«Se i giovani non leggono più Platone finiranno per abbandonarsi al rincoglionimento mentale»
«Destra e sinistra? Sì, sono ancora diverse. La Destra è natura, la Sinistra è cultura».
«Le proteste in Val di Susa? Quanno ce vo', ce vo'».
«Se qualcuno mi domanda perché sono cristiano, rispondo semplicemente: “perché non vedo nessuna ragione per non esserlo”».
tempostretto.it (quotidiano online di Messina e provincia), 22 gennaio 2012. Intervista di Claudio Staiti
Venerdì 20 Gennaio, presso la Facoltà di Scienze della Formazione di
Messina, si è tenuto un incontro organizzato dall’associazione Marx XXI e dal Centro Studi Galvano della Volpe.
Occasione, la presentazione del libro “Un Nietzsche italiano”, del
ricercatore dell’Università di Urbino, Stefano Azzarà, sulla presenza di
Nietzsche nel pensiero di Gianni Vattimo e sullo sdoganamento
dall’etichetta di pensatore di destra che Nietzsche ha avuto per larga
parte del ‘900. A margine dell’incontro-dibattito, introdotto e moderato
dal prof. Carmelo Romeo dell’Università di Messina, Tempostretto.it ha avuto il piacere di porre qualche domanda proprio al filosofo torinese Gianni Vattimo.
Sembra tramontata la figura del filosofo “portatore di
verità”. Chi è oggi il filosofo? Trova che sia minacciato dalla frenesia
della società attuale?
Il filosofo intanto è colui che fa professione di filosofia,
cioè colui il quale continua a leggere brani della tradizione
filosofica, li rende comprensibili agli altri, li traduce, e ne scrive
di propri. E può anche scrivere delle critiche alle idee di verità e lo
fa, al giorno d’oggi, cercando di rispondere a delle problematiche
attuali. Perciò il filosofo è colui che guarda al presente e alle sue
esigenze, utilizzando però una tradizione testuale che va sotto il nome
di ‘filosofia’. Naturalmente ciascuno poi ha di quest’ultima la propria
definizione... Non credo che la professione del filosofo sia
minacciata... Certamente la minacciano coloro i quali pensano che non
debba più essere insegnata nelle scuole, a vantaggio della matematica e
dell’informatica. Se i giovani non leggono più Platone e tutti gli altri filosofi, saranno più facilmente preda dei propagandisti e finiranno, passatemi il termine, per abbandonarsi ad un puro e semplice rincoglionimento mentale.
Il filosofo del "pensiero debole" come si rapporta alla politica?
Il filosofo del pensiero debole è uno che sostiene che l’unico modo
di emanciparsi per l’uomo non sia quello di cercare di realizzare un
ideale prestabilito, “Vivi una vita vera!”, “Sii uomo!”, ma di ridurre
la violenza che si impone contro le libertà, per esempio quella
dell’eutanasia, quella della libera iniziativa se vogliamo ecc... Fa tutto ciò che credi sia giusto finché non ti scontri con le libertà dell’altro.
Credo che il pensiero debole sia una forte teoria dell’emancipazione
attraverso l’indebolimento, teoria diversa dal “non c’è niente da fare,
stiamocene tranquilli”. Non sono così disperato da non fare più niente.
Qualche volta mi viene la tentazione di pensare “sto lì, mi godo la mia
pensione” ma mi dispiace e cambio subito idea.
La teoria del pensiero debole non prevede la violenza, eppure
lei stesso è vicino alle proteste No Tav in Val di Susa e, in questi
giorni (20 Gennaio ndr), i blocchi stradali in Sicilia si stanno
ripercuotendo sull’economia locale...
Bloccare le autostrade in Val di Susa per protestare contro la Tav è
una “violenza” legittimissima, Si può rispondere alla romana: “quanno ce
vo', ce vo'”. (ride) Il problema è stabilire “quanno ce vo'”. E’
controproducente o produttivo? E’ un po’ come far saltare la Casa
Bianca. Io, se potessi, lo farei... Ma se questo dovesse dare luogo ad
un bombardamento atomico di tutta l’Europa, preferirei di no... si
sceglie il male minore, si scelgono degli obiettivi e dei mezzi
sufficientemente persuasivi per richiamare l’attenzione. Gli scioperi,
le proteste sono questo.
Lei si definisce “comunista”. Come riesce a conciliare questo
suo desiderio di approdo a quel tipo di società con l’idea attuale di
“sinistra”, per alcuni, termine anacronistico e fuorviante?
Io vedo ancora una diversità fra destra e sinistra. E se devo
definirle, penso che la destra è quella che vuole utilizzare differenze
naturali a scopo di sviluppo e la sinistra è quella che vuole correggere
tali differenze in modo da mettere tutti in condizione di competere
sportivamente. Questa secondo me è una differenza fondamentale. La
destra è sempre tendenzialmente razzista, darwiniana, “vinca il più
forte”, e invece la sinistra deve tendere al rimedio. La sinistra è cultura, la destra è natura.
La destra è naturalista, la sinistra è culturalista. E il comunismo è,
come dire, l’unico ideale di società che riesco a coltivare, volete che coltivi un’ideale di società che produce di più e per pochi?
Tutte le società molto evolute, come gli Stati Uniti, sono anche
società di gente esclusa. Sono comunista perché guardo ad un progresso
tecnologico controllato da un potere popolare. Laddove c’è solo una di
queste due componenti non si attua realmente il comunismo, mettere
insieme le due cose è lo stesso ideale di Lenin...
L’uomo moderno sembra perdere sempre più certezze. L’annuncio
Nietzschiano “Dio è morto” può considerarsi come l’avvio di questo
processo? E lei come mai si professa “cristiano”?
Quando Nietzsche dice che Dio è morto, dice che è morto il Dio
morale, il Dio come garanzia suprema di un ordine oggettivo per l’uomo. E
poi, in un'altra parte, aggiunge che adesso che Dio è morto, è ora che
arrivino molti dei e cioè nuove e più numerose prospettive di vita,
criteri di esistenza. Come è noto, io continuo a professarmi cristiano.
Come mai? Se qualcuno mi domanda perché sono cristiano, rispondo semplicemente: “perché non vedo nessuna ragione per non esserlo”.
Le ragioni per non essere cristiano sarebbero l’autoritarismo papale,
la pretesa di comandare sulle leggi, la pretesa di non pagar le tasse?
Senza di questo mi è simpatico Gesù Cristo, sono cresciuto così. Se mi
offrite delle buone ragioni per non esserlo, ditemelo, ma quelle ragioni
qui non sono sufficienti. Anzi, posso essere antipapale ma col Vangelo
in mano.
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