Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, cattolico, ha firmato la legge che riconosce i matrimoni omosessuali
“Questo è il terreno su cui la Chiesa esercita il suo potere”
di Maurizio Assalto
La Stampa, 26.6.11
Professor Vattimo, ha saputo? Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, cattolico, ha firmato la legge che riconosce i matrimoni omosessuali. Invece noi... «Appunto, è la prima cosa che mi viene in mente: e noi? Noi per un bel po’ non avremo non solo i matrimoni gay, ma nemmeno i Dico».
È l’America che si conferma più avanti del Vecchio Continente?
«La differenza è soprattutto tra America e Italia. In Europa esistono tanti istituti simili al matrimonio omosessuale, mentre da noi non se ne può neppure parlare. Mi sembra la dimostrazione del fatto che in Italia c’è una separazione tra politica politichese e opinione pubblica corrente, basti pensare a tanti sondaggi dove anche i cattolici praticanti sono largamente favorevoli al riconoscimento delle unioni civili gay. E mi fa rabbia che la politica ufficiale abbia così paura di dispiacere al Papa da fregarsene di dispiacere ai cattolici. Purtroppo l’etica familiare e sessuale resta il terreno principale su cui la Chiesa esercita il suo potere, e su questo non cede».
Forse però adesso qualche cosa potrebbe cambiare. Noi siamo sempre stati americanofili, in particolare vicini a New York. «Ma nooo! Non ci credo. Credo che quello di New York sia un buon esempio, ma non avrà nessuna influenza. Noi, in quanto filoamericani, continuiamo a bombardare la Libia con la Nato, ma quanto al resto... Piuttosto, l’Italia dovrebbe guardare non a New York si sa, New York è la città del peccato -, ma ad altri Stati americani più arretrati come lo Iowa, che pure ha approvato i matrimoni gay: se li ammette anche uno Stato così poco glamour , allora potremmo ricavarne un buon esempio».
Pensa di fare qualcosa come parlamentare europeo?
«Non ci avevo ancora pensato. Appena tornerò a Strasburgo, a inizio luglio, cercherò di farmi sentire con i colleghi della commissione Libertà, di cui sono membro supplente. Ma ho l’impressione che il Parlamento europeo sia poco sensibile, a dimostrazione che la lobby gay non è così forte come dice Buttiglione».
Sembra sfiduciato. Non sarà che a questa legge non tiene poi troppo neppure lei?
«Sull’importanza della legge non ho dubbi, sul fatto che molti gay la attendano con ansia invece sì. Immagina cosa direbbe Pasolini? Probabilmente non ne sarebbe entusiasta, lui che era così geloso della sua diversità. E tutto sommato io stesso non so che cosa farei. Anche perché ormai non trovo più, posso solo adottare dei bambini remotamente...».
È l’America che si conferma più avanti del Vecchio Continente?
«La differenza è soprattutto tra America e Italia. In Europa esistono tanti istituti simili al matrimonio omosessuale, mentre da noi non se ne può neppure parlare. Mi sembra la dimostrazione del fatto che in Italia c’è una separazione tra politica politichese e opinione pubblica corrente, basti pensare a tanti sondaggi dove anche i cattolici praticanti sono largamente favorevoli al riconoscimento delle unioni civili gay. E mi fa rabbia che la politica ufficiale abbia così paura di dispiacere al Papa da fregarsene di dispiacere ai cattolici. Purtroppo l’etica familiare e sessuale resta il terreno principale su cui la Chiesa esercita il suo potere, e su questo non cede».
Forse però adesso qualche cosa potrebbe cambiare. Noi siamo sempre stati americanofili, in particolare vicini a New York. «Ma nooo! Non ci credo. Credo che quello di New York sia un buon esempio, ma non avrà nessuna influenza. Noi, in quanto filoamericani, continuiamo a bombardare la Libia con la Nato, ma quanto al resto... Piuttosto, l’Italia dovrebbe guardare non a New York si sa, New York è la città del peccato -, ma ad altri Stati americani più arretrati come lo Iowa, che pure ha approvato i matrimoni gay: se li ammette anche uno Stato così poco glamour , allora potremmo ricavarne un buon esempio».
Pensa di fare qualcosa come parlamentare europeo?
«Non ci avevo ancora pensato. Appena tornerò a Strasburgo, a inizio luglio, cercherò di farmi sentire con i colleghi della commissione Libertà, di cui sono membro supplente. Ma ho l’impressione che il Parlamento europeo sia poco sensibile, a dimostrazione che la lobby gay non è così forte come dice Buttiglione».
Sembra sfiduciato. Non sarà che a questa legge non tiene poi troppo neppure lei?
«Sull’importanza della legge non ho dubbi, sul fatto che molti gay la attendano con ansia invece sì. Immagina cosa direbbe Pasolini? Probabilmente non ne sarebbe entusiasta, lui che era così geloso della sua diversità. E tutto sommato io stesso non so che cosa farei. Anche perché ormai non trovo più, posso solo adottare dei bambini remotamente...».
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