8hours, la campagna per chiedere all'UE una legislazione sul trasporto di animali vivi
Il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2011. Di Alessio Pisanò.
La campagna animalista chiede alle istituzioni comunitarie di fissare
per legge il limite massimo di 8 ore per il trasporto del bestiame.
Ogni anno milioni di bestie vengono trasportati sulle strade europee al
limite della sopravvivenza
Ogni anno milioni di animali sono trasportati
sulle strade europee troppo spesso in condizioni inaccettabili.
Centinaia di bestie malnutrite e ammassate in pochi metri quadrati dove
le temperature spesso superano i 40°. Animali che si feriscono e
sanguinano per ore. Spesso non possono stare nemmeno in piedi perché i
soffitti sono troppo bassi, ma se si sdraiano corrono il rischio di
esserr calpestati
Tra le maggiori cause di questa tragedia c’è
l’eccessiva durata dei trasporti. Giorni interi sulla strada, viaggi
interminabili da un capo all’altro d’Europa, lungo migliaia di
chilometri fino alla destinazione finale, il più delle volte il macello.
La campagna 8hours, lanciata dall’associazione animalista Animals’ Angels, chiede alla Commissione europea di stabilire il limite vincolante di 8 ore per il trasporto di animali vivi in Europa, secondo quanto raccomandato nel 2002 dal Comitato scientifico per la salute e il benessere degli animali della stessa Commissione Europea. Nel rapporto “The Welfare of animals during transport” si legge: “I trasporti di animali vivi dovrebbero essere i più brevi possibile”. Una raccomandazione finita nel cestino, visto che in Europa non esiste tuttora alcun limite. La legislazione Ue prevede infatti trasporti anche di parecchi giorni (con pause cicliche del tutto inadeguate) a patto che siano rispettate alcune semplici misure riguardanti il riposo, l´alimentazione e l´abbeveraggio delle bestie. Misure che, neanche a dirlo, vengono troppo spesso ignorate.
“Mancano totalmente i controlli”, attacca Adolfo Sansolini, coordinatore della campagna 8hours. “L’agenzia Ue incaricata, la Food and Veterinary Office (FVO) di Dublino, conta solo 4 ispettori, con milioni di animali trasportati ogni anno in tutta Europa. Va da se che è impossibile controllare in modo rigoroso”. “Con questa campagna vogliamo tradurre in pratica gli appelli della Federazione dei veterinari d’Europa”, continua Sansolini, “ovvero macellare gli animali nei punti più vicini e trasportare solo le carni refrigerate. Le 8 ore che proponiamo nascono da un’analisi della Commissione stessa ed equivalgono ad un raggio di 500 km”.
La campagna 8hours, lanciata dall’associazione animalista Animals’ Angels, chiede alla Commissione europea di stabilire il limite vincolante di 8 ore per il trasporto di animali vivi in Europa, secondo quanto raccomandato nel 2002 dal Comitato scientifico per la salute e il benessere degli animali della stessa Commissione Europea. Nel rapporto “The Welfare of animals during transport” si legge: “I trasporti di animali vivi dovrebbero essere i più brevi possibile”. Una raccomandazione finita nel cestino, visto che in Europa non esiste tuttora alcun limite. La legislazione Ue prevede infatti trasporti anche di parecchi giorni (con pause cicliche del tutto inadeguate) a patto che siano rispettate alcune semplici misure riguardanti il riposo, l´alimentazione e l´abbeveraggio delle bestie. Misure che, neanche a dirlo, vengono troppo spesso ignorate.
“Mancano totalmente i controlli”, attacca Adolfo Sansolini, coordinatore della campagna 8hours. “L’agenzia Ue incaricata, la Food and Veterinary Office (FVO) di Dublino, conta solo 4 ispettori, con milioni di animali trasportati ogni anno in tutta Europa. Va da se che è impossibile controllare in modo rigoroso”. “Con questa campagna vogliamo tradurre in pratica gli appelli della Federazione dei veterinari d’Europa”, continua Sansolini, “ovvero macellare gli animali nei punti più vicini e trasportare solo le carni refrigerate. Le 8 ore che proponiamo nascono da un’analisi della Commissione stessa ed equivalgono ad un raggio di 500 km”.
L’Italia, per la sua robusta industria alimentare,
rappresenta uno degli hub principali del trasporto di animali in Europa.
Secondo stime del Ministero della Salute, nel 2010 l’Italia ha
importato 1.018.584 capi bovini dalla Francia, 508.305 suini
dall’Olanda e 23.839 cavalli dalla Polonia. Il sospetto è che non tutti
questi animali abbiamo viaggiato in condizioni accettabili. Un esempio?
