Esprimo tutta la mia solidarietà e tutto il mio sostegno a Pino Masciari e alla famiglia, per le recenti e vili intimidazioni subite in Calabria. L’ordigno ritrovato a casa del fratello del testimone di giustizia - giusto in coincidenza con la manifestazione dello scorso 19 luglio, a Palermo, per Paolo Borsellino e gli uomini della scorta - prova che la ’ndrangheta non ha dimenticato i Masciari, con cui evidentemente intende regolare i conti. E’ un segnale preciso, da non sottovalutare.
Pino Masciari ha permesso alla giustizia di condannare pericolosi ’ndranghetisti e colletti bianchi, esponendosi alla vendetta di potenti clan criminali. Sarebbe un errore gravissimo abbassare la vigilanza, dello Stato e dell’antimafia, nei confronti della sua famiglia. Mi appello al ministro dell’Interno e alla società civile perché i Masciari possano vivere nella massima sicurezza e non siano mai lasciati da soli.
Personalmente, sarò sempre vicino alla famiglia di Pino Masciari, servitore dello Stato ed esempio per le nuove generazioni che credono in un’Italia libera da tutte le mafie.
Gianni Vattimo, parlamentare europeo (Italia dei Valori)
9 commenti:
Quanti altri Pino Masciari ci sono? Quanti di questi vengono dimenticati dallo Stato, nonostante l'aiuto e il coraggio dimostrato?
Un Italia libera da tutte le Mafie?
Crederci è un conto, sperarci un altro. Credere è un sacrosanto ideale, senza il quale nessuna coscienza libera potrebbe più vivere, ma sperare che l'Italia possa riscattarsi da questa zavorra dei poteri "insibili" presuppone una buona dose di ingenuità, dato che il capo di questi poteri si trova al governo!!! COME SI PUò ANCORA SPERARE DI ESSERE LIBERI, ILLUDERSI , DAVANTI A QUESTO PARADOSSO?
Smettiamola di dirci menzogne, guardiamo la verità dei fatti: l'Italia non è mai stata una democrazia e oggi che è la Mafia a governare , ancora peggio.
errata corrige: invisibili
Adele, se con "sperare" intendiamo l'illudersi riguardo alla nostra attuale situazione, concordo senz'altro con te.
Se però la speranza è rivolta al futuro, allora per me credere e sperare sono il medesimo. E come ben tu dici, questo credere è indispensabile per vivere una vita degna.
A differenza di altre epoche di decadenza, la nostra pare soffusa, a mio avviso, dalla bruma di un tramonto esistenziale: lo sfaldarsi di ogni valore, l’avvento del nichilismo.
Dovremmo, secondo me, accettare finalmente il fatto inoppugnabile che la Giustizia non c'é, nel nostro mondo immanente, proprio non può esserci.
Noi possiamo solo aspirare alla Giustizia, muoverci nella sua direzione, ma mai raggiungerla definitivamente.
Verità, Giustizia, Bene... sono tutte parole che esprimono il medesimo Fondamento. Ma questo Fondamento non c’é, perché se ci fosse... non vi sarebbe vita.
E’ perciò una questione di credere, di sperare, ovvero di aver fede nella Verità.
E questa fede può manifestarsi solo tramite l’agire, nello sforzo di tendere al Fondamento, nell’azione che è essa stessa eternità. Consci che la Verità non c’é, nell’inesorabile scissione soggetto – oggetto, ma avendo fede in Lei.
Caro Roberto, io non scrivo così bene come te, grazie per aver compreso il mio pensiero. La speranza, come molte altre parole del resto, ha per me diverse accezioni. E' proprio quello che intendevo dire: "sperare" come l'equivalente dell'illusione.
Visto, concretamente, che le forze e le energie verso la giustizia sono così scarsamente indirizzate verso quell'obiettivo, mi pare difficile sperare e fare congetture positive (almeno per il breve periodo).
Io non ho studiato filosofia, ma ho la sensazione di afferrare il senso di ciò che scrivi riguardo "la Verità" .Attraverso un'immagine: la curva di Gauss.
