionalmente interamente fattibile; scientificamente non fa esperimenti ma esperisce e le illusioni realiste ne nota semmai dai fatti... Il fatto di sopravvalutare i fatti è un possibile dato empiricamente notabile non già notato. Per questo gli studi sul cervello non risolvono limiti... e astrattezze ne accoppiano. Neurologia, fisiologia... non entrano neppure in questioni mentali; lo fanno etnologia e antropologia cui accoppiamenti di tipo dunque omologo non analogo, ma senza uscirne.
Vincere illusioni realiste non è compito scientifico né logico-razionale bensì direttamente decisionale e razionale o arazionale se necessità ultima.

Filosofia psicologica, ascientifica, ne può trattare prassi e indicare soluzioni in decisionalità; ma non psicologia filosofica, la quale inquadrando violenza di forza interpretativa eccessiva e chiusa non ne trova difesa pratica; neppure scienze psicologiche né tecniche.

Dunque solo decisionalmente problema di apparenza favorevole ad impositori non cade vittima di impostori; ad esempio: veri farmacologi anche veri medici devono decidersi ad accogliere messaggi testimonianti ed ulteriori e non possono con solo studio capire se effetti realmente favorevoli; cioè bisogna indirizzare lo studiare non a partire da studi stessi per capire inanità di violenza impositiva data da non ammessa ingenuità.
Ciò significa che non basta considerazione psicologica ma ci vuole attenzione volontaria, anche a costrizioni di molti su singoli che fan sembrare effetti imposti favorevoli a singoli quando sfavorevoli ai molti mentre nel frattempo individui cui imposizioni fatte ne traggono ovviamente svantaggi oppure impedimenti e certi.

...Psicologia empirica, esperire suo, trovano in tal caso solo in scelta di indirizzo conoscitivo rimedio ad ingenuità realista. Tal scelta deve pertanto mediante opportuna necessaria attenzione — eticamente sempre dovuta — seguire proprio le richieste e proprio di chi non vuol continuare a stare in imposizioni.


Si noti che tal mio messaggio contiene relazione scientifica di limite.

Mesi od anni non tolgono utilità a questioni da risolvere ancora per vivere, ma un sol attimo di imposizione invece sempre è e resta inutile e contro vita anche solo mentale... e peggio se imposizione di mesi.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Per evitare malintesto: in precedente mio messaggio Legrenzi citato non è femmina; si faccia conto che abbia omesso, in effetti è stato anche così per necessarie frette, questo:

della considerazione di Legrenzi.


Mi scuso per omissione ambigua. Reinvierò correttamente.



MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio precedente commento tiravo la somma da ultima trafila in elenco.

Oggi ad energie ridotte causa imposizione farmaceutica commessami, ho letto penultima trafila, quella di Legrenzi, con rinnovata attenzione.


Psicologia empirica tratta ingenuità intellettuale, percosiddire ipo-ermeneutica, senza prassi, altrimenti ne soccomberebbe perché disciplina logica non sofica; psicologia filosofica adotta prassi ma vuota a riguardo.

La psicologia empirica è quella professionalmente interamente fattibile; scientificamente non fa esperimenti ma esperisce e le illusioni realiste ne nota semmai dai fatti... Il fatto di sopravvalutare i fatti è un possibile dato empiricamente notabile non già notato. Per questo gli studi sul cervello non risolvono limiti... e astrattezze ne accoppiano. Neurologia, fisiologia... non entrano neppure in questioni mentali; lo fanno etnologia e antropologia cui accoppiamenti di tipo dunque omologo non analogo, ma senza uscirne.
Vincere illusioni realiste non è compito scientifico né logico-razionale bensì direttamente decisionale e razionale o arazionale se necessità ultima.

Filosofia psicologica, ascientifica, ne può trattare prassi e indicare soluzioni in decisionalità; ma non psicologia filosofica, la quale inquadrando violenza di forza interpretativa eccessiva e chiusa non ne trova difesa pratica; neppure scienze psicologiche né tecniche.


Dunque solo decisionalmente problema di apparenza favorevole ad impositori non cade vittima di impostori; ad esempio: veri farmacologi anche veri medici devono decidersi ad accogliere messaggi testimonianti ed ulteriori e non possono con solo studio capire se effetti realmente favorevoli; cioè bisogna indirizzare lo studiare non a partire da studi stessi per capire inanità di violenza impositiva data da non ammessa ingenuità.
Ciò significa che non basta considerazione psicologica ma ci vuole attenzione volontaria, anche a costrizioni di molti su singoli che fan sembrare effetti imposti favorevoli a singoli quando sfavorevoli ai molti mentre nel frattempo individui cui imposizioni fatte ne traggono ovviamente svantaggi oppure impedimenti e certi.

...Psicologia empirica, esperire suo, trovano in tal caso solo in scelta di indirizzo conoscitivo rimedio ad ingenuità realista. Tal scelta deve pertanto mediante opportuna necessaria attenzione — eticamente sempre dovuta — seguire proprio le richieste e proprio di chi non vuol continuare a stare in imposizioni.


Si noti che tal mio messaggio contiene relazione scientifica di limite.

Mesi od anni non tolgono utilità a questioni da risolvere ancora per vivere, ma un sol attimo di imposizione invece sempre è e resta inutile e contro vita anche solo mentale... e peggio se imposizione di mesi.


MAURO PASTORE