martedì 16 agosto 2011

Mercati in guerra

L'Espresso, 18 agosto 2011


Mercati in guerra
Anche e soprattutto la democrazia è fondamentalmente competizione: partiti e movimenti competono per ottenere l’approvazione dell’elettorato e così accedere al governo. Il modello è quello della concorrenza tra produttori di beni e servizi, insomma il modello del mercato. La convinzione generale è che quanto più si libera la competizione, tanto più vantaggi ne deriveranno per esempio nella qualità dei prodotti, nell’abbassamento dei prezzi, nella più generale disponibilità di beni. Il paradosso di questo generale liberismo è, come mostra Alessandro Casiccia nel suo ultimo libro, e come molti di noi ormai hanno sperimentato nel corso delle ondate di liberalizzazione (per esempio dei sevizi telefonici, per non parlare della TV) è che la libertà del mercato tende ad autodistruggersi (più o meno come il capitalismo nella profezia di Marx) con la creazione di oligopoli e monopoli. I competitori non hanno interesse a che l’avversario sopravviva, e cioè che la libera competizione prosegua e si sviluppi. L’ideologia della competizione, con la sua contraddizione di base, permea ormai tutta la nostra cultura e l’esistenza quotidiana. Anche i lavoratori sono coinvolti in questa spirale, che Casiccia riassume nell’espressione molto efficace di "Intimidazione e assillo". Le vicende recenti di contratti come quello della Fiat di Pomigliano ne sono esempi eloquenti. Se sia possibile una uscita dalla società competitiva verso un recupero di qualità umana della convivenza, è una domanda che il libro lascia aperta, e non solo per la nostra riflessione teorica.
Gianni Vattimo

Alessandro Casiccia,
I paradossi della società competitiva, con introduzione di L. Gallino, Mimesis, pp. 116, euro 14.

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