martedì 27 novembre 2012

Chi ha paura dell'interpretazione?

Non serve filosofare davanti a un semaforo rosso

La Stampa, 22 novembre 2012
di Gianni Vattimo

Una affermazione di Richard Rorty che non è mai parsa più attuale suona: «Prendetevi cura della libertà, la verità si difenderà da sé». Ecco, nel gran parlare di realismo, vecchio o nuovo, che si fa in questi tempi (vedi da ultimo il volume di curato da Maurizio Ferraris e Mario De Caro, Bentornata realtà, con scritti di vari autori, Einaudi, 2012, pp. 234, euro 17) c’è forse un eccesso di «cura» della verità, o meglio della «realtà» – una differenza di espressione che forse merita più attenzione. Provate per esempio a sostituire «realtà» a «verità» nella frase evangelica «la verità vi farà liberi». Davvero siamo tanto più liberi quanto più siamo «realisti», o non sarà per caso proprio il contrario, dato che troppo spesso il realista è chi non si fa illusioni, accetta le cose come sono e magari smette di lottare per l’evidente squilibrio delle forze nei confronti del mondo? Si ricorderà che Kant fondava, postulava, addirittura l’esistenza di Dio sulla constatazione che nella realtà del mondo sono in genere i cattivi a vincere e i buoni a perdere; ma se fosse davvero solo così proprio la nostra vita reale e la nostra morale non avrebbero più senso, dunque dobbiamo postulare che ci sia Qualcuno che, alla fine, faccia coincidere virtù e felicità.


Salvador Dalì, Cigni che riflettono elefanti (1937)
I neo-realisti che si agitano tanto oggi non vogliono certo rivendicare un mondo di guerra di tutti contro tutti, anzi si presentano come i veri difensori della morale. Davvero la «realtà» ha bisogno di essere difesa? Contro che cosa e contro chi? A quanto dicono, contro quel pericoloso rivoluzionario di Nietzsche, per il quale «non ci sono fatti solo interpretazioni». Ma chi ha paura dell’interpretazione? E ancora una volta: provate a sostituirle la parola realtà alla parola verità in tante espressioni di cui non possiamo fare a meno. «A dir la realtà…».O: «In realtà vi dico». O ancora: «Sono disposto a morire martire per la realtà». Se riflettiamo, la differenza sta tutta nel fatto che la verità è sempre detta, mentre la realtà è lì davanti e basta. E qui tornano in scena Kant e l’interpretazione: per essere detta, la verità ha bisogno di un soggetto che la dica. Chi dice la verità, però, è chi descrive «le cose come sono», dunque la realtà come tale. Davvero? Si sa che una mappa identica in tutto al territorio non serve a niente, coinciderebbe con il territorio stesso. Per essere utile, deve scegliere una scala, un punto di vista, un tipo di cose che mostra (per esempio l’altimetria, o le differenze climatiche). Non si potrà qui parlare di interpretazione? Va bene, si risponde, però le cose che mostra a preferenza di altre «ci sono», mica se le inventa. D’accordo, però che «ci siano» può considerarsi un «fatto» fuori da ogni interpretazione? Già, ma chi lo potrebbe dire, se non in nome di un’altra interpretazione ? Che ci sia una mappa «non interpretativa» a cui far riferimento non sarà un “fatto” convenzionalmente accettato per non andare all’infinito? Per il metro, ci si riferisce a quello conservato a Parigi, per i fusi orari al meridiano di Greenwich, eccetera. È scandaloso e preoccupante? Davvero dovremmo non fidarci delle misure di lunghezza né della longitudine e latitudine solo perché sono fondate su basi convenzionali? Che queste convenzioni funzionino, sembra significare che sono «fondate nella realtà». E cioè che il meridiano zero esiste davvero là fuori? Noi diciamo che quelle misure sono fondate solo perché funzionano, così come qualunque ermeneutico discepolo del cattivo Nietzsche prenderà normalmente treni aerei o ascensori senza dubitare delle scienze e tecnologie che li costruiscono. La domanda è: perché si insiste tanto a volermi far dire che se prendo aerei e treni devo credere che la scienza dice la verità, cioè rispecchia la «realtà» così com’è?


