venerdì 5 agosto 2011

Tav: lettera aperta di docenti e ricercatori a Napolitano


Ho firmato questa lettera aperta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A oggi, il testo è sottoscritto da una novantina di docenti e ricercatori universitari.

TAV Val di Susa: docenti e ricercatori chiedono una discussione trasparente ed oggettiva sulle motivazioni della “grande opera”

Onorevole Presidente,

il problema della linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lyon rappresenta per noi, ricercatori e docenti, una questione di metodo sulla quale non è più possibile soprassedere.
Il pluridecennale processo decisionale che ha condotto a questa situazione è stato sempre afflitto da una scarsa considerazione del contesto tecnologico, ambientale ed economico tale da giustificare o meno la razionalità della scelta, data sempre per scontata dal mondo politico, imprenditoriale e dell’informazione, come assoluta fonte di giovamento per il Paese.
Tuttavia è ormai nota una consistente e variegata documentazione scientifica che contraddice alcuni assunti fondamentali a supporto dell’opera e ne sconsiglia nettamente la costruzione, anche alla luce di scenari economici e ambientali futuri del tutto differenti da quelli sui quali, vent’anni fa, si è basato il progetto.
Nel nostro Paese in molti casi, grandi opere sulla cui realizzazione ci si è caparbiamente ostinati anche allorché i dati oggettivi ne sconsigliavano la prosecuzione, si sono in seguito rivelate causa di danni, vittime e ingenti costi economici e ambientali che avrebbero potuto essere evitati.
Non vorremmo che, nonostante le attuali conoscenze propongano ancora una volta ragionati dubbi, la scelta intransigente di proseguire ad oltranza la costruzione dell’opera porti a doversi dolere in futuro di questa leggerezza ingiustificabile.
Pertanto chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Qualora la nostra istanza non venisse accolta, e le perplessità in essere si rivelassero fondate in fase di realizzazione ed esercizio dell’opera, la presente resterà a futura memoria.

Qui di seguito un articolo sulla lettera:

L'Università a Napolitano: fermi l'inutile Torino-Lione
Libreidee.org, 29 luglio 2011

“Presidente Napolitano, la Tav Torino-Lione non serve a niente”. Firmato: l’università italiana. E’ un’autentica valanga, quella degli accademici di tutta la Penisola, a firmare l’appello destinato al Quirinale per invitare il Capo dello Stato a prendere nota: i più autorevoli studi dimostrano che la maxi-infrastruttura ferroviaria imposta alla valle di Susa con l’uso della forza, fino a creare problemi di ordine pubblico e senza mai fornire spiegazioni esaurienti ai sindaci e alla popolazione, è un’opera faraonica, devastante per il territorio, costosissima per l’Italia ma soprattutto inutile. Testualmente: non necessaria. Mentre i No-Tav fronteggiano il “fortino” della polizia a Chiomonte, docenti universitari di tutta Italia – di fronte al silenzio assordante della politica – ora si appellano a Napolitano.

«Onorevole Presidente, il problema della linea ferroviaria ad alta velocità / alta capacità Torino-Lyon rappresenta per noi, ricercatori e docenti, una questione di metodo sulla quale non è più possibile soprassedere», scrivono gli accademici nel loro appello al Capo dello Stato. «Il pluridecennale processo decisionale che ha condotto a questa situazione è stato sempre afflitto da una scarsa considerazione del contesto tecnologico, ambientale ed economico tale da giustificare o meno la razionalità della scelta, data sempre per scontata dal mondo politico, imprenditoriale e dell’informazione, come assoluta fonte di giovamento per il Paese. Tuttavia – aggiungono i firmatari, 136 adesioni raccolte in poche ore – è ormai nota una consistente e variegata documentazione scientifica che contraddice alcuni assunti fondamentali a supporto dell’opera e ne sconsiglia nettamente la costruzione, anche alla luce di scenari economici e ambientali futuri del tutto differenti da quelli sui quali, vent’anni fa, si è basato il progetto».

«Nel nostro Paese in molti casi, grandi opere sulla cui realizzazione ci si è caparbiamente ostinati anche allorché i dati oggettivi ne sconsigliavano la prosecuzione, si sono in seguito rivelate causa di danni, vittime e ingenti costi economici e ambientali che avrebbero potuto essere evitati», avvertono i professori. «Non vorremmo che, nonostante le attuali conoscenze propongano ancora una volta ragionati dubbi, la scelta intransigente di proseguire ad oltranza la costruzione dell’opera porti a doversi dolere in futuro di questa leggerezza ingiustificabile. Pertanto – concludono i docenti universitari – chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera».

L’appello – con adesioni on line ancora aperte – è stato finora sottoscritto da ingengeri e matematici, biologi, chimici, fisici, architetti, geologi, ma anche da informatici e metrologi, professori di materie umanistiche, filosofi, antropologi, nonché esperti di agraria, sicurezza ambientale e scienze della terra, specialisti del Cnr. L’appello ha coinvolto i più prestigiosi atenei italiani, da Bologna a Firenze, dal Politecnico di Milano alla Normale di Pisa, passando per la Sapienza di Roma, la veneziana Ca’ Foscari, l’università Federico II di Napoli. Si schierano contro la Torino-Lione docenti universitari di Aosta, Genova, Trento, Salerno, Urbino, Pavia, Padova. Addirittura un centinaio i torinesi, suddivisi tra università e Politecnico, in prima fila Massimo Zucchetti (protagonista di “lezioni” fuori sede, al “presidio No-Tav” di Chiomonte) e addirittura il prorettore torinese Sergio Roda.

L’offensiva politica dell’università italiana contro la Torino-Lione – che annovera personaggi come Nicola Tranfaglia, Marco Revelli, Gianni Vattimo, Salvatore Settis e l’insigne trasportista Marco Ponti del Politecnico di Milano – punta ad ottenere almeno l’interessamento attivo del Quirinale, che potrebbe quantomeno far valere la sua “moral suasion” per costringere la politica a fornire almeno spiegazioni: perché insistere a tutti i costi su una infrastruttura europea che i tecnici universitari considerano ormai obsloseta e completamente inutile? Finora i partiti hanno rifiutato di dare spiegazioni. Ci si augura che almeno Giorgio Napolitano non resti in silenzio, mentre i media tendono a liquidare la battaglia civile della valle di Susa come una mera questione di ordine pubblico. «Qualora la nostra istanza non venisse accolta, e le perplessità in essere si rivelassero fondate in fase di realizzazione ed esercizio dell’opera, la presente resterà a futura memoria», concludono docenti e ricercatori italiani (sul sito NoTav.eu l’elenco provvisorio dei firmatari).

3 commenti:

Calogero ha detto...

Ma il testi sarà firmato in futuro anche dagli abitanti della Valle?

Gianni Vattimo ha detto...

In realtà, l'iniziativa è partita volutamente come un appello dei docenti universitari e probabilmente rimarrà in questa forma.
Gli abitanti della Valle promuovono molte altre iniziative simili.
Grazie per l'adesione ideale.

Enrico ha detto...

Ho connessioni con i citati "combattenti".Ritengo opportuno ricordare e ricordarci che il primo giorno dove le squadracce in carta da zucchero abominevole simbolo dello stato terrorista italiano una "combattente" di circa 70 anni e' morta durante le contestazioni in Valle di Susa.Non credo che questo nobile fatto trovi cittadinanza negli archivi del "pensiero debole" ma dobbiamo trovare il giusto "compenso" ad'una vita "dissipata".