Nell’ottobre 2010 alcuni volontari di Animals’ Angels hanno seguito da
vicino il trasporto di 315 pecore non tosate da Mota del Cuervo in Spagna
fino al mattatoio di Fara in Sabina a Rieti, in Italia. Un percorso di
1917 km durato circa 24 ore. “Allo scarico c’erano quattro pecore a
terra e una morta a bordo del camion”, si legge nel rapporto
dell’associazione. “Gli animali a terra sono stati abbattuti
d’emergenza. Il veterinario di controllo ha riscontrato diversi animali
estremamente magri, altri con gravi infiammazioni oculari o affetti
da mastite e zoppia”. Secondo i volontari, “c’erano 35 animali in più
rispetto alla capienza del veicolo. La maggioranza toccava il soffitto
con la testa o addirittura con la schiena”. E poi ancora “non c’era
lettiera a bordo del camion. Quindi il pavimento era coperto di urine e
deiezioni ed era molto scivoloso”.
Animals’ Angels teme che questo caso sia tutt’altro
che un’eccezione. “In Italia le condizioni di trasporto sono migliorata
dal 1999, quando nel porto di Bari morirono centinaia
di pecore”, ammette Sansolini, “ma ci sono ancora troppe situazioni
ufficialmente legali ma assolutamente non legittime”.
Per questo motivo la campagna 8hours vuole
consegnare alla Commissione europea un milione di firme affinché
intervenga al più presto, non escludendo, in caso di fallimento, di
usare quelle stesse firme per adire la nuova legge d’iniziativa popolare
che, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, permette ai
cittadini di rivolgersi direttamente a Bruxelles. L’associazione sta
cercando di portare dalla sua parte il Parlamento europeo,
interlocutore privilegiato della Commissione, cercando adesioni tra gli
Eurodeputati. Tra gli italiani, hanno già aderito alla campagna David
Sassoli e Gianni Pittella (Pd), Cristiana Muscardini (Fl), Andrea
Zanoni, Sonia Alfano e Gianni Vattimo (IdV).
2 commenti:
L'unico modo per migliorare le condizioni degli animali è smettere di considerarli "cose" (o, come eufemisticamente si dice: "risorse rinnovabili") anziché esseri viventi.
Come dice il suo collega filosofo Tom Regan, che da anni si batte per i diritti degli animali: "non gabbie più grandi, ma GABBIE VUOTE", e quindi, aggiungo, non meno ore di trasporto - all'interno di un sistema comunque specista - ma zero ore.
Mi domando come sia possibile continuare a restare indifferenti di fronte a questo olocausto di proporzioni inaudite che è lo sfruttamento degli animali.
Ci riteniamo, noi esseri umani, specie tanto evoluta, eppure non esitiamo a tirare in ballo le giustificazioni più assurde pur di continuare a perpetrare questo massacro, per il semplice motivo che "possiamo farlo" sulla base di una visione erratamente antropocentrica e di un'idea di superiorità evolutiva, la quale, anziché venire indirizzata in maniera virtuosa ed etica per aiutare i più deboli, viene addotta a pretesto al fine di strumentalizzare e discriminare proprio questi ultimi, specialmente quando si tratta di animali.
Avrei potuto capire ai tempi di Cartesio, quando l'assenza di conoscenze scientifiche rendeva arduo riconoscere agli animali le caratteristiche biologiche, neurologiche, emotive che contraddistinguono ogni essere vivente, qualsiasi specie appartenga, ma trovo che oggi sia semplicemente una manifestazione assoluta di barbarie.
Gli animali soffrono esattamente come noi, hanno esigenze di natura fisiologica - ad esempio potersi muovere liberamente - psicologica, emotiva e sono in grado di esprimere una precisa volontà.
E' su questo che bisogna riflettere. Tutto il resto, sono chiacchiere.
Mi rendo conto che il mio tono potrà sembrare inutilmente polemico ed aggressivo, ma su una questione così urgente ed importante - in cui in ballo è la vita ed il benessere di miliardi di esseri, gli animali - la specie in assoluto più discriminata sul pianeta - non credo si possa indulgere a compromessi.
Un saluto.
Rita
Cara Rita, sono d'accordo. Che dire, lavoro anch'io, insieme con i colleghi dell'intergruppo sul benessere degli animali, per utilizzare quanto più possibile gli strumenti che il Parlamento europeo offre per costringere gli stati nazionali a tenere in massima considerazione queste tematiche. Purtroppo il mondo va nella direzione contraria, è dell'economia e di poco altro che ci si preoccupa. Ma, nel mio piccolo, tento di agire. A risentirci, e grazie. GV
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