Torniamo alla questione sul chi e perché abbia paura dell’interpretazione e senta il bisogno di difendere la verità-realtà. Un sospetto non infondato è che Rorty abbia ragione, e cioè che sotto alla (non richiesta) difesa della verità-realtà ci sia un timore della libertà. Signora mia non c’è più religione, direbbe a questo punto Arbasino. Se non possiamo far riferimento a un fondamento certo ed inconcusso tutto sarebbe permesso, come paventava Dostoevskij per il caso che Dio non esistesse. Sembra che senza il fondamento di una ultima verità «oggettiva» (qualunque cosa ciò significhi), che tutti devono o dovrebbero ammettere, non ci possa essere né vera morale né vera lotta alla menzogna della propaganda o della superstizione. Eppure qualunque cocciuto ermeneutico, come prende treni e aerei, così ha sufficienti mezzi per distinguere le bugie dalla verità, senza aver bisogno di metri assoluti, senza aver bisogno, cioè, di toccare sempre con mano ciò che gli viene detto. Gli basta il metro di Parigi, il meridiano di Greenwich, almeno fino a che qualcuno non pretenda di fargli pagare una tassa immobiliare sulla base di un altro criterio di misura. È quando accade qualcosa del genere, quando siamo toccati (non solo nei soldi) da una misura sbagliata che cerchiamo il riferimento a un criterio più certo e più fondamentale. Anche e soprattutto nel caso delle leggi del vivere comune. Ebbene, abbiamo davvero bisogno di riferirci al diritto naturale, all’essenza dell’uomo, per non attraversare con il rosso? Certo che no. Ci poniamo il problema del fondamento quando si tratta di fecondazione assistita, diritti sociali, in genere di etica. In questi terreni, pretendere di regolarci sulla base di una verità-realtà non ha senso, o potrebbe avere solo il senso di obbligarci ad accettare «realisticamente» le cose come stanno. Il sospetto che la smania di (neo?) realismo che si sente in giro oggi sia in fondo solo un richiamo all’ordine, una sorta di appello ai tecnici per uscire dalla confusione del dibattito democratico e delle sue lentezze, non è poi così peregrino. Qualcuno suggerisce di ritrovare la vecchia distinzione di origine kantiana tra scienze della natura, “la scienza” cioè, e scienze dello spirito (etica, politica, religione ecc.) lasciando alle prime il dominio della verità “vera”, sperimentale, e relegando l’interpretazione alle seconde. Bella idea (viene appunto da Kant) se non fosse che nessuno ha ancora risposto alla domanda: la divisione dei due campi chi la dovrebbe stabilire?

33 commenti:

La Michy ha detto...

non lo scrivo in polemica con l'articolo, ma io ho purtroppo un po' paura delle interpretazioni, perché vuol dire che non ci capiamo mai fino in fondo, dato che ognuno interpreta sempre a suo modo le parole dell'altro... però è così e ci suole coraggio e pazienza per affrontarlo! Grazie per l'articolo!

Anonimo ha detto...

"Un tale chiese al signor Keuner se esiste un Dio. Il signor Keuner rispose: Ti consiglio di riflettere se la tua condotta cambierebbe a seconda della risposta. Se non dovesse cambiare potremmo lasciar cadere la domanda. Se invece cambiasse potrei almeno aiutarti se non altro dicendoti che hai già deciso: tu hai bisogno di un Dio."

Paola ha detto...

Gentile prof. Vattimo, mi sono riconosciuta nelle ultime righe del suo articolo, esattamente dove fa riferimento a qualcuno che propone il recupero della distinzione tra scienze dello spirito e scienze della natura come via di uscita dalla disputa realtà-interpretazione, mi sono riconosciuta appunto in quel generico "qualcuno", in quanto alcuni mesi fa, in un mio commento alla discussione tra lei e Ferraris pubblicata su Repubblica del 19/08/2011, ho espresso un pensiero molto simile. Penso che la distinzione in questione, pur avendo origine kantiana (anche se lei vi allude utilizzando un lessico diltheiano), continui ad essere utile, continua ad essere utile al pari dei sistemi metrici che le scienze escogitano e che tutti noi usiamo, solo se appunto non la si considera come assoluta ed oggettiva, ma come convenzionale essa stessa. Continuo a pensare che ci sono alcuni aspetti della vita e del pensiero in cui il realismo fa più danni, e guarda caso sono proprio quelli in cui i (neo)realisti sono più inflessibili, salvo fare qualche concessione al convenzionalismo proprio là dove la libertà ha meno da guadagnare. In altre parole non mi importa niente di poter scegliere tra sistema metrico decimale e sistema aglosassone, o tra scala Celsius o Kelvin, sarei invece ad esempio molto interessata a poter scegliere liberamente in materia di fine vita e testamento biologico, o a poter fare qualcosa perché sia tolta di mezzo l'offensiva legge italiana sulla procreazione assistita, ed è proprio su questo secondo ordine di questioni che i signori realisti vanno giù duri coi loro paletti (absit iniuria verbis), e i loro valori non negoziabili. Paola Trombetti

