lunedì 26 dicembre 2011

Intervista sul realismo

«È la dittatura del mainstream mascherato da tecnica»  

Liberazione, 23 dicembre 2011. Di Tonino Bucci


Sono passati più di vent’anni da quando Gianni Vattimo, il teorico del pensiero debole, scrisse La società trasparente, un saggio, poi ripubblicato nel 2000, nel quale riservava ai mass media un ruolo tutto sommato positivo. L’idea era che i mezzi di comunicazione avrebbero decretato la fine dei pensieri “forti” e del dogmatismo – del pensiero unico, diremmo oggi – e contribuito alla proliferazione di tante immagini del mondo. «Ciò che intendo sostenere è: che nella nascita di una società postmoderna un ruolo determinante è esercitato dai mass media; che essi caratterizzano questa società non come una società più “trasparente”, più consapevole di sé, più “illuminata”, ma come una società più complessa, persino caotica; e infine che proprio in questo relativo “caos” risiedono le nostre speranze di emancipazione». Ai media sarebbe dovuto spettare il compito di annullare il senso di «realtà», nel senso della credenza in un ordine immutabile e gerarchico delle cose, nel quale a ognuno compete un ruolo immodificabile – credenza alla quale tutte le metafisiche si sono appoggiate. Vale ancora questo discorso? Il legame tra mezzi di comunicazione e poteri forti non finisce per impedire la proliferazione di tante immagini del mondo e favorire, invece, il rafforzamento di un pensiero unico? Lo chiediamo allo stesso Gianni Vattimo.

Viviamo nella società della comunicazione generalizzata. In teoria i mass media dovrebbero garantire una situazione antidogmatica e concorrere a formare non una, ma tante immagini del mondo. Ma che ne è di questa funzione se oggi a fare informazione rimangono solo i potentati economici?
Sono persino più pessimista. Vedo un futuro di integrazione e di controllo esteso a tutta la società. Il controllo si estende a tutta l’informazione. I giornali che circolano sono quelli del mainstream e il mainstream ricalca il punto di vista dominante del capitale. E’ giusto difendere gli spazi democratici che ci sono e battersi fino all’ultimo per il pluralismo dell’informazione. Non è che finché non c’è la rivoluzione si deve rinunciare a fare qualsiasi cosa. Anche se riusciamo a difendere lo statuto dei lavoratori sarebbe già qualcosa vista l’aria che tira. Oggi provano a revocare tutte le conquiste ottenute in passato. Sono terrorizzato e pessimista. Non vedo alternative se non impegnarsi in un microconflitto continuo. Per quel che riguarda l’informazione, si può provare a usare internet. Credo che sono più letto sul mio blog che non quando scrivevo sulla Stampa. Da tempo non scrivo più sui giornali, potrei solo tentare di tenere una rubrica dal titolo “il coglione sinistro”, ma nessuno me la fa fare.

Mai mettere limiti alla provvidenza. Se Liberazione dovesse farcela, perché no?
D’accordo.

Nella scorsa estate c’è stato un dibattito sulla crisi del pensiero debole. C’è chi, Maurizio Ferraris in prima fila, sostiene il ritorno ai fatti e al realismo filosofico. Ma si commette un errore di ingenuità nel presupporre fatti neutri in una società che vive immersa nel simulacro della comunicazione?
Dirò di più, io non posso rivendicare una verità esterna contro questa informazione. Io rivendico un programma di classe. Io mi fido solo delle informazioni che vengono da una parte, da una certa zona. Non ho mai creduto nell’informazione oggettiva, figuriamoci se ci credo adesso. Il realismo, oggi, è il realismo delle banche, delle multinazionali, il realismo di Monti. Anche dal punto di vista filosofico tutti questi realismi sono figli di buona donna.

John R. Searle
John R. Searle Anche l’informazione risente di questa tecnocrazia installata al governo della società, che pretende di imporre il proprio punto di vista come unico, oggettivo, neutrale e incontrovertibile. E’ la dittatura della tecnica, non crede?
Uno dei riferimenti di questi realisti italiani è John Searle, un filosofo americano premiato, non a caso, da Bush con la medaglia del presidente. Una cosa al di là del bene e del male. Non se ne parla nemmeno. L’unico realismo vero, a mio parere, è rendersi conto dei giochi di stanno alla base dell’informazione e dei rapporti di proprietà. Il guaio del pensiero del realismo è che non puoi neppure fare proposte alternativa. E’ come la manovra di Monti. Se vuoi proporre qualche miglioramento devi essere d’accordo, altrimenti non ti ascoltano neanche. Fai parte di una minoranza poco raccomandabile, sei relegato in un angolo. Io faccio il deputato europeo ma questa è la mia impressione. Cerco di limitare i danni. Punto. Purtroppo voi di Liberazione cadete male.
Non starà dicendo che dobbiamo rassegnarci al pensiero unico? La maggior parte dei giornali ricalca lo stile cortese ma in fondo in fondo autoritario e gerarchico dei tecnocrati. Zitti, che ora ve la spieghiamo noi…
Perfettamente d’accordo. La penso anch’io così. E che siamo in due è già qualcosa. Sottoscrivo qualunque cosa che vada contro questa struttura.

2 commenti:

Parme ha detto...

I blog non salveranno il mondo.

MAURO PASTORE ha detto...

In politica l'informatica è stato il culmine di un fenomeno comunicativo che ha dato potere alla postverità, anche perché il sistema Internet ha retto alle insidie della insensatezza e dispersione. Ugualmente era accaduto con la psicologia del profondo nel mondo della tecnica, parendo che i discorsi sull'inconscio fossero travolti dalle considerazioni di ordine fisiologico ed invece restando vivo il metodo psicoterapeutico vagliato con stessa scienza e preparato in certo senso tecnologicamente
Il realismo positivo polemizzando efficacemente contro lo scientismo non era avverso al progresso scientifico ma ne forniva chiave provvisoria di critica ed oscurantista superamento che d'altronde restava ancora ineffettivo a causa dello stesso tipo di positivismo culturale nel mondo delle scienze durante quegli anni. Ora essendo vantaggiosamente e non tragicamente svanita la speranza di un oscuramento completo della cultura autentica delle scienze, il realismo positivo è diventato un intellettuale resoconto drammatico e non più tragico. Si è trattato in tal senso di una parentesi, cui risultati son dipesi da polemiche e spazio ad esse concesse; ed in fin dei conti poteva esser dilagare di categorie impolitiche se le polemiche non fossero state rivolte anche contro antirealismo. Di fatto questa ripresa di possibilità-effettività di filosofia politica di ed in ambito postmoderno è un dato che politica stessa può esprimere quale "postverità". Ciò ripresenta anche nuovo ma altro realismo, nel Web segnato pregnantemente da apodittica espressione inglese "new realism".
MAURO PASTORE