sabato 29 ottobre 2011

Intervista a Verhofstadt al nostro convegno

La Stampa, 29 ottobre 2011

II liberale Verhofstadt "La Banca non cambi né ruolo né limiti" 
di Tonia Mastrobuoni 

Guy Verhofstadt deve avere un ritratto nascosto in cantina che invecchia al suo posto, come Dorian Gray. Sarà la finestrella tra gli incisivi o il caschetto biondo, ma a 58 anni mantiene un'incredibile aria da ragazzino. Caschetto che scuote deciso, sul caso del giorno: «Lorenzo Bini Smaghi? No comment. È una vicenda italiana». E la Bce «deve mantenere il ruolo che ha», non deve diventare più centrale nella nuova architettura europea come chiede qualcuno. Sul recente accordo a Bruxelles che secondo Sarkozy (e non solo) ha salvato il mondo, il presidente dell'Adle, dei Liberali europei, ha invece molto da dire. L'ex premier belga ha partecipato in questi giorni a una conferenza sul lavoro organizzata a Torino da Gianni Vattimo, e sostiene che «il prossimo passo devono essere gli eurobond: nelle prossime settimane - annuncia - Olli Rehn e Josè Barroso presenteranno la proposta».

Presidente, come giudica l'accordo europeo? 
«È un sollievo. Cominciamo, finalmente, ad agire in modo coerente e deciso. In questi mesi i tentennamenti sono costati un'enormità, anche in termini di credibilità, all'Europa».

Cosa pensa dell'ampliamento dell'Efsf, che avrà quattro volte la potenza di fuoco di prima? 
«Va bene, ma non basta. Primo, perché c'è un errore grave nella decisione di fare contemporaneamente un "haircut" sui bond greci del 50 per cento e poi inventarsi un veicolo finanziario complesso con la garanzia europea al 20 per cento. Perché i mercati dovrebbero fidarsi se hanno già subito un taglio dei bond per la metà del valore?».

Qual è il prossimo passo? 
«La crisi dimostra in modo lampante che non basta avere l'ambizione di armonizzare le economie europee: da quando c'è l'euro le differenze tra Grecia e Germania sono aumentate».

È d'accordo dunque con Sarkozy che sostiene che non bisognava far entrare Atene nell'euro?  
«Parla la Francia che ha ammorbidito il Patto nel 2003! E ha passato indenne lo sforamento del deficit perché si è messa d'accordo con la Germania e l`Italia! No, io penso che serva una vera convergenza delle economie europee. E bisogna introdurre gli eurobond. Nelle prossime settimane il commissario agli Affari economici Olli Rehn e il presidente della Commissione europea Jose Barroso presenteranno la proposta».

Lucrezia Reichlin, ex Bce, propone che sia la banca centrale a fare da garante per i debiti, perché l'Efsf da solo non basterà mai a tranquillizzare i mercati.
«Se facciamo una fatica immonda sugli eurobond con la Germania, temo che quest'ipotesi incontrerebbe un vero muro».

Quindi lei non cambierebbe il ruolo della Bce? 
«Assolutamente no. La banca centrale europea deve mantenere il ruolo che ha adesso».

A proposito di Germania: lei non teme che il rinvigorito asse con la Francia possa indebolire ulteriormente le istituzioni europee? Il presidente della Commissione Ue non è che che brilli per una presenza molto decisa, in questa crisi.
«Le dirò di più. Quasi nessuno, a torto, si è scandalizzato per il fatto che l'accordo sia dovuto passare per il Bundestag, cioè per un parlamento di un Paese membro. Tra l'altro, la vicenda Efsf ci impone una riflessione sui meccanismi di approvazione delle decisioni. Dobbiamo togliere il meccanismo dell'unanimità».

E cosa propone?  
«Un meccanismo simile a quello del Fondo monetario internazionale, a stragrande maggioranza, all'80 per cento, ad esempio. Così non dobbiamo più soffrire notti di angoscia perché una decisione che vale l'Eurozona è appesa al voto di un solo Paese come la Slovacchia».

La vicenda Bini Smaghi?  
«È una questione italiana non intendo commentare»

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