La Michy ha detto...

caro The Pied Cow, immagini di non avere conosciuto i suoi genitori, perché.. boh perché c'era la guerra e suo papà era al fronte e sua mamma è scappata con lei piccolo e... insomma un bel giorno, cerca cerca, lei ormai adulto trova suo papà o viceversa. Cambia la sua condotta? Sì, no? ok, ma è una persona che lei conoscerà. Almeno, per Gesù è così ^.^

Anonimo ha detto...

Carissimo Prof. Vattimo, va bene tutto ciò che dice e nei suoi testi, però mi sfugge una cosa.
Al "tutto è interpretazione" la Chiesa risponde di no. La Chiesa ha la "SUA" Verità (anche la transustanziazione la spaccia come Verità epistemica). Lei afferma la tesi che la Realtà è Interpretazione, ma come spiega allora il suo cattolicesimo ?
Il suo cattolicesimo è interpretazione o verità epistemica ?
Cordiali saluti. Paolo Nesi

Anonimo ha detto...

Ancora da Paolo Nesi.

La Realtà intesa come Interpretazione dipende dal "Psychological profile" del soggetto che interpreta ?
Mi riferisco al motivo per il quale persone intelligenti e preparate sono cattoliche-cristiane, mentre altre, paradossalmente, pure intelligenti e preparate, sono atee. Coem si spiegherebbe se non con un "profilo psicologico" dal quale dipende l'Interpretazione della Realtà ?
Inoltre: se la Realtà è Interpretazione, significa che "prima" devo conoscere la Realtà per farne una Interpretazione, ma se conosco solo una interpretazione della Realtà allora farò una Interpretazione dell'Inetrpretazione della Realtà e così all'infinito.
Non mi sembra che la tesi regga molto quindi.
Cordiali saluti da Paolo Nesi

Anonimo ha detto...

da Paolo Nesi x The Pied Cow e La Michy

@ The Pied Cow:
Non chiederei MAI a nessuno se un Dio esiste, non solo al Sig. Keuner, ma nemmeno a Dio stesso. sarebbe un controsenso in tutti i casi.
Se un Dio esiste lo deve dimostrare chi ci cerde. Quindi la risposta di Keuner è giusta: chi ha fatto la domanda se Dio esiste ha un "profilo psicologico" tale da aver bisogno di credere che un Dio esista.
@ La Michy:
francamente non ho capito la tua risposta a The Pied Cow. Non per polemica per carità, ma o è di una ingenuità abissale o è demenziale o per l'appunto assolutamente incapibile ! Mah...!
Cordiali saluti da Paolo Nesi

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
La Michy ha detto...

caro Anonimo o Paolo Nesi, lei mi da del tu, ok, ti do del tu pure io. Non ho capito cosa non hai capito! Per un cristiano, Gesù è Dio e Gesù è una persona reale come te e me. Dimostrami che il diavolo non esiste, però non vale dire che è indimostrabile! Se mi chiedi di dimostrarti che Gesù esiste, ti do ragione, son i cristiani che con il loro comportamento devono dimostrarlo!

Anonimo ha detto...

Per chi non avesse ancora colto: prendete il mio precedente commento, sostituite "un Dio" con "la Realtà" e poi ne riparliamo.

Sì, la risposta del signor Keuner "è giusta". ;)

Anonimo ha detto...

a La MIcky rif. 30 nov 17:49

Carissima Micky, chiedo scusa.
Non volevo essere né offensivo né maleducato a dare del tu, ma, visti i miei anni, mi è venuto spontaneo.
Nel tuo post in riferimento mi dici che Gesù è un essere reale come me e te: mai messo in dubbio la "verità storica" della figura di Gesù, anzi, ce ne sono stati addirittura 2 (il secondo 30 anni dopo) !
Non ci penso neppure di dare dimostrazioni che il diavolo NON esiste, quello lo devono dimostrare chi ci crede (sic!).
E nemmeno devo dare dimostrazione della c.d. "trasustanziazione".

