giovedì 18 giugno 2009

''L'Idv a Torino: tanti ragazzi pochi tromboni''. ''Ceto medio, riflessivo, attento per niente leghista di sinistra''


Ecco un'intervista, fattami da Mario Baudino per La Stampa e pubblicata il 9 giugno. Prima di sapere che sarei finito al Parlamento.

''L'Idv a Torino: tanti ragazzi pochi tromboni''. ''Ceto medio, riflessivo, attento per niente leghista di sinistra''
Ho visto soprattutto giovani militanti. Potevano essere miei allievi, ma non solo. Non necessariamente studenti. Nella campagna elettorale ho incontrato molto più gente di base, di quanto mi sarei aspettato». Gianni Vattimo, da Gadamer a Di Pietro, è il quarto per preferenze nell'Idv: dovrebbe farcela grazie al gioco delle rinunce; mette in chiaro subito che ha una gran voglia di andare al Parlamento europeo.
«Me lo sono meritato», dice, «E con tutto il rispetto, sono uno dei pochi indipendenti. E dei pochi di sinistra».
Professore, come ha visto l'Idv?
«Qui in Piemonte attraverso Buquicchio e Porcino. Molto amichevoli, nonostante l'indipendente possa essere accettato con difficoltà. Ho incrociato il partito abbastanza per rendermi conto che è composto da persone di cui non mi devo certo vergognare, e così spero loro di me. Anche se in politica non si sa mai, non si può mai giurare».
E che cosa ha capito?
«Che ci sono moltissimi giovani, ma non solo. Ho scoperto per esempio Giorgio Shultze, col suo ''movimento umanista''. E' un ingegnere, parla sempre di quelle cose lì che non ricordo mai, il fotovoltaico, le pale a vento. Molto preparato, buon oratore. Siamo andati davanti ai cancelli della Fiat e c'erano tanti ragazzi che distribuivano i suoi materiali. Sono contento di aver conosciuto questa gente».
E gli intellettuali? Da Roma a Trieste, hanno scelto Di Pietro in tanti, da Camilleri a Magris. A Torino ha visto qualcosa di simile?
«Credo che a Roma ci sia stato il traino della rivista Micromega. Comunque sia, sugli intellettuali non mi pronuncio. Qualche mio amico mi ha promesso il voto, ma vai a sapere, in genere sono abbastanza rognosi, alla fine scelgono Rifondazione. Per esempio: due storici come Beppe Sergi e Giuseppe Ricuperati mi avranno votato? Chissà. Che io sappia non c'è stata aggregazione».
Le spiace? «Un po' sì. Un'amica aveva organizzato un aperitivo in mio onore con tanti professori. Una buona metà ha continuato a ripetere che avrebbe votato Rifondazione. E allora dico, andate un po' a quel paese».
L'Idv resta popolo?
«Popolo? Sì, forse. Ho girato molti mercati; però avevo più seguito in quelli di Torino centro che non in periferia. Anche questo vorrà dire qualcosa».
Mercati «colti», intende?
«Mercati frequentati da un certo tipo di persone. Ho anche mandato una gran quantità di lettere insieme a Porcino, che è un vero boss, ha un vasto seguito tra i calabresi. Qualche volta mi sono trovato un po' fuori posto».
Per esempio?
«Per il clima, la compattezza regionale. Un po' di folklore».
Qualcuno vi ha presi in giro parlando di un partito «cafone».
«Neanche per sogno. Tutti incravattati, a parte i giovani che si vestono da giovani, cioè da barboni. L'unico che fa il cafone per prendere voti è Di Pietro. Ho trovato ambienti raffinati, per esempio a Luino».
Sul lago. Ma a Torino?
«Ceto medio riflessivo. Niente ''leghismo'' inteso come atteggiamento; starei per dire purtroppo».
Di sinistra?
«Non proprio. Anche se quelli che ho incontrato nelle periferie provenivano dalla sinistra. A Venaria c'è un ragazzo bravissimo, si chiama Donzella. Grande organizzatore. Ma le apparenze contano poco, ormai. Un volontario che mi faceva da autista - è anche mio parente - si e' rivelato fine conoscitore dei migliori vini e dei migliori ristoranti».
L'Idv le e' piaciuta?
«Nel '99 giravo per le sedi del Pds, e incontravo quasi solo funzionarietti. Qui c'è al più una segretaria assunta e pagata per tenere aperta la sede. Qualcosa vorrà dire».

4 commenti:

albe^_^ ha detto...

Mi ha spiazzato quel termine 'cafone', come se la 'cafonaggine' fosse una questione più di abbigliamento che di comportamento.

Io sinceramente preferisco che manchi una cravatta piuttosto che l'onestà, e preferisco un "dipietrese" che tante belle parole per "non dire nulla".

Sono un fan dei cafoni? :D

Adele ha detto...

