Infiltrato.it, domenica 4 marzo 2012. Di Emiliano Morrone
Gianni Vattimo è a Bussoleno (Torino). È sabato sera, 3 marzo. In corso una manifestazione dei No Tav. Il filosofo e parlamentare europeo sta nel corteo, però prende la chiamata: «Tu chiedi, io provo a risponderti al telefono». L'intervista è impedita dai rumori della folla: agitazione, urla, rabbia civile. La tensione resta alta per la Val di Susa. Vattimo precisa: «La polizia non c’entra, non va mai criminalizzata». «Io sono figlio di un poliziotto, non mi stancherò di ripeterlo», aggiunge; quasi evocando la difesa di Pasolini delle forze dell’ordine ai tempi di Valle Giulia.
Il
politico si allontana un attimo, ma il coro dei No Tav ha una potenza
assordante. «I ragazzi in divisa sono persone per bene, bisogna buttare a mare Monti, perché una ferrovia utilizzata al 20% non serve più, vorrei sapere che cazzo ce ne facciamo».
Ruggisce il maestro del pensiero debole, nonostante i suoi 75 anni.
Piemontese, sente la battaglia civile, sa quanto contino le ragioni del
territorio, «abbandonato dal Pd». «Questa è sinistra?», si domanda
silurando Fassino e «consociati», a cui augura di «finire distrutti alle prossime elezioni».
Vattimo commenta l’atteggiamento di Bersani, che per le divergenze sul Tav ha minacciato la rottura dell’alleanza di Vasto
(Pd, IdV, Sel), sancita nel settembre 2011. «È chiaro che non sta a
sinistra – ci dice il filosofo – se non capisce che urge più che mai
un’alternativa progressista, in questo momento di crisi».
Il segretario del Pd vuole la linea ferroviaria ad alta velocità. A ogni costo, così come pensata. Di Pietro
ha proposto una moratoria, per valutare «con responsabilità, al di
fuori dell’ideologia, se è utile realizzare un progetto vecchio di 40
anni». Il leader dell’Italia dei Valori ha ribadito che è doveroso
l'ascolto e il rispetto delle popolazioni coinvolte; che in sede europea
vanno considerati tutti gli aspetti del problema Tav. Vendola, intanto, ha firmato una lettera di don Luigi Ciotti e del giurista Livio Pepino pubblicata su il manifesto. Nel
documento è scritto che «dalle forme di violenza occorre prendere le
distanze senza ambiguità». Ma i promotori, tra cui il sindaco di Napoli Luigi de Magistris,
respingono la riduzione «della protesta della valle a questione di
ordine pubblico», da delegare alla polizia. Soprattutto, sottolineano:
«La contrapposizione e il conflitto possono essere superati solo da una
politica intelligente, lungimirante e coraggiosa». Poi sintetizzano: «La
costruzione della linea ferroviaria è una questione non solo locale e
riguarda il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica
ai processi decisionali».
Vattimo sostiene che i Democratici
sono ormai «asserviti al potere», «difensori degli interessi forti»,
«amici dei padroni», «collegati a un governo delle banche che va dritto
per la sua strada e se ne strafotte della gente». Quando gli ricordiamo
che per Monti il Tav è «una porta d’accesso all’Europa», replica: «Il
presidente del Consiglio ha per caso prodotto degli studi ambientali o
trasuda di retorica?».
Interrompiamo
per capire che cosa si può fare, secondo uno fra i pensatori più
conosciuti nel mondo. «Intanto, se diminuisce la partecipazione ho
l’impressione che si perda. Poi, ritengo molto seria, concreta e
importante la posizione espressa ieri dall’esecutivo nazionale
dell’Italia dei Valori, in cui milito e in cui mi pare che non ci siano
tanti rivoluzionari selvaggi alla Vattimo. Una moratoria è saggia e
strategica per il bene comune, non si può spacciare l’idea che la
soluzione possa non essere politica, come qualcuno fa strumentalmente
via Internet». Vattimo continua: «Io non prendo mica solo la “Freccia
rossa”. Viaggio spesso su regionali che ti raccomando, con bagni
“spaventevoli”, peggio che nei Balcani. Bisogna interrogarsi, il punto è
guardare ai trasporti in Italia, a come investire le risorse pubbliche.
Lì da te, in Calabria, è una rovina con i treni. Eppure, la stampa
sponsorizza questo Tav come la salvezza. Si capisce, i media sono in
mano ai capitalisti e quelli locali dipendono dal potere politico.
Allora, falsano la storia».
L’Infiltrato
ha raccontato un’altra storia, forse. «Della realtà», parafrasando
l’ultimo libro di Vattimo, con specificazione «Fini della» ferrovia.
1 commento:
In un paese democratico non si dovrebbe protestare, ma discutere, sembra invece che a Monti discutere non piaccia, mentre mandare i poliziotti a fare i terroristi si.
Posta un commento