La spiritualità è per trentamila
La Stampa - Torino, 3 ottobre 2011. Di Letizia Tortello
L’unico neo i posti in piedi ma l’amministrazione comunale e la Regione pensano alla prossima edizione che sarà “diffusa” sul territorio: «Stiamo ragionando su alcune sedi nei quartieri di periferia. L’importante è trovare i fondi»
Se c’è una frase del Vangelo, ripresa da Sant’Agostino, che proprio non
si addice a Torino Spiritualità è il «Compelle intrare», cioè «costringi
a entrare». In quattro giorni, 30 mila persone hanno gremito le sedi
degli 85 incontri del festival, sul tema non facile della Genesi e
dell’Apocalisse, per un totale di 109 relatori. Nel momento in cui si
tirano le somme, sono i numeri quelli che balzano agli occhi.
La kermesse festeggia la sua settima edizione con il sold-out. Tanto che ieri, all’uscita dal Carignano, tra strette di mano e incoraggiamenti a proseguire negli anni futuri, Antonella Parigi risponde all’unica «lamentela» del pubblico: «Perché sono così piccole le sale delle conferenze? Per evitare code inutili, non si potrebbero aumentare i posti?». Dentro al Teatro si sta svolgendo il dibattito clou dell’ultima giornata, il duello intellettuale su Dio tra il teologo Vito Mancuso e il filosofo Gianni Vattimo. Non c’è un palchetto con un posto ancora libero. Per un primo pomeriggio che, nonostante l’argomento non proprio da ammazzacaffè, ha regalato ai presenti un confronto colto, a suon di tesi contrapposte sull’idea divina, e anche sonore risate. «Parli come un conquistatore spagnolo! - dice Vattimo a Mancuso - Il tuo dio personale e privato non esiste. E’ come l’idea dell’Onu». E il teologo ribatte: «L’uomo ha sete di religiosità. Religione in latino significa legarsi al respiro di questo mondo, che è armonico e buono».
E giù applausi all’uno o all’altro, come se sul palco si stesse consumando un match. In sala anche l’assessore alla Cultura del Comune Maurizio Braccialarghe, sempre presente ai principali appuntamenti del festival, a cominciare dalla maratona d’incontri sull’esegesi biblica di sabato. «Questa manifestazione merita di crescere - ha commentato -. Dovremo fare lo sforzo di individuare nuovi spazi. Mi rincresce vedere cento persone che aspettano fuori e non potranno entrare. Mi piacerebbe che ci si concentrasse anche maggiormente sulle altre forme di spiritualità». La sua ricetta: «Torino Spiritualità richiede più giorni, magari meno incontri, più diffusi sul territorio, soprattutto nelle circoscrizioni».
Non sono bastati a contenere la folla la Chiesa di San Filippo Neri, il Circolo dei lettori, una traboccante Cavallerizza Reale, le Carceri Le Nuove e 15 altri luoghi sparsi per la città. Lanciando un ponte sull’edizione 2012, anche l’assessore regionale Michele Coppola condivide la strada del suo omologo: «Dobbiamo portare i dibattiti sempre più nelle zone periferiche, parlo anche di quartieri come Mirafiori, Barca o Bertolla.
Ragionerò insieme al Comune su come fare». Certo, in qualche modo dovranno aumentare in proporzione i finanziamenti, che quest’anno hanno contato su un budget di 370 mila euro. Anche se, su questo fronte, una spinta d’incoraggiamento l’ha data il pubblico, che si è dimostrato a sorpresa soddisfatto di mettere mano al portafogli e pagare per la prima volta un non esiguo biglietto d’ingresso.
La kermesse festeggia la sua settima edizione con il sold-out. Tanto che ieri, all’uscita dal Carignano, tra strette di mano e incoraggiamenti a proseguire negli anni futuri, Antonella Parigi risponde all’unica «lamentela» del pubblico: «Perché sono così piccole le sale delle conferenze? Per evitare code inutili, non si potrebbero aumentare i posti?». Dentro al Teatro si sta svolgendo il dibattito clou dell’ultima giornata, il duello intellettuale su Dio tra il teologo Vito Mancuso e il filosofo Gianni Vattimo. Non c’è un palchetto con un posto ancora libero. Per un primo pomeriggio che, nonostante l’argomento non proprio da ammazzacaffè, ha regalato ai presenti un confronto colto, a suon di tesi contrapposte sull’idea divina, e anche sonore risate. «Parli come un conquistatore spagnolo! - dice Vattimo a Mancuso - Il tuo dio personale e privato non esiste. E’ come l’idea dell’Onu». E il teologo ribatte: «L’uomo ha sete di religiosità. Religione in latino significa legarsi al respiro di questo mondo, che è armonico e buono».
E giù applausi all’uno o all’altro, come se sul palco si stesse consumando un match. In sala anche l’assessore alla Cultura del Comune Maurizio Braccialarghe, sempre presente ai principali appuntamenti del festival, a cominciare dalla maratona d’incontri sull’esegesi biblica di sabato. «Questa manifestazione merita di crescere - ha commentato -. Dovremo fare lo sforzo di individuare nuovi spazi. Mi rincresce vedere cento persone che aspettano fuori e non potranno entrare. Mi piacerebbe che ci si concentrasse anche maggiormente sulle altre forme di spiritualità». La sua ricetta: «Torino Spiritualità richiede più giorni, magari meno incontri, più diffusi sul territorio, soprattutto nelle circoscrizioni».
Non sono bastati a contenere la folla la Chiesa di San Filippo Neri, il Circolo dei lettori, una traboccante Cavallerizza Reale, le Carceri Le Nuove e 15 altri luoghi sparsi per la città. Lanciando un ponte sull’edizione 2012, anche l’assessore regionale Michele Coppola condivide la strada del suo omologo: «Dobbiamo portare i dibattiti sempre più nelle zone periferiche, parlo anche di quartieri come Mirafiori, Barca o Bertolla.
Ragionerò insieme al Comune su come fare». Certo, in qualche modo dovranno aumentare in proporzione i finanziamenti, che quest’anno hanno contato su un budget di 370 mila euro. Anche se, su questo fronte, una spinta d’incoraggiamento l’ha data il pubblico, che si è dimostrato a sorpresa soddisfatto di mettere mano al portafogli e pagare per la prima volta un non esiguo biglietto d’ingresso.
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