sabato 28 novembre 2009

Crocifisso / Contropetizione di Vattimo ed eurodeputata olandese


Crocifisso/ Contropetizione di Vattimo ed eurodeputata olandese
Dichiarazione scritta a difesa sentenza della Corte dei diritti

Bruxelles, 27 nov. (Apcom) - Due eurodeputati del gruppo liberaldemocratico (Alde), l'italiano Gianni Vattimo (Idv) e l'olandese Sophie in 't Veld (del partito liberal progressista D66) hanno sottoposto alla firma dei colleghi, oggi a Bruxelles, una proposta di dichiarazione scritta del Parlamento europeo a difesa della sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro l'obbligo di esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane. Il testo è una sorta di contro-petizione rispetto a un'analoga iniziativa, di senso opposto, di cui sono iniziatori gli europarlamentari italiani del Ppe.
"La presenza obbligatoria di simboli religiosi nelle scuole pubbliche va contro la libertà religiosa e la libertà di pensiero. Le istituzioni pubbliche dovrebbero rispettare tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro religione o dalle loro credenze, l'affiliazione politica o altro. Le istituzioni pubbliche come i tribunali, le scuole, gli ospedali etc. Dovrebbero essere neutrali", afferma Sophie in 't Veld in una nota.
L'europarlamentare olandese (che aveva già svolto un ruolo importante nella 'bocciatura' europarlamentare di Rocco Buttiglione, cinque anni fa, quale commissario designato alla Giustizia) sta mobilitando i suoi colleghi sulla questione. Quattro di loro hanno già firmato la dichiarazione scritta "sulla libertà di pensiero, coscienza e religione, il diritto all'istruzione e il divieto di discriminazione in relazione ai simboli religiosi".
Una dichiarazione scritta che sia firmata da più della metà degli eurodeputati assume lo stesso valore di una risoluzione adottata dalla plenaria del Parlamento europeo. Nel testo sottoposto alle firme "noi difendiamo il significato e religioso e l'importanza del crocifisso, che il governo italiano ha negato di fronte alla Corte europea dei diritti umani, facendolo passare per un simbolo culturale nazionale o tradizionale", spiega Vattimo nella nota.
Nella dichiarazione scritta, fra l'altro, si riafferma il principio della separazione fra Stato e Chiesa, la libertà di coscienza, pensiero e religione, nonché il diritto all'istruzione e il divieto di discriminazione come "valori centrali dell'Ue"; d'altra parte, si fa appello agli Stati membri "affinché riconoscano e rispettino la rilevanza confessionale e la natura dei simboli religiosi".
Le istituzioni pubbliche, sia al livello Ue che nazionale, continua il testo, "devono rappresentare tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro credenze, dalla loro religione o credo filosofico, senza discriminazioni".
La dichiarazione si conclude con un appello, sempre rivolto agli Stati membri, ad "ottemperare alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e a garantire che i simboli religiosi non siano esposti in luoghi usati dalle pubbliche autorità".

12 commenti:

Connessioni ha detto...

Servirebbero molte più persone come Lei al Parlamento Europeo e nella politica in generale, affinchè il diritto di libertà religiosa venga rispettato senza imposizioni di nessun tipo e si possa vivere finalmente in un'Italia che respiri aria nuova, pulita, arricchita dalla pluralità di religioni, culture ed etnie. Un'Italia che metta in pratica i principi cristiani di cui fa vanto e che tanto tenacemente vuole difendere attraverso la "crociata del crocefisso". Tanta retorica da questi paladini della tradizione ma in concreto solo odio nei confronti della diversità. Tutto ciò è Cristiano? Io non credo proprio.

adele ha detto...

Bene, è così che dobbiamo cercare di porre argine a questa politica reazionaria. Ad ogni reazione (nei confronti di un azione giusta e legittima) bisogna rispondere prontamente ed incisivamente con una contro-reazione.
Continua così, e vedrai, Gianni, che ce la faremo a
a neutralizzare questi fervori da Controriforma e a riaffermare la laicità dei principi che reggono lo Stato.

adele ha detto...

