mercoledì 3 luglio 2013

Corte Suprema USA favorevole alle nozze gay, Vattimo: "Abbiamo vinto noi, forse troppo"

"La Rivoluzione è completa, ma no ai ´froci da buffet`"



“Voi conservatori dovete accettare che non esiste alcuna legge naturale, ma soltanto il positivismo. E’ la legge di Hume: trarre una norma dal fatto è una contraddizione in termini”. Gianni Vattimo, classe 1936, teorico del “pensiero debole” e della “secolarizzazione del cristianesimo”, intellettuale apertamente omosessuale, commenta così col Foglio la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che ha aperto al matrimonio omosessuale.


“La parola stessa ‘matrimonio’ non è naturale, ma una costruzione del diritto positivo. E’ stata la chiesa cattolica a renderlo sacro, con la storia di Gesù e delle nozze di Cana. In America il positivismo ha vinto e la Corte suprema ha stabilito nuovamente cosa sia ‘matrimonio’. L’unico diritto naturale che esista è quello di ribellarsi contro un potere che si sente ingiusto”.

Gianni Vattimo
Secondo Vattimo non è esclusa neppure l’idea di una famiglia poligama. “Se c’è qualcuno che vuole sposarsi con due persone, perché non dovrebbe avere il diritto di farlo?”. Se si deve riconoscere l’irruzione di una rottura nel mondo moderno, Vattimo risale a Robespierre. “Questa decisione di uguaglianza viene dalla Rivoluzione francese, anche se non ricordo molti omosessuali fra i giacobini. Allora fu stabilito che l’uguaglianza non è un diritto divino, ma positivo”.
Ma se si apre al matrimonio omosessuale si deve accettare anche che i gay adottino i figli, che diventino “famiglia”. Un bambino non ha diritto a un padre e a una madre? “No, l’adozione dei figli non c’entra nulla con il diritto naturale, è pura psicologia, cultura, questa secondo cui un bambino debba crescere con un padre e una madre. Io sono cresciuto senza padre, ma con una madre e una vecchia zia. E non mi sono mai sentito sminuito. Il giudice che decide delle adozioni non discrimina se chi adotta è ricco o povero, cosa che forse renderebbe il bambino adottato più felice. Allora perché il giudice dovrebbe discriminare fra uomini e donne?”.

Poi Vattimo ha un sussulto di anticonformismo (lui è uno, per dire, che si autodefinisce “frocio” e non omosessuale). “Certo, come omosessuale non mi eccita questa corsa alla normalizzazione. Cosa avrebbe detto Pier Paolo Pasolini delle nozze gay? Questa storia del matrimonio omosessuale è piccolo-borghese. La famiglia non è l’unico progetto di vita possibile. Noi gay siamo come gli ebrei della Diaspora, quando hanno ottenuto un loro stato anche loro sono diventati dei figli di puttana. Ma resta una rivoluzione culturale, perché dopo il femminismo e l’emancipazione delle donne viene la rivoluzione gay. In questa concezione culturale la democrazia è rispetto delle minoranze. Ma che la liberazione gay non faccia più paura mostra che hanno perso la carica eversiva che sembravano avere. Un certo associazionismo gay è infatti una rivendicazione petulante del ‘politically correct’”. 

Secondo Vattimo, non è un caso che questa “rivoluzione egualitaria”, come la chiama lui, provenga dagli Stati Uniti. “Sono dei puritani, che si esprimano contro o a favore del matrimonio gay. Gli americani vogliono sancire tutto per legge. I paesi cattolici sono più libertari e tolleranti. Mi fa un po’ specie questo costituzionalismo ossessivo americano, un legalismo protestante. Eppure ci vedo l’esistenza di un radicalismo storico, perché nella società di massa sono le minoranze a ricordarci cosa sia la libertà. Devi sempre grattare il barile per avere qualcosa da dire. Sono pessimista però sulla possibilità di inventare un sistema razionale per questa sfera della vita. Non amo i gay da salotto, con il buffet e il maggiordomo. In fondo ha ragione Giuliano Ferrara: siamo tutti puttane”.

6 commenti:

Mauro Pastore ha detto...