Riferendomi invece al dibattito tra "pensiero debole" e Nuovo Realismo, visto che appari piuttosto preparata, e me ne compiaccio, secondo te Vattimo come può coniugare la tesi che "tutto è interpretazione" col suo cattolicesimo, cioè "pensiero fortissimo" ? Confesso che mi sfugge !
Cmq ti ringrazio molto per avermi risposto.
Cordiali saluti.
Paolo Nesi

Anonimo ha detto...

a La Micky rif. 29 nov 17:45

Carissima La Micky,
pensavo di aver inviato un post come risposta al tuo in riferimento, ma vedo che non c'è, per cui lo rinvio.

Vedi carissima, hai fatto un esempio a The Pied Cow, immaginando che è nato senza genitori e li va a cercare ecc ecc., benissimo ! Ma, seguendo il tuo esempio, come metafora, posso risponderti che nel caso fossi stato io quel tale che va alla ricerca dei genitori, non sentirei né sento la necessità di andare alla loro ricerca.
Voglio dire con questo che un mio amico carissimo, tempo fa, cattolicissimo, mi disse: "Se Cristo non viene a te, sei tu che lo devi andare a cercare !"
Ecco, vedi, gli è che da quando ho preso coscienza di me, cioè all'età esatta di 6 anni, che non sento assolutamente il bisogno di andare a cercare Cristo, anzi, me ne guardo bene !
Forse bisognerebbe cercare un'altra metafora.

Con tutto il rispetto e cordialità....Paolo Nesi

Anonimo ha detto...

@ The Pied Cow rif. 1 dic 13:38

Carissimo Pied,
scusami anche tu se ti dò del tu !

Forse non mi spiego bene o non ci spieghiamo bene, ma, come hai suggerito, sono andato a sostituire nel tuo primo post la parola Dio con la parola "Realtà".

Il risultato è stato il seguente:
1) Non ho nessun bisogno di chiedere a chiunque se la Realtà esiste (non lo spiego tanto è scontato, soprattutto con la tesi del "pensiero debole");
2) Ma ammettendo che la faccia questa domanda, la mia condotta cambierebbe a seconda della risposta ? No assolutamente, né per me né per nessun altro (ovviamente) (e nemmeno qui sto a dimostrarlo);
3) Ma ammettiamo che la mia condotta potrebbe cambiare a seconda della domanda: il problema sarebbe gravissimo perchè suppongo, nel caso, che avrei un urgente bisogno di uno psichiatra (anche qui inutile la dimostrazione !)

Quanto sopra se ho capito cosa volevo dire con l'esempio del Keuner; può essere però che ci fraintendiamo o che io ti fraintenda: possibile !
cerchiamo quindi di argomentare, se non altro per capirci.

Cordiali saluti. Paolo Nesi

La Michy ha detto...

Caro Paolo, per me il tu va più che bene, ma da cosa deduci che io sia molto giovane? Non sono molto giovane, mannaggia! Ma sei un prof di Pisa? wow! Bravo perché hai il coraggio di mettere nome e cognome. Sul dubbio che mi esponi circa Vattimo, la risposta è troppo facile: chiedi a lui, io mica sono nella testa di Gianni Vattimo! Poi, dici di cambiare metafora. Non sono brava con le metafore! Boh a me quella piace molto, e se tu fossi stato quel bambino e da adulto non te ne fosse importato un bel niente che tuo padre ti sia venuto a cercare... mah... sì sì, è verosimile, però secondo me come minimo ti saresti un po' arrabbiato, tipo: "Solo ora sei riuscito a trovarmi!?! Credevo fossi morto sepolto o che ci avessi abbandonato!" ...è il problema della Caduta dovuta al Peccato Originale, pure Vattimo ricordo che se la prendeva un po'... perché dobbiam pagare per qualcosa che non abbiamo commesso? Modestamente, La Michy una risposta ce l'ha e tremendamente realistica (reale nel senso più banale e terra terra del termine). Perché guarda a caso è così, i figli purtroppo sovente pagano per colpe commesse dai loro genitori, è tremendo, è ingiusto, ma capita eccome. E Dio non è onnipotente?? Cosa fa, dorme? E il male sofferto dagli innocenti? Eh.... Dio soffre! Non è che lascia solo noi a soffrire! Soffre pure lui!! Amare sovente fa soffrire!!

