Che cosa sta succedendo nel mondo e nella concezione del mondo?
Come il pensiero contemporaneo si confronta con elementi quali la crisi
del capitalismo e il cosiddetto ”nuovo ordine mondiale”? L’occasione per
capire uno dei fronti di elaborazione in cui si trova il pensiero
filosofico, è la presentazione del nuovo saggio del filosofo Gianni
Vattimo, ”Della realtà. Fini della filosofia” (Garzanti), nell’incontro
di giovedì 21 alla Fnac con il pubblico milanese.
“Proprio in
tempi di crisi – ha illustrato Vattimo a ViviMilano, anticipandoci i
temi del libro – come quella che stiamo vivendo, che tutti riconoscono
come crisi strutturale, mi sembra importante la filosofia. Che certo non
ha suggerimenti immediati da fornire – su come ridurre il debito, come
rifinanziare (ancora una volta!) le banche, eccetera – ma ci chiede una
riconsiderazione generale del nostro modo di vivere e dei nostri sistemi
di valori”. Potremmo dire che attraverso questo saggio si ha una
panoramica del ”prima” e del ”dopo”, a partire dal ”pensiero debole”
della fine del Novecento per arrivare all’oggi, un tempo che il filosofo
descrive nel libro come il «ritorno all'ordine che nella cultura, non
solo filosofica, si è fatto sentire in questi ultimi anni – effetto
forse dell’11 settembre? Della lotta contro il terrorismo
internazionale? Della crisi finanziaria che sembra si possa battere solo
con un ”nuovo realismo”?».
Insomma, in un saggio che non è di pura divulgazione ma nemmeno solo
teoretico, Vattimo prende posizione su quello che sta accadendo nel
mondo, non solo del pensiero, con il ritorno al ”realismo” e i richiami
al rigore, allo stringere la cinghia e così via. Qual è, in breve, la
sua posizione, lo anticipa lo stesso filosofo, che conclude
illustrandoci il senso del suo libro: “Richiamando i (miei) lettori a
non lasciarsi imporre le pretese ricette ”realiste”, che si fondano
sempre su una interpretazione (situata, socialmente e storicamente; e
dunque interessata) della realtà e non, come pretendono, sulla
conoscenza oggettiva delle cose (la conoscenza che sarebbe propria dei
”tecnici” neutrali), invita a professare la filosofia come progetto
attivo di modifica del mondo com’è e non come contemplazione inerte
dell’ordine (!) esistente”. La filosofia, insomma, si occupa come non
mai delle questioni più scottanti del presente, e il dibattito è aperto e
caldissimo.
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