L’appello del filosofo torinese Gianni Vattimo al festival letterario “Leggendo Metropolitano” di Cagliari
La Nuova Sardegna - Sassari, 8 giugno 2012. Di Walter Porcedda
CAGLIARI. Attorno al tempo. E alla sua percezione. Mutevole a seconda
dell'epoca e del livello di tecnologia. La definizione cambia in base
all'evoluzione umana. Del sapere e del benessere. Così ha raccontato
ieri sera in via Santa Croce il filosofo Gianni Vattimo a "Leggendo
metropolitano" il festival letterario fino a domenica in Castello. Per
afferrarne l'intimo significato e trovare una definizione negli anni
Duemila, – dice il filosofo – non occorre «risalire ad Aristotele o
Sant'Agostino. Ma si può partire da Kant ed Hegel. Nel loro pensiero
troviamo la chiave per capire molte cose della nostra epoca. In Kant il
tempo è una delle forme con cui apprendiamo il mondo. Hegel usa invece
l'espressione "spirito del tempo" per significarne la storicità stessa.
Da qui la riflessione su come ci rapportiamo nei confronti di velocità,
produttività e persino nell'investimento dei denari. Insomma: la
velocizzazione o la perdita del senso della temporalità spingono in
direzione di una più astratta regolata da coordinate matematiche e
diverse possibilità tecnologiche. Esiste anche una temporalità che
riguarda chi lavora alla catena di montaggio. Questa tende a consumare
il tempo vissuto riducendolo a quello delle macchine. Quindi: cos'è il
tempo? Non ne conosciamo la risposta ma sappiamo come è condizionato e
vissuto nella nostra era storica».
–Esiste oggi, un diffuso sentimento di paura proprio per il
nostro tempo, causato dalla crisi economica che in Europa investe
milioni di persone.
«Ne sono consapevole. Bisognerebbe capire come modificare
questo stato. Per metà la crisi è enfatizzata da quei mass media
interessati a modificare delle situazioni. A cambiare governi come
costringere la Grecia a ridurre il debito. Metà delle ansie dipende
dalle decisioni politiche di chi governa le banche e i mass media per
ridurci alla ragione riportando la disciplina. Così si aboliscono
l'articolo 18 e rendono più facili i licenziamenti, costringendo ad
accettare cose che la gente non avrebbe mai sottoscritto in condizioni
normali».
– L'appello di molti governi europei è di pagare i debiti e
stringere la cinghia. Lavorare di più mentre i salari restano bassi e il
potere d'acquisto scompare.
«Sono tanti i patrimoni che potrebbero essere tassati. Inglesi e
tedeschi hanno fatto un accordo con la Svizzera perchè i depositi
stranieri nelle loro banche paghino il 20%. Qui tornano capitali tassati
del 5%, cioè niente. Abbiamo un governo che si finge tecnico ma in
realtà è di destra e vuole modificare le leggi a favore della proprietà
contro deboli e classi popolari».
– Parlando della lotta No Tav, mesi addietro, ha detto che
il governo Monti era paragonabile a quello Tambroni, dei Sessanta. Non
le sembra eccessivo come paragone?
«Forse sì. Nel senso che Tambroni era attivamente sostenuto dai
fascisti. Ma ora il governo Monti è quello delle destre che con l'arma
del terrorismo economico e mediatico ha ottenuto anche l'appoggio del
Pd».
– Uno slogan del ’68 parigino recitava "Siamo realisti
vogliamo l'impossibile". Essere antirealisti sostiene, è forse l'unico
modo di essere rivoluzionari.
«Il governo Monti è composto da realisti che dicono: le cose
stanno così: o mangi questa minestra o salti la finestra. Non si
domandano perché le cose stanno in questo modo e come si possono
cambiare. C'è un ordine capitalistico internazionale del quale siamo
totalmente sudditi. Varrebbe la pena di mettersi d'accordo con altri per
rivoltarsi un po'… Invece continuiamo ad applicare quelle norme come se
fossero la realtà e non scelte precise. Il sociologo Luciano Gallino
spiega bene questa logica. E' la stessa della Thatcher che sosteneva
come l'unico modo di produrre ricchezza e distribuirla sia il
capitalismo. Finora non facciamo altro che produrre per arricchire gli
stessi capitalisti».
– Con il pensiero debole negli Ottanta ha contribuito a
decretare la fine delle ideologie. In "Della realtà" , il suo ultimo
libro, ingaggia un corpo a corpo con il New Realism.
«Se c'è una teoria filosofica amica dell'emancipazione è quella
che si propone di ridurre la violenza in tutte le forme. A cominciare
da quella di chi, sostenendo di conoscere i principi economici li vuole
imporre agli altri. Questi "professori" saranno pure onesti, _
personalmente ho la massima stima per Monti _ ma servono un sistema di
cui conoscono bene i meccanismi».
– Perché un giovane dovrebbe studiare filosofia, materia che
alcuni vorrebbero eliminare per dare più spazio a matematica e
tecnologie.
«Senza le scienze umane si diventa automi. Vogliono fare di noi
delle macchine più efficaci? Sapere di più per fregare meglio cinesi e
indiani? Dobbiamo invece studiare per vivere meglio. Fortunatamente le
scienze umani sono inutili. Ascoltare Beethoven od occuparsi del proprio
gatto non serve a nulla ma sono cose che ci rendono felici. Perché mai
dovremo rinunciarvi?»
– Ha ancora senso parlare di differenze tra destra e sinistra.
«Certo. Io sono sempre stato di sinistra. La Destra utilizza le
differenze naturali per produrre e incrementare il Pil, la Sinistra
invece vuole correggerle perchè tutti possano competere come sono. Non
per niente la Destra è sempre stata tendenzialmente razzista. Perché
deve partire dalle differenze senza negarle ma anzi sfruttandole. Tu sei
più intelligente, sarai pagato di più degli altri... Bene, io vorrei
correggere tutto questo per ragioni di giustizia, eguaglianza. E per
amore del prossimo».
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