Anonimo ha detto...

@ LA MICKY rif. 3 dic 21:38

Carissima Micky,
ti avevo postato un mio commento al riferimento in oggetto, ma vedo che non è stato salvato....mah !
Mi dispiace. Appena ho tempo te lo riscrivo.
A presto. Paolo Nesi

Anonimo ha detto...

@ LA MICKY rif. 3 dic 21:38

Carissima Micky,
ti avevo postato un mio commento al riferimento in oggetto, ma vedo che non è stato salvato....mah !
Mi dispiace. Appena ho tempo te lo riscrivo.
A presto. Paolo Nesi

La Michy ha detto...

ce vò pazienza! ecco, magari avere paura dell'interpretazione no, ma avere pazienza, sì.... «Ein Zeichen sind wir, deutungslos / Schmerzlos sind wir und haben fast / Die Sprache in der Fremde verloren»

Anonimo ha detto...

@Paolo Nesi (cfr. 02 dicembre 2012 20:54)

Ci siamo intesi ;)

Il problema, se così vogliamo definirlo, di questi realisti vecchi e nuovi è una vera e propria sindrome di Stoccolma nei confronti della Realtà.

(rispondendo in parte anche a La Micky:)

Penso che la chiave di volta del cattolicesimo ermeneutico di Vattimo risieda nel passo del vangelo, da lui spesso citato, "La verità vi renderà liberi".
Ma questa affermazione va letta al contrario. Come potrebbe la verità renderci liberi se costretta (d)al rispecchiamento della Realtà?
La verità ci renderà liberi, perché la verità è interpretazione.

Ma "la libertà è buona"? È cosa auspicabile?
A quanto pare, non per tutti.

La Michy ha detto...

Buona sera! Non so cosa pensa Vattimo, certo ha scritto molto sull'argomento, ma cosa pensi ora o ce lo dice lui o non lo sapremo mai. Citando il Vangelo allora però non vale scordarsi che c'è scritto anche che Gesù disse "Io sono la via, la verità, la vita". Poi ognuno la verità la interpreta come vuole, però se ci si fida del vangelo, non è che si possa forzare più di tanto. Quindi Gesù ce ne sono stati due, Paolo? E di Platoni quanti? Di Aristoteli? Perché tanta gente non mette in discussione l'esistenza di tanti personaggi, ma quella di Gesù sì? E io non lo so e preferisco cercare non ipotizzare un bel niente di malizioso. Buona settimana!

Anonimo ha detto...

@ LA MICKY rif. 2 dic 20:54

Carissima Micky, riscrivo il post non salvato a suo tempo.

@ Perché ho dedotto che sei assai più giovane di me ? Non lo so, a parte una quasi ormai obsoleta galanteria, so soltanto che se ho pensato giusto sarà un grosso vantaggio per te….ahahahahah.

@ Nella tua metafora di quel padre che mi ha abbandonato da piccolo e che poi mi è venuto a cercare, mi sarei arrabbiato ? Ma nemmeno per idea ! Il suo comportamento, a prescindere da precise quanto gravi motivazioni, nel qual caso giustificabili, sarebbe stato talmente ingiustificabile da un punto di vista umano da ignorarlo completamente senza nessuna reazione di rabbia, perché in un simile caso non ne varrebbe nemmeno la pena. Tradotto dalla metafora se ne possono ricavare un sacco di considerazioni che qui ometto. Ma scusami se insisto che forse sarebbe meglio cambiare metafora !.

@ Sono pienamente d’accordo con te nel caso che i figli la pagano, purtroppo, per colpe commesse dai loro genitori. E’ tremendo ? E’ ingiusto ? No, è solo un campo di probabilità. E la probabilità non è né giusta né ingiusta, né classificabile in altri termini umani: è la probabilità e basta !

