lunedì 20 febbraio 2012

Sul libro di Massimo Recalcati, "Ritratti del desiderio"


L'Espresso, 10 febbraio 2012
 
Non sappiamo se la popolarità di Lacan si sia davvero attenuata negli anni recenti, come sembra da vari segni (o è la popolarità della stessa psicoanalisi che si ridimensiona?); ma è certo che il recente libro di Massimo Recalcati, psicoanalista lacaniano militante, "Ritratti del desiderio", Raffaello Cortina, pp. 190, € 14) può contribuire potentemente a rimettere tutta questa tematica al centro dell'attenzione. Lo diciamo dal punto di vista dei molti che hanno ammirato Lacan per quel poco che ne capivano - per esempio per la sua reinterpretazione paradossale e antisoggettivistica del motto freudiano "Dov'era l'Es, là deve avvenire l'io" - e che hanno sempre stentato a cogliere pienamente il significato del suo pensiero e della sua pratica analitica.

Recalcati sfata la leggenda della illeggibilità di Lacan ricostruendo la sua teoria intorno al concetto di desiderio, a cominciare dal senso fondamentale del "desiderio dell'Altro" fino alla sentenza conclusiva "non cedere mai sul tuo desiderio", spesso fraintesa come se fosse la negazione della necessità della Legge, del padre, appunto dell'Altro. Il discorso di Recalcati che pure lavora sulle implicazioni cliniche del lacanismo (esemplari le pagine sull'anoressia) è anche un bell'esempio di applicazione della psicoanalisi alla critica della cultura, del consumismo capitalistico, e in definitiva dell'etica dominante. Noi profani non-analizzati continuiamo a vedere poco il senso di una terapia come quella lacaniana centrata sul silenzio dell'analista. Ma sia come discorso critico sulla cultura attuale, sia come appello a un ripensamento della nostra etica personale, lo scritto, breve e chiaro, di Recalcati si segnala come un'opera memorabile. 
 
Gianni Vattimo

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