Dal mio blog sul sito de Il Fatto quotidiano, 19 settembre 2011
Politica italiana, domande kantiane
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Paradossale attualità delle tre grandi domande kantiane: che cosa posso
sapere, che cosa devo fare, che cosa posso sperare. E urgenza di
rovesciarne l’ordine, partendo magari da interventi come quelli di Bifo Berardi e di Ermanno Rea (Il Manifesto di giovedì 15 e domenica 18 settembre) e di Paolo Flores (Il Fatto quotidiano, domenica 18). Magari assumendosi la responsabilità di radicalizzarne le conclusioni.
Possiamo sperare qualcosa da questo Parlamento? Flores non fa che
riassumere ciò che tutti sappiamo e leggiamo continuamente da mesi nei
nostri mitridatizzati giornali: questi parlamentari non sfiduceranno mai
il loro capo banda, nel migliore dei casi perché temono fondatamente di
non essere mai rieletti; e più spesso perché rischiano
posti e prebende, e poi anche loro (come il loro signore e padrone)
arresti, processi, sanzioni varie, non escluse vendette mafiose, una
volta usciti dall’ombrello dell’immunità. Rivolgersi allora alla
coscienza dei meno turpi tra gli esponenti della maggioranza? Ma come
trovarli?
Ermanno Rea pensa (bontà sua) a Maurizio Lupi che
sbandiera tutti i momenti la propria fede cattolica: la quale del resto,
come si ricava dalla interpretazione che ne danno le supreme gerarchie
vaticane, non osta a nessun compromesso con l’immoralità – dai costumi
sessuali alle ruberie clientelari e fiscali. Persino la Gelmini e Mara
Carfagna vengono nominate in questo appello accorato. Tutti costoro
dovrebbero dimettersi, magari accompagnati da una buona parte dei
parlamentari della inutile opposizione, creando le condizioni per la caduta del regime
e lo scioglimento del Parlamento. Forse allora – ma non possiamo
sperare nemmeno questo, temo – il presidente della Repubblica si
deciderebbe a indire nuove elezioni.
Il più disperatamente lucido dei tre interventi citati è quello di Bifo.
Quello che possiamo aspettarci, certo non sperare, è solo che la
situazione peggiori continuamente nel futuro prossimo:
magari con la sostituzione di Berlusconi da parte di un meno sputtanato
fiduciario della finanza internazionale, che, sollecitato opportunamente
dal capo dello Stato, applichi inflessibilmente la manovra e magari la
rafforzi con altri giri di vite. Con la conseguenza di aumento di
disoccupazione, disagio sociale intensificato, forse qualche sussulto di
piazza che Maroni o chi per lui si incaricherà di reprimere – sul
modello della Val di Susa e della lotta ai No Tav con i carri armati
della Taurinense. Dovremo anche dare nuove prove della nostra lealtà
atlantica (si veda La Stampa di domenica 18 settembre: secondo
Riotta l’Atlantico si è allargato, bisogna restringerlo!), comprando
altri caccia bombardieri per mandarli nelle “missioni di pace” della
Nato (in Libia, 50.000 morti finora, non è ancora finita, del resto) e
sbarrare l’ingresso dell’Onu ai Palestinesi, aspettando che Israele ne
completi la sottomissione o lo sterminio (vera “soluzione finale” del
problema).
Se non questo, che cosa? Il pudore democratico di Flores, e addirittura
il pacifismo professato da Rea, escludono che si possa pensare a un
esito diverso, e cioè che – pur non sapendo niente perché viviamo in regime di censura
giornalistico-televisiva – si possa pensare a fare qualcosa che non
siano i piagnistei di Bersani e Pd. Ma, sempre a proposito di speranza:
non ci sarà la possibilità che i trecentomila fucili della feccia
padana, magari al comando della Trota, comincino la guerra di secessione,
obbligando la Nato a una missione di pace anche sul nostro territorio?
Guerra (no: missione di pace) igiene del mondo? Non ce lo auguriamo,
visti i risultati libici. Ma davvero, caro Kant, che cosa possiamo
sperare?
Gianni Vattimo
1 commento:
Forse possiamo sperare in una sveglia occidentale che risvegli qualche testa dal coma profondo. Qualche filosofo ad esempio, qualcuno che sappia dire: "così la democrazia non funziona". Ma vedo nero, e il crollo finanziario e il defult degli può essere la miccia del caos. Quindi, possiamo sperare in una rivoluzione? Io penso che la storia insegni che le rivoluzioni funzionano solo se c'è qualcosa dietro, una componente intelletuale forte, ma sfortunatamente noi viviamo nella vacuità abissale del pensiero di questo secolo, e le masse da solo non risolveranno niente.
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