Dell'iniziativa "Noi il debito non lo paghiamo" avevo parlato qui. Riporto qui sotto due articoli, il primo (che ricorda appunto l'incontro previsto per il 1 ottobre a Roma) tratto dal numero odierno de Il Manifesto, il secondo (dedicato alla conferenza stampa di Cremaschi sull'iniziativa) da contropiano.org.
"Noi il debito non lo paghiamo", di Rocco Di Michele (Il Manifesto, 27 settembre 2011)
Comincia a tirare una brutta aria. Persino per una banale
conferenza stampa all'aperto. Fissata a Roma davanti al Teatro Eliseo - quindi
di fronte alla Banca d'Italia - si è dovuta tenere sui gradini del Palazzo
delle Esposizioni, un centinaio di metri più in là. Il vecchio leone della
Fiom, Giorgio Cremaschi, lo ricorda più volte ai giornalisti presenti («chi
tocca Bankitalia muore»), anche per sottolineare il ruolo negativo delle banche
centrali nell'indicare «soluzioni» alla crisi dei debiti pubblici: il taglio
della spesa sociale. Deve far conoscere sia la scadenza (il 1 ottobre) di
un'assemblea di movimenti, associazioni, formazioni politiche, sindacalisti
«classici» e di base che si annuncia parecchio folta, sia le motivazioni,
raccolte sotto il titolo sintetico «noi il debito non lo paghiamo». Attorno a
Cremaschi attivisti delle varie aree mettono in atto la «liberazione di Mirco»,
nome di fantasia per un bambino nato oggi e già gravato di un debito
«individuale» di 33.000 euro. Hanno portato mazzette di monete-facsimile, per
sollevarlo da questo gravame.
L'assemblea di domenica mattina all'Ambra Jovinelli è
autoconvocata; è nata a partire da un appello che ha già raccolto più di 1500 firme,
anche al di là delle forze della sinistra e del sindacato conflittuale. Da
Andrea Camilleri a Gianni Vattimo, da Valerio Evangelisti agli attivisti di
ogni parte d'Italia - in testa i No Tav - fino al Popolo Viola.
La piattaforma è articolata in cinque punti: non pagare il debito, drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro (a partire dall'abolizione dei contratti precari), beni comuni per un nuovo modello di sviluppo, una rivoluzione per la democrazia (dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta). Punti a loro volta articolati e molto «ragionevoli», anche se fuori programma per tutta la politica parlamentare italiana.
La piattaforma è articolata in cinque punti: non pagare il debito, drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro (a partire dall'abolizione dei contratti precari), beni comuni per un nuovo modello di sviluppo, una rivoluzione per la democrazia (dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta). Punti a loro volta articolati e molto «ragionevoli», anche se fuori programma per tutta la politica parlamentare italiana.
"Basta sacrifici umani, noi il debito non lo paghiamo" (di Marco Santopadre, Contropiano.org, 26 settembre 2011)
Questa conferenza stampa - esordisce Giorgio Cremaschi parlando ai
giornalisti dalla scalinata del Palazzo delle Esposizioni - avremmo
voluto tenerla davanti alla sede centrale della Banca d'Italia. Ma ciò
che in altri luoghi è consentito qui è vietato e quindi pochi giorni fa,
quando la Questura ci ha comunicato il divieto, abbiamo ripiegato per
quest'altro luogo". Mentre i pochi giornalisti presenti si accalcano per
piazzare microfoni e registratori il più vicino possibile alla bocca
dell'esponente della Fiom, Cremaschi inizia a spiegare i contenuti e gli
obiettivi dell'assemblea nazionale convocata a Roma il prossimo 1°
ottobre da un vasto arco di forze sindacali, politiche e sociali che
intendono così lanciare una campagna nazionale contro il pagamento del
debito e affinché ai cittadini italiani sia consentito, attraverso un
referendum, esprimersi su una materia tanto importante. 'E' una grande
questione di democrazia perché il nostro popolo non è mai stato chiamato
a discutere e decidere su questi temi.
Lo hanno potuto fare in
Islanda, in Norvegia ed in altri paesi di questo continente, vogliamo
che sia consentito anche a noi'. Intorno a Cremaschi i rappresentanti
della sinistra interna alla Fiom - appena uscita da un conflitto forse
inaspettato con la maggioranza della propria organizzazione
nell'assemblea dei delegati di Cervia - e i dirigenti nazionali
dell'Unione Sindacale di Base. Ma anche attivisti delle varie forze di
sinistra ('a sinistra del PD' ripete più di una volta Cremaschi durante
il suo intervento) che sostengono e promuovono la campagna: dalla Rete
dei Comunisti a Sinistra Critica, dal Partito Comunista dei Lavoratori a
Rifondazione Comunista, ed altre ancora. Alcuni mostrano ai fotografi i
manifesti che pubblicizzano l'assemblea nazionale di domenica, altri
sventolano mazzette di banconote facsimile da 500 euro, per un totale di
30 mila; esattamente il debito che grava su ogni neonato al momento di
venire al mondo. "L'assemblea che si terrà domenica mattina all'Ambra
Jovinelli - precisa Cremaschi - è autoconvocata; è nata a partire da un
appello che ha già raccolto più di 1500 firme anche al di là delle forze
della sinistra e del sindacato conflittuale". Si citano le adesioni
dello scrittore Andrea Camilleri e quella del filosofo Gianni Vattimo,
di attivisti dei movimenti sociali di ogni parte d'Italia - a partire
dai No Tav - di alcuni leader del cosiddetto Popolo Viola. I rumori di
fondo del traffico di Via Nazionale sono forti, due carabinieri si
avvicinano per ascoltare meglio, annuiscono quando Cremaschi spiega nel
dettaglio gli obiettivi della campagna contro il pagamento del debito.