Dio dorme ? Dio è onnipotente e allora non fa nulla ? Non lo posso sapere io, perché non so nemmeno che significa la parola Dio. Conosco però la Teodicea e lì degli argomenti dei cristiano-cattolici non regge proprio nulla. Da leggere lo stupendo capitolo del romanzo “I fratelli Karamazov” di F.Dostoevskij: “La leggenda del santo Inquisitore” !
Ciò che invece devo farti osservare sono queste tue affermazioni che sono solo una “volontà di potenza”: “Dio soffre”; Dio non lascia solo noi soffrire”; “Dio soffre pure Lui”.
Difatti come fai tu sapere che Dio soffre (ammessane l’esistenza e ammesso che sia una parola che abbia qualche significato)?
Come fai ad affermare che Dio non lascia solo noi a soffrire e pure Lui soffre ? Ma chi te l’ ha detto ? Ma come fai a saperlo ? come fai ad esserne certa ?
Sempre nel caso della Sua esistenza ti ricordo la famosa parabola di Agostino da Ippona della piccola buca nella sabbia e del mare; fuor di metafora come fa la tua piccola intelligenza umana comprendere le finalità, i pensieri e la sofferenza o no di Dio ? (*)
Quindi bisogna fare attenzione a fare simili affermazioni !

Cordiali saluti…..Paolo Nesi

(*) P.S. – con questa paraboletta di S.Agostino da ragazzetto mi fregavano sempre. Non sapevo rispondere. Poi una mattina mi svegliai e la risposta era lì: chiara, limpida e tersa come un mattino di Primavera !

Anonimo ha detto...

@ LA MICKY 9 dic 17:15

Carissima Micky,
non sono io che metto in discussione l'esistenza storica di un Uomo chiamato Gesù, il quale ha detto certe cose e altre, per esempio, no !

Anzi, uno storico, non io, afferma che ne sono esistiti 2, il secondo30 anni dopo !

Posso dare retta ai Vangeli e a S.Paolo come posso dare retta a quello storico, che differenza fa ?
Si dice (si dice) che esù fece delle affermazioni (io sono la via, la verità, la vita), come tante altre. Ma per esempio la famnosa frase della parabola dell'Adultera: "chi ha peccato scagli la prima pietra !", bella frae e bellissima parabola, ma pecato che è falsa: fu uno scribacchino che nel copiare i Vangeli circa 2 o 3 secoli dopo Cristo la inserì nel Vangelo di Giovanni (8,10). Il falso è pienamente accettato dal Vaticano, che lo afferma, ma...lasciami dire...a denti stretti !

Quindi i falsi nei Vangeli penso siano tanti, tali e tante sono le contraddizioni e le interpretazioni più o meno autorevoli fatte durante i secoli ad esclusivo uso del Potere (ma questa è una MIA intepretazione !)

Anora ciao....Paolo Nesi




La Michy ha detto...

Caro Paolo, come faccio a dire che Dio soffre? Molto facile. Credo in cosa mi ha tramandato la Chiesa. Tutto lì. Mi fido di chi mi dice che il Vangelo non è una storia inventata, come lo è un romanzo. Un romanzo può essere inventato e bellissimo, inventato e verosimile, inventato, ma "vero" nel senso che dice cose "vere". Qui (parentesi) Vattimo ha scritto e detto molte cose interessanti, sue e del suo maestro Pareyson e di Heidegger, di Gadamer... Chiaro che i Vangeli non sono una cronaca, chiaro che Gesù di sicuro non ha usato quelle precise identiche parole... Non c'erano i registratori all'epoca. Solo qualche testimone. Tutto lì. Se tua moglie ti racconta che ha visto una persona, tu le credi? Penso di sì, perché la ami e ti fidi di lei. Tutto lì. Buona domenica!!

Anonimo ha detto...