Dietro queste storie di nozze e matrimoni "gay" si cela la violenza culturale sia da parte dei favorevoli che degli sfavorevoli. La vittoria dei favorevoli segna l'avvio di una falsa liberazione, dato che in realtà si tratta solamente di un cambio di parametri culturali. Il guaio è che questo cambio viene propinato a tradimento, con la relativa soppressione delle opinioni e dei pareri opposti, mentre la sciagura consiste nello sfruttamento ai danni dei perseguitati, che in Occidente ce ne sono stati (e anche negli USA). Il peggio consiste nell'allontanamento dell'effettiva liberazione dei costumi sessuali, dato che il cambio di parametri non fa altro che gettare confusione e immobilizzare il progresso. Insomma se si volesse mettere lo zucchero su una torta perché non abbastanza dolce, che senso avrebbe sostituire la prima torta con una seconda ancora più amara? La verità è che in Occidente troppi non vogliono prendere atto della situazione aberrante che si è prodotta. Sebbene l'idea di una natura una, statica, traducibile in obblighi comprensibili soltanto da pochi spiriti superiori che si sentono in dovere e in potere di comandare anche a chi non li vuole, sebbene questa idea, dicevo, sia da evitare, è pur vero che non si può prescindere dall'idea di natura senza dare potere alla morte. Mi riferisco proprio alla morte fisica, ma anche a quella spirituale. Il mondo è regolato secondo leggi arcane, non conoscibili per intero da nessuno, eppure dalla contemplazione di questi arcani nasce la possibilità di vivere. Allora nel mistero dell'amore sessuale si intravede la distinzione tra il maschio e la femmina, tra gli atti omosessuali ed eterosessuali, dualità che non è esclusiva, esistendo anche la possibilità di combinare insieme i due diversi atti. Tale distinzione non consente alcuna considerazione che accomuni i due in uno, tranne la tautologica ripetizione del concetto di sesso, in verità temuto dalle varie sessuofobie di turno, celebre in Italia quella del potere clericale cattolico. Sto dicendo che a furia di parlare di atti omosessuali come fossero eterosessuali, o si cambia cultura abbandonando finanche la lingua madre, nel nostro caso l'italiano nella maggioranza dei casi, cercando qualche alternativa (qualche dialetto indiano, qualche parlata africana, qualche lingua sconosciuta della Siberia? Basterà?), oppure si decide una buona volta di pensare seriamente alle violenze della società e convivenza attuali, come pure all'arretratezza e alle superstizioni gelosamente custodite in (quasi) perfetto silenzio... Purtroppo ciò non sta accadendo, così in molti paesi si vorrebbe che un atto omosessuale, per sua intrinseca costituzione proprio vòlto a una gioia senza paternità e maternità, sia il primo passo verso una famiglia che in realtà è la brutta copia di un cattivo orfanotrofio ( e come potrebbe essere altrimenti, dato che l'omosessualità non è volta verso la paternità e la maternità? (Il mio testo continua in un messaggio successivo.)

Mauro Pastore ha detto...

(Continuazione del messaggio precedente, il cui discorso terminava con la chiusura della parentesi, mi scuso per l'errore).
In Spagna l'ormai celebre Zapatero cominciò a stupire con l'intenzione di concedere i diritti umani alle scimmie, dimenticando che appunto se l'uomo è un primate, è proprio uomo il suo nome specifico che indica la specifica qualità del suo essere (umano, appunto). Tra i tentativi di spacciare gli innesti di silicone nei corpi umani per prodigiosi mutamenti estetici, dovuti non ai chirurgi ma ai "pazienti" stessi (la classica tattica della tinta che finge di non esserlo), poi esplodeva il caso delle "nozze gay". Io preferisco i racconti africani dei bimbi adottati dalle fiere (che oltretutto falsi non sono, come sapevano gli antichi romani), dato che è in questi casi che la famiglia diventa realmente diversa... Anche se il papà lo farebbe il maschio e la mamma la femmina, in ogni caso!) Se proprio si volesse tanta diversità, ci sarebbero le fiere a garantirla, anche se in questa epoca difficile sono assai impegnate a sopravvivere. Certamente cambiare le carte nel tavolo da gioco non risolve il gioco, ma lo sostituisce. Io dunque non trovo che stia accadendo qualcosa di veramente chiaro e la politica in questi casi per essere onesta ha bisogno di chiarezza, non vedo neppure perché dovrei pensare che un giudice debba intromettersi in questioni come i rapporti tra cultura e natura... Insomma, cosa resterebbe ai posteri se non un grande lutto, dopo tante sciocche brutture? Infatti l'omosessualità non è una bruttura, neppure il sesso, ad esser brutte sono le falsità di tutti quelli che predicano libertà e invece cercano di cambiare le paroline nella bocca del loro prossimo. La questione delle "nozze gay" è un pessimo trucco buono soltanto a rallentare il progresso e la fine dei soprusi, dei quali purtroppo sono vittime tanti, anche tra quelli che praticano l'eterosessualità (e questo molti vogliono farlo scordare).

Anonimo ha detto...