E' strano, il termine cafone non mi ha mai spiazzato… anzi la consapevolezza di essere tale mi ha sempre curiosamente dato un input in più per mantenere quella degradante natura. Quindi come potrei non essere fan dei cafoni? Significherebbe tradire me stessa. Per coerenza devo esserlo.
Mi spiego meglio :

Nel 1929 , negli USA venne eliminato "il servizio di decodificazione" che venne giustificato da Stimson così: “i gentiluomini non leggono la posta altrui”.
E’ vero, I gentiluomini non leggono la posta altrui, non spiano , non intercettano… In altre parole, solo i cafoni sono così impudenti da esigere il controllo anche sui controllori gentiluomini.
Solo i cafoni infrangono le consolidate consuetudini, gli eleganti , arcani schemi logici dei gentiluomini ( con o senza cravatta).

Adele ha detto...

AL CAFONE GOES TO USA

Scusate se il tema sembra fuori tema , ma credo che l'incontro fra Obama e il nostro nazional-cafone (quello autentico) meriti due righe.
Secondo il mio modesto parere, questo evento, di portata storica, va registrato nella memoria di tutti, perchè segna l'acme del fallimento del ruolo dell'Italia nella politica estera .

L'articolo su "l'Espresso" che ho letto oggi è illuminante: “L'incontro in tono minore con Obama. L'imbarazzo per la visita di Gheddafi. Il ministro Frattini assente. I fondi della Farnesina al minimo. Il flop della nostra politica estera.”

In altre parole , L'Italia del cavaliere non ha più diplomazia . A comprova di ciò: la mancanza di attenzione da parte della stampa internazionale verso l'incontro . Nessuno gli ha ha dato particolare risalto. Nessun quotidiano negli States ha riportato lo storico incontro ! Zero righe sul NY Times, zero sul Washington Post.

Quello di cui pochi parlano da noi è che: Berlusconi ha dovuto accettare una anticamera durata mesi e, soprattutto, ( male peggiore per il cultore dell’immagine) un protocollo ridotto all’essenziale, di solito dedicato agli ospiti minori. Questa è la verità che tutti, grazie a Vespa, abbiamo potuto vedere ( e che spiega il suo imbarazzo e le sue critiche allo staff poco professionale che riprendeva le immagini).

Berlusconi , anche se accolto dignitosamente, da Obama, stavolta non è stato ricevuto con il pomposo ipocrita rispetto: niente alloggio alla foresteria della White House, niente colloquio faccia a faccia, niente picchetto d’onore. Niente pranzo, solo un cortese “venga per un caffè”. Scrive Gigi Riva, sempre su "L'Espresso":

"E’ necessaria tuttavia una massiccia iniezione di sciovinismo per trasformareun incontro di routine e obbligato in un successo”.

E difatti, secondo me , è stato un fiasco e non avendo nemmeno truccatori , né pazienti traduttori-suggeritori, di conseguenza, è stato pure costretto a mantenere al minimo i suoi pietosi interventi.

Quindi,strano, ma vero direi, la trasmissione di Vespa , in questo caso, è stata utile , per i telespettatori attenti. A pochi sarà sfuggita la penosa performance del capetto. Per non dire che De Magistris ha commentato bene , giacchè la dichiarazione di Obama che si auspica per il futuro un rapporto “franco” con il cavaliere, nel linguaggio diplomatico, vuol dire distaccato e cortese , senza implicazioni in ambigui compromessi. Vuol dire mettere cautamente le mani avanti davanti a un soggetto palesemente inaffidabile.

Anonimo ha detto...

E’ passato l’emendamento D’Alia. LEGGETE E FATE GIRARE, E’
IMPORTANTE PER TUTTI

L’attacco finale alla democrazia è iniziato! Berlusconi e i
suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete
internet per metterla sotto controllo. Ieri nel voto finale al
Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza
(disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati
come l’obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono
immigrati clandestini e la schedatura dei senza tetto, con un
emendamento del senatore Gianpiero D’ Alia (UDC), è stato
introdotto l’articolo 50-bis, "Repressione di attività di
apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".
Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel
testo approdato alla Camera l’articolo è diventato il nr. 60.
Anche se il senatore Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte della
maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla
trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non
vuole scollarsi dal potere.
In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog
dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene
ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento
può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi,
anche se all’estero. Il Ministro dell’interno, in seguito a
comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con
proprio decreto l’interruzione della
attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività
alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di
filtraggio necessari a tal fine. L’attività di filtraggio
imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La
violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa
pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il
carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a
delinquere e per l’ apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per
l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico
o all’odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero
essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per
la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per
bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e
tutta
l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro
Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata.
Vi ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo, dove una
media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento
a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per
l’ennesima volta, in una materia che vede un’impresa del
presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e
d’interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e
l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e
multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al
Parlamento un testo di legge su questa materia, questo
emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito
il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno che
intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di
relazioni e informazioni sempre più capillari che non si
riesce a dominare.
Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può
farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come
la Cina e la Birmania.
Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia
sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista
specializzata Punto Informatico.
Fate girare questa notizia il più possibile. E’ ora di
svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E’ in gioco
davvero la democrazia!!!