@ LA MICKY rif. 15 dic 21:17

Carissima Nicky,
non volevo assolutamente fare una polemica su questi temi con te. Inoltre non sono il tipo che cerca di convincere nessuno. A me interessa solo il ragionamento e interessa fare solo delle osservazioni. Non vado a discutere i “credo”. Ognuno per me può pensare e credere ciò che vuole, purché poi, logicamente lo ammetta, altrimenti pazienza. Dunque lo dico per te, affinché usi ed affini il tuo ragionamento senza intaccare ciò che sono posizioni di “Fede”.
Premesso quanto sopra, in riferimento al tuo post, è il ragionamento che difetta.
E entriamo nel merito.
A parte il fatto che anche il lucidissimo e preparatissimo Cardinal Martini, grande esegeta delle Sacre Scritture, ha per l’appunto scritto che i Vangeli sono da interpretare come una specie di “documenti di propaganda politica” atti ad attrarre proseliti e quindi (lo dico io, non Lui) falsificabili ove occorreva, come la Chiesa ha sempre fatto impudentemente nei secoli, rimane il fatto che le c.d. “parole e atti dei Vangeli” rimangono semplicemente come “atti di Fede”, cioè della serie “ci credo perché ci voglio credere” e nulla al di fuori di questo.
Altri pensatori e altri filosofi hanno detto e scritto cose molto migliori di quelle dei Vangeli, senza per questo siano diventati dei “credo perché ci voglio credere” !
Ma veniamo al difetto di ragionamento.
Mi fai un esempio in cui mi dici: “Se tua moglie ti racconta che ha visto una persona, tu le credi? Penso di sì, perché la ami e ti fidi di lei”.
Lasciando stare che non ho moglie (purtroppo), né figli (purtroppo), particolari irrilevanti rispetto a ciò che volevi dire, se una mia presunta moglie che, presumiamo, amo e di cui mi fido ciecamente, mi racconta che è stata nella mattina al Supermercato perché non dovrei crederle ?
La considerazione è giusta. Ma se io, amando e rispettando quella donna, supponiamo, mi venisse a dire che nella mattina è stata rapita dagli alieni, portata sul terzo pianeta della stella Betelgeuse dove vive una razza di ominidi dalla pelle rosso fuoco, le corna gialle e la coda lanceolata blù (e 7 sessi), beh, con tutto l’amore che posso portarle, sarebbe un po’ difficile credere che stia parlando sul serio e non stia scherzando o non sia impazzita !
Quindi forse, anche in questo caso, dovresti fare attenzione agli esempi e alle metafore.
Ma se non solo tu “credi a ciò che credi” , ma anche “credi in ciò che credi perché tramandato dalla Chiesa”, saltano fuori 2 volontà di potenza di fila collegate, che francamente mi sembrano un po’ troppe.
Con questo non significa che ti dica di non credere, ci mancherebbe !
Anche perché ormai sono convinto che ognuno di noi appartiene ad un determinato “profilo psicologico”. Se appartieni a quello, indipendentemente da tutto, credi; se appartieni ad un altro tipo non credi , ad un altro profilo non gliene frega nulla di credere io non credere ecc ecc.
E mi sembra che questa tesi si stia rafforzando con le recenti scoperte delle Neuroscienze.
Con tutta la mia simpatia, ti saluto cordialmente. Paolo Nesi

La Michy ha detto...

Buondì. Le neuroscienze a mio modesto parere fanno quello che possono pure loro, come tutte le scienze. Certamente c'è gente più credulona di altra, e c'è gente più diffidente di altra. Sul fatto che esistano opere d'arte migliori dei vangeli, sì, è vero. Non penso però che un messaggio tale sia potuto scaturire da una mente umana, parlo della Bibbia, e quindi anche del Vangelo. Buon lunedì!

Anonimo ha detto...

@ LA MICKY rif. 17 dic 00:38

Carissima Micky, Santo Cielo…..

Ma allora mi tiri proprio per la coda ! eheheheheheh

Innanzitutto non ho MAI nemmeno accennato che esistano opera d’Arte migliori dei Vangeli e nemmeno ci penso, per la semplice ragione che non considero certamente opera d’arte i Vangeli !
Ci mancherebbe anche questa !

Ma come fai ad affermare che un Messaggio tale (cioè i Vangeli o la Bibbia) non possano essere scaturiti da mente umana, dunque, di conseguenza, sono scaturiti da una Mente NON-Umana, cioè Divina ? C’è qualcuno che può affermare con sicurezza o argomentazioni che esistano dei Testi (di qualunque tipo o religione) che sono scaturiti da menti non-umane ? Tu ne hai esperienza ?

Inoltre i Vangeli sono stati scritti dagli Evangelisti, quindi esseri umani che al maximo,AL MAXIMO dell’interpretazione (per l’appunto con Vattimo), hanno interpretato la Volontà Divina, ma da qui a dire che sono scaturiti da mente non umane, cioè divine, ce ne passa !

Quindi l’affermazione: “…che un messaggio tale sia potuto scaturire da una mente umana” è solo una Volontà di Potenza, cioè un “credere perché ci voglio credere”.

Ma vedi cara Micky, basterebbe dirlo sinceramente. Basterebbe dire: sì, io CREDO che le cose siano queste, senza alcuna pretesa di Verità per gli altri. Ma attenta, la Chiesa NON vuole questo !
Per la Chiesa ciò che afferma è Verità, è Realtà, anche la transustanziazione è Realtà !