"In tutta Europa si discute del debito: se bisogna pagarlo, come e
quando. In Italia invece siamo di fronte ad un esproprio totale di
democrazia, non c'è più neanche la possibilità per noi di avere un
governo democratico e legittimato. Siamo tra i cosiddetti paesi maiali, i
famigerati Piigs, che ormai non hanno più neanche il diritto ad avere
un governo che possa decidere autonomamente la propria politica
economica. Questo certamente, in Italia, perché abbiamo un premier
impresentabile e squalificato a livello internazionale che obbliga tutti
a dover commentare le sue peripezie sessuali. Ma anche per
responsabilità dei partiti di centrosinistra, perché di fatto non esiste
una opposizione vera alle misure che la BCE e il FMI impongono ai
governi dei paesi presi di mira. Queste misure distruggono ogni forma di
convivenza civile e sono quindi inaccettabili. Bisogna alzare la voce
contro Berlusconi ma anche contro la BCE. Vogliamo aprire uno spazio
politico che ha come avversari Berlusconi ma anche il governo unico
delle banche che sta distruggendo la nostra democrazia". Cremaschi non
può non commentare la notizia del giorno: "Scopriamo stamattina che l'UE
sta costruendo un fondo di 3000 miliardi di dollari - soldi dei
lavoratori e dei cittadini - finalizzato a salvare le banche. Soldi che
invece andrebbero usati per salvare il lavoro e i diritti sociali, che
andrebbero investiti nello stato sociale. Vogliamo lanciare un movimento
che dice chiaramente 'Noi il debito non lo paghiamo' e chiede misure
politiche e sociali diverse e alternative non solo rispetto a quelle del
governo Berlusconi ma anche a quelle promesse dalla cosiddetta
opposizione che promette il taglio delle pensioni e ulteriori
privatizzazioni. Di fronte al fallimento del Patto di Maastricht, del
patto Europlus e della gestione autoritaria della crisi da parte
dell'Unione Europea diciamo chiaramente che occorre mettere in
discussione tutta l'architettura istituzionale dell'Europa. Chiediamo
che si colpiscano finalmente l'evasione fiscale e i grandi patrimoni,
che si nazionalizzino le banche, un cambiamento di rotta radicale anche
nei confronti delle politiche economiche liberiste preannunciate dallo
schieramento di centrosinistra che si candida a governare il paese dopo
la fine ormai certa di Berlusconi. I soldi recuperati - spiega il
presidente del Comitato Centrale della Fiom - non devono servire certo a
ripianare il debito ma invece a pagare investimenti sociali, non
possiamo fare come la Grecia che sta massacrando il proprio popolo senza
risultati. Non dobbiamo più pagare le rate di questo debito: paghiamo
ogni anno almeno 80 miliardi di interessi sul nostro debito. L'ultima
manovra del governo - 60 miliardi di sacrifici e nuova tasse - non solo
non paga il debito ma neanche gli interessi, noi stiamo subendo dei veri
e propri sacrifici umani solo per pagare una parte degli interessi su
un debito che non fa che crescere a dismisura distruggendo la stessa
idea di civiltà e convivenza". "Il manifesto della CONFINDUSTRIA -
denuncia ancora Cremaschi - è un decalogo reazionario che attacca da
destra il governo Berlusconi e che ne vuole la caduta per imporre una
svolta ancora più reazionaria. Le dichiarazioni di consenso e di
disponibilità da parte di alcuni esponenti del centrosinistra la dicono
lunga sulla mancanza di una alternativa all'interno del panorama
politico parlamentare. Siamo esterni e contrari all'attuale quadro
politico e in questo senso siamo in continuità anche con i movimenti che
in Spagna e in Grecia sono alternativi e avversari delle destre ma
contrari anche alle politiche dei rispettivi governi socialisti.
Vogliamo anche in Italia costruire uno spazio politico che in Italia non
esiste". Rispetto alla fuoriuscita dall'Euro il portavoce del comitato
1° ottobre chiarisce che non può essere certo una scelta di un singolo
paese. "Non accettiamo che un possibile ritorno alla moneta nazionale di
alcuni paesi sia la scusa per imporre ulteriori sacrifici ai loro
popoli, noi vogliamo mettere in discussione radicalmente la stessa
politica dei sacrifici".
il video della conferenza stampa:
tutte le informazioni sull'iniziativa:
1 commento:
quasi interessante! :D
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