Qualcuno sa dirmi, per favore, se è possibile riportare questo articolo di G V sulla propria pagina di Facebook?
Grazie

Alberto Martinengo ha detto...

@ Adele: Puoi cliccare sul titolo dell'articolo "Crocifisso/Contropetizione". Arrivi su una pagina che contiene esclusivamente quell'articolo e funziona da "permalink". A quel punto puoi copiare e incollare l'indirizzo sullo status del tuo profilo di Facebook.
In questo caso, il permalink - ottenuto come ti ho detto - è il seguente:
http://giannivattimo.blogspot.com/2009/11/crocifisso-contropetizione-di-vattimo.html

Ciao,
A.M.

adele ha detto...

Grazie Alberto! Mo' ci provo.
Ciao!
Adele

Mauro Pastore ha detto...

Tanto tempo è passato, la corte è tornata sui suoi passi, anzi diciamo che ha considerato il Crocifisso come un simbolo con più di una valenza, non soltanto religiosa. Però io voglio dire la mia. Che senso ha esporre il simbolo del Crocifisso privandolo del suo valore religioso? E' davvero civile mostrare la figura di un uomo torturato in una scuola? Infatti senza fede il Crocifisso non significa niente, senza capire che esso rimanda a Dio che soffre assieme all'uomo, diventa un simbolo potenzialmente offensivo. Ma poi, io avrei da dire anche molto altro. Il Cristianesimo annovera molti simboli, uno di questi è la semplice Croce, che potrei descrivere come un Crocifisso privato della figura umana. Non ha molto senso l'ossessivo ricorso alla storia, a un evento passato, la morte di Gesù di Nazareth, certe volte non ne ha proprio nessuno. Quel che importa è comprendere la vicinanza di Dio, la riconciliazione del mondo con Dio, l'Eterno che tocca il tempo. Non potrebbe essere il ricorso all'oscura memoria di un oscuro predicatore di duemila anni fa a render possibile questa comprensione, ma l'esempio di vita del credente, l'operato della Chiesa stessa. Che francamente è sempre più invisibile: le confessioni ufficiali, dominanti, ortodossia, cattolicesimo e protestantesimo, sono tutte pervase da una sottile nostalgia, la quale spesso nasconde tenaci sincretismi o terribili ozi. E poi è Dio stesso ad autorivelarsi.
Il tribunale ha decretato, sotto pressante invito della chiesa cattolica, che il Crocifisso è un simbolo di civiltà. Ma è davvero così, nei termini nei quali avviene questo in Italia? Bisogna accettare la diversità, rispettare la differenza, anche tra gli stessi cristiani. Scrivo con ritardo, ma in questo paese si farebbe bene a non metter subito da parte le questioni importanti.

MAURO PASTORE

Anonimo ha detto...

!!!

Mauro Pastore ha detto...

https://forum.termometropolitico.it/717913-religione-e-cristianesimo-entro-ed-oltre-le-apparenze.html#post15988318

MAURO PASTORE ha detto...

https://forum.termometropolitico.it/718015-religione-e-cristianesimo-entro-ed-oltre-le-apparenze-2-a.html#post15991282

MAURO PASTORE ha detto...

Messaggio con nome Astolfo, fu scritto anche per lasciare il pensiero al probabile non detto.

Se una organizzazione clericale, che avendo insistito troppo nell'onore della morte e senza rispetto per l'Universale che essa stessa aveva annunciato di rappresentare, abbia voluto trasferire a Stato nazionale (italiano) suo simbolo particolare per universale, era e resta da verificare se davvero sensatezza della operazione o dissennatezza.
Violenza di ambienti inerenti cattolicesimo fu rappresentabile col "crocifisso", ma chi pensava di cederlo alla pratica statale senza altro fare, evidentemente intendeva occultare le diverse realtà criminologiche dirette, tra Chiesa e Stato; intenzioni fallite, proprio per la insistenza nella pretesa al cattolicesimo di Stato, che impediva di offrire il... già dato. Particolarità criminologica più entro Stato, creava insofferenza dentro Stato ad erranze del fanatismo pseudocristiano; allora i tempi della sacrale non sacra rappresentazione ed oggettuale si compivano. Difatti è verissimo che non è possibile ridurre a sola cultura l'originaria oggettualità del crocifisso cattolico ma proprio questa aveva funzione di mostrare simbolicamente senza la indeterminatezza universale della Croce Latina le determinazioni particolari di violenza contro la intuizione della Salvezza da Dio; lo Stato differenzialmente assumendone non lasciava assunzione stessa di prima... Cioè:

Tentando culturizzazione era di fatto... decivilizzazione.