Per quanto riguarda poi la Bibbia, beh, mi sembra ormai acclarato che è un Testamento di un Popolo, quello Ebraico, che fu scritto per tenere assieme quella cultura e non disperderla, ma se mi dici che è scaturita da un essere non- Umano, cioè un essere terribile, violento, omicida, massacratore, iroso, permaloso e vanitoso (così appare il Dio della Bibbia nella Bibbia (*) )….mah….sarebbe bene allora starne alla larga il più possibile …..eheheheheheh !

(*) lo sai che gli ebrei dicono nella Torah che Dio ha sterminato per ben 252 volte l’Umanità perché non gli piaceva ? Più stragista di così ! Sbagliare per ben 252 volte ! Alla faccia della perfezione !
Noi quindi siamo la 253 creazione….noi speriamo che ce la caviamo !
(L’attributo di “vanitoso” al Dio biblico si ricava dalla Storia di Giobbe).

Cmq siamo andati lontano dal “pensiero debole” di Vattimo e dal Manifesto del Nuovo Realismo di Ferraris, anche se quanto discusso potrebbe in effetti essere inerente.

Buona giornata. Paolo Nesi

La Michy ha detto...

non ho più la pazienza in questo momento di stare dietro alle argomentazioni di Paolo.... ah ma l'anonimato è una gran cosa!! l'articolo da cui siamo partiti è intitolato "chi ha paura del lupo cattivo", pardon, "chi ha paura dell'interpretazione". E allora. "God, please, don't let me misunderstood!!!"

La Michy ha detto...

beccati pure la canzone :)
http://www.youtube.com/watch?v=-hwiCkU73NA

Anonimo ha detto...

Carissima Mickey,

certo...la pazienza è una gran cosa,ed io sonomoto, molto paziente.

BuonNatale...per quel che vale....Paolo Nesi

La Michy ha detto...

grazie! auguri! beato te che sei paziente!

Ci sono due modi per non soffrire l’inferno in cui siamo immersi.
“Il primo riesce facile a molti:
accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa,
in mezzo all’inferno, non è inferno,
e farlo durare, e dargli spazio.”

Italo Calvino, “Le città invisibili”, 1972


Anonimo ha detto...

@ LA MICHY RIF 24 dic 11:36

Carissima,

eh sì sì...Calvino è un grande...un grandissimo....noncredo che molti si rendano conto di quanto abbia ragione !

Buon FINE ANNO.....Paolo Nesi

La Michy ha detto...

Non mi limitavo a pregare molto per la sorella che mi procurava tante lotte: mi sforzavo di farle tutti i favori possibili e, quando avevo la tentazione di risponderle in modo sgarbato, mi limitavo a farle il mio più gentile sorriso e mi sforzavo di sviare il discorso, perché è detto nell’Imitazione: “È meglio lasciare ognuno nella propria idea piuttosto che far nascere una contesa”. (Teresa di Lisieux). Buon anno nuovo!

Anonimo ha detto...

Carissima Michy,

amo molto il personaggio di Teresa di Lisieaux quando, nella sua semplicità e ingenuità, dice: ".....ci credo perché ci voglio credere", che riassumo in ultima era sintesi tutto il "credo" cattolico-cristiano.
La teologia è tutta qui riassunta in una Volontà di Potenza: ci credo perché ci voglio credere !
Tant'è che insigni filosofi dicono che il credente oggi come oggi "crede di credere", ma in realtà non crede più a nulla.
Frasi del tipo: "l'Amore di Dio" oppure L'Amore di Dio per gli uomini" ecc ecc sono solo simulacri di parole che hanno perso tutto il loro significato.
Dov'è che si vede tutto 'sto amore di Dio per gli uomini poi.....mah....non voglio mettermi a polemizzare.

Per quanto riguarda l'opinone della Teresa che citi è, per l'appunto, solo una sua Doxa, talmente banale da non sater nemmeno a parlarne.

Auguri per l'anno nuovo....Paolo Nesi

MAURO PASTORE ha detto...

Si veda a link seguente, ove miei commenti, per valutare contesti filosofici e non solo e sviluppi e pure avviluppi... e per considerare situazioni altre e filosofie altre pure, anche ad esempio concreto:

http://giannivattimo.blogspot.com/2012/11/nuovo-realismo-o-vecchio-marketing.html


(MAURO PASTORE)