Come mi diceva il mio vecchio professore di Statistica: Nel misurare un fenomeno, noi cerchiamo di giungere più possibilmente verso l'apice di quella curva, ma non sapremo mai se l'avremo mai raggiunta e concludeva così : lei consce la Verità? Chi di noi sa qual è la Verità? Pur tuttavia , possiamo, se procediamo con una corretta elaborazione dei dati e attenendoci a procedure puramente "casuali" ( casuali in senso statistico), avvicinarci a una stima approssimativa che è vicina alla verità; cioè possiamo intuire , grazie a dati casuali, di essere vicini all'apice,o a metà o alla base di quella curva magica che descrive un fenomeno.
Sull'aver fede nella verità, io invece ci vado più cauta. Aver fede nella Verità, come nel relativo, comporta sempre dei rischi per la Democrazia.
Per farmi capire meglio:Pensavo, ad esempio, a ciò che scrive Zagrebelski sul "Crucifige", cioè sul rapporto Gesù/Pilato.
Ho comprato anche il libro di Vattimo. Lo leggerò non appena avrò un po' di tempo libero. Ho l'impressione che il mio pensiero si avvicini al suo(anche se il mio è di gran lunga più povero). Non vedo l'ora di scoprirlo.
Roberto ma tu non sei un filosofo di professione, sei un ingegnere!
Oddio, credevo di aver superato il mio disagio. Beh, non sarò un' ingegneressa, però perlomeno qui non si discute di meccanica , termodinamica, elettronica industriale, si discute di Verità in senso astratto (scherzo).
Cara Adele, secondo me, è il “possesso” della Verità che è un pericolo per la democrazia. La fede nella Verità, viceversa, è la brama di raggiungere il Vero, il Giusto, il Buono, con la consapevolezza di non possederli ora. La fede nella Verità consiste nell'accettare il dubbio come eterno compagno, scomodo, perché necessariamente presente anche nelle ovvie certezze. In quanto la Verità non c’é nel nostro mondo immanente, e ciò nonostante scegliere, agire, assumendosene il rischio in prima persona, affrontando il Divenire con questa umiltà nel cuore, come un bambino innocente di fronte al mistero della vita.
Il guaio, invece, avviene quando si pretende di conoscerla, di possederla, la Verità, e allora si agisce sicuri di essere nel giusto. Questo è un atteggiamento di arroganza che può dare solo cattivi frutti.
La campana di Gauss è emblematica, vorrei però dire che il ritenere di essere vicini alla Verità, in funzione della posizione sulla curva, è altamente fuorviante. Perché la verità a cui ci si avvicina è una verità essa stessa relativa: si fonda su presupposti che sono dati per “veri”, ma che quando saranno messi in discussione (e lo saranno, in quanto nessun presupposto è mai vero in assoluto) faranno crollare insieme a essi pure il significato della curva.
D’altronde la “probabilità” non è il “caso”. La probabilità è il modo con cui l’uomo ha cercato di ricondurre nell’alveo della razionalità il caso, evento che non è assolutamente razionale. Il caso, infatti, ovvero ciò che non può assolutamente essere previsto, non è per niente concepibile. Noi non riusciamo a intendere un evento accettando il fatto che avvenga “davvero” per caso. Sempre sottintendiamo che vi siano delle cause determinate, che però non conosciamo sufficientemente, ed è per questo, e solo per questo, che allora siamo costretti a trattare l’evento in termini di probabilità.
Noi semplifichiamo la realtà, e con questa semplificazione agiamo su di essa. Ciò è molto utile, perché ci permette di vivere. Ma non è la Verità.
Non penso che il libro di Vattimo possa giovare, se non per ribadire l’evidenza: la Verità non c’é. Perché ciò che vi viene poi proposto consiste solo, a mio parere, in un accomodamento. La carità, infatti, non può bastare in quanto tale, ma deve fondarsi, per avere un senso, su una fede, la fede nella Verità. Senza questa fede ogni possibile scelta è solo un ripiegarsi di fronte al nichilismo. Viceversa, ne sono convinto, il nichilismo va affrontato con tutte le nostre forze, a costo di entrare nel più orribile dei mondi. E’ una sfida non più procrastinabile.
Un buon libro, almeno lo è stato per me, che affronta la questione in profondità e ne fa trasparire la Trascendenza è “Sulla Verità” di Karl Jaspers.
Un caro saluto
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