(Astolfo)
MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Quanto ai "tribunali della storia":

In causa civiltà antica cartaginese, per la quale il crocifisso era incubo storico non evento passato; e civiltà romana per la quale esso era trasgressione a vere regole, che precettavano solo legacci e solo ferite chirurgiche benefiche per sola stanchezza e dissuasione di criminali gravissimi. Tal causa era stata reciproca ma solo transitoriamente. In tardo Evo Antico, era una e di comune accordo reciproco.
Mimare corpo a croce era in militari fenici segno di impegno ma sconfitta avvenuta; per soldati romani il porre in croce era per non uccidere e restituire intera vita integra senza più inesperienza che occasionasse delitti mortali; e per i generali punici stesso mimo fu per rimproverare anche, ad altri non a sé la volontà di non tutta la vitalità non per minacciare né ordinare; e in cattolicesimo romano quell'oggetto che pure rappresentava trasgressione a regole antiche fu quindi un modo per stigmatizzare la inadempienza religiosa... e modo non realizzava informazione senza che stesso oggetto non fosse desacralizzato; ...Ma le intenzioni di ceditori non eran purtroppo queste, giacché essi volevano imputare obbrobrio ed ossessione a destini unitari e politici della Italia che ne erano giustamente estranei e ne restano se non son finiti.
Nel passaggio, era però desacralizzarsi, non già perdita del sacro, a causa di indiretta pur sempre presenza criminale anche a Stato non a Chiesa cattolica solamente. Allora è da pensarsi, la ostinazione odierna alla ossessione mortuaria crocifissionaria, in relazione a tal non ancora perdita quindi perdita... Spiegabile pensando ai timori pavidi verso varietà piuttosto imprevedibile di eventualità di molteplicità estrema di supplizi.
Al contrario, funzione criminologica preponderante favorevole è stata nel mostrare concettosità non molteplice cui nozione di comunanza non comunione tra delittuosità dei supplizi.
Ora, detto timore rappresenta supplizi indiretti cui protagonista ebetitudine di massa, non che ambizioni massive.

Chi non intende accadimenti successivi in Stato e con Stato italiano, di parificazione del crocifisso da cristianesimo ad ex cristianesimo con altri oggetti particolari in sé stessi non universali (statue dei risvegli buddisti, figure di agenti coranici, sagome di strumenti mosaici...) non comprende neppure cosa fu ed è una cultura di Stato.

Informazione elargita da quella rappresentazione oggettuale era di evenienza non cronaca.
Tanta ossessione ha rovinato tanti fascini per tanti criminali; dunque è tempo di identificare quelli che avrebbero voluto il fascino inverarlo; e se ne trovano negli ostinati, anche e soprattutto negli ambienti ecclesiastici di tal stesso cattolicesimo oramai ex.


Nel terrorizzare i cattivi facinorosi, restati non fascinosi, l'onore del crocifisso oramai non ha nulla di rapportabile nel cristianesimo, è un rappresentare pauroso fallimenti criminali spaventosi comunque.


(Astolfo)
MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio penultimo invio ho evitato di togliere menzione di messaggio inviato ad altro sito internet con sottoscritto pseudonimo 'Astolfo', pubblicato in data 19/03/11.

In tale messaggio facevo anche notare che vasta coscienza religiosa di massa in Italia era abusiva anche invadendo Stato e che non autorità vaticane avevano sistema di giudizio per essa, ma giudaiche (non è mai stata e non è mia religione né l'ebraismo né giudaismo).

Eccone link: https://groups.google.com/forum/m/#!msg/it.cultura.filosofia.moderato/asUP-4Z2ZVQ/5uhWmbV-6I0J


MAURO PASTORE ((Astolfo))