Per capire se le nozze gay sono una cosa buona o cattiva, dobbiamo chiederci a cosa esse servono.
La domanda che può sembrare relativista, può avere risposte da Pensiero Forte, perché oltre a regolare un rapporto privato tra due individui, le nozze gay non hanno "evidenza pubblica".
Mentre un'unione eterosessuale, in potenza, può generare prole, dunque, nuovi individui, che una società organizzata giuridicamente deve tutelare dai capricci dei genitori, che potrebbero decidere di sbattere la porta e andarsene, due uomini e due donne possono amarsi quanto vogliono, ma un figlio insieme non riusciranno mai ad averlo. Dunque, lo Stato, che è la suddetta società organizzata giuridicamente, cosa c'entra con una convivenza che in partenza non può produrre prole?
Si potrà obiettare che esistono coppie che si sposano vecchi in età infertile o già sapendo di non poter avere figli in partenza, ma esse beneficiano di una tutela giuridica per estensione mutuata dal caso base di una coppia che potenzialmente può avere figli.
Le nozze gay sarebbero l'estensione dell'estensione dell'originaria tutela giuridica.
Vogliamo ammetterle? Vogliamo negarle?
E poi sullo sfondo c'è sempre l'atroce domanda: cosa è l'omosessualità? E' una variante naturale geneticamente determinata? Un comportamento appreso? Un vizio?
Una malattia mentale, per quanto l'OMS l'abbia depennata nel 1992, ma sembra che sia in procinto di rimetterla in lista?
Io per esperienza personale so solo che è una debolezza di cui ho fatto esperienza e per quanto io l'accetti come una parte di me credo che sia una cosa della mia vita privata che non ha evidenza pubblica.
Se volessi un'evidenza pubblica, mi cercherei una persona con cui potrei avere dei figli, perché se sono in grado di farlo con un altro uomo, posso farlo pure con una donna.

domenico rizzo ha detto...

caro Vattimo,

personalmente la vedo così.

gay e lesbiche sono tanto diversi tra loro quanto lo sono gli eterosessuali. ad alcuni di loro - etero e gay - ripugna il modello piccolo-borghese del matrimonio monogamo. per altri è in qualche misura e per ragioni diverse un porto sicuro.

che ciascuno possa scegliere e anche cambiare idea, decidendo magari di sposarsi dopo averlo escluso per buona parte della loro vita; o uscire da un matrimonio per non entrare mai più in un altro... che ciascuno (non solo gli etero) possa decidere per sé come meglio crede.

naturalmente nel rivendicare il matrimonio i movimenti GL (sulla B nutro dei dubbi, la T e la Q le lascerei perdere su questo tema, per non parlare della I e della A) si richiamano a un modello virtuosamente rispettabile di cittadinanza alquanto insopportabile!

ma passerà, una volta introdotto il matrimonio. ed essere gay o lesbiche continuerà a significare una miriade di cose diverse come per fortuna ha sempre fatto. ma ciascuno avrà un'opzione in più se desidera approfittarne ma anche se non lo desidera... in termini di superamento del pregiudizio se ne gioveranno probabilmente anche le subculture marginalizzate dall'ondata di rispettabilità in corso.

ma hai ragione: anche un matrimonio a tre dovrebbe essere legittimo! se lo stato compie un passo indietro rispetto alla qualifica di genere dei partner, perché dovrebbe riconoscere soltanto unioni fondate sulla congiunzione dei corpi? perché la coppia romantica dovrebbe costituire l'unico bene sociale al quale concedere strumenti di garanzia? io vorrei potermi scegliere quattro o cinque persone da considerare la mia famiglia... (anche no, naturalmente). e se poi scopiamo fatti nostri. ma quando crepo loro sono i miei eredi ecc. questo potrebbe essere l'approdo terminale di un percorso al culmine del quale è proprio rispetto alla natura delle relazioni tra persone che la comunità organizzata statualmente si tira indietro.
e, di nuovo, ognuno può scegliere se associarsi a qualcuno con vincoli di solidarietà o meno.

di una nuova impostazione dell'intera questione familiare abbiamo un gran bisogno! non credi?

cordialmente,
domenico rizzo

Anonimo ha detto...

La fine è sorella dell’inizio, recita un proverbio medioevale. Durante la fase intermedia della Passione, anche lì gran parte degli partecipanti sarà ubriaca, come a Cana, anche se non di vino, come durante la partecipazione di un carnevale ebraico, tanto che Gesù dirà: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Morte determinata dalla risurezzione di Lazzaro che realizza la precedente profezia contenuta nella parabola del ricco epulone e dl Lazzaro. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

DavideM ha detto...

Più che star a discutere sulle nozze omosessuali e sull'adozione dovremmo chiederci: che cos'è l'omosessualità?
Solo comprendendo la sua essenza potremo anche capire come comportarci a riguardo. Non conoscendo ancora la vera essenza dell'omosessualità, tutti hanno ragione e tutti hanno torto, allora si finisce per far gossip piuttosto che filosofia.

http://philosophicalconscience.blogspot.com/2013/11/esiste-la-verita.html