Eurodeputati pro Tav
Il comitato del no: dai politici troppe bugie sull’opera
Messaggero Veneto, 4 agosto 2011
di Francesca Artico
«Troppe bugie sui cantieri Tav in Val di Susa». A dirlo è il portavoce dei Comitati No Tav del Friuli-Venezia Giulia, Giancarlo Pastorutti, a commento dell’operato di alcuni eurodeputati sulla vicenda Tav, opera infrastrutturale fortemente contestata nel Nord Italia e che vede anche la Regione Friuli Venezia Giulia direttamente coinvolta nel progetto Alta velocità/Alta capacità. «Questi eurodeputati fanno un troppo facile moralismo sugli altri, e si dimenticano i propri comportamenti». Ma ecco cosa ha scatenato i No Tav Fvg: «Il 13 luglio scorso - afferma Pastorutti -, l’agenzia Ansa batteva la notizia che gli eurodeputati Carlo Fidanza, Antonio Cancian e Debora Serracchiani erano promotori di un documento inviato al presidente della Commissione europea Barroso e al Commissario ai Trasporti Kallas in cui si affermava che i cantieri in Valsusa erano stati aperti entro il termine previsto del 30 giugno. Tutto ciò veniva poi smentito dall’ispezione della delegazione composta dall’eurodeputato Gianni Vattimo il 14 luglio ai cantieri come testimonia il filmato su youtube. Situazione inverosimile, in cui le rappresentanze istituzionali risultano disinformate oppure in malafede, dichiarando il falso alle massime autorità europee per ottenere spiccioli di finanziamenti e alimentando negli italiani l’illusione che la Tav è finanziata dall’Europa. Certamente - evidenzia il portavoce dei No Tav - non si può criticare chi è favorevole all’opera (nel documento gli eurodeputati affermano di essere «completamente convinti che questo progetto debba essere realizzato») ma è intollerabile che rappresentanti istituzionali usino simili scorrettezze. Di tanto in tanto si ripresenta il tema dell’etica nella politica. Qualche giorno fa l’onorevole Debora Serracchiani sul blog del “Il Fatto Quotidiano” commentando la discussione alla Camera sul senatore Tedesco del Pd, aveva invitato il senatore, per fugare ogni dubbio e sgomberare il campo da sospetti per la saldezza delle istituzione democratiche pericolosamente corrose nella credibilità, di dimettersi, invocando che la causa della democrazia è forse più grande. Troppo facile fare del moralismo sugli altri», conclude Pastorutti.
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